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Argomento presente: « INNOVAZIONI NEL FORUM »
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ID: 6548  Discussione: INNOVAZIONI NEL FORUM

Autore: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Scritto o aggiornato: giovedì 21 febbraio 2008 Ore: 23:15


































































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Salvatore De Luca della redazione



C'E UNA PAGINA DI SMILES SUPPLEMENTARE DA DOVE BASTA COPIARE IL CODICE E METTERLO NEL BOX SCRITTURA MESSAGGI DOVE SI VUOLE:
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ID: 6556  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: martedì 17 luglio 2007 Ore: 22:18

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ID: 6549  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: martedì 17 luglio 2007 Ore: 16:40

ESEMPIO DI INSERIMENTO IMMAGINI

La carriera è fulminante. Sbarcato a Manhattan, il giovane inizia a lavorare come cameriere al Rainbow Room, uno dei locali storici più conosciuti, situato nel Rockefeller Center. Nel marzo del ‘64, Tony è già maitre di sala e, quattro anni dopo, direttore del ristorante. Passano dieci anni e ne rileva addirittura la proprietà. Trasforma le sale al 65° piano in un posto leggendario, ripristina una splendida dance room e apre un night che ospita i maggiori jazzisti americani. Nel 1986 apre un secondo locale, il "Palio", e due anni dopo il "San Domenico", considerato oggi il vessillo del Tony May Group. Ma non è finita: nel 1997 inaugura nelle Twin Towers due altri ristoranti: il "Gemelli" e il "PastaBreak" per la clientela indaffarata del Financial District di New York. Entrambi andranno poi distrutti l´11 settembre del 2001 con il tragico crollo delle Twin Towers. Fortunatamente, tutti i dipendenti furono evacuati sani e salvi. May si prodigò senza sosta per aiutare le squadre di soccorso con i rifornimenti di cibo. Un nuovo "PastaBreak" è stato poi aperto un anno dopo nell´E-Walk, in Times Square, nell´ottobre del 2002.
Sicuramente c´è tanto lavoro dietro il successo del ristoratore napoletano.
«Gli italiani in cucina mi danno qualcosa che gli americani non hanno, o hanno solo in pochi – spiega Tony – la propensione e l´educazione naturale al gusto: un piatto fatto da un italiano e assaggiato da un italiano mentre lo prepara, è diverso da uno fatto da un americano anche bravo, perché no, ma non educato naturalmente al gusto come solo un italiano può esserlo. Comunque, scegliere il miglior personale possibile per il proprio ristorante è sicuramente uno dei segreti del successo. Oltre al duro lavoro…».
L´espressione si fa più seria e pensosa solo quando Tony parla dell´Italia come del paese dove non andrebbe a lavorare. «Troppa burocrazia, troppe leggi fatte più per imbrigliare che per regolare, e poi una tassazione non uguale per tutti e spesso evasa. Anche negli Usa abbiamo regole e leggi, ma sono chiare, precise e valgono per tutti, non vi sono scorciatoie e vie di mezzo. Puoi chiamarti Rockefeller o Bush, qui se non paghi le tasse vai in galera. In America il successo dipende dal tuo lavoro e dalla tua onestà, senza tutte le contraddizioni che invece vi sono in Italia…».
Alla destra di May, siede la figlia Marisa. Lei ha iniziato facendo la gavetta giovanissima, come tuttofare nei ristoranti di famiglia per pagarsi il viaggio estivo in Italia, e passando per la cucina dove ogni mattina alle sei aiutava alla preparazione del pane. Oggi è general manager. Alla gestione altamente professionale del padre, Marisa ha aggiunto un tocco di femminilità: è lei che riceve i clienti in sala con un sorriso e una giovialità naturale. Marisa si è laureata alla New York University ed è una grande appassionata di teatro musicale e di musical. Ha anche curato il rinnovo dei locali e dello stile, rendendo il "San Domenico" più accattivante.

«I nostri clienti vengono qui per mangiar bene – aggiunge Tony – e noi offriamo loro la migliore cucina italiana, mi permetta di dire: la vera cucina italiana. Non italo-americana come spesso facevano altri connazionali che purtroppo non avevano la possibilità, come noi oggi, di far arrivare dall´Italia i prodotti di uso quotidiano: farine, pasta, olio extravergine di oliva, frutti di bosco, verdure fresche, certi tipi di carni e formaggi. I clienti vogliono mangiare bene ma anche sentirsi come a casa. Ho clienti che mi seguono da decenni e che posso considerare ormai come degli amici». Ogni mattina alle sette, in questo angolo del Central Park, si prepara il pane, si fa la pasta a mano, si preparano i dolci e le creme. Tutto sotto la supervisione di Odette Fada, pilastro portante del "San Domenico".

Parlando degli italiani, May smentisce lo stereotipo del napoletano poco professionale e scarsamente propenso al lavoro. Per lui «genialità, estro, originalità sono qualità innate del carattere italico, insieme a un forte accento individualistico, perché se insieme agli altri e come gruppo spesso non funzioniamo, come individui siamo capaci di qualsiasi impresa e lavoro».
Mentre a New York proseguono i lavori per costruire la Freedom Tower che andrà a rimpiazzare le Twin Towers, Tony May sta già valutando la possibilità di due nuovi ristoranti. Il proprietario della nuova torre, Larry Silverstein, ogni volta che viene a cena da May lo invita a ritornare lì con i suoi ristoranti. Perché sa che quest´uomo partito da Torre del Greco ha lavorato sodo per diventare il migliore nel suo campo e ce l´ha fatta: il "San Domenico", secondo la Food & Wine, è tra i 25 migliori ristoranti in America, e "Wine Spectator" e "Usa Today" l´hanno proclamato tra i 10 migliori ristoranti italiani degli Usa. Ma il Tony che incontriamo nel suo ristorante preferisce parlare della promozione della cultura gastronomica italiana, della sua scuola di cucina, piuttosto che dei suoi successi personali. Confessa però che padre e figlia vanno in Italia più volte l´anno per incontrare i fornitori, confrontarsi con colleghi e amici, e selezionare le materie prime per la loro cucina.
Il "San Domenico" fu aperto nel giugno del 1988: a un mese dall´inaugurazione il "New York Times" gli assegnò le "tre stelle", riconoscimento mai dato prima a un ristorante italiano. Nello stesso anno la rivista "Exquire Magazine" lo definì "the best of the year", il miglior ristorante italiano in Usa. Fare sosta oggi in questo tempio di classe e raffinatezza significa aggiungere una tappa significativa a chi visita New York. La luce soffusa, i pavimenti in cotto fiorentino, le sedie in pelle e il servizio impeccabile fanno di questo locale a Manhattan uno dei più eleganti della città, in cui si gusta cibo italiano ai massimi livelli.
Tony May oggi viene descritto come l´uomo che più ha fatto per la valorizzazione all´estero del nostro patrimonio culinario. Una sorta di ambasciatore, e non solo negli Stati Uniti d´America. È la figura che più si identifica, oltre confine, con la cucina italiana di qualità. L´ex emigrante torrese ha fatto sì che i piatti portentosi delle nostre tante tradizioni venissero apprezzati nella loro versione migliore, ghiotta e fedele, da una schiera composita di avventori internazionali. «Sta provocando una rivoluzione: gli italiani scavalcano i francesi nel mondo della Haute Cuisine», scrisse qualche anno fa l´"Economist". Apostolo rigoroso del messaggio gastronomico del Belpaese, il ristoratore più famoso d´America ha ricevuto premi e onorificenze di ogni tipo, ma ha anche intrapreso iniziative didattiche, culturali e umanitarie spingendo tantissimi addetti ai lavori e appassionati a partecipare alle molteplici iniziative da lui indette.
Tutte le cucine tipiche del mondo sono rappresentate e radicate a Manhattan, dove si vede gente mangiare a ogni ora, e cuochi e camerieri lavorare e correre quasi come Charlot nel film "Tempi moderni".
Il "San Domenico", dove la ricerca del gusto e dell´eccellenza sono di casa, è uno dei pochi locali che in tutto il mondo hanno ricevuto l´insegna di Ristorante Italiano dal presidente della Repubblica. "Don´t miss this exciting opportunity to meet one of New York´s finest culinary artists" (Non perdete l´eccitante occasione di incontrare uno dei migliori artisti culinari di New York), ha scritto un giornale americano il mese scorso, riferendosi a Tony May.
Il sogno americano di Antonio Magliulo si è realizzato: ha insegnato a due generazioni di personale lo stile e la grazia e ha fatto conoscere a migliaia di clienti la fantasia, la genuinità e la freschezza che contraddistinguono la cucina regionale italiana.

FINE ESEMPIO


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