Ricordi del bere e mangiare di un torrese     Pag. 12

-CRUA-

cruanèll(e):

Pomodorini adatti alla conserva.

Il parulano scalzo

cazunetto a zompafuosso

di fustagno a righe

arriva caracollando

inseguendo la carretta colma

di sammarzane e cruanelle

per bottiglie e conserva.

(S. A. Ricordi).

cucchiàra:

Cucchiaio di legno usato in cucina, cazzuola dei muratori. Cucchiaiata. Na cucchiarella 'i nzogna.

I fatti r'a cucchiarella, i ssape a tianella.

....azzò se ’mpara ogne uno a magnare a lo tagliero suio e no scocchiariare pe le pigniate d’autre ».

(G. Basile. Lo Cunto ... Petrosinella).

la cocchiara sbattuta

co lo tagliere e co lo pignatiello,

(G. B. Basile. Calliope overo la Museca).

Quanno la fémmena vo' filà, fila'n facci'a la cucchiàra.

(Vittorio Parascandola. Vefio).

cucina:

La cucina è il locale della preparazione dei pasti ma una volta anche il luogo sacro di riunione delle famiglie modesti, dove si pranzava per non sporcare la "sala da pranzo" riservata alle grandi occasioni e agli ospiti. Ciò era possibile allora, quando il locale cucina non era dimensionato per essere un budello destinato a "vano cottura", denominato "kitchen", distinto dal "pranzo" e dal "living". Così s'annullò la partecipazione, pur se solo di presenza, dei non addetti a preparare e a sparecchiare. Gli uomini restavano nella "sala",assorti nella visione della  TV, che neppure il pranzare aveva interrotto. L'interesse per la "preparazione" scemava e così il tempo a questa dedicata. Ma le ragioni di questo poco interesse alla "cucina", intesa questa volta come arte culinaria, non è dovuto a quanto sopra ma a ben più complesse trasformazioni sociologiche. E così le bimbe non giocano più in casa alla "cucinella", quella vera, con i cibi veri e la stessa diventa argomento di insegnamento negli asili.

Festa nchiesia e rummore ncucina. 

Essa accattaie cchiù de na cosella

commo a dicere mo’ no cantariello,

na caudara, no spito, na teiella,

na scafareia, na scopa, n’agliariello,

no treppere, no tiesto, na scotella,

...........

e na cestella po’ zeppa ’nfi’ ’ncoppa

de cocchiare, conocchie, fusa e stoppa.

 (G. C. Cortese. La Vaiasseide).

... con lo scoppio di Hiroshima l'immagine dell'uomo è cambiata .... la donna ha trovato un nuovo ruolo ...   la cucina e la casa "regno della donna" sembrano appartenere al linguaggio di un altro mondo. ... la donna "angelo del focolare"...

(Piero Camporesi. L'evoluzione del costume alimentare).

cuc(i)nèlla:

Gioco di bimbe.

cucôzza:

Zucca gialla. etim. Latino "cucutia". Pianta erbacea delle Cucurbitacee (Cucurbita maxima). Pasta e cucozza è un classico della cucina napoletana. Bisogna tirare a lungo la cucozza, finchè diventa una crema. Indispensabile è il cerasiello per spezzare il dolciastro della cucozza. Per la pasta, vermicielli spezzati.

A cucozza nu' tira e nu' tozza. Ma quann'è cotta bona, canta, tozza, tira e sona.

Lu tambureddu meu è de cucuzza
ca jatu a ci lu sona e a ci lu tuzza

(Zoè - "Terra", Tricase, Lecce. Santu Paulu).

L'acqua 'i cucozza: Cosmetico.

Se vanno ‘ntonacanno po’ le ciglie

de mille scotellucce et arvarelle

che le patrune teneno stipato

co’ l’acqua de cocozza e solemato.

(G. C. Cortese. La Vaiasseide).

cucuzzata:

Zucca candita.

cucuzzèlla:

Zucchetta verde lunga dalla forma contorta. Si mangia cotta con pomodoro e vasenicola.

cucuzzièll(o):

Zucchina. Pianta erbacea delle Cucurbitacee (Cucurbita pepo). I fiori di cucuzzielli si mangiano fritti o nelle pizzelle di pasta crisciuta. Parmiggianna 'i cucuzzielli.

uno e’ ‘o sole e ‘o cucuzziello

(Autore anonimo. Tarantella d''e nnummere)

culàrda:

Pezzo di carne della natica, culaccio, scamone.

culurciéll(o):

Parte terminale della palatella di pane. Curlucciello, cuzzetto.

cumpanät(i)ic(o):

Ogni cibo che si accompagni al pane durante i pasti. L'importanza del cumpanatico nell'alimentazione povera è stato grande. Il pasto poteva essere anche di solo pane e cocchecosa. Il cumpanatico per eccellenza fu il formaggio, di costo accessibile e di facile produzione. Altri cumpanatici erano le aulive, i friarielli, le alici salate, la ricotta e anche il solo uoglio

Ho scritto erano ma per me lo sono ancora. Se una sera non ho appetito, na fella 'i pane cafone, na vrancata 'i aulive e nu filo r'uoglio nel piatto diventano una cena molto appetitosa per me.

La dexeogena è questa:     quando l'homo se sente ben san

no faza, o' k'el se sia,     del companadhego pan.

Quel k'è lecardo de carne     o d'ove on de formagio

anc n'abia el ben d'avanzo,     perzò no'n dé'l far stragio.

(Bonvesin de la Riva. Cinquanta cortesie da Desco).

cunciä(re):

Derivato da accunciare, aggiustare. Nel linguaggio gastronomico cunciare s'intende condire. Cuncia' a nzalata sta per condire con olio sale e aceto. 

cunfett(o):

Confetto. I cunfietti si distribuivano ad ogni ricorrenza, festa, anniversario. Si buttavano sugli sposi (oggi si butta il riso oppure i tubbettielli) e anche al funerale di bambini.  I confetti sono variamente colorati per le diverse occasioni. Argento per i venticinque anni di matrimonio. Oro per i cinquant'anni. Rosa e celeste per la nascita di femmina e maschio. Verde per la laurea. I cunfettielli, i riavulilli, sono quelli usati a guarnire struffoli e altri dolci. I cannellini sono i cunfettielli allungati, a forma di fagiolo contenenti un filo di cannella.

otto cuoppe de cunfiette
ca purtava la zita 'mpietto
'e capriole pe' dint''o lietto
ce 'o facevano pe' dispietto

(N.C.C.P. Canto popolare d'Ischia).

cunnìmma:

Condimento. Scunnuto era il piatto povero di nzogna o uoglio. 

Quanno a cunnimma è poca, abbasta p'a tiella.

cunzèv(e)ra:

Conserva di pomodoro. Per fare la cunzevera in casa, si spremmevano le sammarzano con la machinetta e si poneva il sugo ad asciugare nei piatti, ncoppall'asteco.

È 'o sole ca m'asciutta 'e panne spase,

ca me secca 'a cunzevera e spacca 'e ffiche.

(Rocco Galdieri. L'oro e 'o sole).

Il rosso succo spremuto

dalla macchinetta a manovella,

a turno in tanti si gira,

raccolto nella lucida scafarea

lucida verde terracotta

è distribuito nei rotti piatti

conservati per la stagione

che l’acconciatiani ha cucito

con graffe di ferro dolce,

la ferita stuccata

ruvida bianca cicatrice

su lucidi azzurri decori,

destinati all’esposizione estiva

sui parapetti dell’asteco.

(S. A. Ricordi)

cuôcc(io):

1) Capone lira. Perciforme, (Trigla lira).

2) Cuoccio riale, cuoccio faggiano: Capone gallinella. Perciforme, (Trigla lucerna). Lucerna.

3) Cuoccio capone: Capone gorno. Perciforme, (Eutriglia gurnardus).

4) Capone gavotta. Perciforme, (Aspitriglia obscura).Con

cuônz(o)l(o):

Piatto consolatorio.

Il pasto o i generi di conforto che parenti e amici offrono ai familiari di un defunto, dopo i funerali o nei giorni successivi. Di solito consiste in un leggero brodo di gallina, carne lessa o pesce in bianco. Accompagnata da biscotti savoiardi, la cioccolata era un tempo la bevanda più diffusa. Le si preferisce adesso il semplice caffè bollente.

(Amedeo Messina. Istituto Linguistico Campano.  www.ilc.it )

cuôpp(o):

Cono di carta per la confezione di pesce, frutta e altro. Cuopp'allesse: si dice di donna disfatta. Il cuoppo che è servito per confezionare le allesse, si ammoscia e deforma per il liquido delle castagne.

cupiéll(o):

Mastello, mezavotte di legno

cuppin(o):

Mestolo. Una fella di pane sereticcio, bagnata con un cuppino di acqua di cottura dei fasuli, con qualche fasulo capitato per caso nel cuppino, condita con aglio, uoglio sale e arecheta, la colazione del giorno che si mangiavano i fasuli.

Nisciuno avette nu cuppino 'e pasta!

Prumetteva Cialdino! E tanto basta!

(Ferdinando Russo. 'O surdato 'e Gaeta).

curlucciéll(o):

La parte terminale della palatella di pane. Culurciello, Cuzzetto. Per una buona colazione la palatella era tagliata in due parti di circa due etti e mezzo cadauna. Si estraeva la mollica, un cono perfetto, col coltello e si riempiva il foro di friarielli grondanti di sugo. Questa era una discreta marenna da fravecatore.

cutôgna:

Mela cotogna. Frutto di un alberello delle Rosacee (Cydonia vulgaris).

Quanno sienti u fieto r'i ccutogne, a fuj' non è vriogna.

Ma fanno li melloni   et le cotogne

cun poco de ansogne,   anatrella

et una pectolella    aravogliata:

na cosa sbombocata   et senza mèle.

(Iacopo Sannazzaro, (1457-1530). Lo gliommero Napoletano.

Le cotogne sono fredde ed asciutte in primo grado, ma sono astringenti e ristoratrici del calore dello stomaco; mangiate prima dei pasti costipano, dopo i pasti sciolgono (il ventre). Le cotogne piccole, rotonde e profumate sono migliori.

(Piero Cantalupo: Un trattatello medioevale salernitano sull'alimentazione: il "De flore dietarum").

... Sse zizze che me teneno 'n cuccagna

So' retonnelle comme a doi cotogne.

(Filippo Sgruttendio. La Tiorba a Taccone).

Tu bella ca lu tieni lu pettu tunnu
non sacciu si su' menne o su cutugne.

(Tarantella garganica. Tu bella ca lu tieni).

cuviglia:

Specialità di gelato napoletano. Prende il nome dal bicchiere che lo contiene, dallo spagnolo "cubilla".

cuzz(e)cär(o):

Venditore di cozzeche. L'ostricaro in generale.

cuzzètt(o):

Estremità della palata di pane, cuzzetiello.