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Argomento presente: « Un angelo in Torreomnia »
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ID: 485  Discussione: Un angelo in Torreomnia

Autore: Luigi Mari  - Email: gigiomari@libero.it  - Scritto o aggiornato: lunedì 10 gennaio 2005 Ore: 16:37

Amici, la signora Marisa risponde alla discussione "I mestieri di Torre antica". E visto che in questo forum si subdora disattenzione per i messaggi femminili (Nota le scarsissime risposte a tutti i messaggi delle donne); qui dove mi rifiuto di pensare qualunquisticamente alla ridicola idea di maschilismi e misoginie, o a "guinzagli coniugali" riparo (prima che la cosa diventi troppo evidente) con una sorta di breve apologia o piccolo processo al vetusto romanticismo. Haimé!
Marisa Betrò annulla e sostituisce lo scibile del nostro forum con una sola frase: "Un sorriso a tutti". Si prega altri angeli di comparire.
La parola "Angelo" comprende diverse accezioni, e, dato la natura astratta del termine, esse sono quasi tutte fantasiose e spesso fantastiche. Quindi talvolta artificiose e manipolate con tecniche scrittorie accattivanti e suggestive. Ma questa volta "Angelo" si rivolge non già ad un atteggiamento, ad un modus vivendi, ad un ordine di idee o ad un orientamento religioso profondo e addirittura fanatico, ma ad un semplice gesto di prammatica: il saluto a margine di un messaggio, una semplice convenzione sociale ripetuta dall'umanità miliardi di volte al giorno.
Fate un esperimento semplice. Aprendete a caso un campione di persone e giocate all'"associazione di parole". Al termine "Angelo" 30 su 100 associano "sorriso", non riso, allegria, gioia, ma "sorriso". Ebbene, ne ho appurati di saluti, espliciti e trasparenti, artificiosi e spontanei, letterari e formali, ma è la prima volta che leggo dei saluti che sono un concentrato angelico nell'accezione più diafana, ma umanistica della parola, là dove persino la poesia prova un pochino di invidia e di vergogna.
"Un sorriso a tutti". Amore che si schiude da un bozzolo.
A memoria d'uomo non mi sono mai trovato di fronte ad un saluto più bello, più semplice, più leggero, più saturo, più tonico, più sublime, più spontaneo; dove gli "ismi", le matematiche e le cibernetiche arrossiscono dalla pochezza e si nascondono in cerca di conversione e redenzione.
E ciò non poteva essere partorito che da una signora, in senso liliale, affacciata alla vita e alle sue radici, obbediente alla sinusoide onirica dei precordi, dove il muliebre e l'eterno femminino, questa volta, sono solo optional e retorica, non solo, ma soccombono ridicolizzati innanzi al candore asessuato ed universale dell' "angelico SORRISO" propriamente detto ed in quanto tale, librato dal pensiero matrice come farfalla, moltiplicato e riadagiato sulle fronti madide per i dissapori e dei ritmi perniciosi della vita moderna; crani: avidi contenitori di cogiti tracimanti e malfermi, sotto il giogo della diseleganza ad della asetticità in un contesto epocale di virilismi e pragmatismi fibrillanti e di cattivo gusto, nella tribuna di un forum.
Benvenuta in questa gabbia di matti. Ma non disperi. Non ricordo chi ha detto che la verità sta soprattutto nella follia.
Ancora non ricordo ricordo (invecchio irrimediabilmente) se è di Pascoli, Carducci o Gozzano, o chi per esso: "Ci vuole così poco per farsi voler bene: un sorriso quando conviene, ecc."
Un sorriso a tutti.
Luigi Mari

P.S. - Signora Marisa, questo forum è desueto perché i suoi componenti si ameranno per quello che sono e non per quello che desiderrerebbero apparire. Abbasso le facciate e le maschere. W l'essere! "Faccina" in più, faccina in meno... cosa vuole che importi. Ascolti, quelle faccine hanno un solo scopo, quello di toglierci almeno vent'anni di dosso (a Salvatore ne tolgono ottantas), ma solo per riassaggiare "i tiempe belle 'e na vota" Non toccateci il ruolo di maturi, è un nostro sacrosanto diritto acquisito.
Ma non lo vede Salvatore, Lei che è una estimatrice delle sue opere scritte almeno quanto me, ma Lei, in più, è una sua aficionados. E' ridiventato bambino... Prima del Forum era bambino solo nel senso procreativo..., ma oggi lo è in toto. Pensi che la moglie deve preparare due bottigline, una per il nipote neonato ed uno per il marito che è diventato marmocchio, geloso del pargolo e bramoso di "infanzia". Spesso provo il desiderio di andare a Bologna e cullarlo tra le mie braccia sussurrandogli una ninna nanna.
E cosa cambia se una bella mattina scorgiamo nel Forum Antonio Abbagnano o il sottoscritto in mutande. Storceremo un po' il naso per lo schifo, ma quel sorriso ci farà bene. Metta quante faccine vuole, Signora Betrò, e dica più "stroppole" possibile. La seriosità è peggiore della serietà, fa invecchiare prima. In Torreomnia non esiste analisi scelta, tutto è espresso a braccio, di getto; Non bisogna preoccuparsi di refusi, delle sgrammaticature degli anacoluti, dei lapsus calamo. Sono quarantanni che so come si scrive "melanzane" eppure, dopo quarant'anni ancora scrivo e stampo "melenzane"; tutto sarà spontaneo, sincero, in questa sede; mostrare le proprie debolezze e le proprie lacune e è uno schiaffo all'ipocrisia. Voglio sperarlo sempre.
Il non-moderatore scapucchione,
per dirla con il Vate (senza r finale) alias Tator'.
 
 
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ID: 569  Intervento da: Salvatore Argenziano  - Email: salvatore.argenziano@fastwebnet.it

Caro Giggino,
stammatina so stato â casa ‘i Sarvatore. L’aggio truvato ncazzato cumm’a na vufera. Ha ritto ca l’hai chiammato u scartellato ‘i nostradamma e ca mo basta.
Isso nun ce trase chiù miezo a sti jacuvelle, a sti zengarate ‘i gentarelle.
Io l’aggio spiato pecché e isso ma ritto, annascuso a tuttu quanti, (t’arraccumanno nun me sbriugna’) ca mo t’ha scanagliato buono. S’e miso na nuttata sana, c’u vucabbulario e cu tre cani (chesta r’i cani nun l’aggio capito) pe sturia’ a lettera toia.
Ncuncrusione rice ca ha capito finarmente che te passa p’a cerevella e addò menano sti zzeppate.
Rice ca tu fai accussì pecché nun te vuo’ rassigna’ ca tieni na certa aità.
Nun t’adduoni ca sî pure tu miezo peruto e ca nun ha vuo’ furni’ ‘i fa’ u fareniello. Ma po’ cierti pparole. Mbrellino ‘i seta. Petrenella. Cumme si tu mo fusse na quatranella.
Roppo se n’e sciuto cu: Chiejati a libbretta e pienza a chillu mutto antico: roppa a cinquantina lascia a chelleta e piglia a cantina.
Però m’ha ritto ca a Nello, a Tatonno, a Gennaro , a Ciradriano a Marisa e a tutte l’ata bellaggente r’u forummo isso ce risponne pecché loro nun so’ squaquaracchia, ntrapechieri, vottazeppate e sfuttatori cumme a te.
Mentre me ne jevo ha sfilato a curona ricenno ca sî peggio ‘i na zandraglia pirucchiosa, aucellona nzivosa, capera, chiazzera, fetosa, fuchera, funnachera, furnacella sfunnata, janara catarrosa, jatta cecata, jettacantaro, lumera, mmerdosa, pereta mbarzamata, pettula ch’i pertosa, scigna cacata, sfunnolo ‘i cimminera, tozzola spugnata, trammera, trummetta scurdata, vrenzula spertusata, zellosa. Chi sape a qua’ scaracuoncolo r’u cereviello l’ha revacati a fora.
Giggì, l’aggio lassata ca me pareva tenesse l’uocchi abbuffati.
For’a porta m è parzo ‘i sentì: salutami a chillu fetentone. Ma nun t’u ggiuro.
Statti buono, Giggì e nun me sbriugna’.
Nu cumpagno ‘i Sarvatore.


ID: 563  Intervento da: Luigi Mari  - Email: gigiomari@libero.it

Ripeto ancora:
"appiccicarsi con" è routine, equilibrio. Dopo gli "appiccichi" sono nate le più belle amicizie. "Appiccicarsi a" è un problema. Ma questi sono cavoli di Salvatore.
Le vacanze natalizie sono terminate, cari pensionati. Il mio compito di amministratore tecnico (non moderatore autoritario) di proporre, stimolare, insufflare sembra abbia avuto riscontro.
Mi leggerete di meno durante la settimana. e questo sicuramente sarà un bene. A me sta a cuore, oltre che Voi tutti, parte vivente di Torreomnia, che il sito continui ad aspergere amore e gioia, e perché no: nostalgia a TUTTI i torresi, dentro e fuori le mura. E che si prenda consapevolezza del senso di libertà non solo in maniera nominale.
Un lapsus calami: Ho scritto nella casella sopra gigiomari@luigi.it al posto di "libero".
Grazie, per il momento Signora Marisa, Grazie a tutti.
Luigi


ID: 562  Intervento da: marisa betrò  - Email: marisabetro@libero.it

Ah, Luigi, Luigi,non ti appiccicare con me, provo a spiegare:

quando mio marito mi porta a casa con minimo preavviso 14 persone ed io ce la metto tutta per essere accogliente, mi devo offendere quando qualcuno ringrazia la "padrona di casa"?
Padrona non nel senso di arcigna e inesorabile proprietaria, ma di chi mette a disposizione il suo spazio, il suo tempo, le sue abilità, le sue risorse, senza aspettarsi nulla in cambio se non la soddisfazione degli ospiti e, a volte, un grazie.
Esattamente come te, in questo spazio. Credevo che fosse un apprezzamento.
E lasciamo perdere anche il "don". E per questo ti voglio perdere? Mi sfogherò con "don Salvatore" il bellissimo figlioletto della mia figlioccia preferita.
Buona giornata e buon lavoro.


ID: 559  Intervento da: Salvatore Argenziano  - Email: salvatore.argenziano@fastwebnet.it

10.01.2005.
Questa è un intervento anonimo (che furbo) perché non vorrei urtare la suscettibilità del padrone del sito che non perde occasione per sfottere chillu povere uaglione ‘i Salvatore. E chillu fesso pecché nun se fa sèntere?
Sono venuto in possesso aumm aumm di questa elucubrazione proprio di lui lui e ve la passo, a precisazione dell’accezione napoletana del comandare.
Saluti a tutti e nun ce u facite sape’ a quel vate-r, pardon m’e scappata.
Bonanotte.
U ccummanna’ è meglio r’u ffottere.
Nella lingua italiana, comandare è “prescrivere in forza di un'autorità personale, dirigere, imporre il proprio volere”. Dal latino volgare “far fare”. Ma tutto ciò è fatica e mi sembra abbastanza improbabile che un napoletano, un uomo del sud in genere, preferisca una fatica al piacere del sesso. Ci sono pure dei depravati tra di noi che godono nell’esercizio dell’imperio, ma questi non fanno la regola.
Il giusto senso del verbo cummannare e da ricercarsi nel suo significato meno imperativo. Una richiesta fatta, senza averne l’autorità, affinché altri operino per noi.
Uagliò, vamme a ppiglia’ nu pacchetto ‘i sigarette; Nicò, appicciame a televisione; Mammà, puortame nu bicchiero r’acqua.
Chiedere per non scomodarsi e il vero cummanna’ di quel detto napoletano. Diversamente dal comandare, ordinare al bar o al ristorante, rivolto a chi è preposto a questo servizio. A cummanna, la comanda è detta l’ordinazione al ristorante. Ma qui siamo autorizzati a ordinare, a cummannare.
Un altro aspetto del cummannare si ha quando ci si proclama cummannante in una operazione da svolgere, potendo così assegnare i compiti più gravosi agli altri. Questo diventa un ruolo di godimento ma non per l’esercizio del potere in se stesso ma per l’opportunità di riservarsi il far niente.
Chi cummanna nun sente relore. Anche qui siamo nell’ottica del comando per alleviare il peso della fatica.
U rre cummannascoppole:
Mai pe cumando.


ID: 554  Intervento da: marisa betrò  - Email: marisabetro@libero.it

9 Gennaio ore 21.53
Per il signor padrone di casa.

Grazie, veramente grazie per le cortesi parole. Se posso in qualche modo ricambiare l'ospitalità così generosamente offerta, non può farmi che piacere.

Allora, caro signore, facciamo un patto: ci diamo del tu, però, ogni tanto, mi si perdonerà qualche "don Luigì". Ho conosciuto tanti don Luigini simpatici, che non erano preti, e non ho purtroppo conosciuto "donna Luigina" per eccellenza, la mia nonna materna.

D'accordo?un sorriso


ID: 553  Intervento da: Aniello  - Email: aniello.langella@tiscali.it

Che piacere "rivederla". Spesso sono sconferato. Lei deve sapere come TUTTI QUELLI CHE PARTECIPANO A QUESTO FORUM che in quell'occasione ( settembre 2004 ) io portai con me tutte le relazioni in cd prote con musiche ed animazioni. Fui veramente contento di quell'evento perchè la gente che c'era capì. POI UDITE , UDITE, ad un tratto il cd con miriadi di DOCUMENTI ASSOLUTAMENTE INEDITI e studiati per anni,...c'aggia iettato u sang ,.... bene, .. quel cd MAGICAMENTE SPARI' nessuno sapeva dov'era. Come posso andare avanti con questi miei conterronei ? Com'è possibile subire vilenza ed restare assolutamente impotenti. Anni di lavoro sono in mano di quelche ENERGUMENO che neppure conosce gli argomenti dei quali si dibatte. E' per questo che spesso quando scrivo e quando parlo di Torre divento antipatico , "spuntuto" direbbe qualcuno. E' per questo che tengo per me tutto o quasi. Vorrei a volte bruciare tutto . Ma poi , come in questo periodo incontro un po' di luce: questo spazio culturale. Allora mi "sarzeteo" e riprendo lentamente.
Ho subito molti furti del genere a Torre. Mi capisce , ci capiamo ? Un sorriso grande a lei ed a coloro che condividono la stessa strada.
Cordialmente Aniello


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