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Argomento presente: « Paesaggio con figure »
ID: 2752  Discussione: Paesaggio con figure

Autore: messaggio libero  - Email: email@inesistente.00  - Scritto o aggiornato: domenica 13 novembre 2005 Ore: 13:26

Andando alle scuole elementari, in un vecchio edificio alle spalle del Cinema Teatro Garibaldi, una specie di Nuovo Cinema Paradiso, di proprietà comunale e perciò distrutto, per ormai nota insipienza dei nostri amministratori, alla cartoleria di Mattia Mazza dovevamo comprare il petruzzo, come chiamavamo certi piccoli grani di anilina.
Ci servivano per fare l’inchiostro, facendoli sciogliere nell’acqua di un calamaio di un austero, lucido per antico strofinìo, banco di legno. La mia maestra era la Signorina Medoro, signorina per noi anche se era forse maritata, allora non si appellava maestra, era sempre la signorina. L’inchiostro era nero, un po’ violaceo, ma dicevamo che era nero. Ho centinaia di pennini di varia foggia, gli stessi che usavamo allora, comprati a scatole intere quando la mitica cartoleria di Mattia Mazza ha chiuso per sempre le serrande, all’angolo di Via Teatro. Scrivo ancora con la penna, l’inchiostro diventa sempre più nero. Nero perla. E qui perle ho, se vi va di continuare. Ci piace scrivere. Sopportate.
Ci piace anche leggere. Documentarci. Andar per libri, storia, letteratura varia, saggistica, narrativa, ci piace leggere. Anche i manifesti, spesso di traballanti costruzioni letterarie. Abbiamo letto anche Coppa Devis, con la E.
Andiamo, ci vedete, se vi capita di incontrarci, col giornale in mano. Anche domenica 18 di settembre, l’avevamo. E a pagina quarantanove la corrispondente da Torre del Greco de “Il Mattino” ha infilato una serie di svarioni. Il primo quello di far sapere, allungando la storia di cinquecento anni, che la Festa dei Quattro Altari si celebra da sette secoli. Confondendo miracolo di Bolsena, Corpus Domini, antica Festa napoletana e la nostra.
Continua imperterrita: la presentazione, ad esempio, dei Tappeti, che già apparvero e finirono a giugno, realizzati, come dice la cronista, sull’esempio del maestro Antonio Ascione, una persona mai esistita. Forse si fa confusione col maestro di scenografia Nicola Ascione che ha realizzato soltanto Altari, quasi tutti nella prima metà del secolo scorso: costui non ha mai realizzato un Tappeto. E’ evidente che la cronista, in stato confusionale, speriamo non per colpa sua, ha raccolto notizie da persone inattendibili e, inoltre, documentandosi da un depliant che descrive cose da mesi avvenute, e presentate come eventi settembrini.
Ella non è sola. E’ stata preceduta da un manifesto del Presbiterio torrese. Una lettera aperta, la quale ci informa che dagli Altari “veniva fatta la benedizione eucaristica”: noi abbiamo sempre ritenuto che la benedizione si “impartisse”. E lamentando poi la scarsa sacralità della Festa: a quelli si potrebbe dire cosa avessero, i rappresentanti del clero, in numero di tre come in certe favole, presenti in una commissione per la scelta delle opere, a che fare con l’arte, sapendo noi che di quella essi non sono notoriamente esperti.
Scelta delle opere. E’ stata eliminata la figura del direttore artistico, solitamente una persona competente, per evitare che facesse ombra agli incompetenti. E che impedisse qualche manovra. Avendo ciascuno i propri ronzini da far correre, come ci risulta di prima mano. Dopo la scelta operata dai tre preti e da un consigliere comunale, l’assessore al ramo si “rammaricava” pubblicamente sulla stampa della esclusione dei miei bozzetti e di quelli di altro valente artista che con me ha fatto la storia della Festa dei Quattro Altari per mezzo secolo. Ci stiamo ancora domandando cosa mai ci facesse egli là.
Per quello che abbiamo visto, e che anche tante persone, seppure non proprio esperte hanno visto, e poi commentato, prendendosi finanche la briga di venire a parlarci ai nostri citofoni, salvando l’opera di un paio di presenze professionali, ci vien di dire che le peggiori figurelle devozionali che si vendono nei negozietti di San Biagio dei Librai meriterebbero, al confronto, di essere esposte al Museo del Louvre.
O, meglio, nei Musei Vaticani.

Ciro Adrian Ciavolino


 
 

ID: 2820  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: domenica 13 novembre 2005 Ore: 13:26

Carissimo Ciro Adrian,

a prescindere dalla sensibilità del Tuo animo di artista vero e sincero, a mio avviso dotato di penna e pennello d'oro, sarà per quello che segue il motivo del Tuo reiterare: "Non ho parenti".
Ritorna alle origini, quando "parente" si riferiva solo alle nostre care mamme che, grazie al "pàrere" con dolore ci hanno dato alla luce.
Parente viene dal latino parèns, acc. parentem, che è il participio passato di pàrere = partorire. Alla lettera (parente) è un sinonimo di (madre). I latini lo estesero in seguito pure a (padre); ancora dopo agli (avi). Solo qualche secolo dopo noi titaliani l'abbiamo trasmodato estendendolo a tutti gli agnati, cognati, ecc.

Dissertazione noiosa ma necessaria per dire che il termine parente può essere anche negativo in alcuni casi.
Luigi



ID: 2818  Intervento da: Ciro Adrian Ciavolino  - Email: ciroadrian@libero.it  - Data: domenica 13 novembre 2005 Ore: 11:23

Gentil Mari, grazie.
Il pezzo da te pubblicato era sull'ultimo numero di Lapilli, direttore Tommaso Gaglione, editore Franco Manca, Ass. Prometeo. Io non ti ho mai mandato scritti perchè il Forum di Torreomnia è una palestra di discussione. Scritti miei su Vesuvioweb trovano più naturale collocazione perchè è una antologia senza possibilità di dialogo, una struttura diversa. Ho parlato con Gaglione il quale mi ha detto che dopo l'edizione cartacea non ha nulla da recriminare se li riproponi nel Forum.
Ho il computer molto malato. Comunque tenterò di riproporre certe mie amenità, pur mancandomi la spalla Abbagnano, che mi dava la stura per giocare.
A presto, spero. Un abbraccio, Ciro Adrian.
P.S. Non ho parenti.


ID: 2810  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.com  - Data: sabato 12 novembre 2005 Ore: 00:35

Caro Ciro Adrian,

ancora si pensa che io sia, oltretutto, l'abile manipolatore del forum, colui, cioè, che "isso u leva, isso u mette", insomma un costruttore instancabile di fatti, personaggi, dialoghi e quant'altro.
Da un canto la cosa mi lusinga perché per uno capace di tanto ci sarebbe sotto sotto un minimo di ammirazione; dall'altro canto la cosa mi amareggia, perché diversi approfittano di questo luogo comune per sferrare frecciate o inviare messaggi in anonimato come franchi tiratori.
Questa volta, però, chi ha inviato in anonimato il tuo pezzo bellissimo "Paesaggio con figure" ha fatto un utile servigio a questo oramai popolare forum, molto letto proprio perché famigerato. Ho saputo da Te ora che è stato tratto dal sito o un area "Lapilli di cultura" ai cui gestori chiedo scusa perché l'anonimo non ha citato la fonte.
Io, inoltre, sono entusiasta di "Paesaggio con figure", e sono orgoglioso di custodirlo su questo bistrattato forum che, con tutto il rispetto per i santi, è diventato una piattaforma letteraria agiografica. E manco questo basta per la redenzione... Si vuole il pollice verso, il tridente infilzato nella carne?
Mio caro amico, ho nostalgia delle tue "fenomenologie", della Tua intelligenza. della Tua sagacia, del Tuo acume, del Tuo animo buono di Ciavol salvificato, della Tua arte vera, delicata. lirica.
No, per carità, non pensare all'adulazione, non devo comprare nulla! Mi sta bene anche volerti bene a distanza, mi basta sapere che ci sei. Che bilancio squallido farei della mia vita se alla mia età non sentissi il desiderio di donare, alfine, e di non volere nulla da nessuno. Non dimenticare mai che gli stravaganti o trasgressivi sono sinceri come i folli.
Sono certo che il Forum Torreomnia Ti stava bene comunque, ma il senso della solidarietà diretta ad altri legami ha prevalso, forse non condividendo appieno cause e motivi con fondamenta non sempre salde. Quello che sta nei vostri cuori io lo conosco.
Non mi dilungo, provo un piacere immenso quando qualche "figliuol prodigo" ricompare nella casa propria, e non del padre-padrone, come ancora erroneamente si crede. Quante volte si ragiona per proiezione.
Una persona che stimo e che voglio bene, (non riesco più a nominare nessuno, anche l'amore ha un suo codice omertoso) l'altra sera mi ha detto per telefono. "Non scrivo nel forum perché ho paura delle "ricadute".
Delle mie ricadute, dei raptus di libertà e di amore, degli sprazzi di sincerità e spontaneità.
Ed io l'ho capito, ho compreso il suo disagio. Sentivo in quell'attimo solo un desiderio intenso di perdonare ed essere perdonato, non solo come cristiano, ma come fratello in Torre.
Ma sapevo che Egli non conosceva la rabbia che ho in corpo da decenni per torti ricevuti da tutti e da nessuno, due elementi che in altre parole si chiamano destino. Sapevo che non avrebbe mai saputo e potuto capire me. Due punti di vista divergenti che non fanno altro che allontanare. Se c'è spazio per l'uno non può esserci per l'altro. Per dargi tutto lo spazio che vuole e che merita in Torreomnia avrei voluto morire. Per un attimo ho sentito il desiderio di annullarmi per far saggiare ai fratelli torresi il suo metodo di amare attrraverso queste pagine così amate, così odiate. Perché egli è uno che ama, come me, ma sotto canoni e protocolli diversi fino a rasentare l'ipotesi che l'amore e l'odio sono lo stesso sentimento all'estremo opposto.
Buona notte amico mio Ciro Adrian.

Luigi Mari


ID: 2807  Intervento da: Ciro Adrian Ciavolino  - Email: ciroadrian@libero.it  - Data: venerdì 11 novembre 2005 Ore: 23:17

EgregioMari. il mio computer, che ricorda le guerre puniche, non mi consentiva di ringraziarti per la pubblicazione del mio ultimo "pezzo" apparso sul periodico Lapilli.
Mi punge vaghezza che ti sia proprio piaciuto; con mia soddisfazione, anche o soprattutto perchè trattavo di certe locali cialtronerie, per alcune delle quali ha provveduto il ministro Pisanu. Per le altre è bastata la mia penna intinta in inchiostro nero perla.
Ciro Adrian, non deposto.


ID: 2753  Intervento da: messaggio libero  - Email: email@inesistente.00  - Data: martedì 1 novembre 2005 Ore: 20:20

Recuperare la cultura di una città vuol dire recuperare la propria identità che con l’era della globalizzazione potrebbe sparire. L’Assessorato alle Politiche degli Eventi, le Associazioni culturali Premeteo di Torre del Greco e Amici dell’arte Onlus Sez. Campania da anni rivalutano le nostre risorse. Cultura sotto il Vesuvio è stata una rassegna di arte e cultura presentata giovedì 22 settembre nella splendida cornice di Villa Macrina. E proprio a Villa Macrina a metà ottobre sarà inaugurata la biblioteca comunale di Torre del Greco dedicata al compianto giornalista Rai Enzo Aprea - figura emblematica anche per le sue vicissitudini personali. Francesco Manca, presidente dell’Associazione culturale Prometeo, ha ricordato che sono già disponibili oltre 10 mila volumi - molti dei quali antichi e pregiati - donati dalla sua Associazione, dalla Chiesa Maria SS. del Buon Consiglio di Leopardi e da altri enti. Tutto questo impegno profuso ha un obiettivo ben preciso: “La memoria storica non deve essere perduta, ma ritrovata. Dobbiamo incentivare lo sviluppo turistico-culturale perché prima ancora di essere cittadini europei e italiani siamo cittadini vesuviani e dobbiamo rivalutare la nostra identità”. Così ha dichiarato Francesco Manca. Presenti alla rassegna una collettiva di alcuni artisti delle arti figurative: Laura Bruno, Michele Fortunato, Sebastiano Iardino e la bulgara Loreta Teodorova. Invece nell’ambito musicale si sono esibiti Maurizio Giobbe chitarrista torrese, Vincenzo De Novellis vulcanologo e chitarrista, la cantante Lina Nappo, il cantante Natalino Ruocco e il presidente dell’Associazione Gymnasium Nicola Di Lecce e i suoi Ditirambo, gruppo di ricerca etnica. Per quanto riguarda la poesia hanno recitato: Lello Agretti, torrese e trapiantato a Caserta da 18 anni. Agretti ha dichiarato che pur essendo invivibile per lui la cittadina vesuviana, la ricorda sempre con nostalgia. Agretti ha scelto per la serata la poesia Ogni tanto piove in tema con la giornata a tratti piovosa dell’equinozio d’autunno. A seguire hanno presentato le loro poesie: Carmine Bigotti con Quel che non dissi e Amore - il motivo di sempre, Pasquale Corsaro presidente del premio di narrativa Nati 2 volte la cui premiazione avverrà il 15 ottobre alle 18 presso l’Istituto Don Orione di Torre del Greco - ha preferito far recitare le sue poesie dalla fine dicitrice Eva Contigiani. Poi hanno declamato le loro poesie Giovanni D’Amiano - il pediatra poeta di Volla ma torrese di adozione ha ricordato con nostalgia la città di Napoli. Napule è cagnata è il titolo della poesia su questa bella città che nel tempo ha cambiato i suoi valori e ha quasi del tutto dimenticato la sua nobiltà d’animo. D’Amiano poi ha recitato una poesia su Villa delle ginestre, scritta di recente quando, spettatore ad un concerto della villa dove visse il poeta Giacomo Leopardi, alzò lo sguardo al cielo e l’ispirazione lo colse nel suo nobile animo. Tra i poeti si è cimentato anche l’avvocato Marcello Feola - cilentano di un paese vicino Vallo della Lucania - con le sue poesie intitolate Le parole silenti e L’Utopia del vento. Angela Furcas dell’Associazione di Salerno Amici dell’arte ha presentato le sue poesie Il cuore dei poeti e Il suono dell’acqua, Luigi Leone della penisola sorrentina ha recitato Mi piace guardarti e Le due lune una poesia che fa riflettere sulle pessime condizioni del nostro pianeta. A tal proposito Leone ha ricordato che mercoledì 28 settembre ci sarà a Sorrento una manifestazione dedicata alla Luna, un momento anche di cultura gastronomica. Poi Elia Nese - cilentano di Orria - ha presentato le sue poesie in vernacolo e Maria Serritiello dell’Associazione Il caffè dell’artista di Salerno ha recitato Il cuore nudo e Anch’io un giorno sarò. La rassegna di arte e cultura si ripeterà sabato 1° ottobre alle 19 presso gli Antichi Arsenali d Amalfi.

Rossella Saluzzo



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