ID: 4909 Discussione: La colpa è dei napoletani
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Scritto o aggiornato:
giovedì 2 novembre 2006 Ore: 22:22
IL VERO PROBLEMA DELLA CITTA’ SONO I NAPOLETANI
DI MASSIMO FINI
Il Gazzettino
Leggi l'articolo completo qui:
www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=2682 Adesso c'è qualcuno che pensa di mandare l'esercito a Napoli per ridare un minimo di sicurezza e di decenza alla città. Ma non servirà a niente. Perchè il problema è un altro. Il problema sono i napoletani. Se Napoli è ridotta com'è ridotta i principali responsabili sono innanzitutto loro, la loro mentalità, il loro modo anarchico e pressapochista di porsi verso la vita che andava bene un tempo - anzi era di grande sapienza - ma che oggi, per una serie di ragioni, non funziona più. A Napoli esiste una illegalità capillare, diffusa in tutti i ceti sociali, dal più alto al più più basso, che fa da sostrato alla criminalità vera e propria.
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La contiguità fra Napoli-bene e Napoli-male è un dato storico, un retaggio del periodo borbonico e feudale, ai tempi in cui signori e 'pezzenti' vivevano gomito a gomito. Di tale contiguità feci io stesso esperienza quando, a metà degli anni sessanta, con la prima macchina mi spinsi fino alla capitale partenopea e ricevetti dai napoletani un paio di salutari lezioni di vita di cui sono loro ancora grato. Posteggiai al limitare dei Quartieri spagnoli, con tutti i bagagli dentro, davanti a un grande bar, che mi pare si chiamasse 'Scarpinato', noto ritrovo di malandrini. Ad unica mia scusante c'è che avevo solo 21 anni. Poi con la mia ragazza ci addentrammo per le viuzze. Quando ritornammo della macchina naturalmente non c'era più traccia. Stavamo seduti, sporchi e immalinconiti, davanti a una minuscola postazione di caramba, dove avevamo fatto l'inutile denuncia, quando passò un ragazzo poco più grande di noi. Ci vide in quello stato e ci chiese cosa fosse successo. Glielo raccontammo. "Beh" disse "vi ospito io finchè non avrete ritrovato la macchina". Viveva in una splendida casa a Mergellina. I suoi erano via per un viaggio di piacere.
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Ma quella di quarant'anni fa era ancora la Napoli dei 'bassi', dell'economia del vicolo, che nei suoi bassifondi, viveva soprattutto di contrabbando di sigarette. Quando pochissimi anni dopo, già giornalista, fui mandato a Napoli per un'inchiesta il questore mi confidò: "Noi il contrabbando facciamo solo finta di combatterlo. Ogni tanto sequestriamo un motoscafo, ma sostanzialmente lasciamo fare, altrimenti l'economia di mezza Napoli andrebbe a pezzi".
Era ancora una Napoli umanissima e splendida pur nella sua già evidente decadenza che ne 'La pelle' Malaparte aveva così crudamente descritto, lo scrittore inglese John Horne Burns ne 'La galleria' e il neorealismo cinematografico con film come 'Paisà' di Rossellini e 'Sciuscià' di De Sica. Ma che 'economia del vicolo' ci può essere, oggi, in quartieri come il 'Traiano', nei comuni dell'immenso e impressionante hinterland vesuviano, in paesi come Torre del Greco o Torre Annunziata, un tempo deliziosi, e ora uniti da un'unica colata di cemento. Che umanità ci può essere? Scriveva già nel 1977 Antonio Ghirelli in 'Napoli italiana'.
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La degradazione di Napoli è stata innanzitutto ambientale e ha trascinato con sè quella esistenziale, sociale e criminale. "Anche un ragazzo povero può crescere felice col sole e con il mare" scriveva Albert Camus. A Napoli il sole non c'è più. Se la si lascia con la nave la si vede immersa in una caligine fosca. Se guardate il mare da terra vi può sembrare ancora azzurro per un'abitudine ottica. Ma visto dall'aereo è marrone quasi fino a Capri. I napoletani vivono in questa abitudine ottica e credono ancora - o fingono - di avere 'O sole mio', il mare e il 'golfo più bello del mondo'. Ma non è più così. Da tempo. E questo, come notava Ghirelli, ha cambiato il loro carattere. "Hai un bel dire del buon carattere partenopeo - mi diceva tempo fa un mio giovane amico di Napoli- "ma quando ti tocca perdere ogni giorno tre ore del tuo tempo nel traffico, in una città caotica e sporca, quando la sera torni a casa sei stressato, peggio di un milanese". E fa male al cuore, per contrasto, vedere in certi dettagli, per esempio nell'eleganza con cui nei caffè del centro il cameriere ti serve, i residui malinconici dello splendore di una città che fu fra le capitali della cultura europea.
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La fantasiosa anarchia napoletana ha distrutto prima il tessuto ambientale della città poi quello esistenziale e sociale. Poteva funzionare quando la società era più semplice, più piccola, più trasparente, più controllabile, più umana. Adesso è solo autodistruttiva. Nella complessità e nell'anonimato della modernità ha finito per cancellare l'habitat in cui era possibile. Napoli, con o senza esercito, non è più redimibile. E' marcia fino al midollo. Perchè non più redimibili sono i napoletani. E l'impressione è che anche l'Italia, se continuerà sulla strada , che ha imboccato da tempo, dell'anarchia, della faciloneria, del pressapochismo, dello 'stellone', del 'mi arrangio come posso', dell'illegalità non solo diffusa ma anche sotterraneamente ammirata, come, sotto sotto, è ammirato il guappo che con un coltello ha messo sotto due ragazzi più grandi di lui, diventerà un'unica avvilente e invivibile Napoli.
Massimo Fini
www.massimofini.it Fonte: http://
gazzettino.quinordest.it/ LA VERITA' AL DI LA' DEI MASS MEDIA:
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