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Argomento presente: « I CORSIVI DI PENZA »
ID: 5880  Discussione: I CORSIVI DI PENZA

Autore: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Scritto o aggiornato: sabato 9 giugno 2007 Ore: 09:46

Alla Picagallery “Organismi Astratti” una visione del reale colorata dalle forme di un maestro.

L’ESPLOSIONE DELLA MATERIA DI BARISANI

Le linee geometriche definite e l’esplosione del colore definiscono gli Organismi Astratti di Renato Barisani – classe 1918 – interprete delle esigenze di rinnovamento dell’arte partenopea. Ha accompagnato la città nell’immediato dopoguerra, verso la scoperta delle tendenze artistiche d’avanguardia, fondando insieme a De Fusco, Tatafiore e Venditti il “Gruppo Napoletano di Arte Concreta”.
Ha abbellito Napoli con alcune sue opere – la scultura in acciaio verniciato posta all’ingresso del Castel dell’Ovo e i mosaici in via Salvator Rosa – donati pochi anni fa. Nel corso di più di mezzo secolo Barisani ha aderito ai principi ispiratori di diversi movimenti – l’informale, il new dada, il neocostruttivista – approdando infine al periodo di astrazione organica. “Mi sono accorto – dice Barisani – che a partire dagli anni ottanta ho iniziato a far confluire spontaneamente i diversi influssi assorbiti nel tempo. Nelle mie opere attuali c’è quindi il progetto, ma anche l’improvvisazione, la materia e il colore, tutto fuso insieme”. Appartengono a quest’ultima fase le opere contenute nella personale Organismi Astratti inaugurata presso gli spazi della Picagallery. Sedici quadri, realizzati nel corso degli ultimi quindici anni, testimoniano la necessità di uno sguardo meno astratto e separato dalla realtà ma lontano dalle forme tradizionali. Una risposta nelle geometrie e nei colori per evocare, ad esempio, la personale visione di fatti naturali, così come raffigurato nelle opere Deserto, Burrasca o Tempesta, che diventano in questo modo Organismi Astratti. La mostra è visitabile fino al 15 giugno in via Vetriera angolo via dei Mille a Napoli.

Vorrei che si visitasse la mostra del maestro Barisani, del quale Cuciniello, Borriello ed io siamo stati allievi negli anni ’60. Alla sua età il suo messaggio è ancora valido ed attuale, malgrado l’arte di regime che imperversa su Napoli.

Dott. Franco Penza

 
 

ID: 5913  Intervento da: Vito D'Adamo  - Email: Viad37@online.de  - Data: venerdì 8 giugno 2007 Ore: 11:33

Caro Penza,
permetti che ti dedichi una mia "non poesia" in riferimento ai tuoi scritti sui travagli d'amore.
Lieto dell'incontro e con l'augurio di ritrovarci spesso in questo Forum, fraternamente ti saluta Nonnovito.

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NAUFRAGIO

Spumeggia il mare alla risacca,
livella sulla sabbia il nostro andare...

..ma, travolta dall’onda,
non resse la barchetta,
fatta
con una lettera d’amore.



ID: 5905  Intervento da: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Data: giovedì 7 giugno 2007 Ore: 20:05

LA TERAPIA

Dopo una lunga tregua con qualche palpito soltanto fuori regola, improvvisamente il fragore dell’esplosione. La monogamia rigorosamente accettata va a farsi benedire. Per un rapporto a rotoli qual è la soluzione? Cerchi altrove ciò che manca in casa. E’ la via più antica del mondo, sempre nuova ed esaltante.
La separata in casa corteggiava asfissiantemente da circa nove mesi. A luglio nel bosco fallisce l’impresa ed è distrutta una camicia e le ortiche gonfiano le gambe con pomfi da ricovero ospedaliero. Ma sul tavolo delle udienze conventuali è assalito e violentato più volte. Poi nella sua abitazione, a casa del figlio in ricostruzione con mestizia i pantaloni sporchi di calce. A settembre il taglio. Piove a dirotto dentro e fuori.
Comincia un’altra storia già nell’aria ma per tensioni ambientali non resa bene, sebbene si sfiori la circolarità. E non è facile, credetemi. Dopo molti tentativi di trovare una soluzione, si decide per il tutto o il niente, con fare tipico degli schizoidi. La situazione diventa insostenibile, le telefonate anonime generano pulsioni incontrollate, la moglie pretende un rapporto leale.
A dicembre rincontra la ragazza, dopo venti anni, dal 1969, quando si conobbero per caso nella campagna vesuviana. Nove mesi d’amore, ma s’infiltrarono fratelli e sorelle e tutto saltò in aria come fuochi d’artificio. Lei continuò a cercare Lui, ma non riuscì nell’intento e sei anni dopo sposò l’uomo che non amava. Pochi anni di botte da orbi. Poi la separazione con due figli. Lui non la cercò e dopo otto anni Marina lo condusse all’altare.
Si rivedono dopo venti anni: lei avvenente e affascinante, lui capelli sale e pepe. Conversazioni culturali, ricordo di due madri folli che gestivano a piacimento i figli, dolorose rimembranze. Gli anni in ogni caso nel bene e nel male passano. I tre, in altre parole i sei del maledetto incastro sono in precarie condizioni.
I disegni superiori, che sono al di là del terreno, non si conoscono.
Oggi i due hanno ricominciato un dialogo più intenso. A dispetto degli invidiosi, che popolano il mondo, in un’afosa giornata d’estate, sul litorale romagnolo, lontani dal quotidiano, hanno scoperto la distruzione di 7305 giorni della loro vita. La gioia, l’attesa, l’esaltazione sono indescrivibili. Scoppia un vulcano. Il sudore, misto a pianto e a felicità bagna e salda le nozze di sangue. Stare l’uno accanto all’altra, respirare la stessa aria, sentire i due cuori battere furiosamente, l’uomo e la donna che si sono desiderati da sempre, volano in cielo, senza condizionamenti sociali. Il risveglio riporta alla realtà, composta di lavoro monotono, di litigi e di assenze, di mogli, di mariti, di cognati, di suocere, di colleghi, di vicini di casa, di tecnica d’ipocrisia. Com’è dolce l’irreale reale.

Dott. Franco Penza


ID: 5895  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: mercoledì 6 giugno 2007 Ore: 20:41

FRANCO PENZA STORY

www.torreomnia.com/Testi/penza_story/template/Sel_Img_Mouse6.htm


ID: 5890  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: mercoledì 6 giugno 2007 Ore: 11:24

Mio caro amico Franco Penza,
è vero che sei fuori Torre da alcuni decenni, ma le tue radici sono Torre del Greco. Tu avevi a Torre ed hai a Napoli un grande pregio, quello di sventrarti, alla Henry Miller. Tu, in maniera inconsueta non "appari", ma "sei", senza remore e perbenismi di sorta. Non hai mai nascosto le ingiustizie, i torti subiti, le discriminazioni di un provincialismo gretto ed ipocrita del dopoguerra.
Oggi le cose vanno da male in peggio, sebbene la Tua famiglia abbia riscattato onori ed oneri e, giocoforza si è allineata alle convenzioni nella maniera più giusta ed onesta possibile facendo anche volontariato.
Quanti schiaffi ci vorrebbero oggi? Basta leggere il blob di Beppe Grillo e capire l'Italia in quale baratro di ipocrisia di sopraffazione e prevaricazione è caduta.
Fino ad un secolo fa si decapitava gente a Piazza Mercato a Napoli anche per il "giornalismo" di Eleonora Pimmentel De Fonseca. Il potere era manifesto e spietato, altro che Saddam Hussein.
Oggi il potere sta nelle lobbies, nelle multinazionali, ai vertici politici, ma tutto è ipocritamente camuffato e spesso tremendamente violento.

Luigi


ID: 5881  Intervento da: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Data: mercoledì 6 giugno 2007 Ore: 00:20

VILLA DELLE TERRAZZE (Vita vera)

Non ricordavo Villa delle Terrazze, che è inglobata nell’ex Convalescenziario Bottazzi.
Colleghi ed amici mi hanno chiesto la storia della villa e subito si è aperto un varco nella mia mente: io vi sono nato, dopo che mio padre e mia madre si erano incontrati e sposati nel nosocomio dove lavoravano. Per una manciata di carbone data ai poveri, per una multa non meritata, mio padre dette uno schiaffo all’economo e cominciò la peregrinazione della mia famiglia: Aviano, Greci, Savignano, fino al Convento degli Zoccolanti.

La signora del web master Mari, Rosaria, che giocava nel parco con Fiamma, figlia dell’economo, ha acceso la lampada dei miei ricordi. E la ringrazio.
Se qualcuno volesse approfondire l’argomento, può leggere “Una vita sbagliata?” su www.torreomnia.it. cap. II° di Italo Sarcone.
E per finire, chiedo dati storici sulla Villa e sull’ospedale.

Franco Penza

Dall’Antologia del giornale L’Infinito – 2002 - Vol. 2 - pag. 24: LO SCHIAFFO

Esistono persone che non andrebbero ricordate , ma per un gioco di sinapsi neuronali restano impresse per sempre nella mente. Come un amore, un dispiacere, un torto.
Gianni partì da Roma con l’idea di una carriera folgorante: Raggiunse Napoli, dove l’attendeva a braccia aperte Peppino, che avrebbe segnato la sua vita.
All’economo di bello aspetto fu presentata la futura moglie dal suo salariato, dal quale ebbe uno schiaffo per averlo multato per un’azione di carità. Egli redasse un rapporto, alla sede centrale, che mise fuori il dipendente. Il quale prese la via della sofferenza e la sua donna, con gli occhioni dal fascino strano, lo seguì, avendo anch’ella lasciato precedentemente il lavoro nello stesso istituto. Si aggrappò all’uomo, al quale mancava qualcosa che l’altro non intuì: i genitori l’affidarono ad una zia isterica, che lo rinchiuse in un collegio. Si dovette accontentare di ammirare i suoi genitori a cinema e a teatro, essendo due attori di Eduardo e di Fregoli. La moglie abbandonò l’economo, i figli non raggiunsero i fasti del padre, ispettore compartimentale di Napoli e Trieste e, dopo il pensionamento, in Sardegna a dirigere un istituto di assicurazioni, dove vive con il fantasma di quel ceffone estivo del 1942 e di quel rapporto spropositato, che dovette redigere inconsapevolmente. Nessuno lo potette aiutare. Prima che salisse sul treno, che lo condusse a Napoli, era tutto segnato! I quattro figli e gli otto nipotini tengono compagnia l’ex dipendente, fatalista e sereno. A te, amico del tuo destino, chi tiene compagnia? Sei stato solo uno strumento. Uomo senza volontà. Un valzer di nomi: Gianni, Peppino, Elena, Ida, travolti dall’esistenza inesorabilmente…Chi è più felice nel mondo? Un irregolare o un regolare?

Dott. Franco Penza


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