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Argomento presente: « NEWS MARITTIMI TORRE »
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ID: 7677  Discussione: NEWS MARITTIMI TORRE

Autore: camillo scala  - Email: doncamillo57@libero.it  - Scritto o aggiornato: martedì 8 aprile 2008 Ore: 15:58

ATTENDI EVENTUALMENTE POCHI SECONDI PER IL CARICAMENTO






























LO STOP DEL 30 NOVEMBRE. CGIL, CISL E UIL: L'INTERO SETTORE E' IN SOFFERENZA
Marittimi, tutti i perché dello sciopero
Tirrenia, tutela dei lavoratori e sussidi all'armamento i punti caldi
Filt-Cgil, Fit-Cisl e UilTrasporti hanno annunciato uno sciopero generale il 30 novembre nel settore dei trasporti marittimi. "Quello del trasporto marittimo - scrivono le segreterie nazionali dei tre sindacati in una nota - registra oggi una serie di sofferenze che coinvolgono vari settori dell'armamento pubblico e privato, e dei relativi servizi connessi allo stesso. Senza contare, poi, tutte le problematiche che investono sul piano delle tutele sociali e sulla organizzazione del lavoro i lavoratori marittimi. Una per tutte: la formazione obbligatoria per svolgere la prestazione non ha più alcun finanziamento pubblico. Le problematiche del gruppo Tirrenia la cui condizione di estrema criticità richiedeva una più sollecita approvazione del piano industriale da parte del Cipe, condizione questa necessaria all'acquisizione da parte dell'Unione Europea del prolungamento della Convenzione dal 2008 al 2012".

"Così come pure - aggiungono i sindacati - non va trascurata l'importanza, anche ai fini dell'approvazione stessa della Convenzione, del trasferimento delle società minori (Caremar - Toremar- Siremar - Saremar) in capo alle Regioni. Inoltre va rimarcata, al fine di garantire tutte le necessarie prestazioni previste dagli obblighi di servizio pubblico, l'esigenza inderogabile di recuperare i tagli previsti dalla Finanziaria per il trasporto pubblico, ma anche il taglio di alcune contribuzioni all'armamento privato". Circa le problematiche derivanti dalla mancanza di un'organica politica marinara, per l'armamento pubblico e privato, secondo i sindacati "va evidenziata la questione del riconoscimento previdenziale per la esposizione all'amianto del lavoratore marittimo (beneficio già riconosciuto ad altri lavoratori dal 1992). Il governo deve emanare un provvedimento necessario al riconoscimento del libretto di navigazione quale certificazione idonea"."Inoltre - proseguono i sindacati nel comunicato - va considerato che la riforma del collocamento della gente di mare (D.L. 231), così come è stato elaborato senza una discussione preventiva con le parti sociali, rischia di annullare la condizione garantista del rapporto di lavoro denominato "turno particolare", che attualmente è regolato dal Ccnl di settore. Chiediamo al governo un provvedimento integrativo della riforma che consenta di risolvere tale problema". "Senza contare poi i guasti prodotti da un sistema di un collocamento generalizzato, pesca e traffico, previsto dalla legge, che inevitabilmente genera problemi di sicurezza a bordo alle navi. Infine - concludono i sindacati - la riforma degli istituti previdenziali di cui attualmente si discute deve essere affrontata in un'ottica che sappia coniugare la razionalizzazione con il miglioramento dell'efficacia delle prestazioni e delle azioni di prevenzione espresse dall'Ipsema, salvaguardandone l'autonomia".
Avvisatore marittimo 21/11/07


A cura di Camillo Scala


 
 
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ID: 8227  Intervento da: camillo scala  - Email: doncamillo57@libero.it  - Data: lunedì 18 febbraio 2008 Ore: 15:57


Pigia la freccia e regola il volume per l'ascolto di "Verso il Nord" di Tiro Mancino
I CANTIERI DELLO SVILUPPO

Ieri il varo del Cruise Barcelona

Il settore del cabotaggio made in Castellammare guadagna terreno: nel 2007 ordinati quindici superferryBattesimo del mare per il «Cruise Barcelona», l'innovativo traghetto da crociera realizzato da Fincantieri per il Gruppo Grimaldi Napoli. A tagliare la cima che ha sbloccato gli argani e lasciato scivolare la nave in acqua al suono di cinque segnali emessi dalle sirene del cantiere è stata la madrina, Cristina Grimaldi. Una liturgia che si ripete da oltre due secoli e che ieri mattina ha portato nella città delle acque migliaia di persone, accorse per assistere all'ingresso in mare del «Cruise Barcelona», il traghetto da crociera che, con una stazza di 55mila tonnellate, rappresenta un prodotto di avanzata tecnologia in tema di protezione ambientale che vede a bordo anche un impianto per la raccolta differenziata dei rifiuti solidi e umidi. Lunga 225 metri e larga 30, 478 cabine, può trasportare oltre 2mila passeggeri e 215 auto a una velocità di 28 nodi. La facilità di imbarco è garantita da due ampi portelloni a poppa e rampe interne, mentre la facilità di manovra a bordo è assicurata da ampi garage. Dopo il Cruise Barcelona e la gemella «Cruise Roma», considerate tra le più innovative realizzate nel comparto, a Castellammare saranno realizzate altre due navi identiche. Unità richieste a Fincantieri dal gruppo armatoriale partenopeo assieme ad altre 28 navi, di cui più di un terzo sono state realizzate nello stabilimento stabiese, previste nell'ambito di una strategia del gruppo che attesta il volume d'investimenti a due miliardi e mezzo di euro. Un'intensa collaborazione fra due grandi società che, oltre a produrre cruise ferry confortevoli negli allestimenti con soluzioni innovative in termini di sicurezza e idrodinamica, consentono al cantiere di Castellammare di affermare i livelli occupazionali aziendali e rassicurare le centinaia di ditte esterne fornitrici di servizi. «Quello del cabotaggio è un settore in ripresa - spiega Giuseppe Bono, amministratore delegato Fincantieri - il 2007 ha fatto registrare per il comparto dei ferry di grandi dimensioni un numero di ordini di 15 unità contro le 8 dell'anno precedente. Un incremento dovuto al consolidamento nel comparto amatoriale che vede Grimaldi tra i protagonisti». Una fusione di risorse consolidata dall'orientamento comunitario relativo alla conversione delle rotte dei trasporti su gomma in vie del mare. Durante la cerimonia non sono però mancate le polemiche. Se per Giovanni Sgambati (Uil) quella di ieri è una «bella giornata», alcuni operai Fiom per protesta contro la privatizzazione della società e l'organizzazione del lavoro hanno indossato una maglietta con la scritta «Turn over per i nostri figli».
P.S. sul sito www.torremare.net c'è il video del varo



VIDEO DI REPERTORIO:



FINCANTIERI/ CASTELLAMMARE STABIA, VARO PER 'CRUISE BARCELLONA'
Napoli, 16 feb. (Apcom) - Varo per la 'Cruise Barcellona', la nave realizzata da Fincantieri nei cantieri di Castellammare di Stabia per conto del gruppo Grimaldi Napoli. Il nuovo cruise ferry è gemello del 'Cruise Roma', varato lo scorso mese di giugno, e precede la realizzazione di altre due unità che saranno pronte nell'autunno 2009 e nella primavera del 2010. La nave sarà allestita con gli stessi standard delle navi da crociera sia per quanto riguarda l'allestimento delle cabine sia per la vasta offerta di intrattenimento a bordo. La consegna è prevista per la prossima estate mentre questa mattina si è svolta la cerimonia del varo alla presenza dell'amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, e della moglie Cristina, madrina della manifestazione. "La commessa della famiglia Grimaldi rappresenta il frutto di uno sforzo congiunto - dice il segretario generale della Uilm Campania, Giovanni Sgambati - La 'Cruise Barcellona' è un bellissimo prodotto italiano che rende onore alle tante maestranze e intelligenze della nostra regione. Un motivo di vanto dell'industria campana e dell'intero territorio troppo spesso ricordato soltanto per episodi negativi".



A cura di Bartolo Russo della redazione



ID: 8194  Intervento da: camillo scala  - Email: doncamillo57@libero.it  - Data: sabato 9 febbraio 2008 Ore: 14:50


Pigia la freccia e regola il volume per ascoltare "Amici del cuore" cantata da Maddalena, dedicata a tutti i marittimi torresi.
Condannato a morte per la vita ...
Questa frase è devastante, ma rende l'idea di ciò che hanno subito i nostri colleghi e molti lavoratori che hanno lavorato a contatto con l'amianto e con altre sostanze altamente tossiche. CONDANNATI a morte per vivere, CONDANNATI a farlo per tutta la loro vita.

In questi giorni si è venuti a sapere che già dagli anni '60 si sapeva a quali danni andavano in contro, le persone che entravano a contatto con l'amianto, ma peggio ancora si scopre che solo 30 anni dopo lo Stato ha affrontato questo problema.
Il risultato: dal 2015 si registrerà secondo esperti della sanità il picco delle morti procurate da queste polveri. Si POTEVA, si DOVEVA evitare, ma ora per molti è tardi, e quello che è dovere di una società che si definisce "civile" è prendere i colpevoli e PUNIRLI, chiunque essi siano, dai datori di lavoro ai sindacalisti fino allo stesso Stato.
Chiediamo, con la moratoria sulla pena di morte, ad altri Stati di prendersi le proprie responsabilità di cambiare politica, ma siamo ancora lontani da prenderci le nostre di colpe. Sempre da studi ora si sa che anche i familiari delle stesse vittime dell'amianto rischiano. Infatti le tute che questi lavoratori riportavano a casa per essere lavate, erano piene di polveri mortali. Danno sul danno e sempre verso innocenti. Il 25 febbraio 2008, inizierà per la prima volta in Italia un processo PENALE nei confronti di chi ha causato questo inestimabile danno.

Il processo inizierà per il coraggio di una donna, figlia di una donna che causa l'amianto è deceduta. Grazie a una donna che non si arrende anche davanti ad una strada lunga e difficile forse qualcosa cambierà, forse vedremo puniti i colpevoli. Però bisogna fermarsi e riflettere. Perché abbiamo detto coraggio? Perché questa persona come altri è stata lasciata sola, dallo Stato e da chi dovrebbe e doveva tutelare i lavoratori, e non solo rinnovando contratti. Solo l'amianto uccide? NO anche il menefreghismo, il seguire sempre e solo le leggi del mercato dimenticando che le risorse umane sono prima di tutto VITE UMANE e non risorse sacrificabili, sfruttabili ect. Dell'amianto cominciamo ad avere dati sempre più certi e inaccettabili, ma quante morti sono causate dallo stress, dall'affaticamento, dal non volere investire nella sicurezza. Quante da controlli non fatti onestamente? Le chiamiamo "morti bianche" ma sono sempre MORTI. Quando muore un uomo è sempre difficile accettarlo, anche quando questo avviene per cause naturali, ma quando si perde la vita durante il lavoro, il 95% dei casi non è dovuto a una fatalità o al destino. Certo questo numero di morti non potrà mai essere azzerato, perchè in tutte le attività umane c'è sempre il rischio dovuto al fatto che siamo "imperfetti", ma abbiamo sicuramente la potenzialità per diminuirle di molto. Noi, forse, visto le critiche che riceviamo abbiamo una visione sul come risolvere i problemi "particolare", però siamo convinti che se in tutto si rimettesse al centro di tutto l'uomo, il valore della sua vita, quasi tutti i problemi si risolverebbero.
Vedi approfondimenti www.sindacatomarittimi.eu


Scala Camillo della redazione



ID: 7768  Intervento da: camillo scala  - Email: doncamillo57@libero.it  - Data: domenica 2 dicembre 2007 Ore: 15:53

Sul sito dei marittimi http://torre.4000.it oppure cliccando in torreomnia MARITTIMI c'è il video della fiaccolata dei marittimi torresi

ID: 7695  Intervento da: camillo scala  - Email: doncamillo57@libero.it  - Data: venerdì 23 novembre 2007 Ore: 13:44

Tutta la concentrazione è sul salvataggio. Resta da accertare se erano imbarcati torresi

23 novembre 2007 - La nave da crociera ‘Explorer’ sta affondando nelle acque dell’Antartide, non lontano dalle isole South Shetlands a largo delle coste argentine.
A lanciare l’allarme, stamattina, è stata la Guardia costiera della Gran Bretagna. Tutti i 100 passeggeri e i 54 membri dell’equipaggio hanno lasciato la nave a bordo di scialuppe di salvataggio.
“Sappiamo che l’Explorer è entrato in collisione con qualcosa” ha affermato il responsabile di una stazione della Guardia costiera britannica. La dinamica della collisione e l’oggetto che l’ha provocata (con ogni probabilità un iceberg) restano ancora da chiarire. Quel che è certo è che la motonave costruita nel 1969, 2.400 tonnellate di stazza e battente bandiera liberiana, dopo l’urto si è inclinata di 25 gradi. L’attenzione, al momento, è concentrata sulle operazioni di salvataggio: sono coordinate nella città americana di Norfolk, in Virginia, e a Ushuaia, un porto sull’estremità meridionale della Patagonia argentina.
Alle operazioni di soccorso, coordinate dalla guardia costiera di Falmounth, partecipano le guardie costiere di Argentina e Stati Uniti.
La guardia costiera britannica è stata infatti coinvolta nelle operazioni di soccorso per l’esperienza che vanta in questo genere di situazioni.

Fonte www.noipress.it

(ANSA) - LONDRA, 23 NOV - Nell'Oceano Antartico sono in corso le operazioni di salvataggio di 154 persone a bordo di una nave da crociera che starebbe affondando. I 100 passeggeri e l'equipaggio - ad eccezione del capitano e di un ufficiale - hanno lasciato la 'Explorer' e sono saliti sulle scialuppe di salvataggio, aspettando l'arrivo dei soccorsi. La nave si trova non lontano dalle isole South Shetlands e alle operazioni di soccorso partecipano le guardie costiere di Argentina e Stati Uniti.

A cura di Camillo Scala


ID: 7694  Intervento da: camillo scala  - Email: doncamillo57@libero.it  - Data: venerdì 23 novembre 2007 Ore: 13:10

ATTUALITA' - ALTRA TRAGEDIA DEL MARE
Resta da accertare se erano imbarcati torresi

23 novembre 2007 - Dramma del mare in una zona remota dell'Antartico: una nave specializzata in crociere di lusso, la 'Explorer', con a bordo 100 passeggeri e 54 membri dell'equipaggio, è stata evacuata in fretta e furia dopo che ha incominciato a imbarcare acqua e a inclinarsi in seguito all'urto con un iceberg.
Con l'eccezione del capitano e del primo ufficiale, tutte le persone a bordo hanno abbandonato la 'Explorer' e sono salite sulle scialuppe di salvataggio.Un gruppo di navi - sotto il coordinamento della guardia costiera britannica - è stato prontamente dirottato in quella zona e verso le 11:00 ora italiana ha iniziato a recuperare i naufraghi in balia di quel mare freddo. Secondo la compagnia marittima canadese Ga Adventures, proprietaria della 'Explorer', che è stata costruita nel 1969, ha una stazza di 2.400 tonnellate e batte bandiera liberiana, "tutti i passeggeri sono incolumi". L'allarme è scattato stamattina alle 06:24 ora italiana e oltre alla guardia costiera britannica - coinvolta per la grande efficienza che vanta in questo genere di operazioni - si sono mobilitate per i soccorsi anche le autorità marittime di Argentina, Cile e Stati Uniti. La nave ha colpito l'iceberg mentre navigava al largo delle isole South Shetlands, al sud dell'Argentina. L'urto ha aperto una falla di dimensioni ridotte (25 per 10 centimetri) ma sufficiente per farla inclinare di 25 gradi e metterla a rischio di affondamento.
La 'Explorer' è specializzata in crociere di lusso nelle acque dell'Antartico, con terminale il porto argentino di Ushuaia. Una settimana di navigazione (compreso il volo di andata-ritorno tra Ushuaia e Buenos Aires) costa in media più di seimila euro a testa. Questi 'Antartic Tours' per vacanzieri danarosi comprendono spesso anche uno stop alle isole Falkland-Malvine, al centro della guerra del 1982 tra Argentina e Gran Bretagna.



Camillo Scala


ID: 7688  Intervento da: camillo scala  - Email: doncamillo57@libero.it  - Data: giovedì 22 novembre 2007 Ore: 16:17

Alle vittime torresi della Moby Prince

Ieri abbiamo ricordato una tragedia di 50 anni fa, un'altra tragedia che non ha ancora una verità è quella del Moby, proprio ieri Il Mattino aveva qualcosa in proposito: I familiari delle vittime: verità sulla Moby Prince.
«Succedono ancora troppe cose strane. Sulla tragedia della Moby Prince non si riesce proprio a fare chiarezza. Sono 17 anni che attendiamo la verità e invece ogni volta che si torna a parlare di quella sciagura, lo si fa solo per aspetti negativi. Sembra un’autentica congiura». Sono lapidarie le parole di Loris Rispoli, presidente del comitato Moby Prince 140, che mette assieme i familiari delle 140 vittime della collisione avvenuta nelle acque antistanti il porto di Livorno il 10 aprile 1991. Le stesse che ogni anno si ritrovano proprio in terra toscana per ricordare quelle esistenze spezzate, alla ricerca di una ragione per la più grande tragedia della marineria italiana. E ora, un nuovo giallo si aggiunge al mistero: l’aggressione subita a Pisa da Fabio Piselli, ex parà della Folgore ed esperto in spionaggio elettronico.

L’uomo sostiene di essere stato aggredito da quattro persone in seguito alla decisione di seguire indagini personali sulla morte del cugino, Massimo Pagliuca, anch’egli ex parà e provetto sommozzatore, e componente della Defence intelligence agency presso l’ambasciata americana che si trova al confine tra Pisa e Livorno, e subito dopo la collisione accompagnò a Camp Derby l’addetto militare dell’ambasciata. La sera del 10 aprile ’91, tra le vittime anche 21 marittimi campani: sette di Ercolano, cinque di Torre del Greco, tre di Caserta, due di Napoli e San Giuseppe Vesuviano, uno di Castellammare e uno di Avellino. Campano anche l’unico superstite, il mozzo Alessio Bertrand, giovane di Ercolano che però da tempo ha lasciato la propria terra d’origine.
Da quel maledetto giorno solo ipotesi, ricostruzioni mai veramente confutate da fatti reali. Anche un processo, con condanne lievi e soprattutto senza reali colpevoli: «Una vicenda - prosegue Rispoli - sulla quale la Corte d’Appello di Firenze ha evidenziato numerose incongruenze. Poi sono arrivate le ipotesi di presunti traffici di armi nella zona del porto livornese, fatte dall’avvocato Carlo Palermo, che difende alcuni familiari, e che hanno portato nell’ottobre dello scorso anno la procura di Livorno a riapre il caso.
Da allora però nessuna novità che abbia potuto svelare lo scenario della tragedia». E una novità si è avuta la scorsa settimana, quando del caso si è nuovamente tornato a parlare per l’aggressione subita da Fabio Piselli, in un primo momento indicato come consulente del caso Moby Prince, che aveva contattato proprio l’avvocato Palermo per fissare un appuntamento con un possibile testimone dell’ incidente in mare.
L’uomo si sarebbe imbattuto in questo nuovo, presunto personaggio-chiave della vicenda legata al traghetto della Navarma indagando in maniera del tutto personale sul decesso del cugino Massimo Pagliuca, morto affogato al largo dell’isola di Capraia nel 2004. Indagini serrate - secondo quanto si apprende - che avrebbero portato Piselli a imbattersi in questa persona che invece avrebbe avuto da raccontare qualcosa di scottante sulla sera del mistero del 10 aprile 1991, quando poco dopo le 22 la Moby Prince fu divorata dal fuoco senza che nessuno riuscisse a fare nulla. Una sera con tanti perché e troppi buchi neri: di quel tragico viaggio iniziato a Livorno alle 22 e 03 e mai ultimato con l’arrivo a Olbia restano solo ombre. A bordo, l’equipaggio di 65 persone agli ordini del comandante Ugo Chessa e 75 passeggeri.

Quello che è avvenuto al largo dello scalo toscano non è mai stato chiarito, e ancora oggi sono tante le interpretazioni e le ipotesi.
Torre del Greco. «Quella del Moby Prince è una vicenda amara per la nostra città. La speranza, a quasi 17 anni da quel tragico 10 aprile, è che si possa fare finalmente chiarezza sulla sciagura, per dare risposte concrete ai familiari della vittime», dice il sindaco di Torre del Greco, Ciro Borriello. Cinque furono i morti della città del corallo: «Incontro spesso i familiari dei marittimi torresi morti sul Moby Prince - afferma - Nei loro occhi, pur a distanza di così tanto tempo, non leggo rassegnazione. Cercano la verità, una verità che vuole tutta l’Italia, prova ne sia la volontà di riaprire il caso dopo anni di silenzio». Un silenzio a cui non hanno partecipato proprio i componenti del comitato Moby Prince 140, che ogni anno si riuniscono a Livorno per ricordare con un corteo e una cerimonia pubblica quella tragica serata: «Nel corso della commemorazione dei defunti - dice Borriello - ho incontrato i genitori di alcuni ragazzi morti nel 1991.
Ponevano l’accento proprio su questa manifestazione, alla quale il nostro Comune da alcuni anni ha deciso di non partecipare più. Li ho visti seriamente dispiaciuti del fatto che a quella manifestazione mancasse proprio il nostro labaro. Per questo ho deciso di ripristinare la partecipazione di una nostra delegazione alla prossima cerimonia in programma nel 2008». I familiari delle vittime torresi della Moby Prince hanno strappato anche un’altra promessa al sindaco: «Si lamentavano - conclude Ciro Borriello - del fatto che il monumento dedicato ai loro cari e presente al cimitero, fosse in uno stato di degrado. Si tratta di fare alcuni piccoli lavori, ma è giusto che questi interventi siano effettuati al più presto. Per questo abbiamo già previsto di stanziare una cifra adeguata in bilancio».
Loris Rispoli non si arrende. Il presidente di Moby Prince 140, il comitato che raccoglie i familiari di tutte le vittime della tragedia avvenuta nel 1991 nella acque antistanti il porto di Livorno, commenta in maniera lapidaria la vicenda dell’aggressione di Piselli: «Una faccenda troppo strana - afferma - sulla quale anche la questura di Pisa ha deciso di andarci cauta. Tanto che per il momento si indaga solo per il danneggiamento dell’auto dell’uomo, da quello che apprendo dai giornali data alle fiamme da chi avrebbe aggredito Piselli».

Nutre più di un dubbio sulla ricostruzione del fatto avvenuto la scorsa settimana Rispoli, e non lo manda a dire: «In un caso o nell’altro, siamo di fronte a una situazione gravissima. Se il fatto è vero, è l’ennesima pagina oscura di una tragedia con troppi nodi ancora da sciogliere. Se invece tutto fosse stato un po’ montato, avrebbero avuto l’unico effetto di distogliere ancora una volta l’attenzione sui motivi della tragedia». Il presidente del comitato dei familiari delle vittime del traghetto della Navarma non vuole sentire parlare di traffico d’armi: «Attenzione - dice - non dico che nella zona non potevano esserci imbarcazioni con armi a bordo. Ma di qui a dire che quella tragedia è frutto di un tentativo per distogliere l’attenzione su quelle imbarcazioni ce ne passa. Avrebbero potuto dare fuoco a un magazzino, senza mettere a rischio la vittima di decine di persone». Rispoli addossa ad altri le responsabilità.
«Quel traghetto aveva troppi problemi quella sera: era partito con un solo radar funzionante anziché dei tre tre. Aveva problemi accertati a timone, elica e alla radio. Senza dimenticare le responsabilità della Capitaneria: se ci fossero state distinzioni tra le rotte di stazionamento e quelle di entrata e uscita, quella tragedia non sarebbe avvenuta».


Camillo Scala


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