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Argomento presente: « Faccia la carità, Cardinale! »
ID: 6104  Discussione: Faccia la carità, Cardinale!

Autore: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Scritto o aggiornato: domenica 24 giugno 2007 Ore: 22:37

ASSOCIAZIONE DI CULTURA E MEDICINA L'INFINITO- NAPOLI

A S.S. Papa Benedetto XVI
CITTA’ DEL VATICANO

A SUA EMINENZA
IL CARDINALE
CRESCENZIO SEPE
PIAZZA DONNAREGINA
NAPOLI

AL SINDACO DELLA CITTA’ DI NAPOLI
On. ROSA RUSSO IERVOLINO

L’Arciconfraternita di Santa Maria La Nova a Napoli non è più agibile.
L’ambulatorio medico, che distribuiva indumenti, farmaci e cibo ai poveri
napoletani, agli extracomunitari e a chi vive e dorme sulle panchine.
Volontari medici, infermieri e buone persone gareggiano per aiutare i sofferenti.

Chiediamo un’altra chiesetta o un’arciconfraternita, chiusa al culto,
che graviti possibilmente su piazza Dante. A Napoli tutto muore, il cattivo alligna.
Aspettiamo dal Paradiso un angelo che ci risponda e ci dia una mano!

Dott. Francesco Penza
Via Carlo de Marco, 21 B-Napoli



 
 

ID: 6141  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.it  - Data: domenica 24 giugno 2007 Ore: 13:20

La povertà è uno stato d'animo contingente
La ricchezza altrettanto
Il potere parimenti

La carità è la più grande "invenzione" emotiva proiettiva contro l'assenza salvifica post-mortale.
Ma rimane il più grande gesto d'amore nel concetto cristiano di fratellanza umana. La carità va espletata. Più è senza movente e più è nobile perché disinteressata.

L'uomo è un portatore di questi prestiti che la vita gli offre.

L'uomo e caduco, debole, irrimediabilmente mortale.

Non c'è differenza sostanziale tra ricco e povero, colto o ignorante, potente e debole.

Il sole, la salute e l'amore sono indulgenti per tutti.

Il segreto della felicità sta nell'accontentarsi.

La variazione vera tra un uomo e l'altro sta in quei 5, 10, 15, 20 anni che un uomo vive in meno o in più rispetto ad un altro, trascorsi in salute o in malattia prima della finibilità. Tutto il resto è temporaneo, marginale, quasi insignificante rispetto al concetto esistenza in se.

La vera giustizia divina è l'impotenza universale dell'uomo verso le probabili malattie e l'inevitabile finibilità.

Luigi Mari




ID: 6126  Intervento da: Mario Fusco  - Email: fuscotono2@virgilio.it  - Data: sabato 23 giugno 2007 Ore: 19:25

Mio caro dott. Penza,
Ha voglia di chiedere pietà per la povera gente. I tre cavalli trainanti del potere odierno non si lasciano impietosire.
Le sue parole suonano solo come "chiuppe ccchùppe e paperacchiò". .
I poveri saranno sempre piuù poveri e i ricchi più ricchi. Corsi e ricorsi della storia. Le lotte operaie, il sangue, le ideologie vengono fagocitate dalla sindrome da potere irreversibile.
No la voglio scoraggiare, ma non speri più neppure nei "Santi". Mario.


ID: 6105  Intervento da: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Data: venerdì 22 giugno 2007 Ore: 11:37

Fare la carità sembra che impoverisca le persone, sì, ma di qualche soldo, di qualche sacrificio, ma ne arricchisce sensibilmente lo spirito. Una nuova pace, una nuova luce pervade chi fa volontariato o comunque semplicemente si prodiga per gli altri che hanno bisogno persino delle prime necessità. Triste è chi vive di se, per se, e con se e sente queste parole come fastidiosa retorica.
Luigi Mari

«Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia,
non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità.
Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine.

(...) Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità! »

(Paolo di Tarso, Prima lettera ai Corinti)


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