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Argomento presente: « RAGIONAMENTI D’AMORE »
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ID: 5470  Discussione: RAGIONAMENTI D’AMORE

Autore: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Scritto o aggiornato: sabato 6 gennaio 2007 Ore: 13:13

ELUCUBRAZIONI SU RAGIONAMENTI D’AMORE DI NEO STILNOVISTA

Ciao, pensatore, mio piccolo grande amico! E’ vero: ho paura. Perché chiamare i sentimenti per nome, definirli, incanalarli in argini ben precisi, mi ha fatto toccare con mano, realizzare precisamente quello che sta avvenendo. Rifiuto di modificare. Voglio vivere nel sogno, nel fantasticare, nel mondo dell’impossibile, che è poi il mio rifugio. Che cosa mi ha attratto in te? Il modo bonario, a volte ironico, comprensivo di tutto il possibile, come in un grande abbraccio, che mi potesse afferrare nella totalità della mia persona in tutte le sfaccettature di normalità, aspirazione, passato, presente, futuro. Ho sentito che la tua comprensione mi poteva riunire ed in un certo senso senza pretese. Ed allora pensi ad altri modi, ad altri canali per comunicare, per comprendere, per non essere soli. Non cerco l’amore particolare e non lo possiedo. Ma nell’ansia che mi pervade sono spinta all’amore da sempre senza nome. Cos’è un delirio? Ho problemi, tu mi hai offerto aiuto, non cambiare le carte adesso, se è possibile. Amabilità

Amabilità, in fondo non hai paura, ma la consapevolezza dell’avvenimento più importante del creato, che si sta realizzando. La paura è solo nel sociale. Tutto qui. I sentimenti vanno rispettati, incanalati e non distrutti. Come? La difficoltà nasce nel momento che ognuno di noi afferma che in nome degli altri annulla se stessi, sublimando le proprie richieste con manifestazioni nevrotiche, rifugiandosi nelle cose più impensate. Rifiuto di modificare la mia realtà, dici: quale realtà, la cogitans o la extensa? Un rifugio è sempre una fuga. E a che vale fuggire se il problema è senza soluzione. Che cosa mi ha attratto verso di te? L’eritrofobia di una bambina alla ricerca di se stessa, che ha accolto gli eventi passivamente E adesso che li ha trovati affannosamente tentenna. Un grande abbraccio, chiedi? Totalità, riunione. Senza pretese. Ma dimentichi che l’amore è donazione. I canali di comunicazione per non essere soli convergono in unica direzione, che conosci bene. Inutile cercare rifugio che è poi l’ansia. L’amore senza nome è quello universale. Non deliri, dici la sacrosanta verità. Gli occhi di malinconica dolcezza mi seguono ovunque. E’ straordinario. I tuoi problemi sono i miei. Il mio aiuto sta nell’insistere di specchiarmi nel tuo tormento e metterlo fuori. Stasera ho scritto pensieri sentiti. E’ il nostro un sentimento genuino, solamente tuo e mio.
Volta pagina se vuoi, sperando che sia almeno un buon ricordo. Un angelo però ci sarà sempre dentro di me: un rifugio sicuro salutare per tirare avanti il gioco sociale e mi terrà compagnia nella mia oceanica solitudine.
Come stai? Mi sono preoccupato del tuo stato di salute, ma ad un tempo mi sono tranquillizzato, perché ho pensato: ”E’ un comune mal d’amore”. Mi sta bene il tuo pensiero fisso, il volo sulle nuvole, la trepidante attesa. Ma non voglio che tutto diventi patologico. Cerchiamo una via di mezzo. Il sogno è realtà, la realtà non è un sogno? La volontà come rappresentazione. Ma perché lamentarsi se la vita ti serba simili gioie quando non te le aspetti? Perché lamentarsi del poco se il molto deve ancora venire? Spero che tu goda ottima salute. Ti saluto, ricordandoti che ti voglio bene.
Voglio esporti due meditazioni. Un colombo aveva deposto le uova nel mio balcone, e, dopo averle covate per più giorni, è nato un colombino. Di che cosa sono capaci gli animali senza la nostra sovrastruttura sociale: la mamma mette al mondo i piccoli ed ognuno prende la sua strada.
L’altra meditazione sulla donna angelicata. E’ possibile la realtà cosiddetta platonica con la donna dello schermo di stilnovista memoria? E’ possibile quando l’amore è epidermico, sotto pelle, struggente, che ti toglie il respiro e ti fa male, ti dà dolore, malinconia, pena? E quando c’è il punto che in medicina si definisce di “non ritorno”. Amabilità, adorata, ti stringo forte tra le mie braccia a dispetto del mondo.
“Come farò ad aspettare sino a domani? Tutti i momenti con te mi regalano qualcosa, senza di te è sempre un’attesa”. Le tue frasi sono lapidarie! E meritano successo. Ed io ti applaudo, bimba smarrita nell’oceano della vita sociale. Stamattina non ho voluto crearti altro affanno. Ho pranzato da solo, dopo ti ho scritto con furore, adesso riposo pochi minuti, poi esco. Rientrerò ed andrò a letto, dopo aver cenato per essere vicino a te e per guardarti intensamente negli occhi, aspettando il pallido rossore che ti apparirà sulle guance.
Amabilità, stamani ho trascorso momenti felici alternati ad attimi di smarrimento. Il mezzo meccanico teneva sospeso e una dolce carezza il viso lambiva…L’abbandono e poi il risveglio! O melodia, perché mi hai estasiato e poi ti sei involata nei cieli tempestosi? Il profumo della tua persona m’inebria e sento il bisogno di toccarti, di sfiorarti, di parlarti. Non ti crucciare. Se sono entrato nella tua vita, significa che avevi lasciato la porta aperta per donare l’essenza della vita stessa a chi ti scrive. Non mi sbattere la porta sul viso, perché non hai il lucchetto per chiudere. Anche se per me il sociale è marginale nelle questioni d’amore, sappi che ho rispetto per le persone che vivono con noi, ma esse non danno la trasmissione elettrica del pensiero, dell’azione, della donazione. Lasciami un po’ di spazio, te ne prego. Mi domando se vale la pena bloccare il pensiero per le cose belle, che possono essere utopistiche. Vale la pena un milione di volte. In fondo:”Vocatus, aut non vocatus, Deus adest!” E Dio è amore. Amore nella sua circolarità, totalità, donazione. Amore che regge il creato, che sogna, che palpita, che vola. Vogliamo volare? E voliamo. Un volo dolce. Un volo di gabbiano. Una sospensione dal terreno, lontano lontano, dove afferrare l’attimo fuggente e ricominciare a volare cullandoci con l’ebbrezza di un alito di vento ruffiano ovvero paraninfo delle eterne nozze.
Amabilità, perché mi fai penare? Ti diverti a giocare con me? O sei in collera per aver violato le regole? Lascio tutto nelle tue mani. Ti prometto il sancta sanctorum, luogo il cui accesso è riservato solo a noi due e custodito gelosamente per tenerci cose molto personali. Non passare dalle nuvole al bel tempo e viceversa. Mi crei agitazione. Ti cingo la vita, affettuosamente.
Come stai? Credo bene. Angelo mio, amica mia carissima, pensiero mio, attimo fuggente mio, amore mio, irrazionalità mia, trascendenza mia, sospiro mio, pianto mio, guaio
mio, tumulto mio, inferno mio, fuoco mio, ira mia, applauso mio, espiazione mia, purgatorio mio, peccato mio, lacrima mia, polemica mia, scontro mio, confusione mia, segreto mio, fortuna mia, consiglio mio, gradimento mio, fede mia, occhio mio, male mio, crollo mio, crisi mia, fugare mio, vitalità mia, contraddizione mia, marasma mio, bolgia mia, bontà mia, dammi un attimo di requie per amarti in paradiso. Il mio bacio, la tua bocca, un campo di neve, le mani, il tuo corpo, le campane a festa, l’azzurro del cielo, del mare, i miei “Ti voglio bene”, i sogni, il mio dolore, la luna, il crocifisso, la nebbia, le lacrime, l’usignolo, l’erba, il salice piangente, il prato, l’uragano di parole hanno intristito i minuti della giornata. Ti chiedo perché mi torturi e ti torturi. Ascoltando “Questo amore” e chiedendoti l’antibiotico per la mia malattia, il profumo della tua pelle, la voce rotta dall’emozione, lo sguardo assente al presente, ma presente per una forma riveduta e corretta, la musica del cuore, il palpito, la ricerca di qualcosa che è tuo, che ti appartiene, ma non ti appartiene, perché è di un’altra, perché è di un altro; la sostituzione di un’immagine, la fissazione di un viso che ti accompagna dovunque, la voce che ti squarcia, che ti commuove, che tu vuoi distruggere, come chi sta annegando e cerca di mettere fuori la testa dall’acqua per ritrovare il respiro, la vita che si sente perdere; la condanna dell’innamoramento, l’amore che sprizza dai pori, la gelosia dell’assenza, l’ansia dell’attesa spasmodica, l’inutile polemica come baluardo per una stupida difesa, mi lasciano l’amaro in bocca, perché vorrei coprirti di baci, di carezze, dai piedi sino al nasino e poi volare con te sempre più su sino a toccare le alte sfere della felicità. Che fai? Amabilità, sempre più cara, mi respingi? Ma respingi la melodia del creato, uccellino con il capino bagnato e le ali spezzate. O dolce creatura dei miei sogni, continuerò ad amarti sino al delirio.
Amabilità, mi servo di un foglio rigato, perché temo che lo scritto su foglio bianco segua direzioni diverse secondo lo stato emotivo che mi pervade.
Ci stiamo nascondendo dietro un dito. E’ possibile? Deve essere possibile, dici tu. A tutti i costi! Quali costi, quelli che ci fanno male? So che io chiedo la luna per te, Ma è proprio la luna che io chiedo? In fondo non ho chiesto nulla forma, forse nella sostanza si. Ti chiedo solo un cantuccio, che tu già mi hai riservato, come io già l’ho riservato a te. Come mi sembra lontano il giorno che apparentemente ti ho visto la prima volta! Apparentemente perché ti aspettavo da sempre per colmare il vuoto dentro di me. Che cosa voglio da te? E’ semplice: l’amore con la maiuscola al di là di ogni aspettativa. E’ poco ed è molto ad un tempo. Il timore nasce laddove questo amore dovesse dilatarsi e chiedere spazi infiniti. A questo punto che cosa succede? Il tutto che ci circonda che fine fa’ “Ma basta attrezzarsi e dare la giusta collocazione a tutto e a tutti”. Sono parole tue. Non negarlo. E se il pensiero va continuamente all’amore; e se il pensiero diventa asfissiante; e se la richiesta è pressante, che fai, ti neghi? E dici al cuore:”Taci!” E sino a quando potrai falsare la realtà? Se tu riesci in questo, sei un’ipocrita o non hai mai palpitato. Non è possibile, altrimenti non hai vissuto. Che diritto hai di entrare nella mia vita? Se ti dico:” Esci!” Tu puoi uscire dalla porta, ma rientri dalla finestra. Se ti dico :”Entri!” è inutile perché in un modo o nell’altro sei già entrata. Sono eresie? No, non sono un eretico, anche se tutto lascia supporre di esserlo.
Mia estate, mio inverno, mio autunno, mia primavera, mia bella, mia vita, mio singhiozzo, mia morte, mia resurrezione, mio rapimento, mio allarme, mia isola, mia fonte, mia passionalità, mia timidezza, mia generosità, mia civetteria, mia musica, mio concerto, mio ritrovo, mia droga, mio labirinto, mia coscienza, mia custode, mio controllo, mio divieto, mia madrina, mia domenica, mia signor, mio veleno, mia festa, mio sorriso, mia febbre, mia vittoria, mia sconfitta, mia leggenda, mio bersaglio, mia polvere, mio altare, mia colomba, mia fantasia, mio tormento, mia elemosina, mio sussulto, mio insulto, mia vacanza, mio brivido, mio bacio, mia tentazione, mio mare, mio vento, mio ingorgo, mio silenzio, mio sequestro, mio sentimento, mia proprietà, mio piacere, mia tortura, mio desiderio, mia ossessione, mio carnefice, mio sospiro, mio preludio, mio gemito, mio grido, mio rantolo, mia ebbrezza, mia stella, mia malizia, mia amabilità, ospitami nel tuo giardino delle delizie e fammi rinascere.
Ti supplico: lasciami il tuo pensiero, non voglio altro. Non pensare al domani. Non ti chiedo il sole, la luna e l’universo: ti chiedo solo ciò che già mi dai: il pensiero costante. Il pensiero di un abbraccio “nella totalità della mia persona, in tutte le sfaccettature”. Amore cerebrale. “La tua comprensione mi può riunire senza pretese”. Non ci sono pretese. Il tuo sogno è il mio sogno: è un rifugio di cui faccio parte. Le cose che sento sono tue, ispirate da te e scritte per te soltanto. I tuoi pensieri , il tuo sentire “posso scrivere all’infinito le cose che voglio da te, ma penso sempre a qualcosa che sia solamente tuo e sia solo per me”. Amore senza nome. Uomo senza nome… Donna senza nome…Dove collocarmi? Ma dammi un angolino del tuo grande appartamento. Relegami in soffitta, in cucina, nell’abbaino del tuo cuore, ma non mettermi nella pattumiera degli affetti. Questo amore/così violento/così fragile/cosi’ tenero/così disperato/. Ah, Prevert! Tutti gli aggettivi del poeta francese dedico a te: Bella, cattiva, vera, felice, gaia, beffarda, tranquilla, soleggiata, nuova, calda, testarda, crudele, sciocca, fredda, gelida, passionale, palpitante, viva.
Bambina buona, eterea, sensazione unica, che fai quando una tegola d’amore ti cade sulla testa? La difficoltà sta nel trovare lo spazio per inserire il tassello per completare il puzzle. Ma innanzitutto c’è la necessità di vedere dentro di noi. Inizialmente volevo conoscere la tua costruzione sociale, un’organizzazione quasi perfetta, poi d’improvviso tu con chiarezza d’intenti, mi hai reso partecipe dell’ubriacatura che definisci fantasticherie e non amore solo per non uscire dalla razionalità sociale e dall’esercito dei regolari. I tuoi occhi malinconici aspettavano i miei per vedere lontano, di là dalle convenzioni sociali, del quotidiano. Adesso voliamo sull’ippogrifo. Vuoi tornare sulla terra? Così distruggi un sentimento vero, sincero, da coltivare. E poi quale diritto hai di calpestare le cose vere in nome del sociale che anziché costruire distrugge? Hai mosso le acque del convenzionale, che è statico, mentre l’amore è attività primaria del pensiero.
Tu sei l’alba e il tramonto, la gioia e il pianto, il silenzio ed il fragore, il mistero e il manifesto, la quiete e la tempesta, la passione e il conforto, la vita e la morte, il palpito e il petalo, il frinire di cicale, il canto d’usignoli, il profumo senza nome, il fruscio di fronde, il mormorio d’onda, il fiore smarrito, la poesia d’infinito, il trasparente sorriso, il volto luminoso, la malinconica dolcezza, la lieve carezza, la preghiera e la speranza, la vorticosa danza, il volo di gabbiano.
Ebbrezza mia, malgrado molti tentativi di dimenticare un amore, non ho resistito a scrivere per dire che il mio pensiero è ancora lì, sulla spiaggia bollente, col sole cocente, con il vento ruffiano, mentre ti carezzo dai piedi al nasino e alla schiena, sentendo i brividi del corpo, il quale esile, trasparente, diafano si staglia all’orizzonte ed io l’afferro per un istante interminabile.
Non è possibile che un amore o l’amore nasca e muoia. Mi son detto molte volte: ”Ecco, l’ho preso, poi mi sono accorto che non era lui, perché subito è diventato pallido, e bisogna voltare pagina per dar posto alle ombre sociali con spasimi e dolori. Ma da qui nasce la patologia della negazione, che somatizza con le algie. Nel bailamme della vita di ogni giorno, vivaddio, l’eterno femminino, regna ancora incontrastato.
Amabilità, ti lascio nei sogni della tua esistenza avviluppata nei tentacoli del nucleo familiare. Ma siamo lì, in un angolo del cuore, sempre pronti a riprendere il volo del gabbiano su una spiaggia deserta, sotto il sole cocente, con la carezzevole brezza. Sinfonia, permettimi un ultimo abbraccio.
La chiusura di queste brevi note, benché saggiamente preparata, è comunque dolorosa. E’ necessaria, ma egualmente triste. Ancora una volta, nonostante tutto, ha vinto l’amore nella sua essenza universale, nella sua circolarità, nella sua totalità. E’ vero che ognuno resta al suo posto, ma qualcosa dentro di noi muta: l’approccio col prossimo, con la famiglia, con i colleghi. Ti senti morire, ti si stringe lo stomaco, respiri a fatica, poi mano mano riprendi a vivere, rimetti piede sulla terra e ricominci a camminare, balbettando. Che strano: credi che la tecnologia abbia distrutto tutto e invece ti ricredi e t’accorgi che il sentimento è là eterno ed immutabile ed ha nome Amabilità.

Dott. Franco Penza 1991



 
 
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ID: 5503  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: sabato 6 gennaio 2007 Ore: 13:13

Caro Nonno Vito,
mondo era e mondo è. "Copia e copiarella. asina asinella lo facciamo tutti" è facile quando la nostra casa è diventata una libreria, una discoteca e una cineteca internazionale e infinita.
Nulla più emoziona o sorprende. Tutto si appiattisce e perde di valore. Si è sempre detto: il troppo stroppia.

LA SATIRACCIA DI GRILLO. LA VERITA', TUTTA LA VERITA' NIENT'ALTRO CHE LA VERITA'

www.beppegrillo.it/2007/01/la_vie_en_rose.html

www.youtube.com/watch?v=2-sUzR71wpQ

ABBIAMO SCOPERTO, TRAMITE IL BLOG DI BEPPE GRILLO UN SITO ECCEZIONALE CON MIGLIAIA DI FILMATI ATTUALI E STORICI IN TEMPO REALE:

www.youtube.com

La redazione


ID: 5497  Intervento da: Vito d'Adamo  - Email: vda27@online.de  - Data: venerdì 5 gennaio 2007 Ore: 18:30

RISPOSTA.


Sub: „Ragionamento d’amore“ – ID: 5487 – Risposta de: la redazione – Email info@torreomnia.it – Data: giovedì 4 gennaio 2007 – Ore 20,32.
Leggo: “Questa discussione ha una importanza univoca per capire due generazioni spaccate a metà del 68. Due modus vivendi agli antipodi per fatto epocale. La cultura sostenuta con mezzi esigui e la cultura ricusata con mezzi a valanga”.

Ci troviamo di fronte ad una chiara dichiarazione, notevole.
Spezzo una lancia a favore dei postsessantottini: anche certa cultura è prodotto esiguo, relativo a chi possiede i mezzi moderni di comunicazione e ne faccia uso. È molto ripetitiva; a volta, da stufare. “Copia, copiarella; asina, asinella”, se ripeto bene un giudizio, appreso ai miei tempi, riguardo alla spinosa faccenda dell’originalità del pensare, da tradurre in parola scritta. O, addirittura, può rivelarsi assai esclusiva e, quindi, da respingere o prendere con le molle dai non addetti ai lavori.
Agiscono, poi, ma non infine e negativamente, la strafottenza, l’intolleranza, la fretta, l’essere stufi dalla soverchia informazione, il credersi più avanti nella preparazione, rispetto alle asserzioni (altrui, di specialisti) in esame, e chi più ne ha, più n’aggiunga.
Per quanto riguarda i presassantottini, ebbene, credo che la diffusione della cultura non abbia fatto sostanziali passi in avanti, almeno quanto alla sua esigua diffusione. È, tuttavia, più sentita ed apprezzata; soprattutto, più autocritica e ricercata.
Si può, in ogni modo, di tutto sostenere – ed efficacemente - il contrario, riportando ai giorni nostri, come non mai e a ottimi livelli, l’antica e pericolosa tecnica del ragionamento sofistico.
Saluti, buon proseguimento di serata.
Nonnovito.


ID: 5487  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: giovedì 4 gennaio 2007 Ore: 20:32

Questa discussione ha una importanza univoca per capire due generazioni spaccate a metà dal "68". Due modus vivendi agli antipodi per fatto epocale. La cultura sostenuta con mezzi esigui e la cultura ricusata con mezzi a valanga.

La redazione


ID: 5486  Intervento da: Salvatore De luca  - Email: toredeluca_1981@libero.it  - Data: giovedì 4 gennaio 2007 Ore: 20:03

Luca, e grazie. Tu di soprannome porti "Piscione":

Salvatore


ID: 5485  Intervento da: Luca Merlino  - Email: luigi.merlino@fastwebnet.it  - Data: giovedì 4 gennaio 2007 Ore: 18:31

Secondo me ci manca una cosa..il nervo "HO SEMPRE RAGIONE IO"!

ID: 5480  Intervento da: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Data: giovedì 4 gennaio 2007 Ore: 11:20

Caro Salvatore,
rispettiamo la par condicio, mettiamo in vista pure lo schema del cervello dell'uomo.

NECROLOGIA

Nella Torre C3 negli ultimi anni ci sono state più morti. Più volte n’è stata chiesta l’abbattimento per l’invivibilità e per la mancanza di finestre negli uffici grigi. Ma secondo i tecnici tutto è nella norma. Intanto bronchiti, laringiti, sono affezioni di molti dipendenti regionali quotidiane.
Un altro collega della C3 è finito nelle braccia di Dio: il dr. Antonio Annunziata. La patologia ambientale sta colpendo il mondo. Se l’uomo non si dà una regolata, buttando armi e rastrellando il pianeta, non andremo molto lontano e il male del secolo attecchirà sempre di più.
Dopo questa amara considerazione, ricordo Antonio, che, mi ha aiutato a superare con una buona parola mattutina momenti di una crisi personale d’identità per essere caduto nella confusione dei ruoli in cui versa la R.C.; mentre ad altri, che hanno la politica sulla gobba, ho tolto il saluto per evitare oltre il danno anche la beffa.
Per le sue doti di cuore, sarà per tutti noi un modello di solidarietà sociale.
Condoglianze alla Signora Annunziata e ai figli. Franco Penza con Giuseppe Itri, Mario Fusiello, Valentina Paparozzi, Teresa Pappalardo, Teresa Barberio, Adelaide Stoppelli, Lucio Podda, Alfonso Miele, Marco Mineo, Marinella Paudice, Aldo Colizzi, Tommaso Basile.

Dott. Francesco Penza


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