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Argomento presente: « TORRE L'800 E IL GRAN TOUR »
ID: 2852  Discussione: TORRE L'800 E IL GRAN TOUR

Autore: Mari virna  - Email: info@totteomnia.it  - Scritto o aggiornato: mercoledì 23 novembre 2005 Ore: 23:21

IL FAMOSO GRAN TOUR

Ercolano, Torre del Greco, gli splendori del ‘700 nei luoghi del Grand Tour
Dopo i concerti ad Amalfi e Ravello, è la vanvitelliana Villa Campolieto di Ercolano, domani con inizio alle ore 20.30, ad ospitare il gran finale del ciclo itinerante “Nei Luoghi del Grand Tour”.
L’Orchestra da Camera di Caserta diretta da Antonino Cascio con il violinista Marius Patyra, Premio Paganini 2001, eseguirà la Sinfonia n. 3 in sol maggiore Hob. I/III di Franz Joseph Haydn, il Concerto in re maggiore KV 211 per violino e orchestra di Mozart, la Sinfonia in la maggiore P. 6 di Michael Haydn.
Le musiche in programma descrivono mirabilmente l’ambiente musicale del Settecento europeo: cortigiano, raffinato, galante che con Haydn, talvolta, reca anche stimoli innovativi. E’ la scena musicale che conobbe il genio di Amadeus al suo esordio.

MA COSA FU QUESTO GRAN TOUR PER LA ZONA VESUVIANA?

Il Grand Tour e la riscoperta dei luoghi letterari

I Campi Flegrei, Posillipo, il Vesuvio, Ercolano, Torre del Greco, Pompei e Sorrento costituivano le tappe obbligate del cosiddetto Grand Tour che, dal Settecento fino alla prima metà dell'Ottocento, ha interessato generazioni di aristocratici e letterati europei. Anche se tale forma di turismo culturale è fortemente radicata e connessa al periodo storico in cui si sviluppò, potrebbe rivelarsi interessante e costruttivo osservare in una prospettiva critica i paesaggi partenopei più significativi e consueti.
A tale scopo la conoscenza delle gouache va integrata dalla lettura di passi letterari, diari di viaggio, appunti capaci di rivelare l'ottica, la prospettiva, le sensazioni e le emozioni provate da scrittori ed intellettuali venuti a contatto con la complessa e suggestiva realtà vesuviana.
Insiders e outsiders possono ripercorrere itinerari consolidati in chiave critica, in una prospettiva diacronica che, ponendo in relazione la diversa percezione del paesaggio vulcanico dal Settecento ad oggi, risulti funzionale alla comprensione dell'evoluzione del territorio vesuviano (vulcano, zone archeologiche, centri storici, vegetazione, ecc…) e dell’immagine topica ad esso collegata.Uno degli obiettivi fondamentali dell’itinerario proposto è costituito proprio dalla comprensione dei processi e delle dinamiche evolutive di un’area interessata, a partire dagli anni Cinquanta, da una forte pressione insediativa e produttiva patrim-camp.htm soprattutto lungo la fascia costiera.

Il progetto "Parchi letterari" ha interessato fin dall'inizio l'Area Vesuviana dal momento che il vulcano ha da sempre ispirato scrittori, letterati, artisti di ogni epoca, italiani e stranieri (Plinio, Leopardi, Goethe, Dickinson, ecc….); si trattava di un turismo d'elite, basato sulla riscoperta di località e di siti archeologici già noti attraverso dipinti e testi letterari.
L'area vesuviana ha sempre esercitato una forte attrazione per gli aspetti naturali, connessi alle peculiarità podologiche e morfologiche del territorio, e per la presenza di centri ricchi di storia e di emergenze legate alla civiltà romana.
Soprattutto nell’Ottocento il Vesuvio diviene simbolo della forza primigenia della natura che incute contemporaneamente ammirazione, timore, soggezione in chi la osserva (concetto del sublime kantiano, particolarmente in voga in età romantica).
Il “Viaggio in Italia” di Goethe, ad esempio, ripropone un percorso consueto che, dalle falde del vulcano, conduce all’orlo craterico ; la fascia costiera sottostante apparirà, al contrario di quanto descritto da Goethe, un ambiente fortemente antropizzato, un continuum edilizio che ha progressivamente sottratto spazio alla caratteristica vegetazione mediterranea. In tale percorso assume grande rilevanza la visita alla locanda in cui pernottavano i colti aristocratici europei, Casa Bianca situata lungo la strada che sale sul vulcano da Torre Annunziata, ad ulteriore conferma del totale disinteresse verso i versanti interni, le loro emergenze naturali e culturali.
Perché tale progetto acquisti maggiore risalto e possa davvero porsi come nuova modalità di fruizione dei beni culturali ed ambientali, è necessario individuare un circuito che realizzi una forte integrazione e complementarietà tra i paesaggi letterari del territorio campano. Ritornando al Parco Letterario del Vesuvio, è necessario delineare percorsi che ruotino intorno a Goethe e Leopardi ma che riscoprano anche testi ed autori meno noti che soggiornarono e subirono il fascino di quest'area.
La Villa delle Ginestre (qui Leopardi scrisse "Il tramonto della luna" e "La ginestra"), Casa Bianca (la locanda in cui sostavano Goethe ed altri aristocratici europei di fine Settecento - inizio Ottocento), la Valle delle Ginestre, il percorso verso l'orlo craterico descritto Hamilton e Goethe, le lettere di Plinio sul fenomeno eruttivo costituiscono "punti fermi" per una lettura in chiave letteraria nel paesaggio vesuviano.
Al contempo è auspicabile inserire opportuni collegamenti con il centro di Napoli, per la presenza di luoghi significativi per la ricca storia letteraria del Regno delle due Sicilie (Il Parco Virgiliano, contenente la presunta tomba di Virgilio e quella di Leopardi), la cappella del Pontano, la chiesa di S. Maria del Porto voluta dal Sannazzaro, la casa di Vico a via S. Biagio dei librai , San Lorenzo Maggiore, luogo di incontro tra Boccaccio e Fiammetta, S. Domenico Maggiore dove Bruno seguì corsi di teologia), e con l'area dei Campi Flegrei che, pur non rientrando nel progetto" Parchi Letterari", è al centro dell'opera virgiliana ed omerica ed ha ispirato nel Settecento e nell'Ottocento artisti e letterati impegnati nel Gran Tour.

Per saperne di più sul più grande avvenimento letterario itinerante europeo dell'800:

http://www.catpress.com/planet/fuoco/ovesuvio.htm
http://www.provincia.terni.it/Cultura/bus/storie/tour.htm
http://www.centrostudieolie.it/news/view.php?id=18

 
 

ID: 2875  Intervento da: Paolo Di Luca  - Email: dilucapaolo5@libero.it  - Data: mercoledì 23 novembre 2005 Ore: 23:21

A proposito di viaggi dell'800.

La prima Ferrovia d'Italia fu Napoli-Torre del Greco.

Il 3 ottobre 1839 con la cerimonia di inaugurazione della linea Napoli-Portici iniziava, in Italia, la storia delle ferrovie.

Il progetto proposto trovò il consenso di Ferdinando II ed il 5 ottobre del 1836 fu firmata la convenzione definitiva mentre, il 5 luglio 1838, dopo aver reperito i capitali necessari, iniziarono i lavori del primo tratto Napoli-Torre del Greco.
Il tracciato fu studiato dall'ingegnere Enrico Falcon. La ferrovia usciva da Napoli attraverso un varco tra due porte, una detta Nolana, l'altra della Madonna del Carmine ed attraversando il sobborgo di Santa Maria di Loreto passava sui ponti dell'Arenaccia e del Sebeto per poi proseguire verso la strada Regia delle Calabrie costeggiando, in alcuni tratti, la spiaggia. La linea, tra Napoli e Torre del Greco, incontrava nel suo percorso la stazione del Granatello di Portici, successivamente proseguiva per il Forte Calastro, ove fu aperta una fermata provvisoria, ed infine giungeva a Torre del Greco. In fase di progetto fu previsto che la linea fosse a doppio binario tuttavia l'inaugurazione avvenne sul primo tronco a binario unico di 7,250 km tra Napoli e Portici-Granatello.
Le prime due locomotive utilizzate sulla linea giunsero dall'Inghilterra. Si trattava della Bayard e della gemella Vesuvio progettate sul prototipo di Stephenson con una potenza di 65 HP e capaci di trainare convogli del peso di 46 tonnellate alla velocità di 50 km/h. Le undici carrozze con le quali fu inaugurato l'esercizio, invece, furono costruite direttamente a Napoli. Le rotaie erano di ferro battuto (per le ferrovie precedenti erano state fabbricate in ghisa) a lame di lunghezza 5 metri, di 25 chili per metro lineare. La pendenza non superava il 2 per mille e le curve avevano raggi da 1400 a 1300 metri.
La previsione di un forte incremento delle ferrovie fece nascere, nel 1840, lo stabilimento di Pietrarsa i cui capannoni, che raggiungevano l'estensione di 13.560 mq e nei quali avveniva il solo montaggio delle locomotive le cui parti provenivano dall'estero, costituiscono oggi il Museo Nazionale dei Trasporti quale importante testimonianza delle origini della storia ferroviaria in Italia.

Paolo



ID: 2853  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: venerdì 18 novembre 2005 Ore: 01:21

GRAN TOUR DIETRO LE QUINTE

Al di là delle descrizioni favolose del grande Goethe sulla terra vesuviana, Vietri, amalfi, Sorrento, ecc. fino ad oggi si è sempre creduto che fossestato il frutto del classico viaggio da Gran Tour, ma ora quello di Goethe in Italia appare più una fuga. Il più grande scrittore tedesco, secondo Ettore Ghibellino che ha pubblicato in questi giorni il volume J.W. Goethe und Anna Amalia, fuggì per timore che venisse scoperta il suo amore proibito con la duchessa Anna Amalia, all’epoca reggente del regno Sassonia Weimar.
Documenti, tra cui alcuni carteggi ritrovati di persone vissute all’epoca e che ebbero modo di commentare l’unione, mettono a nudo, a distanza di secoli una storia d’amore fino ad oggi celata. Si riteneva infatti che Goethe si intrattenesse con la baronessa Charlotte von Stein. Ma in realtà il suo vero amore era Anna Amalia.
Nel libro Ghibellino ricostruisce l’atmosfera.
“Il loro – racconta – era un amore notturno. Si capisce allora perché il poeta indugiasse molto sulla favola di Apuleio Amore e Psiche”. Scappò da lei e venne in Italia e la “grande rinuncia” di cui sempre si parla non fu, in veneranda età, per una giovinetta, ma per – sottolinea ancora Ghibellino – per la sua grande e vera passione: Anna Amalia. Tutta l’opera del poeta può essere oggi rivista alla luce di queste ricerche.
Il Gran Tour fu un avvenimento eccezionale per l'epoca. Centinaia di libri furono scritti. Furono incise stampe, e scattate le prime foso stereoscopiche rudimentali che si conservano in vari musei del mondo.

Luigi Mari



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