15 settembre 2009
CAMPANIA INFELIX
All’ombra del Vesuvio, in una
regione che da Napoli a Caserta conta centinaia di comuni e
milioni di abitanti, campi e pascoli cedono lo spazio a cumuli
di spazzatura, scarti tossici, ammassi di amianto, residui
industriali seppelliti da vent’anni e discariche abusive a cielo
aperto, date alle fiamme al tramonto. E in quello che è stata
una delle terre più fertili d’Italia la percentuale di casi di
tumore è il doppio di quella nazionale. Dietro l'incredibile e
cronica emergenza, la mano della camorra gestisce il fruttuoso
business dello smaltimento dei rifiuti. Ma, tra le inadempienze
degli amministratori pubblici, le promesse non mantenute dei
politici, l‘ipocrisia delle regioni del Nord, la rabbia e la
frustrazione della popolazione locale, colpe e responsabilità
appaiono una matassa difficile da districare. Nel viaggio che
conduce noi attraverso la Campania alla ricerca dei molti perché
e delle implicazioni di un problema che ha rubato la dignità a
un intero paese, la crisi della mondezza si rivela una
catastrofe ambientale generale e annunciata, che è specchio e
causa di una catastrofe sociale.
Dunque, camminiamo sulle
mine! Rifiuti tossici, cibo contaminato dalla diossina. Ma
perché la Campania non la distruggiamo? La Regione è in mano a
scellerati politici, che ci hanno costretti ad uno spettacolo
indegno e noioso e patologico.
ANTONIO FEDELE CESI
SALVERA’ IL PAESE
Caro Toto,
La coerenza estrema è sempre
patologica. A te fa pensare che il fascismo sia l’unica forma di
governo possibile per l’uomo violento ed egoista. Non esistono
forme di governo! Si tira a campare.
Con le democrazie, si muore con le dittature, si sonnecchia con
le oligarchie.
Ma Fini ha recitato bene la parte del neofita, dimenticando
Almirante, ricordando che l’italiano avrebbe bisogno del
manganello sempre per la sua storia pregressa di dominazioni
straniere.
Il tuo lavoro di guida turistica universale forse ti ha
allontanato dal mondo della strada stranamente.
E non vuoi più saperne dei dilettanti sia della vita che della
cultura. Attori si nasce, non si diventa! I professionisti sono
i venditori di pesce al mercato politico bene pagati. Nei
lontani anni ’60 giocavo con te con le arti figurative e con il
teatro, pensando di creare il dopolavoro, il divertimento, ma
non gli artisti. Dopo il fraintendimento, sono nati Peppe ‘u
stat’i famiglia, Gigino ‘u tipografo censore e Mario ‘u pueta
nano, che guidano il popolo al niente. Chiusi in una fortezza
casalinga, delirano con incensamento.
La tua coerenza, dicevo, ti allontanò da me, quando dissi che la
sinistra e la destra sono distrutte e per il centro ridono i
polli. Tutto da rifondare! Viviamo in un momento tragico, che
apre le porte ad una rivoluzione culturale e fisica!
Hai previsto la disfatta del mondo, quando avevi sedici anni,
oggi a 57 ti nominiamo Masaniello della cultura locale, ma devi
promettere una tabula rasa.
Scendi dall’Aventino! E’ vero che nessuno è profeta in Patria,
ma tu opera un’eccezione, perché abbiamo bisogno di te in
politica, in arte, in fantasia.
Non so se leggerai queste note “stonate”, perché ho trovato
Torre del Greco chiusa ad ogni ascolto.
Franco Penza
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