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Argomento presente: « Itinerari Torresi di Raimondo » | |||||
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ID: 6062 Intervento
da:
la redazione
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info@torreomnia.it
- Data:
lunedì 18 giugno 2007 Ore: 13:10
Tu… bi o non tu… bi "Perché quei tubi al Castello Baronale?" di Domenico Borriello Tu… bi o non tu… bi. Questo è il dilemma che mi sorge in questi giorni. Il "Castello Baronale" di Torre del Greco, che finalmente stanno restaurando, è pieno di tubi. Tubi sulla facciata principale, tubi sul versante di via Barbacane ed un bel tubo su quel lato tanto caratteristico ed unico che si affaccia a mare, proprio sotto il colonnato. Bisogna comunque precisare che trattasi di "tubi" di rame, suppongo, della migliore qualità, e la cui funzione precipua è quella di smaltire a terra, solitamente in appositi pozzetti, l'acqua piovana. Ma come mai un "ex castello" che conta tanti secoli è circondato da così tanti tubi, mai presenti in passato? Eppure a breve distanza il nobile "Palazzo Vallelonga", tanto per citare un esempio, costruito in epoca successiva, sulla facciata principale non presenta alcun tubo! Ma non è finita qui, il tanto atteso "restauro" del nostro storico "castello" sembra che abbia causato anche la "rottura del timpano". Per "timpano" intendiamo quel triangolo posto sulla facciata principale e per rottura ci riferiamoalla rottura di stile che questo ha subito. È estremamente chiaro che il tetto del Castello è stato in qualche modo sollevato, comunque esso non parte dalla base del timpano (come dovrebbe) bensì quasi dalla sua sommità. Il timpano così sembra sprofondare nel tetto. Certamente non ricordo bene, sicuramente mi sbaglio, eppure qualcosa non va. Oggi esistono tanti vincoli che vanno rispettati. Certo non ho alcun titolo e competenza per giudicare, ma posso comunque osservare che nei recenti e numerosi restauri dei palazzi storici della vicina Ercolano non vedo alcun "tubo" né scorgo alcuna "rottura" di stile. Domenico Borriello Vedi www.torreomnia.com/attualita/itinerari_torresi/set_fra_itinerari.htm |
ID: 6045 Intervento
da:
la redazione
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info@torreomnia.it
- Data:
domenica 17 giugno 2007 Ore: 21:11
I LIBRI Itinerari torresi e cronistoria del Vesuvio EDIZIONE «LA TORRE» Napoli, dicembre 1973 Nel libro sono raccolti e illustrati gli «Itinerati» di Raffaele Raimondo pubblicati da «La Torre» il vecchio periodico da me diretto -: I quartieri, le strade, i vicoli. Le campane, i suoni, le voci. «Cantine» e vecchi caffè. I pescatori di corallo. I baroni e i loro tempi. La festa dei Quattro Altari. Usanze, fatti e figure, nonché la Cronologia delle eruzioni vesuviane. Salvatore Accardo Itinerari torresi e cronistoria del Vesuvio (II edizione riveduta ed ampliata) EDIZIONE «LA TORRE» Napoli, dicembre 1977 L'opera di Raffaele Raimondo, è doveroso dirlo, non è la semplice ristampa della precedente, perché il testo intero è stato riveduto ed ampliato. Infatti vi sono inseriti l'argomento «La Torre dei nostri nonni» - che comprende il periodo dal 1865 al 1899 - ed altri capitoli che trattano delle «sei» domeniche di quaresima a Torre del Greco ed ancora vi sono stati aggiunti altri «itinerari» che ci fanno conoscere riti ed usanze che sono per scomparire o che sono scomparsi per sempre. Salvatore Accardo Itinerari torresi e cronistoria del Vesuvio (III edizione) Ercolano, giugno 1994 Ventuno anni dalla prima e diciassette dalla seconda separano questa edizione degli «Itinerari Torresi» di Raffaele Raimondo. Per entrambe le edizioni furono stampate meno di tremila copie. Troppo poche per un libro che, pur essendo «particolare» in quanto tratta di argomenti «locali», si rivolge ad una platea abbastanza vasta. Ed in effetti si è fatta richiesta da parte di concittadini, che avevano avuto la possibilità di leggerlo, perché da tempo introvabile nelle librerie, di una nuova edizione. Francesco Raimondo Uomini e fatti dell'antica Torre del Greco Ricerche e collegamenti storici Opera postuma Mi ero proposto, nel mentre procedevo nello studio e nella cura della edizione del presente libro, di invitare questa o quella persona a stenderne la prefazione. Scelta veramente difficile perché a molti avrei potuto rivolgermi! alla fine, anche per non incomodare alcuno, ho riflettuto che, essendone stato spettatore della nascita e della crescita quasi quotidianamente, avrei potuto io stesso dare al cortese lettore quelle indicazioni che meglio chiarissero, ove ve ne fosse bisogno, le intime motivazioni che avevano mosso l'anima e l'intelletto di chi quelle pagine aveva scritto. Francesco Raimondo |
ID: 6042 Intervento
da:
la redazione
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info@torreomnia.it
- Data:
domenica 17 giugno 2007 Ore: 20:33
«Itinerari torresi» «è un incandescente tuffo nel passato ... è un soffio di poesia» «LA TORRE» con la pubblicazione degli ITINERARI TORRESI di Raimondo ha acquistato un altro titolo di merito presso la nostra cittadinanza; le ha fatto un duplice dono: una edizione chiara e pregevole per veste tipografica e per dovizia di illustrazioni ed un'opera che è uno scrigno ricolmo di sentimenti e passione, di minuziose ricerche ed accurate indagini, di notevoli osservazioni ed argute battute. E merito ed elogio spettano all'autore che ha offerto ai concittadini, vicini e lontani, la possibilità di vivere quasi in estasi la vita lontana degli avi traendone esempi di semplicità di costumi e parsimonia di svaghi, di rettitudine ed operosità nonché ragione di orgoglio e motivo di fiducia nell'avvenire. «Itinerari Torresi» - a mio giudizio - non è né vuole essere, sebbene documentato fin nel più piccolo dettaglio, un testo di storia cittadina, ma è certamente un caleidoscopio in cui riappaiono e s'illuminano figure e cose antiche inghiottite dalla marea del tempo e figure e cose più o meno recenti relegate nella nebbia dell'oblio dalla tumultosa vita odierna che brucia tappe, non conosce soste serene e sacrifica anni verdi, e talvolta cuore e mente, nel rogo dell'ansioso raggiungimento di mete ingannevoli e fugaci. Questo libro di Raimondo è per gli anziani torresi, specie per i nati tra fine ottocento e principio novecento, un incandescente tuffo nel passato che, scacciando la nostalgia, li riporta nell'infanzia e nella prima giovinezza tra i giardini e le fontane degli Altari, tra le sonate e i valzer spioventi dai pianoforti dei salotti, tra le serenate di chitarre e mandolini di allegre brigate, tra le note insistenti di pianini soffermati davanti ai saloni dei barbieri, tra l'odore di resina dei grossi tronchi di pini tagliati a mano da segatori a torso nudo; in un delizioso girovagare per le strade cittadine essi si imbattono nel venditore ambulante di lupini o in quello di petrolio, nel mattiniero venditore ambulante di castagne lesse o in quello serotino di castagne arrosto, o nel lampionaio che con la lunga canna va ad accendere o a spegnere i fanali a gas. Per i giovani questo libro è una gustosa proiezione retrospettiva la quale, oltre a far loro assaporare tanti beni dileguati, li invita ad un confronto tra il passato ed il presente per una consapevole selezione onde assimilare quanto di buono vi era allora e quanto di buono vi è oggi al fine di vivificare ideali e di spiritualizzare la vita. Per gli uni e gli altri il libro di Raimondo è un soffio di poesia che reca ad ondate voci di venditori nella loro genuina espressione dialettale, voci di strade e località nelle efficaci denominazioni popolari, voci incisive e caratterizzanti di soprannomi, voci gaie e tristi di campane lontane e vicine sovrastante tutte dalla gran voce del campanone di Santa Croce che eleva nel cielo l'anima ed il cuore del popolo torrese. Alfonso Brancaccio www.torreomnia.com/attualita/itinerari_torresi/SOLIDSCR5.HTML |
ID: 6040 Intervento
da:
Luigi Mari
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- Data:
domenica 17 giugno 2007 Ore: 15:58
Alla mia città O patria, non vedo le mure e gli archi e le colonne e i simulacri e l'erme torri degli avi nostri. Vedo invece le traci le casseforme, il ferro, di esso carchi i solai, il cemento non è inerme, non vedo più il sole ma pilastri. Ohimé, quante brutture che tenebre, che buio, qual ti veggio mai più formosa donna! Io chiedo al cielo e al mondo: - Dite! dite! Chi la ridusse a tale? E questo è peggio con la complicità dei «difensori», spartitesi le zone, senza velo di pudor, senza rimpianto vedonti nascondere la faccia tra le ginocchia. E piangi. Piangi che ben hai donde, Torre mia, non t'hanno risparmiata di terra una zolletta né una via. Se fossero gli occhi tuoi due fonti vive mai non potrebbe il pianto adeguarsi al tuo danno ed allo scorno; ché fosti, in tempi non lontani, bella. Tu dormi come un ghiro e non rimembri, il tuo passato vanto, quell'acqua del Dragon, sì, quella polla. Perchè, perchè, la vollero dispersa? Mentre a Resina, intelligentemente è l'acqua di «SanCiro». Chi ti tradì? Qual arte o qual fatica o qual tanta possanza valse a spogliarti con le mani di tutti? Come cadesti o quando da tanta altezza in così basso loco? Son figli tuoi, oppur son farabutti? Nessun di essi, o Torre, ti difende: affacendati a far danaro a sacchi ostentan con superbia e con orgoglio l'unica virtù loro: il portafogli. Raffaele Raimondo (su licenza pietosa di Giacomo Leopardi) www.torreomnia.com/attualita/itinerari_torresi/set_fra_itinerari.htm |
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