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Argomento presente: « ZI PEPPE TRA I VIVI »
ID: 5189  Discussione: ZI PEPPE TRA I VIVI

Autore: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Scritto o aggiornato: lunedì 4 dicembre 2006 Ore: 10:51

Anche questa mattina ho preparato la busta di plastica, contenente giornali da dare a Zi’ Peppe, il raccoglitore di carta di Piazza Nazionale. Esco di buon ora, giungo davanti al terranno e trovo la porta chiusa. Con la busta busso. Silenzio di tomba. M’immergo nella piccola abitazione, in cui quest’uomo ha trascorso cinquant’anni, in cui dorme, mangia, defeca, conserva carta e cartoni, ricorda il grande amore della moglie, che gli ha lasciato la pensione, in quanto lui non è stato mai alle dipendenze. Carrettiere di fama, ormai rudere, ripete da oltre quindici anni che la moglie non sarebbe dovuta mai morire. Mi racconta episodi gustosi di gente del rione, di corna, di inganni, di mantenute arricchite, di sue avventure galanti, dei suoi tradimenti. Questa mattina mi ha salutato come sempre. Ho visto la sua sagoma trasparente, ho sentito la sua voce fioca ripetere di aver vissuto per quindici anni senza la moglie, solo in una stanzetta, con una radio a tutto volume, con i vermicelli e salsa la sera e pane e provolone a mezzogiorno. “Sulo chesto saccio fa!”. ”Me ne vaco!” e si allontana per raggiungere i vivi, lasciando i morti seppellire i morti. Semplice tra i semplici. Zi Peppe resta un monito per tutti noi che corriamo dietro le chimere.

L’INFINITO 1978

In questi ultimi tempi è finito un celebre professore di medicina. La moglie mi ha donato la sua biblioteca, con il permesso dei nipoti e dei parenti tutti, che hanno gareggiato a spogliarlo da vivo e da morto. Il sacrificio di un “miliardario”, stretto di mano, però, è andato al vento. Morale della favola diceva mio padre:” Non depone!” E condensava in due parole tutto il suo dramma esistenziale, che davanti ai grandi eventi della storia, nulla poteva.
L’uomo, caro Gigi, è rimasto nelle caverne, con i suoi limiti. Altrimenti non saremmo a tirarci sassi sul viso. T’invito, pertanto, a non prendere più in considerazione i giudizi palesi od occulti dei tuoi “amici” e scrivi quello che vuoi, purchè sia costruttivo e serva a te come scarico di emotività. Continua a comporre le tue cartelle psicologiche e divertiti, anziché arrabbiarti.

Dott. Franco Penza
 
 

ID: 5193  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: domenica 3 dicembre 2006 Ore: 17:06

Caro Franco,
verso la felicità si andrebbe con le proprie gambe, adoperando i soliti canoni d'amore, solidarietà ed altruismo, assicurandosi una purezza interiore al di qua e al di là dei confini umani, ma molti di noi preferiscono raggiungerla col surrogato delle stampelle: business, arte, cultura, teatro, quando sono pura ostentazione di se, senza raggiungere mai catarsi, naturalmente.
Ancora c'è a Torre gente ricca o almeno benestante che crede di comprare tutto col danaro: amore, giovinezza, amicizia. Squallido atteggiamento.
Senti il loro tanfo a distanza. Generalmente trascorrono da soli la loro fase senile, non hanno neppure una tata che faccia loro da mangiare. Al bar rischiano di ingozzare per scappare prima e non rischiare di pagare il caffè. E poi muoiono soli, con le lenzuola strappate tra i denti.
Ma oggi neppure i poveri dignitosi (i classici professori monoreddito con le toppe sui fondelli) sono affidabili. Non esiste più l'umanesimo che li asseconda.
Poi c'è chi ha un sacco di virtù, onesto, altruista, benevolo, ma sfugge dalle mani al suo prossimo, non comunica, non si sbilancia, non espone o rischia nemmeno un unghia di se. Talvolta si ascoltano monologhi, mai dialoghi.
Intanto, come Tu dici, i sassi sul viso arrivano da tutte le parti. Ma quello che è più straordinario è la consapevolezza di sentirci personalmente contaminati, di lanciare noi stessi sassi come gli altri, per paura, per difesa, o per mera condizione nevrotica.

Per chi scrivi, a chi parli?
Luigi Mari


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