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Argomento presente: « Buona Giornata Torre, Italia »
ID: 5049  Discussione: Buona Giornata Torre, Italia

Autore: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Scritto o aggiornato: lunedì 27 novembre 2006 Ore: 15:08

AMBARADAN

di Franco Penza

La morte di Merola

I cantanti a Napoli non ci sono. Siamo fermi a Sergio Bruni. I neo-melodici sono una parentesi riflessiva in attesa di veri cantanti.

I pittori

Sono fermi alla sperimentazione di Andy Wharol degli anni venti. A Napoli si propongono montagne di sale, teschi, laghi di sangue. Firmati da operatori internazionali.

Bocca

La nostra delinquenza è elementare: furto, scippo, borseggio, a differenza di quella settentrionale e mondiale su basi industriali: traffico di popoli, droga, prostituzione, lobby, degrado, sprechi, criminalità, malasanità. Qualche scrittore ex partigiano parla di Napoli, ignorando la storia d’Italia. La colpa è di una politica forsennata secolare a danno nostro (Savoia ect.)

Calderoli

Le fogne anche in Alta Italia sono necessarie. Basta applicare le leggi e non ringraziare la delinquenza per aver eletti suoi rappresentanti con l’indulto che l’80% del parlamento ha votato a favore.

Le manifestazioni popolari verso i suoi miti sono ingenue rappresentazioni di un popolo, che trova in un calciatore o in un cantante o in un attore l’identificazione per una secolare repressione, che riesce paranoicamente a sollevarsi da un palmo di terra. L’immaturità dei giovani meridionali è dipesa inevitabilmente da modelli nazionali stupidi e insulsi e lanciati solo per guadagno nell’agone del successo commerciale. Spiegatevi gli stadi che si riempiono per il cantante che rovina i timpani. L’originalità in negativo. L’unica opera d’arte, per ironia, è stata la distruzione di una intera generazione, lasciando credere che siamo tutti uguali, che abbiamo le stesse esigenze, ma non abbiamo le stesse proprietà e gli stessi soldi. I ricchi sono purtroppo troppo ricchi, i poveri troppo poveri. Lo scollamento tra Stato e popolo è netto. Meditate.
Non dite solo sciocchezze.
Io vorrei parlare sempre con l’abate Minichini, che non mi può rispondere, a differenza del prof. Garattini che invita a ben accoppiare cibi, bevanda e farmaci, perché si rischiano altre malattie.

Dott. Franco Penza
Medico - Filosofo

Buona giornata, Italia.

 
 

ID: 5139  Intervento da: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Data: lunedì 27 novembre 2006 Ore: 15:08

PARLARE D'ESATE A NATALE, CHE FOLLIA!

Aspettiamo con ansia l’estate per uscire dal solito tran tran, per rilassarci, distenderci; invece, ahimé!, in agosto siamo in piena follia. Anche in giugno, luglio tutti, o quasi sulle spiagge. Gli uni addosso alle altre. No, non è un postribolo. Senza un po’ di spazio per godersi il sole, il sale, l’aria pura. Solo sudore di corpi stanchi. La vacanza, così attuata, è acre. E’ un frutto acre, che t’allappa le labbra e ti allega i denti.
Prima di allontanarti dalla tua abitazione, devi chiedere il permesso ai signori ladri della tua zona, compensarli, naturalmente, poi avviarti all’alba alla biglietteria del treno, del traghetto, dell’aereo per evitare la ressa. Un vero agone. Ti presenti vestito e torni spogliato.
Una ragazza per acquistare un biglietto per un’isola napoletana, smarrisce gli indumenti intimi (sic!) Nella calca glieli strappa di dosso un feticista, che ne fa tesoro per dimostrare agli amici la diabolica possessione. Diabolica, perché solo il diavolo sarebbe capace di possesso in simili condizioni ambientali. Con la parola tutto è realizzabile.
Dunque, battaglia l’acquisto del biglietto. Raggiunta la spiaggia, lotta per la conquista dell’angolino di sabbia dietro lo spogliatoio. Nel mare, se non sai nuotare e resti sul bagnasciuga, sei costretto a torture indicibili: calci, spruzzi d’acqua e sabbia sul viso, mozziconi, bottigliette. Se decidi di stare sulla sabbia, stessa sorte.
Mostra di seni flaccidi e sodi, fianchi stretti e larghi, pancia, pancetta e panciaccia. Esibizione generale, ché si dice che l’elioterapia preserva da malanni invernali. Di tranquillità neanche l’ombra. Passerella di corpi femminili, sui quali la pezzuola triangolare, che i più chiamano costume, diventa inutile. Tanto vero che sarebbe preferibile eliminarla, se si tratti di cosa di pregevole fattura.
Problemi riguardanti il Parlamento. D’accordo. Ma l’uso e l’abuso costringono spesso il legislatore ad emanare norme ormai consuetudine nel popolo. Gli esempi non mancherebbero. Veniamo al nodo della questione. Tutti al mare? Se volete, ma non tutti ad agosto. Gli italiani affollano i litorali come gregge assetato. Già siamo distribuiti male sul territorio nazionale. Per fortuna le zone interne sono ancora abitabili. Costretti negli stessi tempi e negli stessi spazi, tendiamo tutti a un eguale benessere, ormai mito del XX° secolo. Almeno dividiamo a scaglioni le vacanze tra giugno, luglio, agosto. Non preoccupatevi: alla signora accanto anche dopo o prima possiamo raccontare le vacanze trascorse.
Con un pizzico di immaginazione la spiaggia libera di Mergellina diventa Honolulu, la ragazza di Vico Equense la valchiria della Costa Azzurra, il mezzo milione di spesa cinquanta. Il tutto condito di accenti forestieri e espressioni napoletane: “Che gioi(a) (l)a vit(a), ch(e) pazzia l’estat(e), il mio uom(o) è limitat(o), un tedesc(o) parlav(a) spagnol(o), (l)e mutandin(e) da bagno ingles(i) son (o) eccezional(i). Commenti sino alla prossima estate. E’ chiarissimo che dormiamo tutti e sogniamo agitatamente da molti anni automobili, case di montagna, di città, di mare, di soldi, e non ci accorgiamo di correre verso il nulla, poiché a questo conduce la civiltà dei consumi. Anche l’uomo, per l’industria, è un prodotto dei prodotti di consumo. Non abbiamo che fare. Poveri noi.

Dott. Franco Penza


ID: 5053  Intervento da: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Data: venerdì 17 novembre 2006 Ore: 13:51

LO SCHERZO
di Franco Penza

Non vi preoccupate. Non comincerò a dirvi che sono italiano, che sono figlio di artisti e che odio la politica. Non vi ammorberò dicendo ch3 mi serve solo un tetto per riparare, un giaciglio per dormire, un piatto caldo e amore, tanto amore. E basta. Non preoccupatevi. Voglio raccontarvi, invece, un anno di lavoro inutile, come tutti i lavori di questo mondo.
Potrei dire Napoli, come New York, Amsterdam, Hong Kong, tanto l’uomo ha una dimensione universale, non locale. Dire io sono, tu sei, egli è non conta. Conta soltanto rendersi conto della pochezza dell’essere umano. E’ necessaria tantissima umiltà.
Dunque, inutile partenza da casa, inutili le chiavi, inutile apertura della Boutique. Inutili i soldi, che servono solo per azzuffarci. Tutta inutilità la vita. Inutile la bella commessa, che crede di essere Jean Harlowe rediviva: la bambola di carne in vetrina. Là è il posto che le compete. Per tutta sincerità, vi dico che i capelli pittati giallo mi scaricano. E poi la volgarità della ragazza mi prostra addirittura. Le cosiddette “mani morte” mi fanno senso: i fatti contano. I maccheroni riempiono la pancia, non il fumo delle cose.
Ancora arrivo di altra commessa: la rossa di fuoco con le polveri bagnate per aver ceduto al titolare talento e mutandine in cambio di pochi soldi al mese. Un modo di prostituirsi come un altro. E per questo la verginella di pensiero parla al suo principale intercalando un buon termine continuamente con il fallo come fosse una bilia.
Altro inutile arrivo: la signora commessa sarta, che per due soldi lavora per otto. E per lei l’aggiusto è un’autentica passione! Un inutilissimo arrivo rappresenta il socio del titolare: alto, robusto, naso pronunciato, barba folta, vestire eccentrico, sguardo assente. Insomma, una barba.
Finalmente arrivo inutile del titolare, che si dà da fare con la bruna, che non sa di essere.
E se passasse davanti al negozio un maniaco, che prima attirasse la sua attenzione e poi mostrasse la sua asta, lei svenirebbe, perché il fallo è qualcosa di schifoso così per istrada, ma è esaltante a letto. Bella ipocrisia quella femminile!
Non starò qui a raccontarvi le barzellette delle ragazze sulle cose fatte di la sera precedente; sarebbe barboso…”e comincia a sbottonare la patta, mette le mani, mi toglie il pantalone, la mutandine; ma io fingo di non accettare quella violenza, che in fondo mi fa andare in estasi. E’ importante, perché lui non pensi che io sia una di quelle, sono ancora un po’ vergine…”
Mattino e sera senza interruzioni, tra una vendita e l’altra.
Piacciono tutti i ragazzi come ad una ninfomane. Narcisismo ed incoscienza fanno parte del carattere infantile della bruna, che non sa cos’è l’amore, benché conosca bene il sesso.
Era mia intenzione raccontare un anno di lavoro. Ma, signori miei, che stiamo a fare? A raccontare stupidaggini? Tanto non risolveremo niente. La società aspetta soluzioni immediate per la disoccupazione, per l’edilizia popolare, per la fame e la miseria, che costringono tante povere ragazzette a finire nella rete. Lo sfruttamento deve finire: trenta, quaranta, cinquanta al mese sono paghe di fame. Con un Governo sano si potrebbe porre fine a questo stato di cose e si avrebbe una salutare tabula rasa di menti malate. Aria di festa: Natale, bancarelle con statuine, abeti, odore d’incenso.
M’immergo in quella atmosfera e mi trovo insieme al mio papà, che costruisce il presepe con sassi ed erba in miseria e malattie. Che stoicismo di accettare l’esistenza! E che semplicità! E’ stato ad un’immensa Università, alla quale non ci si iscrive, né si frequenta, ma ti catapultano: la vita.
Ho tanto bisogno di isolarmi, di respirare aria salubre in tanto inquinamento mentale. Ma dove?

Dott. Franco Penza direttore de "L’Infinito" ottobre 1974



ID: 5051  Intervento da: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Data: venerdì 17 novembre 2006 Ore: 13:44

VENTI ANNI FA MIA MADRE S’AVVIO’ NEI CIELI
di Franco Penza

L’olecrano. Per i non addetti ai lavori, diciamo che l’olecrano è una protuberanza estrema dell’ulna, che forma il braccio. Mi domando perché si debba fratturare. Altri si chiedono perché subiscano l’amputazione di una gamba, in guerra o in un incidente. Si arriva all’infinito senza risposta. Tutte causalità? Forse. Chissà.
Dall’apparente età di cinquanta, ma che in effetti ha i suoi sessanta anni, la signora riceve la visita della figlia, in occasione delle festività natalizie, che le dona baccalà, broccoli e fichi secchi.
Abbracci, baci, auguri, tazzina di caffè e via. La donna chiude la porta, con chiavistello e sta per andare a letto, quando ricorda di non aver ringraziato. Toglie la spranga, gira e rigira la chiave nella serratura sgangherata, apre la porta, corre verso la figlia per il gentile pensiero. L’auto parte, la donna sta per rientrare, quando il piede destro inciampa in un pezzo di legno e cade pesantemente sul gomito. E’ una serata buia, ma in quell’attimo s’accende il firmamento. Primi soccorsi. Ricovero in ospedale possibile, ma l’intervento no: i chirurghi rientrano dopo l’Epifania. Ed ella con un braccio “spezzato” aspetta pazientemente. Anestesia completa. Processione di parenti ed amici. Saluti, doni, sorrisi. L’apparecchio gessato in prima pagina.
Solita domanda:”Com’è successo?” Solita risposta:”Non ringrazio più, signò!” Conclusione affrettata, perché tutti sanno che del senno di poi sono piene le fosse. Intanto la signora si domanda ancora:”Perché?” La figlia piange. Il vecchietto malato chiede:”Perché?” Chiedono tutti :”Perché?” Anch’io sto dicendo: Perché poi ho scritto quest’episodio?” Una ragione c’è. Dopo la caduta, la signora cadde in una prostrazione profonda, si ammalò gravemente (anche in questo caso i medici non intuirono subito la malattia) e s’avviò nei cieli. Ed il 7 gennaio 2007 trascorrono venti anni.

Bollettino Ordine dei medici- Il direttore Dr Zito commenta.

Comprendiamo il dolore e l’amarezza del collega Penza, ma dopo venti anni è difficile capire com’è possibile che in un ospedale (il collega Penza non dice quale) non ci fossero chirurghi di servizio, durante le festività natalizie, per eseguire un intervento che a quanto sembra aveva carattere di urgenza. E perché non furono individuate le responsabilità del disservizio denunciato. Oppure è l’amore per la madre scomparsa che induce il dott. Penza, che pure è un medico, ad attribuire la “profonda prostrazione2 e la susseguente grave e letale malattia, al ritardo con cui fu eseguito l’intervento’
E’ un pensiero che nulla toglie al dolore e al rimpianto del collega Penza, al quale, a venti anni da quell’evento infausto non possiamo fare altro che esprimere tutta la nostra solidarietà.

Dott. Franco Penza


ID: 5050  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: venerdì 17 novembre 2006 Ore: 11:33

Cronaca
IL COMUNE PREMIA SUOR GIULIA GALLO A TORRE DEL GRECO

Novembre 2006 ore 10:00

L’assessore Gilberto Stella

L’assessore Gilberto Stella e il capogruppo dello Sdi Enzo Alleori in rappresentanza del Comune di Spoleto, si sono recati a Torre del Greco per consegnare a suor Giulia Gallo, ex madre superiora dell’istituto Maestre Pie Filippini, una targa in riconoscimento dei 27 anni di servizio svolti a Spoleto. «Ventisette anni di belle esperienze, un quarto della mia vita» ha detto la religiosa «in quella che è diventata la mia seconda città. Sono onorata di ricevere questo riconoscimento. Voglio esprimere la mia più profonda gratitudine per l’impegno e l’aiuto che il Comune di Spoleto ha costantemente dimostrato in questi anni».


Fonte: www.spoletonline.com


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