Riguardo
per l’ennesima volta il video della vergogna: un uomo muore,
nella circumvesuviana di Napoli, colpito da otto criminali
senza scrupoli, che sparano all’impazzata tentando di
colpire dei pregiudicati, fregandosene degli innocenti, che
per disgrazia capitano davanti alle loro mitragliette.
Mi
direte: è successo altre volte, e in alcuni casi, ci sono
andati di mezzo dei bambini. Questo per la verità, mi riporta
ad altre immagini non meno cruente di queste che ho visionato.
La
differenza in queste immagini sono le persone che si vedono:
sembrano assuefatte dalla finzione, e tutto ciò che capita
non è reale è un set cinematografico e l’uomo colpito, una
scena da riprendere per una sop opera da rivedere in TV.
Immagini crude: piene d’indifferenza e forse, “paura”.
Troppe
cose si racchiudono in pochi secondi di video: terrore per il
momento vissuto, di non volersi immischiare per non avere a
che fare con la burocrazia delle indagini. Le immagini di
tante persone che, invece di soccorrere il povero innocente
colpito, pensavano a vidimare il biglietto e scappare subito
da quel luogo insanguinato, mi ha fatto vergognare di essere
napoletano.
Dov’è
il napoletano di una volta? Quello verace: quella o quell0,
pronto a soccorrere chi era nel bisogno; a unirsi ai vicini e
piangere insieme la disgrazia capitata nella loro casa.
Essere
solidale con il prossimo era innato nel napoletano. Mai ti
avrebbe lasciato morire come un cane senza tentare di aiutarti,
senza farti capire che chiunque tu sei, fai parte di noi.
Che
scena misera! … Un cane avrebbe suscitato più pena se fosse
stato al posto di quel nomade che si guadagnava qualche soldo
suonando per le strade la fisarmonica, in compagnia della
moglie.
La
gente ha perso l’umana concezione della vita. La sacralità
di essere sotto lo stesso cielo. Nati da ventri uguali,
partoriti con dolori simili da madri che soffrono gli stessi
tormenti, per la morte dei loro figli.
Un
video che diventa lo specchio del nostro presente, ci fa
vedere come stiamo diventando: cosa stiamo raggiungendo
soffermandoci solo su cosa è giusto per noi, e fare i nostri
interessi.
Ricordo
d’aver visto la stessa indifferenza nei confronti di chi
muore, in un film di fantascienza di qualche anno fa: “La
macchina del tempo”. Un film degli anni cinquanta
“credo”; rifatto in una nuova versione ultimamente, “Remec”,
ma che non rende la stessa emozione.
Nel
primo: si vedeva un popolo apatico; uomini e donne che della
vita avevano un atteggiamento di superfluo, vivere.
Vivere
o morire, nulla cambiava per loro era indifferente. Stiamo
arrivando anche noi all’apatia della vita, non ci interessa
più il bene degli altri: ne vogliamo troppo a noi stessi.
Si
dirà era un nomade: uno zingaro in meno che non ruberà più.
Alla faccia di chi và in Chiesa a battersi il petto. Mi
piacerebbe sapere quante di quelle persone che scappavano
andavano in chiesa per confermare a Dio. di amare il loro
prossimo.
Per
ultimo, vorrei dire che, per me: preso dall’emozione è
facile parlare. Condanno chi ha agito da vile, ma al posto di
quella gente, come mi sarei comportato? A pensarci questo mi
fa ancora più paura.
Cristofaro
Cingolo |