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Argomento presente: « Prodi: "Poveri vesuviani" »
ID: 5556  Discussione: Prodi: "Poveri vesuviani"

Autore: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Scritto o aggiornato: giovedì 18 gennaio 2007 Ore: 02:00

Prodi, Pannella e il Vesuvio

News del 20-01-2007

“Il rischio Vesuvio non mi fa dormire la notte” ha detto il premier Prodi al recente vertice di Caserta dopo l’inopportuno intervento di Marco Pannella.

Anzichè richiamare l’attenzione degli attuali governanti (si fa per dire) del nostro disgraziato paese sui “tanti problemi penosamente irrisolti di questa grande, generosa e travagliata città, rifiuti, centro storico, camorra, Napoli est e Bagnoli” (come ha denunciato il presidente Napolitano) il vecchio e stravagante leader radicale ha pensato male di sprecare i sette minuti del suo intervento per intrattenere i commensali su una sua vecchia fissazione: il Vesuvio.

Ha detto che un milione di persone (in realtà sono la metà), insediatesi alle sue falde, corrono il rischio di essere spazzate via quando il vulcano si sveglierà e che lui e i suoi mentori tecnici hanno un piano per salvarle. Non lo ha esposto ma non dovrebbe essere diverso da quello che l’assessore regionale Marco Di Lello ha fatto approvare dalla Giunta Regionale nel 2003.

Un regalo di 25mila euro a 200mila persone disposte a lasciare le abitazioni e le attività lavorative a Torre Annunziata, Ercolano, Portici, San Sebastiano al Vesuvio, Torre del Greco, Pompei (solo per citare alcuni dei 18 comuni compresi nella così detta “zona rossa”, quella a maggiore rischio vulcanico) per trasferirsi nei comuni del beneventano e dell’avellinese.

Un’idea cervellotica perché spreca qualcosa come 5mila mld di vecchie lire per ridurre la popolazione insediata in questi comuni (nei quali, chissà mai perché, non è compreso San Gennaro Vesuviano che deve il suo nome proprio alla vicinanza al vulcano) dagli attuali 569.979 abitanti a 369.979.
Che, grazie a questo piano geniale, possono tranquillamente subire gli effetti devastanti della futura eruzione. Ed essere seppelliti come i pompeiani del 79 d.C.

Devo ricordare ancora una volta che, nonostante il rischio Vesuvio già noto a quei tempi, re Alfonso d’Aragona aprì nel 1450 una seconda corte a Torre Ottava (l’odierna Torre del Greco), che re Carlo III di Borbone decise nel 1738 di costruire la Reggia di Portici ( il figlio Ferdinando la raggiungeva con la prima ferrovia italiana), che molti nobili napoletani decisero di realizzare le settecentesche Ville Vesuviane del Miglio d’Oro e che alcune centinaia di migliaia di napoletani decisero nel corso dei secoli di insediarsi alla falde del vulcano con le loro abitazioni e i loro esercizi commerciali, agricoli, artigianali e industriali.

E devo ricordare che al convegno internazionale di vulcanologia, tenuto a Villa Campolieto di Ercolano nel settembre 2004, il prof. Benedetto De Vivo, ordinario di vulcanologia alla Federico II, ha ricordato che l’eruzione disastrosa del 79 d.C. avvenne dopo mille anni di sonnolenza del vulcano e che quella del 1631 si verificò dopo oltre quindi secoli e che quella del 1944 si è manifestata dopo tre secoli per sostenere che la prossima, ma non certa, eruzione non avverrà prima di qualche secolo.

Ha concluso l’illustre vulcanologo “le ipotesi di eruzioni in questo secolo o nel prossimo sono prive di qualsiasi fondamento scientifico”.
Certo, il rischio c’è. Ma la soluzione intelligente sta nella realizzazione di un maggior numero di vie di fuga. E non nell’esodo della gente, per di più parziale.

Gli abitanti di San Francisco, Los Angeles, Hollywood, Silicon Valley e delle altre località californiane, minacciate dal disastroso terremoto, BigOne, causato dalla faglia di San Andrea, non pensano affatto di abbandonare tutto per trasferirsi nello Utah o nel Nevada.
Anche i giapponesi ricostruiscono nelle stesse città quel che i ricorrenti terremoti distruggono.
Perciò, non stia a sentire Pannella il prof. Prodi e torni a dormire sonni tranquilli. E pensi ai problemi indicati da Napolitano.

Il rischio Vesuvio riguarda il premier dei secoli futuri. Non certamente lui.

Gerardo Mazziotti

Fonte www.quaderniradicali.it

 
 

ID: 5559  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: venerdì 19 gennaio 2007 Ore: 02:00

Poveri Vesuviani

del Prof. Flavio Dobran, GVES, Napoli

Il Giornale del Sud - Metropolis - Il Giornale di Napoli

A Napoli durante la conferenza stampa del 28 aprile il sottosegretario alla Protezione Civile Franco Barberi rilascio' alcune dichiarazioni sul rischio Vesuvio che non solo non sono degne di un funzionario dello Stato ma neanche accettabili da uno scienziato che dovrebbe sapere chi sono le persone competenti oggi in Italia per sviluppare adeguati progetti per la riduzione del rischio. Da queste dichiarazioni risulta molto chiara la inadeguatezza del Piano Nazionale di Emergenza dell'Area Vesuviana dove i Vesuviani sono le pedine nel gioco del potere di quelli che gestiscono il rischio Vesuvio, abituati ad aggirare l'ostacolo e mai ad affrontarlo.
Con la dichiarazione che "ci sono persone competenti e responsabili che si occupano del problema e sono le uniche che sanno veramente cosa accade nel sottosuolo del vulcano", Barberi afferma che queste persone sono quelle piu' adatte a sviluppare un adeguato progetto per la riduzione del rischio Vesuvio. Ricordiamo che queste "persone competenti" sono quelle che sanno come prevedere l'eruzione del Vesuvio almeno tre settimane in anticipo, quando gli esperti della vulcanologia internazionale che hanno gestito le previsioni al Monte St. Helens negli Stati Uniti nel 1980 e Pinatubo nelle Filippine nel 1991 sanno solo come farlo due o tre giorni in anticipo, o non prevederla affatto come e' accaduto al Montserrat nell'America Centrale l'anno scorso. Gli stessi "esperti" di Barberi riusciranno ad evacuare circa 600.000 persone in una settimana quando circa l'80% della popolazione vesuviana e' disinformata sulle problematiche del vulcano e quando la gran parte del territorio tremera', compromettendo sistemi elettrici e telefonici, e la popolazione vesuviana cerchera' di fuggire dai labirinti delle citta'? Forse un progetto pilota di evacuazione della Protezione Civile, previsto e pianificato solo per Somma Vesuviana che ha una densita' di circa 1.000 persone per km quadrato (solo Terzigno dei 18 Comuni vesuviani ha una piu' bassa densita') verso la direzione non minacciata dalla popolazione circostante, sara' fattibile, ma al contrario evacuare Cercola o Torre del Greco con circa 4 mila persone per km quadrato o Portici con circa 15.000 abitanti per km quadrato, circondati da paesi con migliaia e migliaia di persone, e' tutto un altro discorso. Il Prof. Barberi sta veramente scherzando quando vuole evacuare un milione di persone in una settimana, quando la sua Commissione Vesuvio non sa neanche' come definire un "progetto pilota per l'evacuazione dell'area vesuviana"! Ma anche se i Vesuviani saranno in qualche modo evacuati dall'area vesuviana con autovetture, bus e treni, riusciranno le "persone competenti" di Barberi a realizzare i millantati gemellaggi per l'Italia senza perturbazioni socio- economico-politiche delle regioni ospitanti, e riusciranno veramente questi "esperti" a proteggere dagli speculatori almeno 300 km quadrati del territorio dopo la diaspora della popolazione vesuviana? Sembra che le "persone competenti" di Barberi abbiano deciso, senza aver mai consultato i Vesuviani, che il destino di questi sia altrove, che la loro cultura non sia da preservare ma anzi da distruggere. Sembra che solo cosi' le future generazioni avranno l'opportunita' di costruire una vera e propria cultura della sicurezza nell'area vesuviana! Dire che solo le "persone competenti" di Barberi sono le uniche che sanno veramente cosa accade nel sottosuolo del vulcano, significa che solo il suo gruppo di consulenza, il Gruppo Nazionale per la Vulcanologia (GNV), e' competente a lavorare sul Vesuvio, che nessun altro, straniero o non, possa contestare gli "esperti" di questo gruppo, che ha il compito supremo in Italia di gestire tutte le problematiche vulcanologiche. Questa politica non e' nuova ed e' spesso stata utilizzata da Barberi per convincere i politici che il suo GNV e' l'unico gruppo competente per gestire il rischio vulcanologico. Dovrebbe essere chiaro che una tale politica serve solo per rinforzare il potere del comitato ristretto del GNV (L. Villari da Catania, L. Civetta da Napoli, P. Gasparini da Napoli, F. Innocenti da Pisa, M. Valenza da Palermo) che, con circa sei miliardi all'anno di finanziamenti dalla Protezione Civile, decide quali ricercatori hanno il merito di entrare nelle istituzioni geologico-vulcanologiche italiane. Inevitabilmente, se uno non e' in linea con la direzione del comitato ristretto del GNV non puo' oggi in Italia fare carriera in vulcanologia, non puo' lavorare sul Vesuvio, non puo' permettersi il lusso di contestare gli "esperti" di Barberi, che fino a ieri credevano nei risultati dei lavori vulcanologici secondo i quali la camera magmatica e' da 3 a 5 km di profondita', mentre oggi sostengono che e' a 10 km, secondo un poco attendibile studio geofisico. Non e' possibile neanche' contestare la scelta degli "esperti" del GNV per aver assegnato un posto all'Osservatorio al marito della Direttrice per insegnare nell'area vesuviana come "fuggire" dal vulcano. Non si puo' neanche' contestare l'Osservatorio Vesuviano perche' questa struttura e' ufficialmente riconosciuta e solo i suoi componenti hanno il sacro diritto di avere l'ultima parola sul Vesuvio, spendendo circa 15 miliardi all'anno e sostenendo un piano non attendibile. Ma siamo veramente in un stato democratico? Tutto cio' mi ricorda l'opera "Nuovo Atlandide" di Francesco Bacone, nella quale un gruppo di scienziati dello Stato decide quali dati e informazioni possono essere divulgati o nascosti alla popolazione.
Con l'affermazione "non nasconderemo mai nulla", Barberi prende in giro non solo l'intera popolazione dell'area vesuviana, ma anche il mondo intellettuale, in quanto il Piano Nazionale di Emergenza e' nascosto alla popolazione e i lavori della Commissione Vesuvio non sono aperti al pubblico o agli scienziati che non fanno parte della Commissione. Barberi si permette di fare una tale affermazione perche' sa bene che non sara' ritenuto responsabile di essa, perche e' ben protetto da quelli che utilizzano l'indifferenza dei Vesuviani sul rischio Vesuvio. In un paese civile non dovrebbe accadere che un membro del Governo controlli se stesso e, se questo accade, significa che alcune leggi non sono adeguate o rispettate per proteggere i diritti dei cittadini. Quali propositi sta nascondendo la Commissione Vesuvio per decidere che il destino dei Vesuviani sia fuori della Campania? Che l'identita' culturale dei Vesuviani non debba essere conservata e rispettata? Che un massiccio piano di evacuazione dell'area vesuviana e' l'unica valida soluzione al problema? Come puo' una decina di persone della Commissione decidere il destino di circa un milione di Vesuviani? La presente Commissione Vesuvio e' dunque pericolosa perche' non e' strettamente controllata dall'esterno attraverso una rappresentanza di cittadini vesuviani e scienziati non allineati con Barberi. Come puo' la Protezione Civile decidere la legittimita' dei risultati dei gruppi che finanzia? Questo e' un vero e proprio conflitto di interesse da parte di Barberi e che sembra non aver alcun peso anticostituzionale in questo Paese.
Dalla affermazione da parte di Barberi che "la previsione sara' fatta in base allo studio dei precursori storici", risulta chiaro che neanche il suo gruppo di "persone competenti" sapra' come prevedere l'eruzione del Vesuvio, come io ho sostenuto fin dal primo giorno dell'uscita del documento del Piano nella stampa tre anni fa. Nonostante cio', il sottosegretario si e' permesso il lusso di portare avanti, con denaro pubblico, un Piano che fa male alla popolazione perche' non considera le sue abitudini ed interessi, e allo stesso tempo blocca iniziative indipendenti per la riduzione del rischio come VESUVIUS 2000.
Con la affermazione "ne' Luongo ne' Dobran hanno mai avanzato richieste di finanziamenti per la ricerca, come possono affermare che c'e' un monopolio", il Prof. Barberi vuole proteggere il monopolio del GNV sulle problematiche vulcanologiche italiane. Il problema del monopolio della ricerca vulcanologica non dipende da richieste o meno di finanziamenti per la ricerca, ma piuttosto che esiste un gruppo ristretto di amici di Barberi dentro il GNV che gestisce tutti i finanziamenti vulcanologici della Protezione Civile e decide i posti della ricerca nelle istituzioni in campo geologico- vulcanologico. Questo gruppo e' incapace di sostenere un serio progetto interdisciplinare sul Vesuvio, perche' questo richiede che i geologi e vulcanologi non controllino piu' le risorse per la gestione del rischio su questo vulcano. Anzi, nel 1994/95 abbiamo chiesto ufficialmente al sottosegretario, alla direttrice dell'Osservatorio, ed altri colleghi di Barberi come Gasparini e Villari (Presidente di GNV) di partecipare alla iniziativa interdisciplinare VESUVIUS 2000, ma non hanno neanche' risposto. Il sottosegretario sa bene che questo progetto e' noto ai Vesuviani, alla stampa nazionale ed internazionale, alle reti televisive americane, canadesi ed inglesi, ma che e' anche in contrapposizione con il Piano della Protezione Civile, perche' richiede la creazione di una cultura della sicurezza nel territorio e non di "fuggire" come previsto dal Piano. Il Prof. Barberi e' dunque ben informato su questo progetto e su che cosa esso intende produrre per la popolazione dell'area vesuviana. Facendo finta di non saperlo, commette una grave violazione del suo ruolo pubblico e scientifico perche' non solo consapevolmente sta bloccando lo sviluppo di un'alternativa al suo Piano per la popolazione vesuviana, ma anche ostacolando i progressi scientifici e sociali del Paese.
Ma la volonta' di non considerare alternative al Piano di Protezione Civile per il Vesuvio e' anche diffusa tra i Parlamentari e tra i membri del Governo, perche' sollecitando i membri della Camera e del Senato, il Presidente della Repubblica, i Ministri e il presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (lettere di 24/1/96, 7/11/97, 19/2/98, 30/3/98, 31/3/98, 27/4/98) per un intervento serio sul Vesuvio, non abbiamo ricevuto alcuna risposta concreta. Dal 1994 noi stiamo lavorando nel territorio vesuviano e realizzando gli obiettivi del progetto VESUVIUS 2000 senza alcun aiuto dallo Stato, perche' la ricerca vulcanologica italiana e' monopolizzata da un gruppo politicizzato, gia' in passato guidato da Barberi, che pratica ostruzionismo utilizzando il potere dello Stato. Inoltre, il sottosegretario ha dimenticato quando nel 1993 il GNV ha tagliato i nostri finanziamenti per produrre il Simulatore Vulcanico Globale per il Vesuvio, perche' questo richiedeva lo svliluppo di una metodologia meno geologico- vulcanologica e piu' fisico-matematico-informatica e socio- economico-educativa per la mitigazione del rischio Vesuvio. Deve essere dunque chiaro a Barberi e alle sue "persone competenti" del GNV e della Commissione Vesuvio che non sara' permesso di appropriarsi delle idee e risultati di VESUVIUS 2000, dopo aver ostacolato tutto cio' che stiamo cercando di sviluppare per l'area vesuviana.
L'ultima dichiarazione di Barberi e' "molto interessante" perche' spiega bene che anche dietro un progetto sbagliato per la popolazione vesuviana si possono creare grandi fortune politiche ed economiche. Infatti nella affermazione "e' previsto che il Consiglio dei Ministri dichiari lo stato di emergenza nazionale e che vengono destinate tutte le risorse necessarie", in caso di emergenza sul Vesuvio, si nasconde un abusivismo di enorme scala, molto piu' ampio di quello edilizio nel territorio. Il Piano di Emergenza e' certamente utile per la classe dirigente perche' da' a loro tutto il potere di gestire enormi somme di danaro durante un'emergenza del Vesuvio. Una volta scattata l'emergenza sul Vesuvio, questa diventera' emergenza nazionale e saranno stanziati miliardi e miliardi per le regioni che dovranno ospitare i Vesuviani. Agli amministratori di queste regioni sara' servito su un piatto d'oro denaro pubblico, mentre i poveri Vesuviani saranno sistemati lungo le strade e binari ferroviari o, peggio, sepolti da tonnellate e tonnellate di materiale vulcanico perche' non sono riusciti ad evacuare in tempo. Tutto questo potrebbe avvenire perche' il Piano, cosi' come e' impostato, riuscira' ad insegnare alle future generazioni dell'area vesuviana che esiste solo la possibilita' di fuga, quando ormai gli stessi promotori del Piano non ci saranno piu'. Anche il Provveditore agli Studi di Napoli Salvatore Cina' dovrebbe essere "fiero" di aver promosso nelle scuole un Piano con pochi contenuti educativi e non finalizzati alla creazione di una cultura della sicurezza nell'area vesuviana.
Poveri Vesuviani, non avete la fortuna di disporre di amministratori e rappresentanti nel Parlamento che sappiano come promuovere gli esperti non allineati con Barberi e il suo gruppo di consulenza; esperti che sappiano come trasformare il Vesuvio in un bene culturale e socio-economico e come rendere il territorio molto piu' sicuro per voi. La creazione di una cultura della sicurezza non sara' facile perche' richiede un cambiamento del vostro atteggiamento nei confronti del modo in cui dovra' essere gestito il rischio Vesuvio: non con un massiccio piano di evacuazione che fa comodo ai gruppi ristretti politicizzati, ma con interventi attivi nel territorio, indirizzati alla ripianificazione, che portino alle incentivazioni di nuove prospettive economiche e alla crescita socio-culturale dei cittadini.

Fonte: www.westnet.com


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