Ci sono giornalisti che
consegnano il loro nome alla storia per le loro interviste
memorabili, i servizi sui luoghi di guerra, la brillantezza della
loro carriera. E ci sono giornalisti che scrivono su giornali e siti
locali, ma meritano lo stesso riconoscimento dei giornalisti celebri
perché consegnano a chiunque li legga un pezzo di storia.
Angelo Guarino era uno di questi, perché ha dedicato tutta la sua
terza età a tirare fuori i ricordi ed eternarli su pezzi di carta, e
i suoi articoli, come frammenti di un puzzle, ricostruiscono un
periodo di storia italiana. Lui stesso era quella storia, era parte
di quelli che avevano contribuito a scriverla.
Nato a Torre del Greco nel 1926 da una famiglia amorevole, Angelo si
ingegnò sin da giovane a lavorare, ma il periodo brutale della
guerra non lasciava intravedere un roseo futuro. Così, come migliaia
di nostri connazionali, Angelo salì su una delle navi che
l'avrebbero portato in America, il continente delle grandi speranze,
la destinazione che si voleva raggiungere per far fortuna. Angelo
era uno dei tanti che scrissero la storia della grande emigrazione
italiana. Dall'America non sarebbe più tornato. Lì ha sposato la
dolcissima Jo, la donna che gli è restata accanto fino all'ultimo.
Lì ha cresciuto figli e nipoti, ha visto la trasformazione di New
York da città in evoluzione a cuore dell'economia e della tecnologia
mondiali. Lì ha comprato una casa in un tranquillo viale di
Manhattan, a due passi dagli immensi grattacieli. Ma non ha mai
dimenticato le sue origini torresi, e appena giunto alla pensione ha
iniziato a tirare fuori i ricordi sopiti ma mai spariti, scoprendosi
una vena di scrittore e giornalista. Con un'invidiabile conoscenza
del vero e autentico dialetto napoletano e delle più antiche parole
torresi, Angelo ha raccontato immagini pubbliche e private:
l'infanzia trascorsa nei quartieri poveri di Torre, il primo giorno
di scuola, i pescatori con il viso rugoso cotto dal sole,
la Prima Comunione; ma soprattutto, la partenza per il Nuovo
Continente: la nave con le stive cariche, i saluti e i pianti, lo
Stivale che spariva nella nebbia, l'interminabile traversata, il
primo assaggio della Statua della Libertà. E poi i racconti di
Brooklyn e New York, una volta ambientato. Tutti scritti pubblicati
regolarmente su Vesuvioweb.com, Torreomnia.com, tipografiamari.it,
La Tofa, Tutto è. Gli editori lo definivano orgogliosamente "il
nostro corrispondente dall'America", Angelo diceva che erano "la sua
seconda famiglia". Lì dall'America, sapeva fatti di Torre
sconosciuti agli stessi torresi. Arrivò anche il giorno in cui una
giovane torrese laureanda in Scienze delle Comunicazioni gli dedicò
la gran parte della sua tesi di laurea.
Una vita intensa, quella di Angelo, lucido fino all'ultimo giorno di
vita, il 23 settembre scorso, quando dopo qualche acciacco e un
intervento si è spento per sempre.
Di lui resteranno per sempre quegli scritti e i video (pubblicati
sugli stessi siti sui quali scriveva) dove parla e saluta tutti con
la sua irresistibile cadenza italo-americana, la sua solarità e la
sua immensa voglia di vivere.
Non si è spento solo un grande scrittore, ma anche il focolare di
una famiglia. Di lui ci resta un grande insegnamento, una frase che
amava ripetere quando i ricordi che tirava fuori lo sopraffavano per
un momento: "Bisogna accettare anche i ricordi più brutti e
dolorosi, per avere voglia di guardare al futuro
e di renderlo migliore."
Alessandra De Sortis |