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Argomento presente: « Torre ieri e oggi »
ID: 5223  Discussione: Torre ieri e oggi

Autore: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Scritto o aggiornato: mercoledì 6 dicembre 2006 Ore: 16:10

Caro Gigi,
ti ringrazio per “chi non ti conosce come me da mezzo secolo non vede la tua poliedricità, non apprezza il substrato culturale che ribolle dentro e drena solo con blande proposizioni didattiche. Il vulcano esplosivo è tenuto castigato dalla convenzione coatta del buon senso che prende molti condottieri moderni.” Continuo a mandarti i tasselli della mia formazione lontana da inserire ne “La vita sbagliata?” del famoso maestro Antonio Fedele conte de’ Cesi. Ricordi quando da suggeritore tra “I Quattro” davi l’imbeccata e lui rifiutava l’aiuto verbale con aria superba da grande attore? Ti saluto. Franco

PRESENTAZIONE de L’INFINITO Gennaio 1965

Nasce a Torre del Greco "L’Infinito", la voce del giovane. A tale annuncio certamente la mente spazia in un cielo primaverile, invitante alla poesia; niente di tutto questo: i giovani di oggi hanno infiniti problemi da affrontare, da risolvere, mille idee da proporre; essi sono stanchi di ascoltare i venerandi, i quali credono che il modus vivendi di mezzo secolo fa valga ancora oggi.
I giovani hanno una coscienza e, se non l’avessero, l’avranno. Purtroppo, e si deve ammettere, la gioventù attuale si profila all’orizzonte disorientata, priva di ideali, con tutte le sue stravaganze, perché non andarle incontro, porgerle una mano?
I giovani sono invitati a collaborare. Questo foglio, voluto con tenacia da un gruppo, vogliamo che affermi, e speriamo di cuore, l’idea dei giovani tutti. Hoc est in votis diciamo con Orazio: questi i nostri desideri. E con Virgilio: Hoc opus, hic labor: questo il lavoro. Ogni riferimento alla lirica leopardiana non è casuale, anche perché noi abbiamo ammirato il cantore della doglia umana.

LA GIOVENTU’ - L’INFINITO 1965

1961. M’avviai alla Pineta, luogo ameno e salutare, meta ristoratrice. Con la cassetta dei colori, appena giuntovi, mi sedetti su un sasso a guisa da poter ben distinguere il Vesuvio e il verde della pianura campana.
Io amante della quiete mi misi a guardare stupito i pini che il vento spronava; quel fruscio mi dette la sensazione che dà un treno in corsa: sembra che porti via pensieri cattivi e rinnovi le speranze.
Dolce era mormorio…fugaci i momenti…Come avrei voluto restare là, dove il fruscio degli alberi il cuore dell’uomo addolcisce. Scesi. Mi rigirai, dopo ogni passo, dicendo: Addio, a presto! Non c’era nessuno che mi rispondesse. E i pini, quelle gigantesche figure, che il vento spronava e piegava a suo modo, sembrava che mi salutassero. Avvertii la felicità, io che dubitavo della sua esistenza.
1962. Ho venti anni! Se qualcuno dovesse chiedermi che cos’è la vita, risponderei a malavoglia che per me non è esistita mai una vita! Gli anni dell’incoscienza sono i più belli, ma non lo sono stati certamente per me! Sul mio labbro non vi è stato altro che un sorriso sarcastico, rivolto alla mia esistenza.
A quattro anni la prima batosta: a letto per un male, guarii. Pensai di essere guarito, ma mi sbagliai; anche stando fisicamente a posto, sentivo un male che non ha rimedi e non ha sufficienti terapie: malto di pessimismo e di solitudine. Ad una cosa credo: appena mi allontanerò dalla mia abitazione, l’aurora ed il tramonto saranno più maestosi; inni e concenti si leveranno al cielo per festeggiare.
Questi due stati d’animo dimostrano chiaramente l’instabilità del giovane di oggi. Dunque, il discorso sulla gioventù attuale è delicato. Innanzitutto la gioventù manca di una dirittura morale, appare già sfiduciata di un’esistenza appena abbozzata. Contribuiscono all’uopo, senza ombra di dubbio, la letteratura di oggi, la quale ha come perno la pornografia ed il cinema.
E’ necessario che mi spieghi chiaramente. La letteratura ha trovato nei giovani un campo fertile. Il giovane di oggi vuole conoscere, sapere, tutto ciò che in effetti è la vita e nel breve tempo possibile. Gli scrittori di oggi l’hanno capito e bene. E cercano di accontentarli, presentando dalla prima all’ultima pagina solo situazioni scabrose, che incuriosiscono il lettore fino al punto da costringerlo a rileggere più volte lo stampato.
Il giovane è lo scontento di turno del ventesimo secolo: e questo è grave. Per lui esiste soltanto l’amore, ovvero il sesso: unico scopo di un’esistenza? Possibile? Eppure, statisticamente parlando, il novanta per cento confermerà tale ipotesi. E’ scontento di un vivere lontano dai suoi ideali, è scontento di tutto. Parlavo del cinema. Ebbene i registi non sanno che portare sullo schermo situazioni sconce, prostituzione, pervertimento, che attirano peggio che una calamita, purtroppo, e dico purtroppo non perché sia un puritano.
Oggi manca l’insegnamento dei genitori, ai quali piace divertirsi sulle marachelle dei propri figli, senza sapere che il loro consenso di oggi potrà essere deleterio alla loro formazione sociale. E questo solamente per accennare al punto vulnerabile della società. Posso sembrare agli occhi del lettore moralista, censore, ma non è in effetti così. Ma se dico moderare, non dico annullare. Se dico attenzione, non dico catapultare. Se dico amore, non dico soltanto istinto bestiale.
Si vorrebbe moderazione in tutti i campi e non per egoismo, ma soltanto per altruismo. La gioventù attuale è paragonabile ad una nave che navighi in acque procellose: ogni ammonimento può sembrare un cavallone o un flutto violento; ogni avvertimento una mazzata. Intanto la nave non dico affonda, ma barcolla, vacilla, senza una meta, senza un approdo, pronta ad essere risucchiata dal mare. Senza meta quindi ci si affida all’evenienza; senza approdo, e dove approdare? Su lidi inesistenti? La gioventù si trova nel vortice della vita senza sapere il perché! I genitori, l’ambiente, l’educazione, hanno capitale importanza sulla formazione del giovane, cose che invece purtroppo non contano molto oggi!

Dott. Franco Penza

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ID: 5224  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: mercoledì 6 dicembre 2006 Ore: 16:10

Caro Franco,
un vecchio adagio dice "tutto ciò che disgrega e deteriora denota mancanza d'amore". No, non temere, non ricomincio con la retorica.
Chi dimentica le nostre esperienze giovanili, che oggi Francesca Mari vive intensamente.
Cara Francesca, il tuo entusiasmo giovanile per il bello artistico, nella fattispecie la letteratura, precisamente la narrativa, ricorda quello del Marotta giovane dei giornalini anteguerra. Allora le problematiche erano politiche, come sempre, ma oggi si aggiungono quelle epocali esistenziali.
Se devi scrivere su Torre non dimenticare mai un parametro determinante che ti fa capire perché il torrese ama l'Immacolata più della propria madre come fatto archetipico e simbologico, naturalmente; e perché adora le pietre della propria città trascurando fratellanza e solidarietà per chi convive intorno a sé.

Il torrese è uno sfegatato campanilista. Commette, però un grave errore: spende la vita intera a perseguire l'amore per le radici senza avere le radici per l'amore!

Luigi Mari


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