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Argomento presente: « TONDO O QUADRO? » | |||||
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ID: 4531 Intervento
da:
ciro Adrian Ciavolino
- Email:
ciroadrian@libero.it
- Data:
giovedì 28 settembre 2006 Ore: 21:55
'U anima ru priatorio 'U anima ri per 'i puorc 'U per e 'u muss 'A trippa Antonio La trippa Vota Antonio vota Antonio Totò Totore Tore 'a zoccola ammiezatorre 'ncopp u priatorio 'U anima ru priatorio |
ID: 4530 Intervento
da:
ciccio raimondo
- Email:
ciccioraimondo@libero.it
- Data:
giovedì 28 settembre 2006 Ore: 15:41
Uh anema r''i per 'i puorc!!!! TA...TRTA....TA BUM!! FIIIIIIISSSSSS.....TA....BUM..... BUM.... BU!! Non lo avevo fatto prima lo faccio adesso. Con affetto Ciccio |
ID: 4528 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
info@torreomnia.com
- Data:
giovedì 28 settembre 2006 Ore: 15:15
Carissimo, diceva Oscar Wilde scrivi tutto quello che pensi, tranne la parola "IO". Questa sua opinione serve solo per introdurre un concetto che non è stato ancora assimilato bene. Quando si lavora per il sociale e lo si fa per missione umana (scientifica; attenzione né etica, né cristiana, altrimenti si incappa nella solita solfa dei tornaconti salvifici post-mortali o delle concussioni sociali, comunque esorcismi e toccasana psichici), bisogna a mio parere farlo escludendo soprattutto l'EGO. Se si introduce nell'emissione di pensiero non già la parolina, ma il concetto IO astratto lo si deve fare mettendo il soggetto cogitante allineato pari pari ai soggetti designati per l'assimilazione. Voglio dire che chi opera per bene comune si spersonalizzerà per scandagliare foghe, reazioni, silenzi, egocentrismi comuni interposti tra se e l'uditorio, immagazzindoli e riconoscersi di volta in volta immediatamente dopo ogni tentativo una personalità gradualmente smussata. Ma se in ogni discorso si ritiene la piattaforma espressiva una passerella, la propria lingua uno strumento esibizionista, il proprio pensiero irrimediabilmente egocentrico e la platea pronta alle mani con sonori scrosci e alla gola con solenni ovazioni, alla fine i secoli, nella fattispecie vesuviani, trascorreranno immutati. Per questo dire, a mezza strada tra serio e faceto, che Tu segui l'esempio del "Maestro" è fuori dal mio ordine di idee. Il termine maestro è un abuso umano egemonico ed intimidatorio risalente alle prime caste religiose e filosofiche per sottomettere. Vi sono momenti in cui ciascuno di noi è una capra o un genio. Chi sceglie per mestiere quotidiano ripetitivo il pensare: psicologia, filosofia o comunque astrattismi, alla fine inventa o ripropone solo teorie spesse ripetitive con scarsi fondamenti comunaque facendo cardine sul tutto, già detto dai greci e dai romani. I veri maestri sono quelli che hanno promosso le scienze positive, Dopo la premessa della "spersonalizzazione" cogitante si escludono i concetti mirati individuali come la tua frase: "definire logorroico e poi addolcire la pillola e accarezzare la nuca affettuosamente" perché il discorso caratteriale etnico non è nominale individuale, ma comune. non solo, ma promiscuo. Intelligenza, permalosità, gelosia o fratellanza sono sentimenti comuni a tutti quando si opera per il sociale fuori dalle corporativizzazioni culturali umane utopistiche come i religiosismi, i moralismi, i comunismi, destinati inevitabilmente alla corruzione perché in mano all'uomo. I sentimenti buoni o cattivi non hanno paternità noi ne siamo solo portatori. In tutti alligna il bene ed il male anche se talvolta in misura sensibilmente sperequata. L'unica risposta saggia come toccasana per la Tua ipersensibilità sarebbe stata proprio: "U anem r’ ‘i pier ‘i puorc!!" O alla maniera dell’etereo, evocato, personaggio eduardiano con una sequela di: "TA TATATA’ TA BUUM!! FIIIIIIIIII BUM BUM TA!" Ricordo bene il post di Vito D'Adamo dove si accennava a Te come mio consigliere; ma bisogna tener conto delle trame segrete che si intrecciano intorno ad un nuovo personaggio del forum. D'Adamo non aveva elementi sufficienti per affermare questo. Infatti cogliamo già i pimi silenzi di Vito, che secondo il mio modo di vedere sono preziosi perché dimostrano quello che milioni di mie parole non farebbero. "Gli amatori del cartaceo", i silenti del forum sono indubbiamente non altro che "Mulini a vento", ma quando coltivo la consapevolezza che io sono il mulino a vento di me stesso e che in tutti alligna il bene ed il male; ma come ho su accennato, talvolta in misura sensibilmente sperequata al punto di spingere un portatore a irretire, adulare e tentare di corrompere amici comuni con messaggi di pugno (di cui Tu ne conservi una copia). Allora si tratta di mulino umanizzato e carente sin dall'età evolutiva per ingerenza ambientale, domestica cerebrale, ecc. E qui fanno leva i neuroricettori che rendono alcuni portatori di bene-male dei recidivi a causa del carosello involontario di essi. Ma non importa la paternità individuale di uno sconcio perpetrato, non importa l'anagrafe, l'etnia, il motivo giustificabile o meno, ma conta il fenomeno in se e tutte le carenze umane epocali storiche o psicologiche che lo hanno caratterizzato. Luigi Mari |
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