Di  Cingolo 
Cristofaro

Dov’è la mia Napoli?

 


 

 

 
A cosa serve la videosorveglianza in tutta la plaga vesuviana se i morti ammazzati aumentano?
Ci vuole la coscienza-sorveglianza !

   
 

 

 

 

   

Riguardo per l’ennesima volta il video della vergogna: un uomo muore, nella circumvesuviana di Napoli, colpito da otto criminali senza scrupoli, che sparano all’impazzata tentando di colpire dei pregiudicati, fregandosene degli innocenti, che per disgrazia capitano davanti alle loro mitragliette.

Mi direte: è successo altre volte, e in alcuni casi, ci sono andati di mezzo dei bambini. Questo per la verità, mi riporta ad altre immagini non meno cruente di queste che ho visionato.

La differenza in queste immagini sono le persone che si vedono: sembrano assuefatte dalla finzione, e tutto ciò che capita non è reale è un set cinematografico e l’uomo colpito, una scena da riprendere per una sop opera da rivedere in TV. Immagini crude: piene d’indifferenza e forse, “paura”.

Troppe cose si racchiudono in pochi secondi di video: terrore per il momento vissuto, di non volersi immischiare per non avere a che fare con la burocrazia delle indagini. Le immagini di tante persone che, invece di soccorrere il povero innocente colpito, pensavano a vidimare il biglietto e scappare subito da quel luogo insanguinato, mi ha fatto vergognare di essere napoletano.

Dov’è il napoletano di una volta? Quello verace: quella o quell0, pronto a soccorrere chi era nel bisogno; a unirsi ai vicini e piangere insieme la disgrazia capitata nella loro casa.

Essere solidale con il prossimo era innato nel napoletano. Mai ti avrebbe lasciato morire come un cane senza tentare di aiutarti, senza farti capire che chiunque tu sei, fai parte di noi.

Che scena misera! … Un cane avrebbe suscitato più pena se fosse stato al posto di quel nomade che si guadagnava qualche soldo suonando per le strade la fisarmonica, in compagnia della moglie.

La gente ha perso l’umana concezione della vita. La sacralità di essere sotto lo stesso cielo. Nati da ventri uguali, partoriti con dolori simili da madri che soffrono gli stessi tormenti, per la morte dei loro figli.

Un video che diventa lo specchio del nostro presente, ci fa vedere come stiamo diventando: cosa stiamo raggiungendo soffermandoci solo su cosa è giusto per noi, e fare i nostri interessi.

Ricordo d’aver visto la stessa indifferenza nei confronti di chi muore, in un film di fantascienza di qualche anno fa: “La macchina del tempo”. Un film degli anni cinquanta “credo”; rifatto in una nuova versione ultimamente, “Remec”, ma che non rende la stessa emozione.

Nel primo: si vedeva un popolo apatico; uomini e donne che della vita avevano un atteggiamento di superfluo, vivere.

Vivere o morire, nulla cambiava per loro era indifferente. Stiamo arrivando anche noi all’apatia della vita, non ci interessa più il bene degli altri: ne vogliamo troppo a noi stessi.

Si dirà era un nomade: uno zingaro in meno che non ruberà più. Alla faccia di chi và in Chiesa a battersi il petto. Mi piacerebbe sapere quante di quelle persone che scappavano andavano in chiesa per confermare a Dio. di amare il loro prossimo.

Per ultimo, vorrei dire che, per me: preso dall’emozione è facile parlare. Condanno chi ha agito da vile, ma al posto di quella gente, come mi sarei comportato? A pensarci questo mi fa ancora più paura.

 Cristofaro Cingolo    

 

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