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Argomento presente: « SALUTE E SALUTI DA NEW YORK »
ID: 2799  Discussione: SALUTE E SALUTI DA NEW YORK

Autore: Angelo Guarino  - Email: AngeloJG@aol.com  - Scritto o aggiornato: martedì 28 novembre 2006 Ore: 23:54

Caro Lugi, amici del Forum, salute e saluti da New York.

Ho letto e riletto la lettera del dr. Penza riguardante la tragedia del giovanotto che sposo’ la professoressa che gli dette due figli avviati verso l’oblio via..... sigaretta.
La tragedia non e’ singola, e’ una tragedia mondiale. La narrazione del giovanotto si addice benissimo ai milioni e milioni di giovani e giovane sparsi nel mondo. Ben detto, dr. Penza, la sigaretta e’ il mal del secolo, il maledetto mal del secolo.

Dopo una breve descrizione del malanno, il dr. Penza si chiede “Possiamo tornare per un attimo indietro? quando non c’era automobile o rasoio eletrico, (ma quanto indietro?. questo malanno e’ con noi mietendo vittime da che mondo e’ mondo) e come disinguinare le acque del mare, della terra, le stradee, le case? e” dove sono finiti l’ aria pura, il cinquettio degli uccelli, il fruscio degli alberi? ”concludendo “abbiamo sbagliato tutti ed e’ giunto il momento di andare da capo" Tutte domande, nostalgie e riflessioni senza un minimo accenno ad un consiglio o ad una soluzione al mal del secolo. Forse perche’ non c’e’ soluzione.
E’ veramente una pena vedere, fuori di una bottega, un commesso o, piu’ spesso, una commessa inelare, furtivamente, una boccata di fumo e quando si cerca di dirgli / dirle che il fumo fa male alla salute, si sente la platonica “NO Me” cioe’ non succedera’ a me. Questo se si e’ fortunati. Parecchie volte si sente “ non son “affari” tuoi” o piu’ especitamente,” ma vai a fare in gul a te e a tutti I puritani del mondo”
Queste sono le persone che, quando sul letto di morte, con occhi semichiusi, non potendo parlare, con una lacrima che scende sulla guance dicono “WHY ME” perche’ a me. Mi ricorda del sacerdote buono che stava per affondare e chiese aiuto a Dio. In un lampo una barchetta si avvicino’ per aiutarlo e lui disse ‘No, no, vai via, sara’ Dio ad aiutarmi”. Dopo un po’ un elicottero con una lunga fune ed un sediolino appari’ per aiutarlo e lui, di nuovo, “vai via, sara’ Dio ad aiutarmi.” Dopo un po’ il sacerdote annego’ Presentatosi davanti a San Pietro, si lamento’ di non essere stato aiutato da Dio e San Pietro gli disse, “ma come, non ti mandammo una barchetta e tu la rifiutasti? e dopo non ti mandammo un elicottero e tu lo rifiutasti?
La morale della parabola e che si fa tanto per aiutare questi esseri a scacciare il male del secolo, ma niente vale, son “brain washed”, cioe’ scervallati. Purtroppo ne son stato testimone di parecchi casi e quasi sempre ho sentito dirmi che la propaganda contro il fumo non e’ altro che scemittarre, un compltto contro I loro diritti civili.
Io so che sono stati scritti migliai e migliai di libri (in parecchie lingue); so che sono stati spesi e si spendono milioni di dollari per istruire questi poveri “brain washed” ma, come nel caso del sacerdote, purrtroppo e’ tutt tiemp perdut. Io non sono un esperto in materia e quind non azzardo a dare consigli o indicare la via per sradicare il male del secolo. Lascio questo compito a persone in autorita’ in materia di fumo. Nelle mie limitate possibilita’, cerco di essere un po’ utile alla campagna antifumo. Da fonti bene accertate, ho racolto alcuni dati, che spero siano di faro a quelle persone che ancora credono che la propaganda anti-fumo e gli sforzi della societa’ per la loro riabilitazione, siano tutte delle scimittarre - Angelo


I dati raccolti sono “americani” ma potrebbero benissimo essere Italiani o di qualsiasi altra nazione del mondo. La maledetta piaga del fumo non ha confini, E’ MONDIALE.

Qui, negli Stati Uniti solamente, vi sono 400.000 morti all’ anno dovuti alla sigaretta, piu’ di quanto ne muoiono dovuto all' alcool, cocaine, crak, heroin, morfine, homicide e suicide messi insieme..
4000 bambini nati storpi all' anno dovutp al fumo della madre durante la gravidanza.

Centinaia di migliaiadi persone sono in ospedali con cancro alla gola, ulcere allo stomaco e ai polmoni senza speranza di uscire fuori, un grande fardello e grande sacrificio per i loro familiari.
Costa ad Uncle Sam (governo, e quindi a noi) e alle compagnie d’ assicurazioni (di nuovo a noi) bilioni di dollari all’ anno per l’ assistenza medica dovuta alla sigaretta.
Oltre 100.000 persone muoiono all' anno, via .....sigaretta, prima di arrivare all’ eta’ per la prima pensione

Angelo Guarino da New York


 
 

ID: 5156  Intervento da: Giovanni Raiola  - Email: raiolagiovanni@virgilio.it  - Data: martedì 28 novembre 2006 Ore: 23:54

Caro Angelo,
ho visto la sezione di Torreomnia "Seguendo la via del sole".
Devo dire che mi sono commosso. Ho avuto i miei ziii emigrati in America. Non posso mai dimenticare che nel dopoguerra, ci spedivano un pacco con indumenti e persino cose alimentari secche come cioccolato, ecc.
"Il sogno americano" è stato sempre un mio pallino. A parte l'emigrazione e i tempi passati perché non ci parli delle differenze del modo di vivere tra america e Italia?
Ti saluto con affetto.
Giovanni


ID: 5007  Intervento da: Mari virna  - Email: info@totteomnia.it  - Data: domenica 12 novembre 2006 Ore: 11:05

Zio Angelo,
so che tu non fumi e che sei contro il tabagismo, per questo camperai cent'anni.
Un altro buon consiglio per le persone mature è quello di mangiare poco, i medici sono tutti concordi. Vero Dott. Penza?
Zio non ti abbuffare, promettimi che starai sul nostro forum per moltissimi anni ancora.
A proposito Ti abbiamo passato di grado. Da oggi Tu e nonno Vito siete corrispondenti dall'estero. Vedi la prima pagina del forum.
Vi vogliamo bene, siete due care persone.

Virna Mari


ID: 2803  Intervento da: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Data: venerdì 11 novembre 2005 Ore: 22:32

Ringrazio Angelo Guarino da New York per la relazione sui danni devastanti del fumo. Anzi lo prego di tenerci informati sul sistema sanitario americano o comunque su quello che accade oltreoceano ai nostri compaesani in fatto di salute.
Approfitto, da medico, per trasferire qui un testo inedito sulla MEDICINA DELLE CROCIATE.

All’epoca delle crociate, a parte una certa crudeltà, gli ospedali erano organizzati specialmente a Damasco e al Cairo. La missione assistenziale dei Cavalieri di Malta.

Schematicamente si suole riassumere l’epoca delle Crociate tra due date, il 1095, anno della chiamata alle armi lanciata da papa Urbano II per la liberazione del Santo Sepolcro, ed il 1291, quando anche gli ultimi stati Crociati in Oriente vennero cancellati.
Ma il sentimento religioso che doveva animare lo spirito dei crociati in breve si trasformò in sete di ricchezza: le crociate offrirono nuove vie per il commercio europeo, prestigio per il Papato e speranza di arricchimento per molti signori, principi, e cavalieri di ventura. Per questo lo scambio culturale tra Occidente ed Oriente fu pressoché nullo, e inoltre ci fu da parte dei Cristiani un’innata diffidenza nei riguardi del sapere scientifico e soprattutto medico del mondo islamico.
Thabit, medico arabo ma cristiano, mentre curava l’ascesso ad una gamba di un cavaliere francese con impiastri e medicamenti che l’avrebbero salvato, fu interrotto dal medico della guarnigione, che lo apostrofò dicendo:” Quest’uomo non sa nulla di come si curano questi mali. Che cosa preferite? Vivere con una gamba o morire con due?”
Logicamente l’ignaro cavaliere preferì il male minore: fu chiamato un uomo robusto armato di scure, fu chiesto al cavaliere di poggiare la gamba malata su di un ceppo cosicché la si potesse asportare con un colpo netto. Al primo colpo d’ascia la gamba non fu stroncata del tutto, mentre il secondo fu così rovinoso da far morire sul colpo il paziente. Il buon Thabit assistette ad altri discutibili interventi di “medicina crociata”; in un altro caso ad una donna, che soffriva di evidenti disturbi mentali, fu diagnosticato: “Questa è una donna nella cui testa vi è il diavolo che si è impossessato di lei!” Così si procedette a tagliargli a zero i capelli, poi con un rasoio affilato le fu incisa una croce sulla fronte fino a che non si raggiunse l’osso del cranio. Quindi su di questo venne sfregato del sale. Anch’essa, come il forte cavaliere, morì subito. Quello che influenzò la mente dei conquistatori fu comunque l’organizzazione ospedaliera che trovarono in molte città arabe, tra cui Damasco e Il Cairo.
Ne fecero le spese soprattutto i Cavalieri Templari, accusati anche di sodomia, di magia nera e d’eresia; alcuni ordini visti i gravissimi rischi a cui andavano incontro cercarono di riciclarsi e giustificare così la propria sopravvivenza al fallimento delle Crociate. L’Ordine degli Ospitalieri nel 1307 occupò l’isola di Rodi e spacciandosi come gli ultimi difensori del Cristianesimo in Oriente superarono la crisi trasformandosi nei Cavalieri di Rodi. Dal 1522, cacciati anche da qui si rifugiarono a Malta divenendo definitivamente i Cavalieri di Malta. La loro Missione, che durante le Crociate era rivolta all’assistenza dei militari, mutò in aiuto ai poveri e ai malati in genere. Nella capitale della loro nuova isola, la Valletta, costruirono un attrezzatissimo ospedale dove confluivano malati di tutta Europa. Nuovamente cacciati da Napoleone nel 1798 furono costretti a stabilirsi nel 1834 a Roma, dove continua la loro missione assistenziale.

Dott. Francesco Penza


ID: 2801  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: venerdì 11 novembre 2005 Ore: 11:38

Caro Angelo,
i tuoi post mi danno sempre tanta gioia. Tu sei la voce americana di Torreomnia e questo mi riempie di benessere.
Inoltre sei molto sensibile alle problematiche locali e planetarie e sei generoso e riconoscente. Mi riferisco alla questione di Rinaldo e alla posizione che prendesti a favore del Grande Paese che Ti ospita, pur avendo nel cuore la Tua Italia, la nostra Torre.
Stamane ho parlato col Dott. Penza il quale ha molto gradito la Tua chiara relazione sulla tragedia del fumo. Presto Ti risponderà a riguardo. Anch'egli è rimasto meravigliato sul come conservi bene il Tuo italiano scritto, malgrado tutti gli anni che Ti separano dalla nostra Patria. In più sei molto chiaro ed esplicito ad esporre i concetti.
Ma soprattutto fuori le mura Ti sei completamente immunizzato della parte negativa dei torresi: provincialismo, perbenismo, vassallaggio, complicità, connivenza, avarizia, ecc.; ed hai conservato solo i pregi dei corallini: sentimentalismo, amorevolezza, solidarietà, campanilismo, riconciliazione, ecc. sentimenti oggi riscontyrabili in molti giovani torresi che ricusano baronati istituzionali e vassallaggi.
E' probabile che per guarire dai mali vesuviani ci vuole molta distanza, non bastano sette od ottocento chilometri.
Ci sono paure, come quella del Vesuvio, ad esempio, che non si dissolvono con la distanza, perché le insidie della vita sono le (calamità naturali), appunto, (le malattie e la morte) e (gli altri). Senza contare il nemico che è dentro i noi... L'incapacità di amare e perdonare!
Dai Tuoi post poco tormentati che non risentono della pseudocultura coatta del ripiego, si evince una soluzione dei problemi dell'età evolutiva. Tu non ricusi le origini, ma non te ne fai delle stampelle per avviarti in maniera meno indolore alla finibilità; senza cioè il supporto dell'esasperazione del ricordi e delle origini come un medicamento di quell'affezione cronica che è la nostalgia patologica.
Il nostro IO innanzitutto.
Come è piccola la parola IO per raccogliere tutto l'egoismo che contiene!
La paura del Vesuvio, ad esempio, è un tassello, una simbologia che, ovviandola, non risolve affatto la problematica esistenziale dell'uomo, anzi la rincrudisce, perché accentua e rende più insopportabili le altre, e stanzia nell'inconscio un senso di tradimento, di codiardia, per un privilegio arbitrario verso i convesuviani che non hanno la possibilità di spostarsi, riconoscendo come non mai l'impotenza di mai poter sfuggire il male; perché il timore di invalidarsi o di finire è in ognuno di noi, ovunque ci troviamo.
Ma questo esorcizzerebbe, con una serie di reazioni spesso a discapito della comunità di origine instaurando un rapporto intersociale negativo, aggressivo e disonesto, indipendentemente dal posto in cui, per motivi di lavoro o di paura o di entrambi, si è scelto di vivere.
(Leggi a proposito il significativo racconto del Dott. Aniello Langella, dove l'autore esprime magistralmente e con desueta intuizione pur se in chiave romanzata e freudiana questo concetto).

http://www.torreomnia.it/testi/divano/set_fra_divano.htm

Grazie Angelo per i Tuoi interventi. Ti voglio bene.
Luigi Mari


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