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Argomento presente: « I MESI DELLA LETTURA »
ID: 2695  Discussione: I MESI DELLA LETTURA

Autore: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Scritto o aggiornato: sabato 22 ottobre 2005 Ore: 12:07

I MESI DELLA LETTURA
di Enrico La Pesa - Novembre 2005

Esistono dei mesi che possiamo definire “della lettura”? Forse, statisticamente no; ma in teoria, sì: sono i mesi invernali. Quelli che ci tengono in casa già da tempo: i mesi dalle giornate uggiose che non si sa come impiegare. Le lunghe ore straziate da una televisione ottusa e ripetitiva…le sere che cominciano troppo presto, le notti troppo lunghe…E, allora, perché non dedicarsi di più alla lettura, la “buona lettura”, come si diceva una volta?
E a tal proposito possono entrare in ballo le statistiche. Ma c’è da credere alle statistiche? Questo è un interrogativo che richiederebbe un discorso a parte, lungo e approfondito. Ora, limitiamoci a dare atto che le statistiche ci sono; credute in pieno o credute in parte, ci sono. E che dicono? Poco di lusinghiero per noi: secondo questi “accertamenti” sembra che l’Italia sia, nel consumo di carta stampata, dietro Paesi come Inghilterra, Stati Uniti, Germania, Svezia, ect.
Qualcuno a questo punto dirà: Ma se si stampa poco, è naturale che poi si legge poco. Lapalissiano! Ma non tanto. Conosco diecine di persone, con biblioteche familiari ben fornite, che non sfogliano uno dei “loro” libri di sempre.
D’altra parte il problema è non quello dello stampare o meno i libri, ma quelli di non leggerli.
Si legge poco. In verità, si legge poco. I nostri libri vegetano sugli scaffali e noi…ci passiamo davanti.
E allora? Facciamoci coraggio (!) e leggiamo un poco di più. Ci accorgeremo dopo un po’ che è come aver preso una medicina che ci fa stare meglio.
I mesi della lettura stanno per arrivare: impieghiamoli bene,

CINQUANT’ANNI DI PITTURA
DI SALVATORE FLAVIO RAIOLA

Al Centro d’Arte Mediterranea di Torre del Greco dal 15 novembre 2005, il professor Salvatore Flavio Raiola festeggia i cinquant’anni della sua attività pittorica.
Classe 1935, Egli ha la consapevolezza d’artista nel momento che, figlio d’arte, è nutrito dall’arte e per l’arte da sempre, anche perché figlio di un musicista, autore di canzoni napoletane di successo.
Nelle sue opere la malinconia di greca, di romana, d’italica memoria e la sublimazione dell’uomo, che sa bene i limiti dell’esistenza, ripara nel labirinto della vanagloria ed esplode d’umiltà.
Dal 1960 nel mondo, con la Pop Art e a Napoli con il Gruppo ’58, si disse giunta all’epilogo la pittura della tradizione. I critici hanno difficoltà a definire la contemporaneità dell’opera d’arte.
Poi ci fu un ritorno al passato (Transavanguardia?) e poi un riaggancio a poetiche antiche.
Così Napoli, città d’avanguardia nella delinquenza, nel traffico paralizzante, nello scippo, diventa faro di bruttura. Su un tessuto classico, non si può inserire materiale di risulta (cartoni, scarpiere, auto, idee superate ma inserite nelle stazioni della metropolitana.
In tutta la situazione caotica napoletana, il pittore Salvatore Flavio Raiola, fedele alla tradizione, resta un esempio di coerenza e di professionalità, per i giovani, che intendano avviarsi nei sentieri dell’arte.

LA POETESSA MARIA BRUNA TAMMARO

Dopo anni di silenzio, la professoressa Maria Bruna Tammaro, di Santa Maria La Bruna, insegnante di Religione, presenta la sua produzione di poesie in un volume unico “STILLE DI RUGIADA”. Di sangue, o di dolore, aggiungiamo noi.
Dalle liriche emerge il cambiamento di civiltà nel mondo, sottolineando un superamento dei comportamenti di libertà nei riguardi delle generazioni presenti, che non sono schiave di tabù e costrizioni dell’epoca passata..

Dott. Franco Penza

 
 

ID: 2708  Intervento da: ciccio raimondo  - Email: ciccioraimondo@libero.it  - Data: sabato 22 ottobre 2005 Ore: 12:07

Dopo lo scandalo di questi giorni dell’amministrazione comunale, pubblicato da tutti i giornali locali e nazionali ho rispolverato dei versi di qualche anno fa, purtroppo sempre attuali.

L’ URLO

Dal Capo di Posillipo
alla Punta della Campanella,
guardiamo, guardiamo lassù in alto,
ad arco brillante
sul più bel golfo del mondo,
una sola grande parola
a nostro disonore sfavillare radiosa:
CAMORRA!!!

Questa poesia venne scritta in un momento in cui a Napoli e provincia si combattevano bande di camorristi ed i quotidiani nelle loro prime pagine ed in quelle interne somigliavano a dei bollettini di guerra. E’ da dire che la stessa fu ispirata dalla lettura di una poesia ispano americana di carattere politico ed ovviamente trattandosi di Sud America si deve sostituire la parola camorra con la palabra: Revoluccion!

Ciccio Raimondo


ID: 2696  Intervento da: Penza Francesco  - Email: francopenza@interfree.it  - Data: martedì 18 ottobre 2005 Ore: 10:02

NELLO SPAZIO Giuseppe Penza IL MOSAICO 1993
(Giuseppe Penza era il papà del Dott. Francesco Penza direttore del Giornale L'Infinito. N.d.r.)

Nello spazio infinito regna l’Onnipotente. O Dio, sovrano, padrone dell’universo cui sono soggette le creature del mondo, governi con saggezza e intelligenza. Ma l’uomo ha distrutto tutto ciò che hai creato. Era meravigliosa la tua opera. Avido, di ricchezza, egli non ha capito il messaggio d’amore. Pochi uomini di buona volontà cercano di far luce in questo mondo di tenebre. Domando e dico:”A che è valsa la tua crocifissione, se ancora oggi ti crocifiggiamo e ti oltraggiamo. Il sanguinoso peregrinare su questa terra è orrendo. Tutti trattano droga, sequestri, delitti, oscenità. O Dio, fa che si ravvedano gli uomini e si accostino a te nella luce della verità e della giustizia.

Nel giardino in fiore sbocciano le rose in un incanto. Una mia lettura: Rosa significa che l’amore contiene gioia e dolori. Le spine i dolori, il petalo amore, gioia e sorriso. La viola mammola parla d’angoscia. Il crisantemo è la vita. Il ciclamino rappresenta due innamorati che non si possono amare.. La passiflora, il fiore della Passione di Cristo, è originale. Il giglio è la purezza. Il tulipano incatena e conduce alle grandi passioni. Il garofano, semplice e bello, dà la malinconia nei cuori degli innamorati. Le margherite si sfogliano per chiedere se “Mi vuoi bene?” E’ il fiore dei fidanzati divisi. I fiori ci parlano e danno calore e inganni.

Il bocciolo falciato. Piange, lagrima, grida la bimba, Il mostro stringe la morsa e falcia il bocciolo. O ira divina, colpisci il forsennato. O Caronte, colla tua barca affonda il disgraziato nel profondo degli inferi. La gente malvagia va eliminata.

Le rondini. Volano le rondini in cerca di calore durante il verno triste. Bello vedere questo spettacolo, che a noi sfugge spesso il meraviglioso. Il viandante per le strade, i giovani ricchi di energia, il vecchio curvo sul bastone, l’anziana nello scialle, tutti si trascinano, pesante è il fardello sull’asfalto bollente di dolore.


Case. Equo canone: creata la legge, creato
l’inganno. Oggi ci sono i patti in deroga. Addio, equo canone! Aspettiamo una legge al più presto, altrimenti i proprietari ci massacreranno. Ma perché non costruire case? Questo è il nodo da sciogliere. Fanno smantellare case già fatte a che pro? Con le tecniche a disposizione oggi si poteva abbattere e ricostruire subito. Invece, stanno ancora nei paesi della Campania colpiti dal terremoto del 1980 famiglie in abitazioni di lattine di stagno. E’ pazzesco. Perché tanta ingiustizia? A chi deve rivolgersi questa povera gente? Siamo di fronte a una prepotenza senza limiti di pochi
pezzenti risaliti.

Il Governo aumenta le tasse. Noi abbiamo più deputati della Camera dei Lord Inglesi. Ogni deputato certo ha le sue spese, segretari, uscieri, portaborse, Immaginate quanto occorre ad ognuno di questi. Non parliamo dei senatori a vita. Ed anche l’attuale presidente della Repubblica costa alla nazione duecento milioni l’anno ( n.d.r. nel 1993) Cifre da capogiro. Pensate voi ai pensionati e ai lavoratori che guadagnano appena 20, 30 mila al giorno. E le casalinghe non meriterebbero maggior attenzione dallo Stato? Quei miliardi si potrebbero distribuire meglio con ragionamenti e approfonditi esami, coprendo le fasce più deboli della società..

Pasquale l’ombrellaio. Quando tornai dalla guerra, non c’era lavoro e così rimediavo la giornata con Pasquale noto come il saponaro e l’ombrellaio. Di paese in paese presentavamo giochi di prestidigitazione. Pasquale masticava lampadine per gli inglesi in cambio di qualche sterlina. Ad ogni festa noi partecipavamo. La mia presentazione era straordinaria per comicità e ordine per lo spettacolo0. Si guadagnava benino. Pasquale aveva figli di qua e di là della regione, gli piacevano le donne e il vino
Finì miseramente, ma ricordo la sua grande libertà di intendere la vita.

Francesco Penza


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