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Argomento presente: « Nuovi italiani emigranti »
ID: 4552  Discussione: Nuovi italiani emigranti

Autore: Veronica Mari  - Email: veronicamari@libero.it  - Scritto o aggiornato: domenica 1 ottobre 2006 Ore: 15:35

La parola immigrazione è un tabù.
Qualcosa di cui si deve parlare in modo ‘politically correct’ per non passare da razzisti.
L’immigrato ha, per definizione, bisogno di aiuto e cerca in Italia la sopravvivenza. Il ministro Ferrero ha dichiarato:

“...bisogna mettere in campo una strategia articolata. Prima di tutto dobbiamo facilitare gli ingressi legali nel nostro Paese”, e: “nel continente africano ci sarebbero trenta milioni di giovani, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, pronti a lasciare casa e affetti”, infine: “ sono loro che vengono a fare lavori che spesso gli italiani non vogliono più fare... oggi dobbiamo capire di essere diventati un Paese di immigrazione”.

Queste dichiarazioni sono irresponsabili, anche se “electorally correct” per il partito del ministro Ferrero.

L’Italia è ancora un Paese di emigrazione. Una volta emigravano i contadini, oggi i laureati.

L’Italia ha una densità di abitanti per territorio tra le più alte del mondo. In confronto gli Stati Uniti sono spopolati e l’Africa deserta. Non è vero che gli italiani non vogliono più fare “certi lavori”, ma quali sono questi lavori?

Le migliaia di mail che ho ricevuto nei post “Schiavi moderni” testimoniano il contrario. Descrivono una generazione di italiani pagata qualche centinaio di euro al mese o disoccupata. Ragazzi e ragazze che accetterebbero di corsa quei “certi lavori”, ma in condizioni di sicurezza e con uno stipendio dignitoso.

Ma i “certi lavori” forse sono quelli delle fabbrichette che importano mano d’opera sotto pagata e scaricano i costi sociali sulla comunità. E avvantaggiano i padroncini, non l’economia italiana.

Ferrero cita ragazzi che vogliono emigrare in Paesi ricchi, non famiglie. Ma ragazzi così nel mondo ce ne sono centinaia di milioni. Quanti Cpt sono necessari per ospitarli? La casa del ministro è abbastanza capiente? Questa demagogia è pericolosa.
I flussi migratori vanno gestiti all’origine. Le nazioni più sviluppate dovrebbero destinare una parte del loro Pil, almeno quanto spendono in armi, magari al posto delle armi, per aiutare i Paesi poveri. Distribuire la ricchezza nel mondo per non importare schiavi e instabilità sociale.

Fonte www.beppegrillo.it
 
 

ID: 4553  Intervento da: Salvatore De luca  - Email: toredeluca_1981@libero.it  - Data: domenica 1 ottobre 2006 Ore: 15:35

Camerieri e operai, senza certezze. I nuovi emigranti italiani in Germania.

Sono soprattutto giovani che arrivano dal Sud spinti dal bisogno di lavorare
Ma ci sono anche universitari dei Nord-Est in cerca di alternative culturali.

di Paolo Di Stefano

Se qualcuno pensa che le condizioni di vita e di lavoro dei «migranti» italiani siano radicalmente migliorate rispetto al passato, si sbaglia. Lo dimostra uno studio sull'emigrazione in Germania, un fenomeno che da qualche anno ha ripreso a crescere. I «nuovi migranti» italiani sono un popolo variegato: accanto ai manager attivi nella Banca Europea, ci sono i lavoratori che partono in pullman da Agrigento senza una meta precisa e ci sono i giovani, magari laureati, che diventano camerieri a Berlino. Ma quel che colpisce è che gli italiani sono, tra gli stranieri residenti in Germania, quelli che trovano gli impieghi più bassi e si integrano con maggiore difficoltà nella società.

La comunità Gli italiani in Germania sono oggi la terza comunità di stranieri, dopo quella turca e quella della ex Jugoslavia

Non saranno più i «sorci», i «guappi», i «cincali» di cui parla Gian Antonio Stella ne "L'orda". Ma non c'è da illudersi che gli italiani all'estero godano oggi di una vita esaltante. Basta guardare alla Germania, dove l'emigrazione italiana vive da qualche anno un nuovo slancio. Lo racconta Edith Pichler, che martedì sarà a Genova per un convegno su "Il caso Germania: nuovi flussi e modelli di integrazione", organizzato dal Goethe Institut, dal Centro Culturale Europeo e dalla Fondazione Carige, cui si aggiungerà venerdì una mostra di fotografie di Roger Wehrli sul viaggio degli emigranti italiani in Germania e Svizzera (il tutto in via D'Annunzio, 105).

«Non si può più parlare di emigrazione di massa come negli anni '60 - dice la Pichler - quando c'era un reclutamento diretto di forza lavoro italiana da parte delle grandi fabbriche; pero a partire dagli Anni '90 c'è stata una ripresa dell'immigrazione". E' un tipo di immigrazione molto più differenziata che in passato. Un tempo, l'arruolamento garantiva oltre al salario anche i sacrosanti diritti sociali e sindacali. Oggi i siciliani che partono in pullman da Agrigento e dintorni lo fanno senza nessuna certezza. E non sono solo operai, muratori e carpentieri, ma anche diplomati e laureati.

Le grandi fabbriche Stando agli ultimi dati, la maggiore concentrazione di italiani è nelle regioni industriali della Germania Ovest: Monaco (dove si trova la fabbrica Mercedes), Stoccarda (fabbrica Bmw), Francoforte (aeroporto) e Colonia. A Wolfsburg (Volkswagen) gli italiani sono la comunità straniera più numerosa.
La disoccupazione Alto il tasso di disoccupazione degli italiani: nel dicembre del 2000 era del 16,3%. L'anno dopo era del 17,4%
La scuola L'integrazione resta un problema: gli studenti italiani, al liceo, sono fra gli stranieri quelli che ottengono i risultati peggiori.

Corriere della Sera

www.italianieuropei.de

Salvatore - Ufficio tecnico Torreomnia

Salvatore


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