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Argomento presente: « Giudice Francione e Scanderbeg »
ID: 781  Discussione: Giudice Francione e Scanderbeg

Autore: gennaro francione  - Email: adramelek@tin.it  - Scritto o aggiornato: giovedì 24 settembre 2009 Ore: 09:11

Saluti a tutti.
Prendo atto della campagna a favore della riconquista almeno parziale del
Palazzo Scanderbeg, che oggi ospita il Museo della Pasta, e debbo notare con soddisfazione che in lizza, a sostenere la campagna promossa dal poeta grecoRaul Karelia, ertosi a presidente pro tempore e ad hoc del "Comitato per la salvaguardia della cultura Europea", sono intervenute numerose personalità della cultura internazionale.
Il primo a dare eco al battagliero scrittore ed editore Costanzo
D'Agostino è stato il sito degli arbereshe italiani "Arbitalia" del Maestro
Pino Cacozza

Subito dopo è sceso in campo il poeta Albanese Visar Zithi che dalle
pagine del Korrieri
ha rivendicato la necessità di riappropriarsi almeno in parte del palazzo,
che non solo rappresenta un pezzo di storia albanese ma anche europea, visto che là soggiornò il grande difensore della cristianità e dell'occidente
Giorgio Castriota Scanderbeg.
Si sono aggiunti gli amici informatici del Linux Club che hanno dato ampio
spazio alla campagna e, infine, in link l'Antiarte che combatte per un mondo nuovo retto dagli artisti

In Albania il prestigioso giornale "Panorama" ha dedicato due intere pagine
alle iniziative in corso, aprendo così un dibattito culturale estremamente
positivo che ha coinvolto altri giornali.
Come uomo di cultura e di diritto non posso che esprimere la mia solidarietà alla campagna.
La proprietà privata non è un bene assoluto ma relativo, prima di tutto
limitabile con vincoli nascenti dal valore storico, culturale e artistico
di un bene tant'è che vi sono numerose normative tendenti a questo fine.
La Costituzione all'art. 9 afferma che "La Repubblica promuove lo sviluppo
della cultura... Tutela... il patrimonio storico e artistico della Nazione".
Sempre la Costituzione all'art. 42, pur riconoscendo la proprietà privata,
afferma la possibilità di "limiti allo scopo di assicurarne la funzione
sociale... La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge,
e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale".
La proprietà privata è, dunque, costituzionalmente sottoposta a limitazioni
a fini di tutela di interessi della collettività che possono essere anche di
carattere storico-culturale.
Riteniamo, in questo caso, che il palazzo Scanderbeg potrebbe essere
sottoposto a vincolo ma noi auspichiamo che gli stessi proprietari, ertisi a
neomecenati rinascimentali, ne cedano almeno una porzione destinandola
all'eroe albanese.
In ciò farebbero azione pregiata sia per gli albanesi che per gl'italiani.
Infatti è innegabile che Scanderbeg è anche la Nazione italiana, vuoi perché
si erse a paladino della cristianità, vuoi perché aiutò re Ferrante di
Napoli a liberare il sud Italia dalle invasioni. A reclamare il palazzo sono
non solo gli Sqipetari, quindi, ma anche le centinaia di comunità
arbereshe(discendenti degli antichi albanesi) situate nel centro-sud del
nostro paese.
La nostra fede nell'uomo ci regge, facendoci augurare questa soluzione,
salomonica ma dignitosa per tutti. Palazzo Scanderbeg può diventare il
simbolo architettonico dell'antica Fratellanza tra due popoli contigui.
Che la Rete sia con Noi.

Giudice Francione Gennaro
di Torre del Greco
 
 

ID: 11902  Intervento da: Gennaro Francione  - Email: azuz@inwind.it  - Data: giovedì 24 settembre 2009 Ore: 09:11

UNA TARGA PER SCANDERBEG: HALIL JACELLARI RICORDA
( tratto dal blog www.laveracronaca.com )

"Avevo circa tredici anni quando nella mia città albanese di Lushnje corse
voce che nella capitale Tirana avrebbero presto proiettato un film, realizzato
e prodotto con la collaborazione sovietica, sulla leggendaria vita del nostro
Eroe nazionale Giorgio Castriota Scanderbeg. L'entusiasmo giovanile ed insieme
una irrefrenabile curiosità spontanea mi portarono a chiedere ai miei genitori,
ottenendolo, il permesso di recarmi a Tirana per assistere all'evento
cinematografico. A me si aggiunse un caro amico d'infanzia di nome Emilio, col
quale quella volta avrei convissuto una delle esperienze più esaltanti della
mia intera vita. Dato il sistema quasi primitivo dei trasporti dell'epoca in
Albania, il viaggio si presentò subito con tutti gli aspetti di una vera
avventura, basti pensare che per prima cosa fummo costretti ad affrontare, a
piedi, i circa 18 chilometri che ci separavano dalla città di Rrogozhina ove si
trovava la più vicina stazione ferroviaria per Tirana. Ricordo ancora che ci
mettemmo tre ore, quel lontano giorno del 1955, per arrivare a Rrogozhina: ma
il tempo, conversando e fantasticando col mio amico Emilio lungo tutto il
percorso, volò come un baleno. Giunti a Tirana, avremmo vissuto momenti
esaltanti come non molti riserva, purtroppo, la nostra esistenza, nel vedere
proiettate le immagini delle vicissitudini e delle gesta dell'Eroe, che era
impersonato da un attore georgiano di notevole talento artistico. Alla fine del
film la nostra eccitazione era ai massimi livelli e addirittura Emilio sarebbe
stato preso da una profondissima commozione che produceva sul suo giovane viso
abbondanti rigagnoli di lacrime. Tornati a Lushnje, mentre Emilio raccontava
concitatamente l'evento cinematografico a destra e a manca, mi accorsi che le
stesse lacrime sgorgavano impietosamente dagli occhi di coloro che si trovavano
coinvolti dal suo racconto.
Il tredicenne di allora vive ancora dentro di me, determinando palpitazioni
nostalgiche che la mia penna di scrittore fatica notevolmente a descrivere.
Così come mi è difficile esprimere il senso di offesa e di tradimento che mi
assale quando, trovandomi a Roma, nei pressi della fontana di Trevi, davanti
all'edificio che vide il Padre dell'Albania ( e per questo fu da allora
chiamato palazzo Scanderbeg ), osservo che neppure una targa in memoria
dell'Eroe è presente accanto al portone. Mentre mi accingo ad avvicinarmi alla
soglia dei 70 anni di età, vissuti quasi interamente dentro la drammatica
realtà storica e sociale albanese, non avrei mai pensato di vivere dei
sentimenti così forti e dolorosi proprio in Italia, culla della cultura
mondiale e depositaria delle attuali speranze di rinascita europea del Paese
delle Aquile. Mi auguro che uomini di buona volontà, che non difettano
certamente alla fraterna nazione italiana, intervengano saggiamente per
concedere ancora un momento di grande felicità a questo mio innocente
tredicenne: vuole soltanto che venga messa una targa a Palazzo Scanderbeg in
onore dell'Eroe."


A COMMEMORATIVE PLAQUE FOR SCANDERBERG: A MEMORY FROM HALIL JACELLARI
"I was around 13 when in my hometown, Lushnje, rumors started to spread about
the forthcoming showing in capital city Tirana of a movie inspired by the
legendary life of our national hero Giorgio Castrota Skanderberg, co-wrote and
produced by the soviets. The juvenile excitement together with an irresistible
curiosity led me to ask my parents the permission to travel to Tirana in order
to attend the cinematographic event. Fortunately the permission was granted. A
long-time dear friend of mine joined me. His name was Emilio, with whom I
shared on that very day one of the most awesome experiences of my whole life.
Since the transportation in Albania was rather primitive at that time, the
journey immediately took the form of an adventure. Suffice it to say that
firstly we were forced to walk for approximately 12 miles in order to reach
Rrogozhina, where the nearest train station to Tirana was located. I remember
it took almost three hours for us to reach Rrogozhina, on that remote day of
1955, though while talking and daydreaming through the journey with my friend
Emilio, time literally flew away. Once in Tirana, we were about to experience a
great time watching the movie about the achievements and vicissitudes of the
Hero, played on the screen by a great talented Georgian actor. It was one of
those few exciting moments which life gives us, though we’d probably deserve
more. When the movie ended, our excitement was at a peak with Emilio feeling
such an emotion that his young face was shedding copious tears. Back in
Lushnje, Emilio was excitedly telling everybody about the movie event, when I
realised that pitiless tears where streaming down the faces of all those
listening to his words.
The then 13 years old guy is still living inside me, giving me nostalgic
memories which I as a writer can hardly describe. In the same way it is very
hard for me to express the offence and betrayal feelings which I experience
every time I find myself in Rome, somewhere around Trevi Fountain, in front of
the building once dwelt by the Father of Albany (for this reason the building
is called after Skanderberg), and I realise that not even a commemorative
plaque close to the main entrance is dedicated to our Hero. As soon as I
prepare myself to turn 70, almost a whole existance lived into the dramatic
historical and social Albanian context, I would not have imagine to experience
such deep and painful feelings in Italy, “cradle” of global culture and keeper
of all present European renaissance hopes of the “Eagles Nation” (Albania). I
hope that goodwill men, which certainly populate the brotherly nation of Italy,
will wisely intervene to bestow a moment of high happiness to this 13 years
innocent old boy of mine: all that he wants is simply a commemorative plaque in
Palazzo Scanderberg, in honour of his Hero".


ID: 783  Intervento da: nicola scognamiglio  - Email: nicoscogna@libero.it  - Data: giovedì 27 gennaio 2005 Ore: 14:01

"La proprietà è giusta e necessaria, ma non è né giusto né necessario che stia sempre nelle stesse mani".
(anonimo)

Nicola Scognamiglio


ID: 782  Intervento da: luigi mari  - Email: gigiomari@libero.it  - Data: mercoledì 26 gennaio 2005 Ore: 23:22

Staff di Torreomnia
Un ringraziamento particolare al giudice torrese Gennaro Francione sempre vigile e sensibile a giuste problematiche che riguardano tutti noi internauti e no.
Visitate il suo prestigioso sito
www.antiarte.it
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