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Argomento presente: « ACQUA NON POTABILE A TORRE? »
ID: 3259  Discussione: ACQUA NON POTABILE A TORRE?

Autore: Giovanna Mari  - Email: ipnotic22@libero.it  - Scritto o aggiornato: domenica 11 agosto 2013 Ore: 01:43

Dall’ultimo numero de “Il Torrese” ,altro settimanale della nostra cara cittadina, si evince un articolo che parla di acqua “non potabile” per la presenza di grande quantità di fluoro nei rubinetti torresi. Non c’è stato però nessun avviso che comunichi il caso alla cittadinanza…quindi, mi domando e dico: “Come ci dobbiamo comportare per la nostra incolumità fisica se vogliamo bere acqua della fontana”?Se ci fosse qualcuno che ne sa di più ce lo renda presente…Grazie! Giò
 
 

ID: 15868  Intervento da: la redazione  - Email: info@torreomnia.it  - Data: domenica 11 agosto 2013 Ore: 01:43




ID: 15867  Intervento da: pasquale merlino  - Email: social@pasqualemerlino.it  - Data: venerdì 9 agosto 2013 Ore: 12:27

Buongiorno.
Mi chiamo Pasquale Merlino, sono un perito chimico e da anni mi occupo di acqua potabile ed acque minerali.
Sul mio sito http://pasqualemerlino.it ho postato dei video cercando di chiarire lo stato attuale delle cose e le soluzioni su acque potabili, acque minerali, normative e tecnologie per il trattamento acqua e l'uso libero e consapevole dell'acqua di rubinetto (trattamento, gasatura, filtraggio, arricchimento con ossigeno, UV e altro ancora).

NOTA: il sito indicato non è una attività commerciale, è solo un insieme di video in cui si parla di acqua potabile e minerale sotto i vari aspetti - tecnologico, normativo e chimico-fisico.


ID: 3260  Intervento da: Giovanni Raiola  - Email: raiolagiovanni@virgilio.it  - Data: domenica 21 maggio 2006 Ore: 00:17

Una volta l'acqua del Vesuviano era eccellente, oggi sembra che le cose non stiano più così.

La legge sull'acqua potabile è severissima. L'acqua potabile è disciplinata dal DPR n. 236/1988 e dai decreti legislativi n. 31/2001 e n. 27/2002, che discendono da Direttive europee che hanno imposto dei requisiti molto rigorosi.
L'acqua, per essere potabile, non solo non deve "contenere microrganismi e parassiti, né altre sostanze, in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana", ma non deve superare neanche determinati valori massimi di sostanze non propriamente nocive per la salute.
Per altre sostanze e caratteristiche, inoltre, la legge prevede dei "parametri indicatori" il cui superamento pur non determinando necessariamente la non potabilità dell’acqua, impone una valutazione rimessa alle autorità sanitarie (le ASL), le quali potranno disporre "che vengano presi provvedimenti intesi a ripristinare la qualità dell’acqua".
Così, se il ferro supera il valore di 200 microgrammi per litro (un microgrammo è un milionesimo di grammo) o il manganese 50 microgrammi, le autorità sanitarie potranno ordinare all’azienda che gestisce l’acquedotto di predisporre trattamenti per abbassare tali valori. Ferro e manganese non sono nocivi alla salute anche se superano un po’ i valori prescritti, anzi possono essere utili all’organismo, ma siccome l’acqua potabile viene utilizzata da tutti i consumatori senza che essi abbiano la possibilità di scegliere l’acqua che esce dal rubinetto, la legge ha previsto dei limiti di intervento per cercare di accontentare ogni gusto ed esigenza.
Vi sono invece sostanze per le quali sono prescritti valori massimi che non possono essere assolutamente superati, altrimenti l’acqua è dichiarata non potabile. Si tratta di sostanze nocive o indesiderabili e i valori massimi consentiti sono bassissimi e del tutto precauzionali.
Va ancora precisato che, per alcuni di questi valori massimi, la normativa andrà in vigore a partire dagli anni prossimi e riguarderà non solo l’acqua lungo la rete idrica ma anche alla fine del suo percorso, cioè quando esce dal rubinetto del consumatore. Ciò comporterà qualche problema. Infatti, dato che, specialmente nei centri storici delle città, molte tubature sono in piombo, uno dei valori massimi che potrebbe facilmente essere superato al punto di uscita dell’acqua dal rubinetto è proprio quello del piombo; specialmente acque leggere, con pochi minerali, che sono più aggressive e "solventi", potrebbero catturare particelle di piombo, elevando la concentrazione di questa sostanza.
Per quanto riguarda la disinfezione per eliminare i microbi nocivi, che devono essere completamente assenti, viene usato in genere diossido di cloro. La legge prevede un valore "consigliato" ma non vincolante di 200 microgrammi per litro, che può essere aumentato secondo le circostanze. Sciogliendosi nell’acqua, il cloro rilascia talvolta un cattivo sapore e molti consumatori, per eliminare cattivi sapori ed eventuali sostanze indesiderate, usano i cosiddetti depuratori.
I "depuratori" dell'acqua potabile Ci sono apparecchi per trattare l’acqua di rubinetto e migliorarla eliminando eventuali sapori o sostanze indesiderabili. Tuttavia, chi vende questi apparecchi chiamandoli genericamente "depuratori" è un mistificatore, sia perché tale denominazione è proibita dalle norme sia perché ogni congegno, pur assolvendo ad una o più funzioni specifiche, non depura però l'acqua "da tutto".
Occorre anche fare attenzione che il contratto di manutenzione del "depuratore", qualora proposto, e il più delle volte è opportuno, non sia quinquennale o addirittura decennale, ovvero senza possibilità di disdetta e con l’obbligo di continuare a pagare anche se si butta o si cambia apparecchio di depurazione.
Quanto alla scelta di quest’ultimo, è meglio orientarsi su marche note che hanno una più capillare rete di assistenza, oltre a una collaudata tecnologia. Soprattutto bisogna scegliere in base alla caratteristica negativa che si vuole eliminare dall’acqua. Sostanzialmente ci sono quattro tipi di apparecchi. ·
L'ACQUA IMBOTTIGLIATA Nei film americani si vedono talvolta gli impiegati degli uffici che con un bicchiere attingono acqua da un grosso boccione a forma di palla. In Italia questi contenitori si cominciano a vedere soltanto ora; prima non c'erano perché un intrico di norme nazionali ne rendeva dubbia la legittimità. Infatti, questi boccioni o "goccioni", come vengono anche chiamati, contengono circa 20 litri di acqua che non poteva essere quella minerale perché per tale tipo di acqua il contenitore massimo permesso dalla legge è di 2 litri. Ma i contenitori non potevano contenere neanche la normale acqua potabile perché la fornitura spetta ai Comuni o alle aziende acquedottistiche da essi delegate e viene svolta soltanto attraverso la rete idrica; inoltre una sentenza del Consiglio di Stato considerava l’acqua potabile un "bene pubblico", escludendo implicitamente che potesse essere oggetto di commercio privato.
Tutto è cambiato con la Direttiva CE n. 83/1998, recepita in Italia con il decreto legislativo n. 31/2001, che ha rivoluzionato la definizione normativa dell’acqua "destinata al consumo umano" (potabile) consentendone anche la commercializzazione "in bottiglie o in contenitori" di qualsiasi capacità, con o senza trattamento. In sostanza, oggi non solo l’acqua minerale naturale ma anche l’acqua potabile può essere imbottigliata e venduta (già si trova in commercio), in genere dopo un trattamento chimico-fisico per renderla idonea a determinate categorie di consumatori, per esempio rendendola frizzante, oppure togliendo alcuni minerali per renderla più leggera o anche arricchendola di calcio.
La Direttiva comunitaria e la legge italiana non hanno ancora dato un nome preciso a quest’acqua, che può essere chiamata acqua, acqua da bere o con qualunque altra denominazione, anche di fantasia. E' vietato però chiamarla "minerale" o "mineralizzata" o "naturale", perché queste denominazioni sono riservate soltanto all’acqua minerale. Nulla vieta, invece, che possa essere disinfettata come l'acqua potabile. Spesso viene servita, magari in caraffa, anche ai clienti dei ristoranti, che pensano sia vera e propria acqua minerale naturale.
In realtà, l’acqua minerale naturale deve essere servita esclusivamente in bottiglia sigillata e il cliente dovrebbe sempre pretendere che questa sia aperta davanti a lui.
L'ACQUA DI SORGENTE Un'altra Direttiva CE (n. 70/1996), recepita in Italia con il decreto legislativo n. 339/1999, ha permesso l’imbottigliamento e la vendita di un ulteriore tipo di acqua, denominata "acqua di sorgente". Questa è parente, da una parte, dell'acqua potabile e, dall’altra, dell'acqua minerale. Infatti, per quanto riguarda le caratteristiche e i parametri, è soggetta alla stessa disciplina dell’acqua potabile ma, come l’acqua minerale, non può essere disinfettata, perché deve essere già pura e buona da bere come esce dalla sorgente. L'acqua di sorgente deve avere una "autorizzazione" alla commercializzazione da parte del Ministero della Salute, che ne valuta le caratteristiche, ma non può riportare in etichetta indicazioni su possibili effetti benefici per la salute. Ciò è permesso soltanto all'acqua minerale.

Un ultima cosa da tenere conto: Nei bar o nelle pasticcerie esigere sempre i bicchieri dell'acqua a perdere perché mentre bene o male la tazzina da caffè viene "bollita" i bicchieri di vetro quasi mai, ciò per evitare pure la trasmissione di infezioni virali.

Giovanni Raiola


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