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Argomento presente: « ASSE ROMA-BERLINO KAPUTT »
ID: 7480  Discussione: ASSE ROMA-BERLINO KAPUTT

Autore: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Scritto o aggiornato: martedì 6 novembre 2007 Ore: 00:37

ANNI RUGGENTI
ADDIO


LA MACABRA MORTE DEL DUCE E DELLA PETACCI


LA DICHIARAZIONE DI GUERRA


ONORE AL DUCE


CREDERE OBBEDIRE COMBATTERE


IL DUCE A TRIESTE


ONORE A NOI


L'INAUGURAZIONE DI POMEZIA 1939


E LA BANDIERA DI TRE COLORI


IL DUCE AL LAVORO


BATTAGLIONI DEL DUCE


FACCETTA NERA


VENTENNIO FASCISTA


L’ULTIMO DISCORSO DEL DUCE


Attenzione! Torreomnia e’ anche un revival artistico-storico-culturale. E qui la nostalgia degli anta gioca un ruolo determinante.
Gli elementi multimediali che vengono proposti non hanno uno scopo politico o ideologico di parte, ma rappresentano solo un riporto storico e culturale neutrale.
Alcuni elementi crudi e caustici, come, ad esempio, il primo filmato di questo gruppo, non vengano intesi come trasgressione e cattivo gusto o intenzione di pubblicare sensazioni a tutti i costi, tuttalpiu’ lo si consideri un redatto stravagante e promiscuo.
Non si vuole offendere o mortificare nessuno e alcun orientamento politico e ideologico.
Una cosa postuliamo. Il brutto della storia serva a sensibilizzare le coscienze nella speranza comune che esso non accada mai piu’.

"Ombre sul lago". Omicidi, un cadavere murato, agguati, contese feroci, sparizioni senza ritorno, caccia all'uomo, agenti segreti, un colossale grisbì che appare e scompare, donne più o meno fatali, amori e morte. Sembra lo schema di un classico giallo. Non lo è. Situazioni e personaggi appartengono alla realtà, sono vissuti e vivono nella storia. In una tranche di storia che comincia a Giulino di Mezzegra, un paese sul lago di Como, dove Benito Mussolini viene giustiziato per ordine del Comitato di liberazione nazionale. E' il 28 aprile 1945. La raffica che abbatte l'ex dittatore chiude l'ultimo atto di una tragedia lunga cinque anni ma apre un giallo storico intricato, cento volte risolto e cento volte rimesso in discussione. Da quel giorno gli studiosi si sono trovati alle prese con tre pesanti interrogativi: chi ha veramente fucilato il duce? chi ha fatto sparire l' "oro di Dongo", quel tesoro scovato nelle auto di Mussolini e soci al momento della cattura? dov'è finito il compromettente carteggio con il premier inglese Winston Churchill, carteggio personalmente conservato fino all'ultimo dal capo del fascismo?
In cinquant'anni le verità apparse nei libri o nelle riviste sono state molte ma poco convincenti: nessuna prova indiscutibile, soltanto una congerie di elucubrazioni spesso suggestive. Con "Ombre sul lago" Giorgio Cavalleri gioca la carta della sua verità. Cucendo una grossa mole di documenti e testimonianze ha costruito un libro di impatto: non ci sentiamo di dire che la sua verità sia quella assoluta ma va ammesso che Cavalleri è riuscito ad essere più convincente di altri. Il lavoro ha un altro merito: pur essendo un testo rigoroso dal punto di vista storico è scritto in chiave narrativa, perciò di lettura chiara... e questo mette alla portata dei lettori non specialisti, ma interessati al tema, una vicenda finora nebulosa e trattata in modo disorganico. ("Ombre sul lago" di Giorgio Cavalleri, - Ed. PIEMME, 1995)
Mussolini in fuga con il malloppo. La storia del dittatore finisce con una sequenza da cronaca nera lungo la strada che porta al confine svizzero. Il duce è inquattato in un camion della Flak, la contraerea tedesca, in mezzo a una colonna di disperati (duecento soldati germanici, quasi tutti i membri del governo della repubblica sociale italiana, burocrati ministeriali, gruppi di famiglia con donne e bambini) diretti verso una speranza che non c'è. Il cavalier Benito ha accanto a sé una grossa borsa che sorveglia con nervosa attenzione: è gonfia di documenti politici alla dinamite. A bordo degli altri mezzi, autocarri e macchine civili, bagagli di vario tipo nei quali è nascosto, in ordine sparso, quello che passerà alla storia come l' "oro di Dongo": è costituito da un'incredibile quantità di gioielli, valute pregiate, metalli preziosi.
Dopo il blocco della colonna e la cattura i Mussolini, lo Stato Maggiore della 52a Brigata Garibaldi fa l'inventario ufficiale del tesoro caduto nelle sue mani. Il verbale, ricorda Cavalleri, viene sottoscritto da Pier Bellini delle Stelle (Pedro), Michele Moretti (Pietro) e Luigi Canali (Neri). Il valore supera abbondantemente il miliardo. Sul tavolo del Municipio di Dongo vengono registrati 1.045.880.000 di lire, 169.000 franchi svizzeri, 2.700 sterline di carta, 63.00 dollari, 4.043 monete d'oro, circa 103 chili d'oro, pezzi di argenteria varia, stock di collane, braccialetti e pellicce di lusso, due damigiane di fedi d'oro ("dono" degli italiani alla patria per sostenere la guerra coloniale del 1935) sequestrate poco tempo prima dagli stessi fascisti nella sede di Como. Un bottino che, rapportato ai valori odierni, si aggira fra i cinque e i seicento miliardi di lire. Detratte le parti che nel caos del momento sono state in precedenza "intascate dalle popolazioni rivierasche dell'Alto Lario", annota Cavalleri. Il quale ricorda anche i cento milioni passati nelle mani del comando generale del Corpo volontari della libertà e i quattrocento incamerati dai rappresentanti del Comando Alleato. Che succede poi? Sulla base della documentazione raccolta, l'autore di "Ombre sul lago" scrive che "qualche tempo dopo, al tesoriere del PCI, Alfredo Bonelli, nel quartiere generale di via Filodrammatici (ndr: a Milano) venne affidato da Pietro Secchia il compito di incamerare i proventi del bottino di guerra... L'oro venne venduto e con il ricavato si poté dar corso alle transazioni che il Partito a Milano aveva avviato per realizzare una base finanziaria che avrebbe poi consentito di trasferire le strutture centrali del PCI a Roma.

Alfredo Bonelli ha poi raccontato che, a causa della continua svalutazione della lira, la direzione comunista aveva deciso di investire provvisoriamente il denaro nell'acquisto di immobili, successivamente venduti allorché le strutture centrali del partito vennero appunto trasferite a Roma. L'oro e i denari, ha precisato ancora Bonelli, a Roma servirono a costruire la sede di via delle Botteghe Oscure, ad acquistare la tipografia dell'Unità e un edificio in via Pavia, destinato ad ospitare i funzionari che venivano da fuori". Va ricordato che la vicenda dell'oro di Dongo finì in tribunale e vi rimase per molto tempo. Fu una lunga battaglia. Vinse la politica.
(C'era il postino di Dongo che sapeva dov'era finito il tesoro, Ma fece una brutta fine. Finì nel lago. Ndr.).



CARTEGGIO MUSSOLINI-CHURCHILL
CACCIA GROSSA
"Attenzione a quella borsa, ci sono documenti di grandissima importanza storica". Su un tavolo del municipio di Dongo si stanno affastellando i bagagli dei gerarchi fascisti arrestati da circa un'ora. Di quella borsa, e di un'altra sequestrata al suo aiutante, Mussolini si preoccupa moltissimo: dentro ci sono carte che possono essere usate come arma di trattativa, se scampa alla fucilazione, o come vendetta postuma. Bill, il vice-commissario della 52a Brigata Garibaldi presente all'operazione, s'incuriosisce e spulcia fra i fascicoli. In uno, intitolato "Varie" c'è una poesia del duce dedicata a Claretta Petacci: "Come una nuvola /così io vorrei un mattino / svegliarmi improvviso / sentirmi leggero / perdute le scorie / della materialità / sentirmi vicino / agli esseri cari / liberato lo spirito / ai lidi immortali". Ma c'è anche qualcosa di esplosivo: un carteggio fra Winston Churchill e Mussolini. Un "tesoro politico" che viene affidato alla filiale della Cassa di risparmio di Domaso il 27 aprile 1945. Il giorno dopo inizia già la battaglia per la conquista delle "carte che scottano". Quell'epistolario fa impazzire tutti, Churchill in particolar modo.
La sua importanza deriva anche dal fatto che contiene diverse lettere del premier, molto imbarazzanti perchè mettono a rischio i rapporti con la Francia, la Grecia e la Jugoslavia : prima del conflitto, mettendo nero su bianco, "Winnie" aveva infatti promesso a Mussolini, per convincerlo a schierarsi con gli alleati contro Hitler, l'intera Dalmazia, il possesso definitivo delle isole greche del Dodeccaneso, di tutte le colonie, della Tunisia e di Nizza (tutti territori che non erano inglesi !).
A Como calano agenti segreti inglesi e americani. Così Bill e Pedro decidono di trasferire i documenti dalla Cassa di risparmio al parroco di Gera Lario affinché li nasconda in chiesa. (FRANCO GIANOLA)

 
 

ID: 7538  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: martedì 6 novembre 2007 Ore: 00:37

BENEDETTA RETORICA IN CONTRAPPOSIZIONE

STRAORDINARIO FILM SULL'AMORE E SULLA PACE



La redazione


ID: 7489  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: lunedì 29 ottobre 2007 Ore: 16:05

IL "VENTENNIO" ITALIANO

Nessun giudizio o presa di posizione da parte di questa redazione. Questo è solo un puro riporto storico.
Siamo convinti che il male non sta in un colore politico, in questa o quella ideologia, ma nell’uomo, chiunque sia, quando assume un ruolo creduto giusto, quando glicapita di detenere il potere; quasi sempre ci si trova, poi, in percorsi in cui è difficile tornare indietro.

Benito Amilcare Andrea Mussolini (Dovia di Predappio, 29 luglio 1883 – Giulino di Mezzegra, 28 aprile 1945) è stato un politico e giornalista italiano.
Fondatore del fascismo, fu primo ministro del Regno d'Italia, con poteri dittatoriali, dal 31 ottobre 1922 al 25 luglio 1943, Primo Maresciallo dell'Impero dal 30 marzo 1938 al 25 luglio 1943 e presidente della Repubblica Sociale Italiana dal settembre 1943 all'aprile 1945.
Fu esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, e direttore del quotidiano socialista l'Avanti! dal 1912. Convinto anti-interventista negli anni precedenti la prima guerra mondiale, nel 1914 cambiò radicalmente opinione, dichiarandosi a favore dell'intervento in guerra. Espulso per questo dal PSI, fondò un proprio giornale, Il Popolo d'Italia, su posizioni nazionaliste vicine alla piccola borghesia. Nell'immediato dopoguerra, cavalcando lo scontento per la «vittoria mutilata», fondò il Partito Fascista (1921), e si presentò al Paese con un programma politico nazionalista e autoritario, con forti elementi antisocialisti e antisindacali che gli valsero l'appoggio della piccola borghesia e dei ceti industriali e agrari.
Nel contesto di forte instabilità politica e sociale successivo alla Grande Guerra, decise quindi di puntare alla presa del potere. Forzando la mano delle istituzioni, con l'aiuto di atti di squadrismo e d'intimidazione politica che culminarono il 28 ottobre del 1922 con la Marcia su Roma, Mussolini ottenne l'incarico di costituire il Governo (30 ottobre del 1922). Dopo il contestato successo alle elezioni politiche del 1924, instaurò nel gennaio del 1925 la dittatura, risolvendo con forza la delicata situazione venutasi a creare dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti.
Dopo il 1935, si avvicinò al nazionalsocialismo tedesco di Hitler, con il quale stabilì un legame che culminò con la stipula del Patto d'Acciaio nel 1939. Certo di una veloce soluzione del conflitto, entrò quindi nella seconda guerra mondiale al fianco della Germania Nazista. In seguito alla disfatta italiana e alla messa in minoranza durante il Gran Consiglio del Fascismo del 24 luglio del 1943, fu arrestato per ordine del Re (25 luglio) e successivamente tradotto a Campo Imperatore. Liberato dai tedeschi, e ormai in balia delle decisioni di Hitler, instaurò nell'Italia settentrionale la Repubblica Sociale Italiana. Il 28 aprile del 1945, durante il tentativo di fuga in Svizzera travestito da militare tedesco, fu scoperto e catturato dai Partigiani, che lo fucilarono insieme alla sua compagna Claretta Petacci.


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