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Argomento presente: « IL PARAFULMINE »
ID: 5545  Discussione: IL PARAFULMINE

Autore: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Scritto o aggiornato: lunedì 15 gennaio 2007 Ore: 01:07

IL PARAFULMINE- LA PROPRIETA’ E’ UN FURTO

Per tutta la vita sono stato un parafulmine! Ho lasciato credere a tutti di essere i più bravi, i più intelligenti, i più originali. Ho sbagliato sempre perché ho pensato alla tragedia dell’essere umano che vive prima dell’al di là. L’uomo non va incoraggiato perché crede di sapere tutto, va mandato a scuola serale. Adesso, svelata la verità, mi trovo davanti a nemici furiosi con reazioni incontrollate, di uomini e donne, montati, esaltati, paranoici.
In una sede di lavoro in vivibile per la mancanza di finestre, ho vissuto per anni in un incubo costante, subendo la demolizione professionale e della mia cultura dai loculi dell’ignoranza. Con le dovute eccezioni, in linea generale, senza una preparazione adeguata, la convivenza è dura per troppe ore d’ufficio vissute insieme per un’attività che il computer licenzia in poco tempo. Ed io che amo l’azione, sono stato castigato all’inazione. Oggi, tardi per me, sul filo della pensione, ho capito di dire pesce per pesce e non per dire cristiano (ictys-pesce), senza più metafora..
La società impreparata ha creato egoisticamente un abisso, che separa sempre di più i ricchi dai poveri, con l’assurdo che i poveri si scannano tra loro, non avendo capito il gioco di chi amministra i beni della terra, che sono di tutti.
Il parafulmine non assorbe più i fulmini delle tempeste delle anime provate, perché siamo tutti vittime del sistema.
Una domanda al Capo dello Stato e al Presidente della Camera: La proprietà è sempre un furto? Chiedo scusa per aver scomodato illustri personaggi, ma è umana, perché la pensione e lo stipendio non bastano per la pigione degli inquilini.

Dott. Franco Penza
 
 

ID: 5555  Intervento da: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Data: mercoledì 17 gennaio 2007 Ore: 01:07

IL CARNEVALE DELLA VITA
di Debora Cappa

La raccolta di poesie di Debora Cappa è caratterizzata da una tematica legata all’amore e ai sentimenti, che trova una modalità espressiva particolare e convincente grazie all’essenzialità e alla coerenza della
forma stilistica.
L’autrice mostra una sua peculiare dimensione allegorica attraverso immagini nitide e immediate, che assumono l’aspetto di simboli universali, quasi per avvicinare al lettore le motivazioni e i significati di una scrittura poetica che si presenta senza troppe maschere, alla ricerca di una propria verità personale.
In una coerente dimensione simbolica, che testimonia la vitalità e la freschezza del tessuto poetico, l’autrice sembra coinvolgere il lettore nel considerare l’amore dapprima come un discorso a due, e successivamente come individualità. Inoltre dal piano dell’emozione e dei sentimenti il discorso si innalza verso temi di grande complessità e impegno, fino a giungere alla ricerca del senso dell’esistenza, a cui allude anche il titolo della raccolta. La poesia diventa così un modo di conoscere se stessi e di riflettere sull’esistenza, oltre l’illusione della conoscenza ordinaria della vita quotidiana. Il ritmo serrato e la forza icastica delle immagini completa una ricerca poetica che costituisce un’opera prima di grande coinvolgimento per il lettore.
(Ubaldo Giacomucci)
Della poetessa pescarese colpisce la poesia “Maschere lacerate”: Il ghiaccio infuocato dei tuoi sguardi “pugnala” l’amore per le tue parole. Ma, seppur fioca, nell’impari confronto con il bagliore della verità svelata, la luce del ricordo della mia prima ingenua credulità non verrà uccisa dal solco di una lacrima.
Analizzo alcuni termini: ghiaccio infuocato= ghiaccio sciolto, pugnala=uccide l’amore, credulità=purezza seppellita da una lacrima in un solco di ricordi. E’ il pessimismo universale che veste i giovani di oggi davanti ad una società allo sbando, che non permette di esprimerti naturalmente, ma solo di inventarti una retorica convenzionale. Il carnevale=carnem vale è il dramma dell’umanità di oggi. Dove ritroveremo le sane idee? Incognita di lusso.

Dott. Francesco Penza


ID: 5550  Intervento da: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Data: mercoledì 17 gennaio 2007 Ore: 13:27

LA TERAPIA 7305
di Franco Penza

Dopo una lunga tregua con qualche palpito soltanto fuori regola, improvvisamente il fragore dell’esplosione. La monogamia rigorosamente accettata va a farsi benedire. Per un rapporto a rotoli qual è la soluzione? Cerchi altrove ciò che manca in casa. E’ la via più antica del mondo, sempre nuova ed esaltante.
La separata in casa corteggiava asfissiantemente da circa nove mesi. A luglio nel bosco fallisce l’impresa ed è distrutta una camicia e le ortiche gonfiano le gambe con pomfi da ricovero ospedaliero. Ma sul tavolo delle udienze conventuali è assalito e violentato più volte. Poi nella sua abitazione, a casa del figlio in ricostruzione con mestizia i pantaloni sporchi di calce. A settembre il taglio. Piove a dirotto dentro e fuori.
Comincia un’altra storia già nell’aria ma per tensioni ambientali non resa bene, sebbene si sfiori la completezza. E non è facile, credetemi. Dopo molti tentativi di trovare una soluzione, si decide per il tutto o il niente, con azione tipica degli schizoidi. La situazione diventa insostenibile, le telefonate anonime generano pulsioni incontrollate, la moglie pretende un rapporto leale.
A dicembre rincontra la ragazza, dopo venti anni, dal 1969, quando si conobbero per caso nella campagna vesuviana. Nove mesi d’amore, ma s’infiltrarono fratelli e sorelle e tutto saltò in aria come fuochi d’artificio. Lei continuò a cercare Lui, ma non riuscì nell’intento e sei anni dopo sposò l’uomo che non amava. Pochi anni di botte da orbi. Poi la separazione con due figli. Lui non la cercò e dopo otto anni Marina lo condusse all’altare.
Si rivedono dopo venti anni: lei obesa e nevrotica, lui capelli sale e pepe. Conversazioni culturali, ricordo di due madri folli che gestivano a piacimento i figli, dolorose rimembranze. Gli anni in ogni caso nel bene e nel male passano. I tre, in altre parole i sei del maledetto incastro sono in precarie condizioni.
I disegni superiori, che sono al di là del terreno, non si conoscono. Oggi i due ricominciano un dialogo. A dispetto degli invidiosi, che popolano il mondo, in un’afosa giornata d’estate, sul litorale romagnolo, lontani dal quotidiano, hanno scoperto la distruzione di 7305 giorni della loro vita. La gioia, l’attesa, l’esaltazione sono indescrivibili. Scoppia un vulcano. Il sudore, misto a pianto e a felicità bagna e salda le nozze morali. Stare l’uno accanto all’altra, respirare la stessa aria, sentire i due cuori battere furiosamente, l’uomo e la donna che si sono desiderati da sempre, volano in cielo, senza condizionamenti sociali. Il risveglio riporta alla realtà, composta di lavoro monotono, di litigi e di assenze, di mogli, di mariti, di cognati, di suocere, di colleghi, di vicini di casa, di tecnica d’ipocrisia. Com’è dolce l’irreale reale.

1989 Ravenna
L’INFINITO- Gennaio 1989

Dott. Franco Penza


ID: 5547  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: martedì 16 gennaio 2007 Ore: 11:51

TRADOTTO IN ALBANESE LO SKANDERBEG DI GENNARO FRANCIONE, PRESENTE ALLA RIEVOCAZIONE IN ROMA DELLA MORTE DELL'EROE

Il 17 gennaio, ricorrenza della morte dell’eroe Scanderbeg, viene celebrato ogni anno dalla comunità albanese di Roma presso l'ambasciata d’Albania in Roma.

Quest’anno Francione è stato invitato dall’ambasciatore Llesh Kola, presenti anche il poeta Visar Zithi(Ministro Consigliere presso l’Ambasciata) e il prof. Italo Fortino, per presentare il suo libro Scanderbeg, un eroe moderno(Multimedial hero) ed. Costanzo D’Agostino – Roma. L’opera teatrale è stata tradotta in albanese dall’Istituto di Cultura presso l'Università della Sapienza di Roma; il saggio storico col titolo Botim i monografisë së Skënderbeu një hero modern è stato pubblicato, alla fine del 2006, dall’editore Naim Frasheri di Tirana con la traduzione del professor Tasim Aliajt.



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