
LA RIVISTA "INTEGRAZIONE" A COLORI
E’ il momento dei bilanci. Inizia un altro anno di attività, precisamente il secondo, da quando nella nuova sede territoriale, abbiamo rilanciato l’attività del CSM con due obiettivi principali: migliorare ed implementare il lavoro di assistenza, orientare l’operatività verso pratiche di lavoro integrate. Nel primo caso i risultati sono dovuti all’equipe ed al suo impegno massiccio e si legge nei dati dell’aumento delle prestazioni domiciliari, del numero di casi seguiti e della forte riduzione delle giornate di degenza, anche e soprattutto nelle cliniche private. Nel secondo caso i risultati cominciano solo oggi ad emergere; ciò grazie soprattutto alla disponibilità di una intelligente direzione di Distretto e degli operatori delle fasce deboli, a cominciare da quella Geriatria con cui si sono messi a punto i primi progetti di interventi integrati. Ma che significa questo termine che, non casualmente, dà titolo anche al nostro giornale? Significa lavorare assieme, mettere in comune competenze e risorse, significa considerare il malato come persona, nel suo insieme, non come somma di organi vitali o di malattie o presunte tali (la vecchiaia, per esempio, o la malinconia che ad essa spesso si associa). Significa mettere i servizi di assistenza a disposizione dei cittadini senza costringere questi a quel paradossale rinvio di competenze, di luoghi e di prese in carico a cui, sino ad oggi, questi erano costretti, moltiplicando prestazioni inutili e ripetitive; pensate soltanto a quante visite socio ambientali si sottoponevano le cosiddette “famiglie difficili”: da quella delle tossicodipendenze a quella della salute mentale, da quella del servizio sociale del Comune a quella di chissà che, quando sarebbe bastato e concentrare risorse e tempo sull’intervento o sul servizio da offrire. Integrazione significa anche, per noi della salute mentale, considerare nostra missione prioritaria il riportare il giovane malato mentale nel tessuto vivo della società che ci circonda, sottrarlo allo stigma ed al pregiudizio. Dopo questi pochi mesi di lavoro forse è oggi meno difficile attraversare un servizio di psichiatria, forse gli “altri” hanno meno paure e pregiudizi. Forse i nostri ragazzi sono visti come persone da assistere e da comprendere e non più come “zombi” irrigiditi dall’uso indiscriminato di psicofarmaci invalidanti o resi violenti da pratiche poliziesche di contenzione fisica. Forse si comincia a percepire che non sono violenti, certamente non più di tutti gli altri, né cattivi, imprevedibili e sostanzialmente inguaribili. Forse il nostro lavoro ha un senso e la loro riconquistata dignità restituisce a noi motivazioni e voglia di fare.
 UN LUNGOMETRAGGIO REALIZZATO DALLA COMUNITA'
Un film istruttivo di orientamento terapeutico per svellere incrostazioni caratteriali medievali collettive. Produzione divulgativa onlus, senza scopo di lucro. Rivolgersi all'ente preposto. USL Napoli 5 Torre del Greco Che bella pretesa L'edizione integrale di 20 + 8 minuti è disponibile presso l'Ente sottoscritto Film per fini sociali senza scopo di lucro prodotto dalla Regione Campania - Azienda Sanitaria Locale Napoli 5 Dipartimento di Salute Mentale - Torre del Greco Si ringrazia il Dott. Maurilio Tavormina, psichiatra, per la concessione. Sceneggiatura: Ida Balzano - Riprese e montaggio: Alberto Simeoli - Regia: Ciro Simeoli Aiutati che Iddio ti aiuta! Opinioni distorte su medici e stregoni La vicenda inizia con una malore notturno del protagonista Fulmine. Si dà molto rilievo alla sintomatologia più scenografica, piuttosto che alla diagnosi, riservata al professionista. La crisi parossistica d'ansia o attacco di panico che sia è verosimilmente interpretata dall'attore di fortuna che ricorda tanto il Franco Citti pasoliniano vecchia maniera di "Accattone". Nomi e costumi hanno una impronta esotica ed esoterica con riferimento fantastico alla magia tradizionale planetaria, comunque di stampo occidentale, che purtroppo sfora ogni barriera di intelligenza, istruzione, acume. Da secoli l'uomo annaspa sotto il giogo del mistero sfuggendo le risposte scientifiche, tanto da far dire ad una mente lucida come Michel Foucault: "Mai la psicologia potrà dire sulla follia la verità, perché è la follia che detiene la verità sulla psicologia". Senza tener conto dei progressi della scienza e dell'evoluzione dei metodi curativi non solo farmacologici. La diffidenza, paradossalmente, non è generalmente indirizzata ai ciarlatani maghi e stregoni ma gratuitamente ai medici che devono sentirsi dire, ad esempio, da un Karl Kraus "La differenza tra gli psichiatri e gli altri psicopatici è un po' come il rapporto tra follia convessa e follia concava". O, ancora, come dice Samuel Goldwyn "Un uomo che va dallo psicanalista dovrebbe farsi curare il cervello". Ma al di là delle battute, dei detti e contraddetti c'è una verità inconfutabile: I disturbi nervosi vanno irreversibilmente curati dalla scienza con le sue sperimentazioni. L'organismo animale è anche una macchina chimica elettrica, se essa si guasta può essere adeguatamente riparata senza rischi quali quelli, invece, causati da maghi e streghe, quasi sempre ipocriti e ciarlatani; e quelli che non sono sfacciatamente tali certamente non hanno nessun potere, tranne quello labile e caduco della suggestione. L'anima? Già, c'è pure quella. Ma certo non si cura con i tarocchi, pendolini e intrugli vari; e qualcuno, come Pablo Picasso, dice che nemmeno gli psicologi possono guarire l'anima "perché essi sono nemici dell'arte e della religione", ma generalizza troppo. Allora rivolgiamoci alla scienza per il corpo e a Dio per l'anima, non certo ai maghi e alle streghe! Tutt'al più ci rivolgeremo anche al Dio che è dentro di noi, cioè la potenziale forza d'amare che è in tutti. Solo l'amore lascerà in pace noi stessi e, contestualmente, lasceremo in pace gli altri, senza avere più il bisogno infermo né di comandare né di obbedire.
Luigi Mari
 LE POESIE DEI RAGAZZI DEL GRUPPO
Le poesie dei ragazzi sono toccanti perché sgorgano direttamente dall'animo spesso intriso di esperienze dolorose. Al di là delle riviste "Integrazione" già pubblicate in Torreomnia (vedi link sopra) questi versi e queste immagini suggeriscono "la speranza", cioè: "il mai tutto è perduto". In un epoca di deontologia zero, il gruppo di medici interessato a questa raccolta sono essi stessi la garanzia di questa speranza, cioè la parte di umanità istituzionale incontaminata, proprio per la natura umanitaria che fa da cardini alla loro professione e per una straordinaria conciliazione tra scienza ed umanesimo, quasi un'antitesi provvidenziale desueta ai giorni nostri! Tutto concentrato in un solo nobile, umanissimo termine "Integrazione". Non già come la solita missione religiosa o il solito volontariato che potrebbero prevedere un tornaconto salvifico personale, a cui va comunque, il dovuto rispetto e ammirazione; ma una senso dell'umanità fattivo in stretto contatto con l'energia della scienza che Dio ci ha posto in mano. Questa pubblicazione non è il solito libercolo poetico illustrato, una raccolta a caso; inoltre non già mirata apriori, architettala; ma la sorgente collettiva interiore come testimonianza vera e tangibile che "l'uomo non è solo tra gli uomini", sfatando il devastante "homo homini lupus" di Plauto. Questa raccolta collettiva rappresenta un reality autentico, senza maschere, senza reti, senza elementi accattivanti come quelli dei prodotti commerciali assetati di audience e share.. L'elemento collettivo riflette la parte tangibile, scientifica dell'esistenza, al di là del filosofico e del trascendentale, pur non escludendo il divino, indicando serenità possibili, che non sono quelle "solite ultime", del tentativo di afferrare, nella disperazione, mani dal cielo che non sempre appaiono, o, quel che è peggio, ripieghi peggiori del male con paradisi di perdimento chimico incontrollati di stampo speculativo. In ultima analisi si evince che nei versi e nelle immagini esiste la presenza del terapeuta non già come taumaturgo ma come sostenitore di una realtà spesso trascurata, cioè che l'uomo è prima di tutto una macchina chimico-elettrica-metabolica, là dove è possibile rimediare a diversi guasti senza la cosiddetta priorità della psiche.
Luigi Mari
 IL CALCIO TERAPEUTICO
Parlando di sport capita spesso di utilizzare I’espressione: "L’importante e partecipare". Di fronte alle tante situazioni nelle quali prevalgono il business e la ricerca del risultato, queste parole portatrici di valori forti come I’impegno a dare il massimo e il ’rispetto delle regole e delle persone rischiano di apparire vuote, tronfie e retoriche. Tuttavia c’e almeno un ambito nel quale e possibile utilizzarle in maniera credibile e concreta, coniugando serietà, lealtà e solidarietà: si tratta di quella parte del mondo sportivo nella quale trovano spazi di espressione e di sano protagonismo coloro i quali, dalla nascita o per effetto di successivi incidenti o malattie, si trovano in condizioni di disabilita. Mai come in questo contesto il verbo "partecipare" assume un senso tanto forte e concreto: significa "esserci", uscire dallo stato di emarginazione e isolamento causato da un deficit fisico o psichico, conoscere altre persone che si trovano nella stessa situazione e farsi conoscere da chi invece vive nella diversa condizione di "normodotato". Mai come in questo contesto gli ostacoli da superare sono tanti ed e fondamentale mettercela tutta per farlo: utilizzare al meglio le proprie capacita, aggirare, scavalcare o contrastare le limitazioni derivanti dall’handicap e abbattere le barriere psicologiche e i pregiudizi verso se stessi e verso gli altri, che coinvolgono tanto chi e disabile quanto chi non lo è. E da decenni che la pratica sportiva viene utilizzata allo scopo di aiutare i diversamente abili a recuperare funzionalità fisica e psichica e soprattutto ad acquistare (o riacquistare) fiducia in se stessi. II gioco, lo sport e lo stare insieme sono oggettivamente importanti per affrontare la disabilita, sia essa fisica o mentale. In tale ottica il torneo "Calcio Insieme", iniziativa decennale di riabilitazione psico-sociale del Gruppo Sportivo di Riabilitazione Psico-sociale dei DSM della Regione Campania, rappresenta realmente un’importante occasione di integrazione e crescita sociale.
Alfonso Ascione Assessore allo Sport e Turismo Provincia di Napoli

A cura della redazione
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