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Argomento presente: « Oggi è un’altra cosa ma quale? »
ID: 5285  Discussione: Oggi è un’altra cosa ma quale?

Autore: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Scritto o aggiornato: martedì 12 dicembre 2006 Ore: 22:23

EPISTOLARIO D’AMORE

Dott. Enrico Penza

Perché proponiamo questi scritti oggi in un’epoca di dissacrazione? Per dimostrare l’ingenuità del tempo mio, di Vito D'adamo, di Guarino, dell'Ing. Argenziano, ecc. nel quale si credeva ancora al sentimento. Eravamo tutti figli della guerra e ci aggrappavamo alle cose semplici. Oggi, oggi è un’altra cosa, ma quale?

Dott. Franco Penza. 2006 Natale

Cara Rosetta, ti scrivo adesso, perché prima non ho potuto. Ti affermerò che in questi mesi trascorsi, non mi sono dimenticato di te, unico e solo grande amore. Ho sofferto le pene dell’inferno; tentavo di dirti qualcosa, ma il coraggio mi mancava. So tutto sul tuo conto, so che un altro uomo ti ama e che a malincuore dovrai sposare. Ora basta, andiamo al sodo. Ti voglio bene e ti voglio dichiarare la verità, unica, che mi sono innamorato di te. In principio d’ottobre ho udito la tua voce per la prima volta, dolce, carina come un usignolo. Quella voce è fissa nelle mie orecchie, mi dà tormento. Ora tutto è finito per te, ma per me resta un ricordo, che tu mi hai lasciato. Resto con l’illusione che un giorno tu possa tornare tra le mie braccia. Tuo sempre Enrico. 15/5/1963
Egregia signorina Giuseppina, non avendo modo di parlare personalmente con lei, scrivo. Con lo scritto non risolvo niente. Sarebbe bene perciò che lei mi fissasse un appuntamento in modo da mettersi d’accordo. L’amo e la desidero. Spero che si convinca di quello che ho detto e resto con la speranza di un bel si. Attendo fiducioso una risposta piena d’amore come la mia proposta.
Saluti. Il suo simpatizzante Enrico.
Cara Rosaria, ti scrivo non per riattaccarmi a te, ma solo per chiarire il fatto di avermi preso per fesso. Sai benissimo che non volevo fidanzarmi con te. Sei tu venuta da me. E questo non puoi negare. So anche chi sia stato l’autore ad indurti a lasciarmi: quell’amico che io ritenevo tale e che conosceva bene i nostri rapporti. Chiusa la parentesi tra noi due l’essere immondo. Enrico.
Cara Rosetta, ti ho scritto poche parole in relazione al nostro amore che va in frantumi. Sappi che l’unico ostacolo è che tu sei fidanzata con un altro. So che forse tu hai messo una pietra sopra, ma non io.
So chi sia l’autore di tutto questo. Il mio pensiero in ogni modo è sempre rivolto a te, anche se un muro ci separa per sempre. Rosetta! Questo nome mi è familiare e simpatico. Non lo scorderò mai. Addio.
31/03/1964 Enrico.
Cara Carmelina, quando ti affacci al balcone sento come ti dovessi perdere, ma spero ti comporti bene. Il mio bene per te, sai, è immenso, celestiale. Ti voglio bene, perché mi fai soffrire. Voglio dire una cosa che tengo nel cuore, ma la dirò a quattrocchi. So che hai pianto e non so il motivo. Ma se c’è un altro uomo, non mi sforzerò di amarti. Sempre Enrico.
Cara Carmelina, scusami di tutto quello che ti ho fatto. Non mi sono comportato da uomo, ma spero che questa esperienza mi sia di beneficio per il futuro. La nostra separazione non risolve il problema sentimentale, perché al cuore non si comanda. Come ti dimentico? Tra noi c’è stato solo un amore sincero, il parlare. Amore non significa forse rafforzare i sentimenti e farci sperare di più? Non si può amare solo con baci e carezze, ma anche con le sole parole. Carmelina, ti ripeto che solo tu puoi farmi felice, solo tu puoi darmi quella felicità, che tanto si cerca tra gli esseri umani. Ti saluto. Enrico.
Cara Carmelina, non so perché stai angustiata e in collera con me; il motivo l’ho intuito, ma voglio che le lo dici tu. Poi in merito, ti risponderò. Tuo o non tuo Enrico.
Questa è stata l’ultima lettera che le scrissi senza darle soddisfazione per il suo comportamento, certo non potevo elogiarla. Poche parole buone. Il motivo? Lei si era fidanzata con un altro ragazzo. E’ doveroso prima di segnalare le vittorie, annotare anche le sconfitte. A questa ragazza che somigliava tanto a Jackeline Kennedy, moglie del presidente americano barbaramente assassinato, dedicai questi versi: Finestra solitaria, cornice di sogni e di chimere: un ricordo, due cuori, un amore infranto…
Cara Carmelina, ieri sera non ho avuto il coraggio di salutarti. Forse ti volevo abbracciare e baciare fino al mattino seguente in sublime raccoglimento. Volevo dirti tante e tante cose, ma con tutte quelle persone che ti stavano vicino, non ho avuto il coraggio di dire: “Ti voglio bene!” Tra noi non è finito niente, anzi questa è una prova d’amore, cui la vita ci sottopone. Io non ti scorderò, anzi, se vuoi, ti vengo a trovare tutti i giorni. Il mio amore per te è grande quanto il mare. E puoi capire anche il dispiacere, quando me l’hai detto. Pensa che il mio amore è tanto profondo quanto sono profondi gli abissi marini. Potrei dirti tante e tante cose ma una sola mi basta: “Ti voglio bene” Mentre scrivo, piango, pensando ai tuoi occhi, che fissi nel vuoto, ricordavano infinite cose belle, che è meglio non elencare. I tuoi capelli, il tuo viso non ho mai dimenticati. Ora ti lascio dandoti un arrivederci al più presto. Un abbraccio e un bacio.
Carmelina cara, se è così, dimmelo. Perché non esiterò ad andarmene. Così calerà il velo sul nostro amore. Quell’amore che sembrava cos’ dolce, così inebriante, era falso”! Non esitare a respingermi, perché io nella vita debbo continuare e arrivare alla mia meta prefissa. La vita per brutta che sia, merita di essere vissuta. Se tu hai pensato di lasciarmi, fallo subito. Come uomo ho fatto il mio dovere. Non vorrei svegliarmi adesso che incominciavo a vivere accanto a te. Avevo sognato di avere affianco a me una donna che mi sapesse comprendere, invece resto un incompreso. Non è necessario che tu parli: E’ il tuo volto espressione sprizzante odio. Non voglio continuare nelle mie stupide chiacchiere. Chiudo nella speranza che non sia stato un sogno che il tramonto ha portato via con sé. Voglio sperare ancora che quello che ho detto, sia sbagliato. Auguri per il futuro. Tuo sempre Enrico.
Carissima Bina, sono due giorni che non mi parli. Vorrei sapere il perché di questo tuo silenzio. Non credere che stando zitta risolvi il problema, ma pensando, meditando e parlando si risolvono le situazioni difficili. Da parte mia ho fatto tutto per volerti bene e tu nulla per volermene. Un uomo non si maltratta solamente perché ha fallito una prova. La vita non per questo è finita, ma continua. Il mondo è finito, ma l’universo è infinito e nell’immenso trovo conforto, nel sincero amore, quando nasce. Credevo di averlo trovato, purtroppo mi sono sbagliato. E’ stata solo un'illusione. Ho creduto di trovare amore, invece ho trovato solo amarezza. Ti credetti un angelo caduto dal cielo, ora debbo ricredermi amaramente. Ho ascoltato con pazienza certosina le tue storielle, che non facevano altro che arrabbiarmi. Sono stato uno stupido ad essere geloso. Scusa se non te lo dico verbalmente, è meglio per scritto. Se nella mia vita ho pianto, ricordo l’unica volta ieri sera, quando sono andato via senza il tuo sorriso, senza di te, rimasta immobile come se ti dessi fastidio. Enrico.
Cara Rosetta, ti scrivo. Volevo dirti ancora che ti voglio bene. Anzi mi fa piacere lasciarti, perché non ti avevo mai mentito. Una però m’è sfuggita, quella di averti fatto credere che io sia uno studente. Ti auguro di trovare un giovane migliore di me, che ti possa rendere felice, che ti dia tanti bambini, anche se hai paura di diventare madre. Ti lascio piangendo. Ti voglio, ti stimo. Se dovessi rincontrarti sul mio cammino, non potrei dimenticarti. Scusami, se non ho saputo darti l’amore, che una donna cerca. Che tu cerchi. Enrico.
Cara Annamaria, domenica non mi sono fatto vedere per non soffrire dopo di più. Sono stato molto male pensando a te. Del resto, cosa vuoi, un ragazzo come me è un po’ balzano. Ho parlato con i miei e mi hanno consigliato il fidanzamento. Dopo averti pensato a lungo, ho deciso di scrivere e dire come stanno le cose. Infatti, hanno ragione i miei. Perdonami, Anna! Tutti sbagliano. Nostro Signore dice:”Chi è senza peccato, scagli la prima pietra!” Di bravi ragazzi ne troverai. Con me significa affrontare una vita di sacrificio e piena di ostacoli. Un domani mi darai ragione. Conservati questa poesia: Al nostro arrivederci, non una lacrima, non un sorriso, solo una stretta di mano. Ricordo con nostalgia il nostro primo incontro. Sembravamo felici, eppure è tutto finito. Il vento passa e cancella ogni cosa. Anna, capiscimi, ti lascio per farti soffrire. Perdonami e scusami. Accetta con rassegnazione questa mia decisione, dettata dai miei parenti per il mio bene. Devo studiare, ecco tutto. Se uno vuole arrivare alla meta prefissa, deve sacrificarsi. Pregherò il buon Dio che ti possa guidare per il tuo lungo cammino. Se la gente parla, lascia parlare, non sa cosa dire. Scusami ancora e perdonami. Porterò sempre con me il tuo ricordo. Addio, anzi arrivederci, sei stato un sogno che il tramonto ha portato via con sé. Con rammarico Enrico.
Cara Lina, scusami se non ti ho scritto prima, ma devi comprendere che non ho avuto un minuto di tempo per gli esami che stanno svolgendo gli amici a Napoli. Solo ora trovo un po’ di tranquillità per poterti scrivere tante belle cose. Desideroso di dirtele a voce. Mi accontento di segnartele una dopo l’altra. Innanzitutto, tornando da Loreto, ho portato il tuo cuore con me. Il tuo sguardo, il tuo sorriso mi piacciono. Vorrei dirtelo a voce, ma non mancherà occasione, perché quanto prima ti vengo a trovare. Fammi sapere quando posso. Adorabile Lina, credo che tu sia la donna della mia vita. Se tu lo vuoi e sarai paziente ad aspettarmi. Intanto mi guiderai nel cammino, come la stella della mia vita. Credimi, vorrei tanto tenerti vicina, stretta tra le mie braccia e non lasciarti mai. Se ti avessi conosciuto prima di Loreto, ti avrei dimostrato tutto il mio bene. Credimi, Lina, ti voglio veramente bene. Enrico 25/9/67
Carissima Lina, ho ricevuto la tua lettera in data 9 c.m. Io però l’ho letta solo oggi, giorno 10, perché ieri sono stato fuori città per tutta la giornata. Amore caro, quanto prima ti faccio una sorpresa, appena posso. Come ben sai, le scuole si sono riaperte. Io sto frequentando il secondo anno di medicina. E questo te lo dissi a Loreto, rammenti? Le giornate le trascorro a casa fra i libri. A volte mi reco in villa comunale e noto delle coppie di innamorati, stretti, abbracciati, mano nella mano. L’una non dà cenno di lasciare l’altro. Ed io non faccio altro che stringere le mie mani e pensare a te che sei lontana. Giorno verrà che ci troveremo assieme. Bisogna aver pazienza a questo mondo, fare sacrifici enormi. Come esprimerti il bene che ti voglio? Non posso dimostrartelo solo perché manca il tempo necessario. Vorrei tanto stringerti nelle mie braccia e dirti ad alta voce: “Ti amo: il mondo ho nelle braccia, mio diletto amore!” Carissima, mi sono trascinato il cuore dietro. Lasciando Loreto mi è sembrato di portare meco il tuo amore. Infatti, solo guardandoti mi sei piaciuta e credo che sei la donna della mia vita se tu lo vuoi e sarai paziente ad aspettarmi. Mi è tanto dispiaciuto averti incontrata all’ultimo momento. Ma forse doveva essere così, andare così. Adorabile, dimmi quando posso venirti a trovare; indicami l’ora, il giorno, il luogo. Sono impaziente di vederti. Appena posso, verrò. Sono impegnatissimo. Ora non faccio che pensare a te, dopo lo studio, naturalmente…
Cara Lina, ho ricevuto la tua gradita lettera con la cartolina. Oggi, 2 ottobre, ho provato un grande piacere: la leggo e la rileggo e non mi stanco mai. Le tue belle frasi mi colpiscono nel punto più debole, nel mio cuore. Tu sei rimasta scolpita nella mia mente, come un artista pazientemente scolpisce la propria opera, così io farò di te. Tu dici di lasciarci. In fondo, che cosa mi hai detto, perché io ti lasci. Senti, Lina mia: ti amo veramente, come nessuno ha amato mai. Sei sempre bella come a Loreto, anche attraverso le tue parole sincere e dolci, come il tuo viso, illuminato dal sole, i tuoi capelli mossi dal vento, i tuoi occhi cangianti. Insomma sei uno spettacolo bello, sublime e genuino come l’ha creato madre natura. Lina, non ti preoccupare, anche io sto pregando il buon Dio per il nostro futuro. Adorabile, io ti amerò come tu vorrai: nella mia vita non ci sono segreti che tu non debba sapere.
Alberoni, 4/8/67
Caro Enrico, rispondo alla tua lettera, ti avrei scritto prima però devi sapere che avevo smarrito il tuo indirizzo. Il viaggio di ritorno non è andato bene, come sai il giorno della partenza non ero tanto in forma, però appena a casa e dopo aver dormito per tre giorni mi sono ripresa, attualmente sto benino, ho ripreso la vita di ammalata anche se dopo aver visitato Lourdes mi sento migliore e più fortunata di tanti altri. Vuoi sapere se mi faceva piacere passeggiare con te; ebbene debbo dirti di si, ti ricordo volentieri e vorrei vederti sempre sorridente e tanto fiducioso del domani, sono sicura che riuscirai ad avere dalla vita tutto ciò che desideri, sei un caro ragazzo e penso che hai dentro di te la volontà di riuscire. Enrico caro, mi spiace che il mio ricordo ti faccia piangere. Stavo bene assieme a te. Abbiamo trascorso giornate belle e puoi essere certo che ne serberò un ricordo indelebile, mi spiace che sei tanto lontano e difficilmente ci rivedremo, sappi che ti ricorderò sempre come l’amico più vero, però in fondo spero di incontrarti l’anno prossimo a Lourdes. Come ti dissi a Lourdes, domenica sera partirò per Rimini, al mio ritorno forse ti potrò dire perché devo assolutamente andare in città, tu però se vuoi puoi scrivermi qui all’Istituto perché giovedì sarò di ritorno. Coraggio Enrico e vedrai che fra poco sarai un bravo medico e sappi che la vita per brutta che sia merita di essere sempre vissuta. Ricordandoti affettuosamente Irene.
19/9/1967 Carissima Irene, non ho ricevuto più posta, solo una cartolina in questo ultimo periodo. Non so per quale motivo non mi hai più scritto. Comunque, qualunque cosa sia, ti penso sempre e spero che stai bene. Io sto continuando la mia strada e spero che al più presto raggiunga la mia meta. La vita a Torre è sempre la stessa; in fondo cosa vuoi si studia sempre senza perdersi un minuto di svago. Porto con me il ricordo di Lourdes, come esempio gli ammalati per giungere alla meta, oltre a portare anche te nel mio cuore, come l’unica più cara che io abbia conosciuto. Carissima Irene, scusami se non ti ho scritto prima per la mancanza di tempo a disposizione. Ti auguro che al più presto tu possa tornare a casa guarita e finalmente riabbracciare i tuoi genitori, che sanno comprendere il dolore e la mancanza di una figlia dalla loro dimora. Senti, Irene, ti mando questi versi, non sono miei, me li hanno dedicati e io li dedico a te: la poesia della vita. Tu che mi hai dato la cosa più bella, la vita, fa che io la dedichi a te, Signore.Ora ti chiedo di perdonarmi e nel perdono guarirmi. Coraggio! Sta sempre in forma. Spero di incontrarti al più presto. Un arrivederci a Lourdes, tu come dama e io come barelliere. Aspetto con ansia una tua nuova e nell’attesa di rileggere un tuo scritto. Ti saluto, augurandoti di ritornare a casa al più presto. Saluti e milioni di auguri, tuo sempre amico.
Cara Marita Rosa, tra le tante ragazze serie ho conosciuto te, con moralità ed esattezza. D’accordo, leggi i fumetti, ma ciò non vuol dire che sei una bambina, anzi sei cresciuta mentalmente e fisicamente . E questo mi fa enormemente piacere. Anzi, ho creduto sempre che una brava donna oltre a leggere deve anche giocare con bambole e balocchi. Scusami se mi sono permesso di scriverti, ma ti ritengo un’amica e nient’altro. Ti saluto. Enrico.
Cara Irene, lasciando Lourdes il mio cuore è rimasto legato a te. Non ho conosciuto mai un a ragazza tanto buona, così brava, che mi sapeva prendere per il mio verso. Mai ho incontrato una ragazza simile. Gli aggettivi, lo so, superflui, ma permettono lo sfogo. Ho conosciuto un angelo e posso dire con soddisfazione di aver incontrato la fiamma del mio cuore. Adorabile, lo so stiamo molto lontani, ma i chilometri non debbono separarci, la lontananza non ci imporrà di disunirci. Fin dal primo momento che ti ho vista, ti ho pensato, ricordando i tuoi occhi celesti, quegli sguardi fuggitivi, i tuoi capelli color sole. La tua persona mi ha ridato fiducia nella vita: non ho conosciuto donna che sapesse comprendere come invece sai soltanto fare tu. Vorrei sapere quando uscivi con me se eri contenta e se ti faceva piacere passeggiare assieme a me. Io in quei giorni così brevi ero felice. Non puoi immaginare la mia felicità. Per la prima volta mi sono sentito qualcuno, un uomo, un vero uomo. Non ho potuto, non ho potuto altro, sennò ti avrei fatto provare come amano le persone come me, il vero amore di due giovani che non cercano solo sesso, ma la felicità che una donna anela e che insieme provano di raggiungere. Stupenda Irene, credo che solo tu puoi comprendere la vita che io conduco: aiutami a superare gli innumerevoli ostacoli che mi si pongono davanti al mio cammino. Tuo Enrico.
Carissima Lina, due righi non fanno mai male. Il perché di questo scritto lo chiarisco subito. Tu sei la fiamma del mio cuore, che non si spegnerà mai, come la fiaccola di Olimpia. Sei una buona ragazza. Di te non debbo conoscere altro, solo debbo volerti bene. E questo te ne voglio tanto. Il mio amore per te è grande quanto il mare. Pensi che il mio amore è tanto profondo quanto sono le profondità degli abissi marini. Potrei dirti tante e tante cose, ma una sola mi basta: Ti voglio bene! E questa espressione esce dal profondo del cuore. Solo chi ama realmente, può lasciare eredità di affetti, di opere. Stupenda Lina, sei bella, carina, magnifica! Senti, ti amo veramente, come nessuno ha amato mai. I tuoi capelli biondi sembrano riccioli di grano, i tuoi occhi smeraldi luccicano come due astri. Il tuo viso è bellissimo! La tua bocca di corallo sembra che emani fuoco, che alimenta la fiamma del nostro amore! Cara Lina, mi guarderai nel mio cammino e sarai la stella della mia vita. Tuo sempre grande amore. Je t’aime. I love you. Ich liben ich. Techiero. S’agapò.
Cara Bina, non c’è festa più bella del santo Natale, perché unisce intorno al focolare domestico tutta la famiglia cristiana. Io colgo l’occasione per scriverti poche righe. Poiché mi sarebbe difficile pronunziarle. Adorabile, innanzitutto ti chiedo scusa se qualche volta ti ho fatto arrabbiare, perché sei una ragazza che merita tanta lode. Perché ho scritto? Perché lo scritto rimane, le chiacchiere vanno al vento. Le promesse, i giuramenti non vanno fatti con le parole, ma con la penna, perché si ha più coraggio. Nella mia vita non vi è stata mai gioia, ora ci sei tu a portarmi un sorriso. Vorrei vederti sempre sorridere e fiduciosa nel domani. Sono sicuro che riuscirai ad avere dalla vita tutto ciò che desideri. Sei una brava e buona ragazza e penso che hai dentro di te una gran cuore con sopra scritto: Enrico. Come sono contento quando sei seduta accanto a me e mi guardi. Non puoi immaginare la gioia e la felicità che mi dai. E’ il primo Natale che trascorro felice, perché nella mia vita ho tanti ricordi cattivi. Solo tu mi sei rimasta fra le cose più belle e l’unica consolazione della vita. Il domani senza di te sarebbe una vuotaggine e senza meta. Cerca di capire il mio stato d’animo e giustificarmi se non riesco a dimostrare il mio bene. Ti voglio bene, come nessuno sa amare. Sono molto sensibile e la mia vita è nelle tue mani, il mio domani è il tuo domani, il mio successo sei soltanto tu. Chiudo augurandoti un felice natale e un buon anno nuovo. Altro non so scrivere. Solo il vocabolo felicità riesco a scrivere bene, perché tu me l’hai offerto. Solo una frase posso pronunciare, quella che usano le persone umili: grazie, grazie per il tuo amore. Enrico – 24/12/1968
Cara Bina,, ti ho scritto non solamente per dirti che ti voglio bene. Se non metti o non riesci a mettere una pietra sul passato, adesso fallo, perché c’è veramente qualcuno che ti ama. Ma tu non fai niente per ricambiare questo sentimento. Tu che dici che non hai mai amato, che non sei stata mai fidanzata, che gli uomini non li hai mai potuti soffrire, senti davvero tutto questo? O sei una delle tante menzognere esistenti al mondo? Tu dici di amarmi sinceramente. E’ vero questo? Se è vero, riuscirai ad amarmi, ma tu fai niente per amarmi! TU non l’hai capito che io ti amavo davvero, ma tu hai preparato il terreno per lasciarmi: eccoti accontentata!
Enrico 1968


 
 

ID: 5287  Intervento da: Francesca Mari  - Email: stelle_di_stelle@hotmail.com  - Data: martedì 12 dicembre 2006 Ore: 22:23

“Perché ho scritto? Perché lo scritto rimane, le chiacchiere vanno al vento. Le promesse, i giuramenti non vanno fatti con le parole, ma con la penna, perché si ha più coraggio. Nella mia vita non vi è stata mai gioia, ora ci sei tu a portarmi un sorriso. Vorrei vederti sempre sorridere e fiduciosa nel domani”.

In questo periodo tratto della lettere di “Enrico”, caro signor Franco, leggo, forse erroneamente, l’essenza dell’amore… la forza e, contemporaneamente, la debolezza dell’uomo che si affida alle braccia della donna, mamma-compagna (visivamente l’archetipo della Pietà Michelangiolesca) che rappresenta, per lui, nel momento in cui si spoglia del maschio orgoglio, e si mette a nudo, una placida culla. Un po’ come Gesù Cristo con Maria Maddalena…Almeno questo è quanto mi ha colpito, dopo una prima lettura di questo breve, ma, incisivo “canzoniere” d’amore.
In base a questa osservazione dovrei supporre che Bina sia , di tutte queste donne (o aspetti diversi di una sola?) in cui il caro Enrico, Casanova post-bellico (e non Don Giovanni) cerca un rifugio al male esistenziale, atavico, incolmabile… un dolce antidoto contro la smania del vivere, tra quotidianità di una cittadina “in cui tutto scorre” e la frenesia per il raggiungimento della “meta”, dicevo, Bina sia il punto di arrivo del nostro Enrico. Beh, l’ultima strofa direbbe il contrario, “TU non l’hai capito che io ti amavo davvero, ma tu hai preparato il terreno per lasciarmi: eccoti accontentata!” , ma l’epistolario si ferma al ’68, e, credo, che il nostro personaggio abbia vissuto e viva ancora, dunque può dircelo solo lui.

Più che sapere, in realtà, su chi si è fermato Enrico, a me, da donna, piacerebbe sapere qual è per lui il “vero amore” (tra uomo e donna intendo). Vedo, in queste lettere, l’esplicazione del sentimento nelle sue diverse forme, coerente, senza dubbio, con un percorso di crescita del nostro amico: amore= sofferenza; amore= pena; amore= serenità; amore= fiducia, etc. etc.
Certo! L’amore implica tutte queste forme ma, secondo Enrico, che ha qualche anno più di me, qual è quello assoluto, quello che non corrisponde alla semplice soddisfazione di un ostinata tendenza a raggiungere quel che non si ha, quello disinteressato, quello maturo, equo, eterno, insomma!
Come lei saprà, oggi il motto è “L’amore è eterno finchè dura”… è stato sempre così o è un’altra deformazione epocale?
Per quanto vogliamo essere moderni, io credo che anche noi delle nuove generazioni, in fondo, ambiamo a quel tipo d’amore assoluto. E, per quanto siamo consapevoli dei cambiamenti di “genere” che lacerano, in qualche modo, i rapporti tradizionali, e spesso, parlo da donna, non solo per l’ostentazione, come spesso dicono i maschietti, da parte delle donne di parità etc. etc., ma per una maggiore consapevolezza di entrambi i sessi che, spesso fa pure bene perché evita matrimoni ipocriti e “repressivi”, però nel profondo tutti cerchiamo il sentimento assoluto, quello che non è solo Romantico, ma che ha origini millenarie.
Allora, mi chiedo, a parte tutte le riserve di cui parlavamo, qual è secondo Enrico la formula per la compensazione sentimentale????


Riallacciandomi al titolo della discussione, Oggi è un’altra cosa ma quale?, io non lo so che cos’è, però posso assicurarle che, almeno riguardo all’amore, non tutto è come sembra, che ci sono persone, giovani, che, forse, più sembrano ostili all’amore e più, in fondo ne cercano tanto, all’eccesso, vorrebbero nutrirsene ma, quello che trovano è spesso lacero, misero… ne offende l’essenza. Forse perché questa confusione di corpi e anime non consente a quelle giuste di ritrovarsi e riconoscersi, non, per forza per sempre.

Ho aperto con quella frase di Enrico sull’importanza della scrittura perché condivido in pieno.
LA SCRITTURA E’ CORAGGIO, E’ FORZA…
Ma pochi,oggi, hanno questo coraggio.
Ci hanno fatto vergognare di scrivere lettere d’amore, imponendoci il simpatico genietto del sms
Ma cosa! Se io avessi ricevuto da un uomo di oggi una lettera come quelle di Enrico, non avrei riso, come molti credono perdendo il coraggio di farlo… se, al posto di una cena avrei ricevuto più spesso una rosa a sorpresa a casa, non avrei riso… avrei sorriso di gioia.
E, invece, questo, oggi, accade così poco, come, certo, poco accade per gli uomini da parte delle donne …
Forse c’è troppa confusione, incomprensione, affermazione del sé anche nell’amore… c’è troppo rumore, distrazione, c’è troppo o forse no…
Cosa accade, invece? Un’altra cosa… MA COSA?

FRANCY MARI


ID: 5286  Intervento da: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Data: martedì 12 dicembre 2006 Ore: 22:11

Porto di Torre del Greco, appello a Cozzolino

Rilanciare complessivamente l’area del porto e puntare fortemente sui cantieri, rinnovandoli e attrezzandoli. E’ l’appello rivolto all’assessore regionale alle Attività produttive Andrea Cozzolino, dai “maestri d’ascia” degli storici cantieri navali di Torre del Greco. Ieri Cozzolino si è recato nella città del corallo accompagnato dal deputato dei Democratici di Sinistra, Arturo Scotto, e dal comandante della Capitaneria di Porto, Giuseppe Troina. Un settore molto importante per l'economia del territorio, quello della cantieristica, che dà lavoro, tra diretto e indotto, a circa 200/300 persone, impegnate in particolar modo nella produzione di gozzi in vetroresina e nel restauro delle barche.
Cozzolino risponde subito all’appello: già tra una settimana, il 18, ci sarà un incontro al porto di Torre del Greco tra i tecnici e i dirigenti degli assessorati regionali alle Attività produttive e ai Trasporti, la Capitaneria di porto e i rappresentanti dei cantieri per “verificare aspetti progettuali e la riorganizzazione del porto” e individuare le strade da seguire per il rilancio produttivo. “Bisogna - aggiunge Cozzolino - rilanciare una proposta di sviluppo e crescita, sia sul versante della cantieristica, sia su quello della riorganizzazione del porto turistico e di tutta l'area circostante. La cantieristica - conclude - resta la priorita': qui c’è una tradizione e una professionalita' da valorizzare, da far crescere, da adeguare alle sfide dei nuovi mercati”.

Dott. Penza


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