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Argomento presente: « DOSSIER: L'ORO ROSSO »
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ID: 6624  Discussione: DOSSIER: L'ORO ROSSO

Autore: Veronica Mari  - Email: veronicamari@libero.it  - Scritto o aggiornato: domenica 27 novembre 2011 Ore: 19:25


Pigia la freccetta per ascoltare "E Curalline" del torrese Raimir. Regola il volume


 
 
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ID: 14469  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: domenica 27 novembre 2011 Ore: 19:25

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ID: 14194  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: venerdì 26 agosto 2011 Ore: 10:16

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ID: 8813  Intervento da: Serena Mari  - Email: sery_mari@hotmail.com  - Data: martedì 20 maggio 2008 Ore: 15:22


L’EVOLUZIONE DELLA LAVORAZIONE DEL CORALLO

La storia del corallo riferisce che fino al sec. XVI si parla genericamente di «corallo lavorato», intendendosi con ciò quei grani (detti «paternostri») che, indipendentemente dal loro pregio o grandezza, si utilizzarono prima per i rosari, usati dai musulmani e dai cristiani, poi per quello che e stato sempre il più diffuso ornamento muliebre: la collana. Per lungo tempo, quindi, la lavorazione fu, salvo eccezioni, limitata alle più semplici operazioni: il taglio dei rametti alle dimensioni volute dall’uomo e consentite dal ramo, l’arrotondatura e la pulitura (inizialmente molto grossolane) dei pezzi i quali, solo verso il XVII secolo, assunsero anche forme diverse da quella sferica.
I primi popoli che si sono dedicati alla lavorazione del corallo sono stati gli stessi che per primi ne hanno esercitata la pesca, i mediterranei. E per questo, per centinaia e centinaia di anni, tutta l’attività si è svolta nel nostro bacino. Purtroppo, di notizie circostanziate sulla lavorazione nel medio evo ve ne sono poche; il Tescione dice che Genova e la Sicilia dovevano aver gareggiato gia prima dell’XI secolo nella produzione dei «paternostri».

NELLA FOTO A LATO: UNA DELLE PIUì BELLE SCULTURE IN CORALLO DI CARLO PARLATI

Il dato più preciso ci viene da Genova ed è il Podestà a fornirlo; egli, per smentire Pietro Balzano, che vuole essere stata Trapani la prima città ad aver lavorato il corallo, accenna a documenti genovesi del 1154 in cui si parla già di coralli lavorati; del 1268 e un altro scritto che fa cenno a «bottoni», mentre al 1284 risale il documento che riferisce di fermagli di corallo spediti a Costantinopoli.
La Provenza è stata anch’essa tra le prime aree di produzione di manufatti di corallo, e la cosa si spiega con l’attività di pesca esercitata da quella gente. Per una logica distribuzione dei mercati, conseguente alla dislocazione geografica dei centri di lavorazione, i prodotti siciliani venivano avviati al vicino Oriente, mentre quelli liguri e provenzali prendevano le vie dei Paesi dell’Europa occidentale.
Anche Amalfi produceva le rosse sferette, che permutava con spezie, allora rare e costose, portate dai mercanti levantini. Nel XIV sec. la lavorazione è attestata anche a Parigi, dove gli addetti erano così numerosi da costituirsi in corporazione; nei secoli successivi 1’attività si estese a Lione, Aix, St. Claude.
Come citato, la prima destinazione data ai «paternostri » fu la composizione dei rosari, sui quali avevano una certa influenza la moda e il ruolo che ogni epoca assegnava alla religione: nel Tescione si legge, ad esempio, che verso il XII e XIII secolo quelli di pietre dure, tra cui il corallo, venivano usati in Francia solo dai poveri; il contrario avveniva ad Orvieto, dove nel 1260, i rosari di ambra e corallo erano ritenuti cosi preziosi da doversene proibire 1’uso alla gente più umile e, in particolare, ai conversi dei monasteri domenicani. Nel XII secolo Barcellona, centro di pesca molto attivo, era anche tra le aree in cui più diffusamente si trasformava il corallo.

NELLA FOTO A LATO: UNA BELLA SCULTURA IN CORALLO

Le varie egemonie che si sono avvicendate nell’Italia insulare e peninsulare, dove la lavorazione si avvantaggiava dell’abbondanza di corallo pescato lungo le proprie coste, hanno sempre tenuto in gran conto tutta l’attività derivante dal piccolo alberello marino; gli Aragonesi, pero, forse perché furono nel nostro Regno nel momento giusto (1442-1495), le dettero notevole impulso e sostegno, sicché i manufatti dell’epoca ebbero una chiara quanto incisiva impronta spagnola. A Napoli, sede di una delle Corti più sfarzose del XV secolo, troviamo i primi nuovi tagli dati al corallo: si parla di collane con elementi a forma di «lenticchia» e di «fette di melone », vere originalità emergenti dalla secolare tipologia di tale ornamento. Nel ’400 si trova per la prima volta il corallo nell’arte figurativa; non si pensi pero alle sculture o all’incisione del cespo perché l’impiego era limitato a sostenere, quale albero o croce, preziose figure mitologiche, allegoriche o sacre, o a fungere da zampe e corna di animali fatti con oro e argento.
Comunque, la storia dice che questo primo impiego «artistico» del cormo (1471) va al senese Gabriello d’Antonio e l’opera assunse la denominazione di «Albero di Lucignano» o «Albero della Croce». L’idea, naturalmente, dette lo spunto agli orafi di tutta Europa, i quali realizzarono magnifici lavori generalmente commissionati loro dalle varie Corti e Signorie. Si distinguevano gli orafi di Norimberga, favoriti nella loro attività da una Compagnia italo- tedesca costituitasi a 1’Aquila fin dal 1441.

NELLA FOTO A LATO: UN CAMMEO A BRACCIALE

A mano a mano che ci si avvicina al ’500 si hanno i primi accenni di «scultura» di corallo. Il Tescione ne riferisce alcune: un ramo inciso a serpente, un cane, un S. Michele, cammei riproducenti Cesare, S. Giovanni o teste del Bambino.
Nel 1400-1500 la trasformazione dei cespi, diffusissima anche a Marsiglia, continuava ad essere praticata a Napoli, Trapani e Genova. L’attività nel suo insieme era molto intensa e nel solo Regno di Sicilia, dove affluiva pure corallo pescato a Taranto, gli addetti al taglio, arrotondatura e pulitura superavano i 500.
Oltre ai soliti «paternostri» si producevano le olivette e non solo a Napoli e a Trapani, ma anche a Genova; fu in tali due ultime città che la produzione divenne più qualificata e diversificata. A Trapani la trasformazione si accentrava quasi del tutto nelle mani degli ebrei, per cui, quando questi con editto dei Re Cattolici Isabella e Ferdinando d’Aragona furono espulsi dall’isola (1492), 1’attività si paralizzò quasi. Poi, dopo alcuni anni, un banchiere (Gian Battista Fardella) per ripristinare quella lavorazione tanto importante per 1’economia di Trapani, indusse alcuni ebrei alla conversione e, quindi, a riprendere il loro posto in città. Dal ’500 e per un paio di secoli, questo centro divenne il punto di riferimento di tutto quanto relativo al corallo; i maestri «curaddari», le cui 25 botteghe erano tutte accentrate in un’unica strada, pur dedicandosi alla sempre prevalente produzione dei grani e delle olivette, eseguivano le prime incisioni che furono anche di carattere sacro.

NELLA FOTO A LATO: UNA FASE DELLA LAVORAZIONE

Risalgono, infatti, alla prima meta del XVI secolo gli inizi della lavorazione artistica trapanese, dovuta, pare, al «grande siciliano che rese estatico il mondo tutto». Chi fosse questo «grande siciliano» non si sa con precisione; secondo alcuni potrebbe essere stato Antonio Ciminello, incisore famoso, al quale tra le altre invenzioni va attribuita quella di «sottoporre il corallo all’artificioso lavoro di bulino». Intanto la bravura dei trapanesi era ormai in discussa e affermata; nel Mediterraneo erano gli "scultori" per antonomasia e a Barcellona godevano di privilegi del tutto eccezionali.
Ogni città che praticasse la lavorazione, o che volesse iniziarla, prima o poi attinse a questo vivaio umano: Amalfi aveva bisogno dei trapanesi se voleva smerciare in Oriente anche corallo lavorato; la Signoria de' Medici chiamo a Firenze incisori dalla Sicilia per i suoi tesori; Napoli aveva già qualche corallaro di Trapani con bottega propria e poi nel '700 per il "laboratorio delle Pietre Dure" volle Laudicina, il migliore incisore siciliano. Benché il Podestà dica che furono due genovesi, Boccardo e Lastrego, a introdurre nel '600 1'arte in Livorno altri autori, sostengono che la lavorazione vi fu importata (1602) da corallari ebrei espulsi dalla Spagna da una crociata antiaraba ed antisemitica. Il perché della scelta labronica va ricercata nelle favorevoli esenzioni fiscali, già previste dagli statuti medicei (1575) e dalle successive leggi (dette "livornine") offerte a chi voleva iniziare nella città toscana una nuova attività.

NELLA FOTO A LATO: ANCORA UNA FASE DI LAVORAZIONE

Tale attività col passare del tempo divenne quella primaria per Livorno. Dal primo laboratorio del 1602 si passa a ventidue nel 1699, tutti appartenenti ad ebrei e che davano lavoro a migliaia di persone. Il '700 e il secolo del trionfo del corallo, sempre in mani ebraiche, sia nella lavorazione che nel commercio: i nomi Franco, Suarez, Attias, Santoponte, Chayes e tanti altri ne sono testimoni. La lavorazione era prevalentemente in mani femminili e prerogativa delle corallaie era di avere "occhio fine e svelta di mano". E queste mani produssero nel 1740, per la prima volta, le "olivette" e le "gocce" del corallo. Naturalmente anche Livorno nel corso degli oltre tre secoli di attività ha vissuto alti e bassi, ma risulta inusuale che proprio nel ben mezzo di una crisi (1865) nasce il Laboratorio dei fratelli Lazzara: il perché lo abbiamo trovato in uno scritto, "... c'è sempre qualche imprenditore che crede nel corallo!" Questo Laboratorio ebbe grande successo e nel 1905 era il maggior produttore con oltre 1000 operaie. Rimarrà attivo per mezzo secolo ancora, poi nel 1957 chiude: e con sé porta via l'attività corallina di Livorno.
Ora, facendo un passo indietro riprendiamo l'argomento sulla città siciliana. La fama di Trapani fu favorita anche da un particolare impiego dei cormi rossi: incrostazioni di piccoli manufatti destinati all'ornamento di arredi sacri e domestici, i cui primi segni si ebbero a meta del '500. Della scultura la Sicilia era ormai padrona e al 1570 risale una realizzazione nella quale si suole ravvisare l'apoteosi della sua arte: la "Montagna di Corallo" donata dal Viceré di Sicilia a Filippo Il, Re di Spagna.

TESTO DI TORREOMNIA

FILMATI SUL CORALLO GIRATI A TORRE DEL GRECO DAL COLLABORATORE DI TORREOMNIA GIUSEPPE D'URZO




Lavorazione cammei corallo Torre del Greco


Istituto D'Arte per la lavorazione cammei e corallo Torre del Greco

In Torreomnia:
www.torreomnia.it/corallarte\corallart.htm


ID: 6629  Intervento da: luca merlino  - Email: luigi.merlino@fastwebnet.it  - Data: martedì 24 luglio 2007 Ore: 13:34

IL corallo e ancora lavorato a mano solo da alcuni anni sono entrate nei laboratori alcune macchine che facilitano la lavorazione,ma cmq la maggior parte della lavorazione viene fatta manualmente.La piazza del valore del corallo rimane e rimarrà sempre Torre Del Greco

ID: 6628  Intervento da: luca merlino  - Email: luigi.merlino@fastwebnet.it  - Data: martedì 24 luglio 2007 Ore: 13:30

Vorrei precisare che l'uomo che "aggarba" (rende il pezzo di corallo in una forma piu adeguata) è VINCENZO DEL PEZZO, vedi il mio sito:

www.cobracoral.it


Luca Merlino
della redazione


ID: 6626  Intervento da: Veronica Mari  - Email: veronicamari@libero.it  - Data: lunedì 23 luglio 2007 Ore: 23:09


ALCUNE SEZIONI DI TORREOMNIA SULL'ORO ROSSO:

L'ORO ROSSO DI TORRE per gentile concessione
www.torreomnia.it/corallarte/flavio_russo/set_fra_ororosso.htm

STORIA DEL CORALLO per gentile concessione
www.torreomnia.it/corallarte/menu_dito_umano/set_frame_sto_corallo.htm

TORRE E IL CORALLO per gentile concessione
www.torreomnia.it/corallarte/menu_dito_umano/set_frame_torre_corallo.htm

PESCATORI DI CORALLO per gentile concessione
www.torreomnia.it/storia/pescatori_argenziano/set_fra_pescatori%20.htm

CORALLO E CORALLINE per gentile concessione
www.torreomnia.it/corallarte/corallo_boccia/set_fra_corallo_boccia.htm

MOSTRE COLLETTIVE per gentile concessione

www.torreomnia.it/biennale1999/artisti_%20torr_compil.htm

www.torreomnia.it/pittori_scultori/mostra2004/copertina_2004.htm

www.torreomnia.it/Pittori_scultori/mostra2000/pittori_%20torresi.htm

www.torreomnia.it/pittori_scultori/mostra2002/copertina.htm

www.torreomnia.it/pittori_scultori/mostra2003/copertina.htm

www.torreomnia.it/pittori_scultori/mostra2004/copertina_2004.htm

www.torreomnia.it/Pittori_scultori/banca_yemen/copertina.htm

www.torreomnia.it/corallarte/banca_corallo2004/set_fra_banca2004.htm

www.torreomnia.it/corallarte/banca_corallo2006/set_fra_banca2006.htm

GIOVANNI APA per gentile concessione
www.torreomnia.it/corallarte/menu_dito_umano/set_frame_apa.htm

AUCELLA per gentile concessione
www.torreomnia.it/corallarte/menu_dito_umano/set_frame_aucella.htm

I BORBONICI per gentile concessione
www.torreomnia.it/corallarte/menu_dito_umano/set_fra_borbonici.htm

DEL GATTO per gentile concessione
www.torreomnia.it/corallarte/menu_dito_umano/set_frame_delgatto.htm

DI LUCA per gentile concessione
www.torreomnia.it/corallarte/menu_dito_umano/set_frame_diluca.htm

CAMMEI per gentile concessione
www.torreomnia.it/corallarte/menu_dito_umano/set_frame_cammei.htm

LIVERINO per gentile concessione
www.torreomnia.it/corallarte/menu_dito_umano/set_frame_liverino.htm

I DIVI DELLA GLITTICA per gentile concessione
www.torreomnia.it/corallarte/menu_dito_umano/set_frame_divi.htm

BIAGIO PISCOPO per gentile concessione
www.torreomnia.it/corallarte/menu_dito_umano/set_fra_piscopo.htm


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