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Argomento presente: « L'odore di Torre »
ID: 4749  Discussione: L'odore di Torre

Autore: Francesca Mari  - Email: stelle_di_stelle@hotmail.com  - Scritto o aggiornato: venerdì 20 ottobre 2006 Ore: 20:31

Questa volta non sono in veste di "informatrice", ma ho intenzione di sottoporre alla vostra attenzione (beh, per fortuna, vista la lunghezza, avete il libero arbitrio di fuggire subito con un semplice tocco del mouse... viva la tecnologia) dei pensieri che ho scritto per Torre.
In realtà la decisione di pubblicarli qui, è dipesa dal confronto che ho avuto con Zio Gigi nel post "Torre ha il Vento in poppa?", e inizialmente avevo deciso di scriverli là come conseguenza logica di quel dialogo. Ma visto che con la vela non c'entra nulla, ho deciso di aprire un post a parte.
Inoltre, colgo l'occasione per dire che, come si vedrà da questi " versi", purtroppo io non conosco molto di Torre, forse per questo, come per tanti giovani, non riesco ad amarla moltissimo. Forse, perchè abbiamo avuto la sfortuna di conoscerne la parte peggiore.
Però, se in me c'è qualche sussulto emotivo per la mia città, questo lo devo al tipografo, artista, scrittore, torremaniaco, in senso buono, LUIGI MARI.

L’odore di Torre

di Francesca Mari

Non ti scelsi
altri lo fecero per me
come pel nome e per la religione.
A muovere i miei passi mi trovai
sulla tua terra, fredda in superficie
e ardente in grembo.
Che scorza hai creato
Madre mia!
Seppur già i miei fratelli
molto prima
t’avean dimenticata
tanto vorrei convincermi, però,
che non è colpa mia.

T’ho conosciuta già velata e stanca
mentre della tua gloria m’insegnava
l’ardito bottegaio con il mio sangue
che con la voce della sua passione
e le parole scritte con le vene
urlava e raccontava ciò che eri
e che ora, suo “malgrado”, non sei più.
Ma quella voce carica di note
fu ricoperta dal tuonare grave
dell’egoismo e dell’indifferenza
che già mirava a cancellar gli scritti.
La voce ancora arranca, ma non tace
gli scritti hanno il sostegno dell’eterno.

Così quando il mio sguardo un po’ più adulto
sovente si posò sui tuoi colori,
su immagini sbiadite e un po’ offuscate
del Porto, Capotorre e del Vesuvio
capii che dietro vi splendeva un quadro,
brillante affresco dalle tinte forti
che flebile implorava un gran restauro.

Ti udii, ma ahimè, mai ti riconobbi
in quell’idioma proprio ed arbitrario
di un’aristocrazia giammai riconoscente
che si è arricchita tramite i tuoi stenti.
Laddove, invece, un po’ ti ritrovai
fu nelle nenie e nelle ninne nanne
di nonne e mamme ferme nei ricordi.
O nel lamento lungo e cadenzato
di chi chiamò un vicino od un passante
dall’alto di un balcone prominente
che guarda Garibaldi immortalato.
Soria, letture, musica e leggende
possono solo dirmi, madre cara
che volto avevi e come ti esprimevi
e non farmi sentire ed assaggiare
gli odori e i tuoi sapori di una volta.
Chissà com’era il tipico sapore
di quei cioccolatini deliziosi
che qui gustò Leopardi Giacomino.
O di quell’aria benefica l’odore
di cui s’inebriò l’eclettico Modì.

E’ triste, Torre mia, per me sapere
che mai potrò sentire quell’odore
noto solo ai sensi di chi lo visse
e che per me è soltanto un acre lezzo.


 
 

ID: 4754  Intervento da: Francesca Mari  - Email: stelle_di_stelle@hotmail.com  - Data: venerdì 20 ottobre 2006 Ore: 20:31

Beh! Caro sig. Giovanni,
la sua osservazione è giusta (visti i tempi), però c'è da notare che il titolo del post è volutamente legato all'attuale situazione, e i versi nascono proprio in questi giorni di fronte alla triste realtà, e ne riportano sottili allusioni.
Indicativo in tal senso è l'ultimo verso "e che per me è soltanto un acre lezzo".
E' così avvilente, ormai, parlare sempre delle stesse cose. Lo facciamo già tanto coi giornali, con la cronaca, lo fanno alla tv, ne son pieni i siti internet e le piazzette in cui risuona la vox populi ... sempre la stessa solfa.
Insomma, a volte la "poesia" è quasi un rifugio dell'anima, un modo per avere quegli occhi con cui "Guardare Napoli e... non morire"
Con il mio rispetto
Francy


ID: 4753  Intervento da: Giovanni Raiola  - Email: raiolagiovanni@virgilio.it  - Data: venerdì 20 ottobre 2006 Ore: 17:42

Mi dispiace dissacrare questo bel palleggio poetico tra zio e nipote, ma il titolo di questa discussione "L'odore di Torre" con i cumuli di tonnellate di immondizia lascia pensare anche a cose non metaforiche.
Con tutto il rispetto per i Mari, checché se ne dica, sempre provetti di penna, questa è la volta che cade a fagiuolo: "L'oore di Torre". Vedi Napoli e poi muori... dalla puzza".

Giovanni


ID: 4750  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: venerdì 20 ottobre 2006 Ore: 14:47

Mia cara nipote,
non scatenare la bestia letteraria nel me latente.
La Tua vena poetica dapprima è muliebre diafana e languida, quindi bitorzoli e spine di doglianze affiorano tra i versi come immimetizzabili bollori di lotta. E poi lieve si riversa dalla cima al mare il vomito del disamore.
Tu recuperi un'etnia disgregata e deteriorata con l'alito delicato dei precordi e della speranza?
Guai se non fosse così. Guai se non fosse lungimirante la speranza.
Zolle ignee e tridenti infuocati nulla hanno potuto nei secoli perequare i fratelli il lava ignea. Quelli, abbrustoliti assieme, preganti assieme, inumati assieme.
Dici: leopardiana tenerella:

>"Così quando il mio sguardo un po’ più adulto
sovente si posò sui tuoi colori,
su immagini sbiadite e un po’ offuscate
del Porto, Capotorre e del Vesuvio
capii che dietro vi splendeva un quadro,
brillante affresco dalle tinte forti
che flebile implorava un gran restauro">.

Uno straordinario bisogno d'amore, di giustizia, di uguaglianza, di fedeltà. Questa è la metafora del brillante affresco immaggnato da costruire, anzi da inventare.

Un novello orto dell'ulivo e centomila torresi, con centomila tentazioni respinte vincerebbero come serafini e cherubini sulle probabili prossime strade torresi infuocate di destino ineluttabile. Un amore e un'amicizia, una giustizia e una solidarietà pur fradicia di retorica che prevaricherebbe e sopraffarrebbe ogni evento di fuoco passato, nella consapevolezza che la storia cruenta naturale è dietro ed innanzi alla sacralità della vita umana che impera ed ignora trasformando i lutti vulcanici in fanfaluche oniriche irrisolte, inconsistenti, immateriali.

Finalmente RICOSTRUITO IL NUOVO SCENARIO VESUVIANO!

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