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Argomento presente: « TEATRO COME UNA DONNA AMATA »
ID: 5039  Discussione: TEATRO COME UNA DONNA AMATA

Autore: Vito d'Adamo  - Email: vda27@online.de  - Scritto o aggiornato: giovedì 16 novembre 2006 Ore: 08:57

Chi ricorda, cosa ricorda: dal lontano 1948, dedicato ai concittadini, attivi protagonisti nel teatro, ai fans
da nonno Vito.

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Vita intima del Politeama.

COME UNA BELLA DONNA IL TEATRO, SEMPRE PIÙ AMATO.

Intervista all’Ing. Simeoni a cura di Vito d’Adamo.

L’intervista ci è stata gentilmente concessa dall’Ing. Simeoni, direttore del Teatro Po-liteama di Napoli col grazioso consenso dell’impresario, Comm. Arturo Vietri.


Abbiamo trovato l’Ing. Simeoni, direttore del “Politeama”, che sorvegliava personalmente lo scarico di carbone fossile da un furgoncino.
“È per il riscaldamento del teatro”, ci ha spiegato, sorridendo amabilmente. “Che cosa vogliono sapere?”, ha chiesto, cortese.
“Non disturbiamo?”.
“Niente affatto”.
“Grazie. Eravamo venuti per chiederle qualche informazione sulla stagione teatrale e sui progetti per il 1949”.
“ Per il ’49 riviste”, spiega. “È il genere più rispondente ai gusti del pubblico, oggi, sebbene non manchi di pecche. Dal 15 dicembre a tutto gennaio debutterà Taranto in di Nelli e Mangini. Seguiranno Totò e Macario. Poi si vedrà”.
“Rendono molto le riviste, oggi? Vale la pena di investire alcuni milioni per metterle su?”.
“Che cosa intende per alcuni milioni?”.
“ Beh, sette, otto, massimo dieci”.
“Sì”, sorride l’Ing. Simeoni, “pensi che Taranto, per mettere su una rivista ne ha spesi 32, Dapporto 36 e la Osiris 42. Esagerano un poco, ma la somma, su per giù è quella”.
“Si guadagna a portare sulle scene una rivista?”.
“Ci si rimette”.
“A giudicare dal numero delle riviste, allora, e da quanto Lei afferma, sembra che i finanziatori trovino un gusto matto a perdere quattrini. Come si spiega?”.
“Sa, il teatro è come una bella donna amata: quante più delusioni dà, tanto più ci sentiamo attratti. I finanziatori ci perdono sempre ed anche gli impresari, questo è certo. È il fisco che grava molto. Generalmente, quando si vede un teatro pieno, si è portati a pensare ad un incasso remunerativo, che alla fine tale non risulta. Siamo proprio presi tutti dal teatro come dalla bella donna di cui parlavamo prima, anche se i consuntivi non corrispondono alle attese”.
“Guadagnano bene gli artisti?”.
“Si, gli artisti guadagnano bene. Quelli, però, che fanno ottimi affari sono i soggettisti. Hanno le spalle al sicuro con i diritti d’autore e non mancano magagne di vario genere. Ma di questo è meglio non parlare.
“Lei, Ingegnere, che è a contatto con il pubblico, cosa pensa che vada di più quest’anno?”.
“Riviste, al solito. Poca prosa perché il pubblico degli estimatori di questo genere è limitato”.
“La rivista, anche quest’anno, si baserà sulla satira politica?”.
“No, la gente a teatro non vuole politica. È molto richiesto il genere brillante, invece. La rivista, purtroppo, si basa ancora su canoni tradizionali e neanche quest’anno vi saranno innovazioni degne di rilievo. La necessità, appunto, più sentita oggi nel teatro, è quella di trovare una formula nuova, che esuli da ogni schema convenzionale. Si stagna. Almeno qui in Italia si stagna. Nessuno sembra saper concepire, dare vita a vere innovazioni. Personalmente...”.
“...Personalmente...? Lei vuole confidarci qualcosa, che Le sta a cuore, illustrarci verso quale direzione dovrebbe orientarsi la rivista?”.
“Ecco, in coscienza non ho ancora idee molto chiare in proposito. Penso, però, che ci si potrebbe orientare verso una rivista a sfondo lirico. Oggi ci si basa sui nomi: anche in questo campo sono ammalati di divismo, gli italiani, anche se capita da per tutto e non solo in Italia. Qualche novità tecnica è stata portata sul palcoscenico nel corso della passata stagione. Per esempio, si è sperimentata la visione asonometrica della scena, per effetto della quale lo spettatore vede i personaggi muoversi come dall’alto e questo dà un senso d’immediata vivacità alla rappresentazione”.
”Se ho ben capito, i personaggi si muoverebbero come su di un piano inclinato: forse che le ballerine hanno trovato io modo di vincere la forza di gravità terrestre?”.
“Il trucco c’è, ma non si vede. Le posso, in ogni caso, assicurare che non si tratta d’illusione ottica”.
“Ecco una novità, che darà certo buoni frutti. Sono state già sperimentate queste nuove tecniche?”.
“Qui al Politeama sono state provate dalla rivista di Dapporto con esito favorevole ed il pubblico non ha lesinato gli applausi”.
“Ci può anticipare qualcosa sulla nuova rivista di Macario? Sembra che la critica non ne abbia parlato molto benevolmente”.
“Giudizi soggettivi. Per me Oklabahama va. Il copione si sviluppa su di una nave scuola sudamericana e i marinai, manco a dirlo, sono graziose ballerine. Qualunque cosa ne possa dire la critica, l’affluenza del pubblico è stata più che soddisfacente in ogni città. Ma sa com’è: vedere per credere”.
“Ah, senz’altro, grazie. Ci riserveremo il piacere di venirla a trovare al più presto“.
“Si figuri!”.
Affabile, l’Ing. Simeoni: con la sua accorta competenza regge uno dei nostri più ac-creditati teatri di rivista.


Da “IL MEDITERRANEO”, Napoli, 5 dicembre 1948.
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ID: 5043  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: giovedì 16 novembre 2006 Ore: 08:57

IL VECCHIO TEATRO DEI PUPI TORRESE

Come negli altri due testi di Michele Izzo, presenti in Torreomnia, non sono state qui apportate correzioni per non "contaminare" l'autenticità e l'intraducibilità vernacolistica traslitterate dall'Izzo dalle espressioni verbali popolari per suo "dono" naturale non già di "non scrittore", ma di "non scolaro". Ciò sacrifica le più elementari, legittime convenzionalità linguistiche, con buona pace di Croce, Flora o chi per loro, ma lascia cogliere la fragranza dell'ambiente, la musicalità della strada, la cultura fuori dall'analisi scelta, cromosomicamente viceregnista, lazzaronica. Una "ripresa dal vivo" con montaggio in macchina senza RVM, con spurie, interferenze, lungaggini e ripetitività, ma sacralmente veristica. Bisogna intanto riconoscere al nostro l'abilità di scrivere a braccio e "ad orecchio" non essendo stato nemmeno autodidatta. Teneri, ad esempio: (e ct) per (ecc.); (ha proto) per (approdò); (ha detto) per (addetto); (acidilè) per (acetilene), ed altri graziosi suoni coniati ad orecchio in parole.
E' sorprendente, intanto, il costrutto della narrazione, la ricchezza di particolari, la lucidità dell'ottantenne "cantastorie" più che narratore, la memoria limpida e presente dell'anziano, l'amore sconfinato per questa, denominata ingiustamente, "arte minore".
Ma ciò di cui bisogna avere un "religioso rispetto" è l'evidente esaltazione dei precordi, la riuscita sublimazione nostalgica; quella sorta di "Recerche" proustiana che alimenta la linfa nella terza età, che esorcizza l'esistenziale allo stadio finale, che medica la problematica senile odierna. Izzo quasi rivendica l'anziano del terzo millennio, sfortunato erede della defunta cultura umanistica.
Questa sezione completa la trilogia, per così dire, delle memorie dell'Izzo, che costituisce l'unica testimonianza torrese della storia dei pupi, non solo, ma rappresenta un vivido revival nostrano nello spaccato di secolo XX tra le due guerre. Luigi Mari

Vai nella interessante inedita sezione:

www.torreomnia.it/pupi_torre/set_frame_pupi_torre.htm


ID: 5042  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: mercoledì 15 novembre 2006 Ore: 22:46

Nonno Vito ci introduce al Teatro del dopoguerra. Mi pregio denominare il nostro "corrispondente dall'Europa": "Nonno alert" come il servizio automatico di Google. Sulla rete troviamo molte fonti che ci parlano di situazioni e fatti del teatro italiano e napoletano post bellico. Discorsi generici. Ma adesso noi faremo una capatina in quello torrese con il link qui sotto:

www.torreomnia.it/attori/Teatro/teatro_torrese.htm

Si ringrazia il prof. Salvatore Flavio Raiola per questa sintetica storia del teatro locale, per essersi prestato a fornire questa utile cronologia, dimostrando di non amare solo il proprio teatro, ma tutto il teatro torrese, senza discriminazioni di genere, di livello o di casta (senza generalizzare).
Sopra tale guida, o falsariga, invito gli addetti ai lavori di ampliare l'argomento sulla base di un esempio di stampo umanistico: diverse testimonianze di deportati nei lager nazisti concordano nel rivelare che gli spettacoli teatrali promossi dai nazisti (per una sorta di propaganda di facciata che vedevano i prigionieri insieme nelle vesti di attori e spettatori) si distinguevano dal teatro universale di tutti i tempi non già solo per la bravura e l'impegno dei disperati, ma per l'assenza totale, tra di loro, di antagonismo, invidia gelosia ed altri sentimenti infermi, che, purtroppo, nei momenti epocali di cultura, di libertà, di civiltà allignano nell'animo, maggiormente sugli scalini più alti della cosiddetta professionalità, spesso in maniera snobistica, settaria, classista, per questo indecorosa.
Forse verrò tacciato di retorica, qualunquismo o sermonismo da pulpito rionale. Ma i fatti, i personaggi e gli avvenimenti esposti in questa sezione, specie quelli relativi alla fervente passione dei filodrammatici, quella espressa, "battuta" sulle tavole insicure d'oratorio, di palco estemporaneo, mi danno una grande emozione: gioia, fervore e nostalgie che non possono e non devono essere dimenticate, fosse non altro per la gratitudine e il rispetto che dobbiamo ai nostri genitori, ai nostri nonni, che vedevano il teatro fine a se stesso, come veicolo d'amore, d'amicizia, di socializzazione.

Luigi Mari

Altri settori del teatro torrese:

www.torreomnia.it/teatro_spettacolo.htm


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