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Argomento presente: « In Viale Castelluccia, a Torre »
ID: 2705  Discussione: In Viale Castelluccia, a Torre

Autore: Giovanni Raiola  - Email: raiolagiovanni@virgilio.it  - Scritto o aggiornato: venerdì 21 ottobre 2005 Ore: 23:35

SALVATORE ACCARDO

Due Stradivari e tanti ricordi "San Carlo, sei il mio capriccio"
di Laura Valente
Fonte: Napoli-Repubblica 21 ottobre 2005

Via Castelluccia, Torre del Greco. Al primo piano di una palazzina in cemento armato, incastonata in un viale alberato oggi sommerso dal traffico, è cresciuto Salvatore Accardo.
«Tornammo a Napoli durante la guerra», comincia a raccontare il famoso violinista. La famiglia si era dovuta trasferire a Torino (dove lui è nato nel 1941) ma il padre Vincenzo sapeva che non sarebbe stato per sempre. «Era un incisore particolare e inventò una cosa curiosa per quel tempo: il ritratto su cameo, una sorta di fotografia intagliata che ebbe molto successo».

La moglie Agnese, Mimma per gli amici, ha la bellezza tranquillizzante delle madri mediterranee. «Era la figura affettiva di riferimento, da cui si andava per trovare equilibrio. Aveva capito che gli mancavano i colori giusti per fare il suo lavoro».

Salvatore ha tre anni quando comincia a suonare. «Una mattina mi sono svegliato con accanto un violino. Lo ricordo enorme, al centro di quel letto matrimoniale in ferro battuto. Cominciai a sfregare l´archetto d´istinto. Mio padre mi guardava e sorrideva: era contento di potermi trasmettere una sua passione».

A tredici anni esegue in pubblico i Capricci di Paganini, a quindici si aggiudica il Primo premio al Concorso di Ginevra e due anni dopo, nel 1958, è vincitore assoluto del prestigioso "Paganini" di Genova, il più ambito, quello - per intenderci - che ti apre le porte delle istituzioni che contano. Luigi d´Ambrosio, il suo primo insegnante, gongola: «lo avevo detto che è un ragazzino di talento». Si diploma grazie a Jacopo Napoli. «Avevo tredici anni, troppo piccolo per la licenza. Grazie alla determinazione del maestro, allora direttore del Conservatorio San Pietro a Majella, si riuscì ad ottenere il permesso del ministero. Era difficile, all´epoca, coniugare le ragioni della competenza con quelle dell´età. E forse lo è ancora».

Comincia ad essere richiesto, anche se i ricordi più belli sono legati alla Napoli di quegli anni. Nel '71 da vita alle "Settimane Musicali Internazionali", con le celebri prove aperte al pubblico. «È stata un´esperienza irripetibile, che si è potuta realizzare grazie ad un personaggio meraviglioso». È Gianni Eminente, l´organizzatore musicale che per anni tenne le fila dell´Associazione Scarlatti. «Artisti come Pollini, Giuranna, la Argerich venivano rimborsati solo delle spese di viaggio. Eravamo amici e ci piaceva suonare insieme. Abbiamo insegnato ad una generazione la bellezza della musica da camera». Quei ragazzi oggi sono cinquantenni, e ancora ricordano le prime esecuzioni del Nonetto di Spohr o del Decimino di Mercadante, a Villa Pignatelli.

«Vedevo la gente seduta per terra perché la sala era stracolma. Il rapporto col pubblico era diretto: potevano assistere alla costruzione di un suono condiviso». Ora che possiede due Stradivari, (l´"Hart" ex Francescatti del 1727 e l´"Uccello di Fuoco" ex Saint-Exupéry del 1718) non è più solo un violinista a cui Xenakis, Donatoni e Sciarrino dedicano le proprie composizioni. Nel 1987 il successo arriva anche come direttore d´orchestra. L´opera è l´Occasione fa il ladro, per il Rossini Opera Festival, che gli affianca la regia visionaria di Jean Pierre Ponnelle e lo traghetta verso la direzione musicale del San Carlo, esperienza «non proprio felice». Dopo aver fatto debuttare Costa Gavras nella regia (con un riuscita versione de "Il mondo della luna" di Haydn) chiuderà la sua permanenza al massimo con un Don Giovanni contestatissimo. E´ il 1995. Giura, allora, di non tornare più a Napoli. «Preferisco non ricordare quel periodo. Ci sono errori che non si possono ripetere. Utopie che si deve avere il coraggio di riporre nel cassetto». È tempo di ritornare a pensare alla musica. Già, la musica. E non è l´Italia il suo punto di riferimento.

«Il direttore più innovativo è Celibidache. Era famoso per il suo perfezionismo, la sua memoria e per l´ostilità che nutriva nei confronti delle incisioni discografiche, colpevoli, a suo dire, di alterare artificialmente i delicati equilibri sonori di una partitura». Altri i maestri a cui guardare, «come i violinisti Jascha Heifetz e David Ojstrach, che occupano un posto speciale nel mio cuore per le doti umane che ne facevano degli artisti completi». Pronto il ricordo di quando, a Mosca, Accardo si trova a suonare il Concerto di Sostakovic, scritto per Ojstrach, proprio nella sala della prima esecuzione assoluta.

«David era in prima fila. L´emozione mi avvolgeva come una tenaglia. Alla fine venne in camerino e mi portò una bottiglia di vodka e del caviale. "Suoniamo come siamo, e tu hai suonato bene", mi disse. Era generoso Più grande è l´uomo, migliore è il musicista».

E ancora pensieri che corrono veloci ai tanti incontri che lo fanno sentire «una persona fortunata»: Isac Stern («un papà»), Segovia («sembrava un idalgo»), Casals («me lo ricordo perennemente con la sua pipa in bocca»), Bernstein («sprizzava musica da tutti i pori»), Serkin («ospite del suo festival, mi ha fatto fare anche la spalla d´orchestra!»). E se Arturo Benedetti Michelangeli - conosciuto negli anni Sessanta, quando il pianista teneva dei corsi a Moncalieri finanziati dalla Fiat - è un maestro di stile («Era fedele a ciò che si sceglie di suonare, un insegnamento che da quel momento non mi ha più lasciato»), ad Astor Piazzolla - che per lui ha composto la Milonga in re - sono legati momenti indimenticabili, non solo per ragioni artistiche. «Con lui ho visto lo sbarco sulla luna. Una serata che ci ha catapultati nella modernità. Negli anni 70 andavo spesso in Sudamerica. Quando sentii la sua musica per la prima volta rimasi folgorato». Tanto da fare una cosa incredibile per uno strumentista.

«Con lui suonava Antonio Agri. Aveva un violino bianco che sembrava comprato al mercato. Rimasi talmente impressionato dalla sua bravura che gli prestai il mio Stradivari per incidere il disco con Astor». Questo argentino «schivo e generoso era un uomo difficile ma capace di grande amicizia», che Accardo ricambia incidendo, per la Foné, le sue più belle milonghe.

«Ragioni di cuore mi hanno riportato recentemente a Milano», dopo una vita trascorsa nella Roma pariolina. «È cambiata la mia vita. Mi sono tornate antiche curiosità. Anche il mio suono, ora, è diverso». Anche se continua a non sopportare «alcuni vizi del nostro tempo». E qui è l´insegnante che parla e stigmatizza «il comportamento senza scrupoli di alcune case discografiche che pur di alimentare il mercato, sfruttano esecutori sempre più giovani per poi abbandonarli dopo pochi anni, quando non hanno più l´età dei bambini prodigio». Nella sua nuova casa di Via Palladio scorgiamo riconoscimenti antichi e nuovi: il Premio "Abbiati" della critica italiana e quello di Cavaliere di Gran Croce (consegnatogli da Pertini nel 1982), le foto della tournée in Estremo Oriente del 1996 - quando il Conservatorio di Pechino lo nominò "Most Honorable Professor" - vicino alla targa dorata di "Commandeur dans l´ordre du mérit culturel" del Principato di Monaco e al prestigioso "Una vita per la Musica" del 2001. Su uno scaffale si notano i Capricci e i Concerti per violino di Paganini, incisi per la Deutsche Gramophone, considerati un classico di riferimento. E un disco in vinile di De Andrè .«Era lo Schubert dei cantautori».

 
 

ID: 2706  Intervento da: Amministratore .  - Email: info@torreomnia.com  - Data: venerdì 21 ottobre 2005 Ore: 23:35

Grazie Giovanni per la segnalazione della bella intervista al nostro grande concittadinio.
Credo siano opportuni qui cenni biografici maggiori.

Esordisce all'età di 13 anni eseguendo in pubblico I Capricci di Niccolò Paganini. A 15 anni vince il primo premio al Conservatorio di Ginevra e due anni dopo, nel 1958, è il primo vincitore assoluto del Concorso Paganini di Genova.
Il suo repertorio è immenso e spazia dalla musica barocca a quella contemporanea. Compositori quali Donatoni, Piazzolla, Sciarrino, Rendine e Xenakis gli hanno dedicato le loro opere. Suona regolarmente con le più note orchestre del mondo ed ha effettuato numerose incisioni.
La passione per la musica da camera e l'interesse per i giovani musicisti di talento lo hanno portato alla creazione del Quartetto Accardo nel 1992 e all'istituzione dei corsi di perfezionamento per strumenti ad arco della Fondazione "Walter Stauffer" di Cremona nel 1986 insieme ad artisti del calibro Giuranna, Filippini e Petracchi.
Ha inoltre dato vita nel 1971 al Festival "Le Settimane Musicali Internazionali di Napoli", in cui il pubblico era ammesso alle prove e a quello di Cremona, interamente dedicato agli strumenti ad arco.
Nel 1987 Accardo ha debuttato con grande successo come direttore d'opera nella nuova produzione de L'Occasione fa il ladro di Rossini per il R.O.F. di Pesaro con la regia di Ponnelle. Nel corso degli ultimi anni ha diretto all'Opera di Montecarlo e all'Opera di Lille ( Flaminio di Pergolesi con la regia di Roberto De Simone) ed una nuova produzione di Così fan tutte alle Settimane Musicali Internazionali di Napoli con la regia di Giacomo Battiato.
Dal settembre 1993 al gennaio del '95 ha ricoperto la carica di Direttore Musicale dell'Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli. Nel periodo di permanenza al San Carlo si è rivelata di particolare significato la nuova produzione dell'opera di Haydn "Il mondo della luna" con la regia di Costa Gravas (al suo debutto quale regista d'opera) e le scene di Gae Aulenti.
Nel corso della sua prestigiosa carriera Salvatore Accardo ha ricevuto numerosi premi, tra i quali il Premio Abbiati della critica italiana per l'eccezionale livello delle sue interpretazioni. Nel 1982 il Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini lo ha nominato Cavaliere di Gran Croce, la più alta onorificenza della Repubblica.
Nel novembre del '96 il Conservatorio di Pechino lo ha nominato "Most Honorable Professor".
Alla fine del 1996 Accardo ha rifondato l'Orchestra da Camera Italiana, composta dai migliori allievi dei corsi di perfezionamento dell'Accademia "Walter Stauffer" di Cremona.
Possiede due violini Stradivari: lo Hart ex Francescatti del 1727 e l'Uccello di Fuoco ex Saint Exupéry del 1718.

Il nostro torrese, è risaputo, è uno dei più grandi violinisti del mondo.

http://www.torredelgreco.org/Musicisti/illustri/salv_accardo.htm



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