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Argomento presente: « FORUM REALITY »
ID: 2792  Discussione: FORUM REALITY

Autore: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Scritto o aggiornato: venerdì 11 novembre 2005 Ore: 10:11

IL GAROFANO INSANGUINATO
Franco Penza

La conobbi nel 1968 nella terra vesuviana, alta, robusta, nasino all’in su, volitiva, con gli occhi aperti sul mondo, appena sedicenne. Ma in quella plaga le mamme decidono per le figlie e così mi fu letteralmente strappata.
Per circa un anno ci scambiammo le nostre conoscenze: lei di bambina proiettata nel futuro e io d’ uomo alla ricerca di me stesso e dell’altra parte di me che vaga nell’universo.
Forse, secondo il mito androgino, l’avevo trovata. Ma era là, olocausto di altri.
Da quell’esperienza imparai innanzitutto a non fidanzarmi più insieme con i parenti, formando “maledetti incastri”, a vivere orazianamente, senza pensare al domani, senza amore. Che cosa ho raccolto, dopo tanti anni di esistenza surrogata? Qualche titolo, un ruolo. Sono un incompiuto, e mi sforzo di apparire diverso, perché oggi in possesso di una tecnica notevole.
Questa donna è un’eroina in una società, che annulla la volontà dell’uomo, condizionando e massificando. E’ uno spirito libero, combattente. Mi ha detto che non ho osato e l’ho lasciata in balia degli eventi e di una sorte avversa, che ci ha perseguitato per venti interminabili anni.
Ma forse siamo in un” incastro maledetto””, da cui è impossibile uscire? Quindi la nostra volontà è annullata e universalizzata? Lasciamo tutto in mano ai teologi.
La ragazza , che era tra i garofani della terra vesuviana venti anni fa, adesso è una grintosa, polemista signora che non si è lasciata scalfire dal tempo. Il corpo è stato barattato da chi ha obbligato scelte e vita, ma la mente resistendo alla tempesta, non è sfiorata dai concetti ammuffiti, mantenendo intatto il sentimento amore, che domina il creato, che dà gioia e morte.
Venti anni, calpestare venti anni. Un omicidio. Una sensazione unica. Una parentesi lunghissima. Un’attesa spasmodica. Smarrirsi per un capriccio di una madre, cercare, annaspando, ansimando e dopo venti, infiniti, impercorribili anni, eccolo, pallido, balbettante, il sentimento intenso, immutato di venti anni perduti. Un delirio dei venti anni in un soliloquio-dialogo inenarrabile. Perdona tutti, ragazza della plaga vesuviana.

Pubblicato su La Torre nel gennaio del 1989. questo scritto mi ricorda un amore straziato dalle famiglie.
C’è il seguito. Rincontro dopo venti anni nella Tipografia Mari la signora del garofano. Dopo 7295 giorni ricomincia la storia senza genitori.. Lei separata da molti anni, sale sull’ippogrifo e vola, ma improvvisamente un pettegolezzo rompe l’idillio e apre le porte alla follia...

Dott. Francesco Penza

 
 

ID: 2800  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: venerdì 11 novembre 2005 Ore: 10:11

Caro Franco,

certamente in comune abbiamo il pregio o il difetto dello sventramento. Noi spesso non scriviamo, ma autobiografiamo, senza risparmiarci di rivelare anche i nostri vissuti dolorosi. E ciò è stoico in un ambiente come quello torrese dove è facile mettere alla berlina e alla gogna se non si difende la facciata a spada tratta.
Per il mestiere che faccio ne ho raccolto di "coperture" o almeno "eufemismi" per celare le malattie dei congiunti o i dissidi coniugali, o la tossicomania, come fossero una colpa grave individuale e non mali sociali di cui ciascuno, nessuno escluso ne è colpevole, fosse non altro per la messa in pratica della politica dello struzzo: nascondere la testa nella sabbia.
Noi non siamo "tutto di un pezzo", Franco, non siamo impeccabili, né perfetti, né modelli di equilibrio; sbagliamo spesso, secondo la logica comune, talvolta usciamo fuori le righe, abbiamo, però, rispetto agli altri, la capacità di rivelarlo. Ci confessiamo ripetutamente già con gli uomini. Spero che già in terra recuperiamo mezzo perdono da Dio. Dio non ama i perfetti, specie quando ostentano di esserlo e non lo sono!

Luigi Mari


ID: 2793  Intervento da: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Data: mercoledì 9 novembre 2005 Ore: 22:31

REALITY

UNA GIORNATA SCOLASTICA

Amici, delle tre bionde, della rossa e della bruna ci occuperemo più tardi, perché i colleghi mi chiamano. Permettete. Dite a me? Desiderate sapere un po’ della mia vita trascorsa nel convento degli Zoccolanti? Ebbene, sono nato qui, alle falde del Vesuvio. No, volete conoscere la mia storia scolastica?
Nel settembre 1960 conobbi un amico, il quale era venuto a conoscenza che nella nostra città v’era la Scuola d’Arte. Io, cresciuto qui, non sapevo della sua esistenza. Quanto tempo è passato! Cosa ricordo di quei giorni? Ricordo che la facciata mi sembrò oscura: la scritta “Scuola Statale d’Arte” mi dette la sensazione di un epitaffio. Quando que bonus dormitat Omerus. E se il buon Omero sonnecchia figuratevi io: cari colleghi, ho perso il filo ed ho dimenticato il resto.
Ricordo a menadito soltanto che centinaia di giovani si sono diplomati ed io faccio la figura del fesso: colpa e vergogna dell’umane voglie. Quando è nata la nostra scuola? Nasce nel 1876, ma solo nel 1920 per interessamento del prof. Taverna perde la forma artigianale. Vedo che i miei colleghi hanno cambiato faccia: non interessa ciò che dico. Va bene. Vi accontento.
Sono le 8,30 e sto ancora in Piazza Palomba. Mi reco dal salumiere, gli do la cento lire, ricevo la colazione; poi dal tabaccaio chiedo le due sigarette esportazioni e m’avvio finalmente a scuola, sprovvisto di tutto l’occorrente per il disegno architettonico. D’un tratto mi fermo. Ecco un pullman: ne discende la ragazza per cui perdo testa e tempo. M’imbambolo, come al solito, poi una sbirciatina all’orologio della Chiesa del Carmine, il cui convento ci ospita e m’accorgo che è tardi. Di corsa, ansante, giungo al cancello, dopo aver evitato alcuni liceali, che mi guardano con sufficienza. Il custode, il più famoso dei custodi del mondo scolastico, Cerbero alla nona potenza, ride e mi batte gentilmente la porta sul viso. Io pure con gentilezza gli sussurro dal foro della serratura paroline melate. Ma non c’è niente da fare, amici miei: oggi è vacanza. E mi dispiace sinceramente, perché dovevo preparare gli schizzi per un progetto di architettura, e che non avrei preparato quasi certamente, ah, dovevo infine preparare una giornata scolastica.

Questo articolo, pubblicato su “PAPE’ SATAN” nell’aprile del 1965,.mi ricorda cinque anni della mia vita tristissimi: bocciature, incapacità e mediocrità degli insegnanti a capire i problemi dei giovani. Mi angoscia pensare ad una bocciatura in Italiano da una ignorante professoressa. Tra gli studenti vi era Antonio Bassolino, di Afragola. Ho scritto più volte al Governatore, ma non mi ha mai risposto E’ troppo in alto adesso o era un suo parente. Ma quelle bastonature mi traformarono e cambiai strada catarticamente prima con la Filosofia e poi con la Medicina.

Francesco Penza


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