Puoi anche Tu inserire qui
un nuovo
argomento

  Torna all'indice
Comunità

Puoi anche Tu intervenire a questo argomento o invia un post alle e-mail private

Argomento presente: « 70% disoccupazione giovanile »
ID: 2602  Discussione: 70% disoccupazione giovanile

Autore: Arturo Borriello  - Email: borrielloarturo@supereva.it  - Scritto o aggiornato: domenica 31 dicembre 2006 Ore: 15:42

Buona notte.
Voglio proporvi un testo a mio avviso interessante che spiega come il reddito torrese superiore alla media nazionale sia sperequato. Chi sta bene sta bene, ma tantissimi giovani torresi sono costretti a spostarsi nel nord Italia per sopravvivere.

IL CAMMEO PORTAFORTUNA
di Maria Rosaria Aurisicchio,
laureata presso l’Università di Napoli con una tesi sulla lavorazione dell’oro e dei cammei a Torre del Greco.
Tratto da UNA CITTÀ n. 66 / http://www.unacitta.it

A Torre del Greco, dove i tassi di disoccupazione sono tra i più elevati, esiste un sommerso vivace e, a suo modo, produttivo. In particolare nel campo della lavorazione dei cammei in conchiglia...
Torre del Greco conta oltre 90.000 abitanti, (dopo 30.000) abitanti spostatisi nel nord) con un tasso di disoccupazione giovanile ufficiale pari oltre il 70%.
In realtà questi dati non sono rappresentativi della situazione, perché qui molti ragazzi hanno proprio in casa la possibilità di impegnarsi nelle tre attività economiche più redditizie: fiori, gioielli, oppure cantieristica navale. Di queste realtà la più sommersa, ma anche la più estesa è quella dei gioielli, in particolare dei cammei. Noi abbiamo calcolato 8.000 persone occupate in questo ambito, contro i 400 dati dall’Istat, in un rapporto, coi dati ufficiali, di 1 a 20.
Per un calcolo preciso andrebbero considerati anche i lavoratori impegnati occasionalmente. Mi riferisco a quelle donne che in casa fra il sugo da preparare e i piatti da lavare infilano le collane, o ai pensionati che hanno imparato a fare i cammei in casa fin da piccoli, e ora spendono questa competenza per arrotondare la pensione. In questo caso si raggiungerebbero cifre anche più alte di 8.000 persone.
Una delle caratteristiche di questa attività è infatti che non ci sono laboratori di cammei, di incisione, ma semplicemente delle stanze negli appartamenti. In fondo c’è bisogno solo di un banco, anche piccolo, in cui appoggiare il pezzo di conchiglia su un pezzo di legno, fonderlo con la cera, e incominciare ad inciderlo. Un’incisione degna di questo nome dura un giorno. Per fare i cammei si usa la parte interna: si incide sotto lo strato esterno, bianco, dove c’è lo strato color caffè, o quello classico di colore rosa.
Qui si lavora molto anche la madreperla. In questi laboratori (e per laboratori intendo sempre stanze di appartamenti o di case) c’è sempre un forte odore di salsedine, che rimane addosso anche all’incisore. Comunque la polvere di cammeo non è tossica. In fondo sono gioielli del mare, il procedimento è tutto fatto a mano, è quanto di meno inquinante si possa immaginare, sia la lavorazione, che il materiale usato. Non ci sono controindicazioni dal punto di vista della salute.
La materia prima da dove arriva?
Per i cammei di qualità più bassa, o medio-bassa, la materia prima arriva dall’Africa, dal Madagascar. Per i cammei, invece, di alta qualità, proviene dal Golfo del Messico. Le conchiglie di questo mare infatti non sono adatte, perché ne occorrono di molto grandi, sui 30 centimetri. Le conchiglie di per sé sono dei frutti di mare, quindi non hanno un grande valore, qui però c’è un grandissimo senso artistico che crea un valore aggiunto enorme. Cioè una conchiglia può costare anche solo 25 o 50 centesimi, ma il cammeo che ne esce costa già 10 euro quindi quattro volte di più. E mi sto tenendo su cifre contenute, perché ad esempio c’è una conchiglia che viene dall’America, dal Golfo del Messico che costa 250 euro e il cammeo prodotto con quella conchiglia viene pagato anche 1500-2000 eurob in Giappone.
E’ evidente che in teoria non dovrebbe costare così tanto, perché non c’è altra ragione di esportare e vendere conchiglie. Il punto è che i torresi interessati a queste conchiglie hanno scatenato una concorrenza selvaggia fra di loro, così i fornitori americani, appena hanno capito, hanno giocato al ricarico, e si è arrivati ad un prezzo simile. E’ una situazione veramente paradossale perché se non la comprano i torresi non la compra nessuno questa conchiglia. Quindi subiscono un prezzo che potrebbero invece condizionare, essendo gli unici clienti. Della raccolta e distribuzione della materia prima se ne occupano, perlopiù, degli imprenditori che la vanno a prendere, oppure utilizzano degli agenti nel Madagascar o in America, e la portano qui.
Spesso si servono di incisori che tagliano le conchiglie in azienda, perché solo alcune parti della conchiglia sono adatte a fare i cammei. Così intanto le conchiglie vengono sezionate, e poi distribuite in base all’abilità dell’artigiano incisore. Nel senso che i pezzi migliori verranno dati a un buon incisore, perché così il valore aggiunto sarà ancora maggiore. Ad un apprendista invece verranno dati, almeno all’inizio, i pezzi più scarsi. Forse è interessante sapere che le aziende specializzate nell’alta qualità non si occupano del cammeo di media e di bassa qualità. Ci sono ambiti separati.
E dove vengono esportati poi questi cammei? Quelli di grande qualità li esportano in Giappone, dove c’è un grande amore per i cammei, che è una fonte inesauribile di ricchezza per i torresi. E’ un mercato enorme, perché, a quanto pare, in Giappone il cammeo viene considerato come un portafortuna per quando nascono i bambini. Poi i giapponesi sono tanti, quindi basta fare un po’ di conti...
Ogni anno l’Ice italiano, l’Istituto del commercio estero, organizza lì una fiera, a cui partecipano tutti i poli italiani, quindi Vicenza, Valenza, Arezzo e Torre del Greco, e Torre del Greco da sola occupa i tre quarti di questi stand. Qua invece non vedi niente, né insegne, né laboratori. Il cammeo di media o bassa qualità viene smerciato in Italia, in Europa, e un po’ in America. Il livello è quello della bigiotteria. Il cammeo di bassa e media qualità è quello con la testina della donna con i ricciolini, neoclassico. Il cammeo che va in Giappone, invece, è totalmente diverso: è un cammeo scuro, molto più bello, con soggetti diversi, delle opere meravigliose.
Molto spesso vi sono incise duplicazioni di opere d’arte, di Michelangelo, alcuni addirittura hanno riprodotto la Divina Commedia. Quindi, dal punto di vista dell’apporto tecnico, la lavorazione dei cammei è un processo lavorativo abbastanza semplice, si può fare su un tavolino. Ma a questo si aggiunge tutta l’abilità e l’estro dell’incisore. E questa è una grande risorsa che qui si acquisisce imparando in casa, fin da bambini. Le chiamano “conze”, i pezzettini di conchiglia che poi si buttano e qui spesso vengono regalati ai i bambini che li lavorano, così si divertono e intanto imparano. Quindi c’è anche una tradizione familiare alla base... In effetti ci sono aziende di prestigio, anche a livello nazionale, che hanno delle grandi risorse interne alla famiglia, e di conseguenza anche interne all’azienda. E queste sono proprio delle dinastie, iniziate intorno al 1800 con membri di una stessa famiglia che, di generazione in generazione, si sono succeduti nell’amministrazione dell’azienda.
Comunque, oltre alle dinastie imprenditrici, anche gli incisori trasmettono il mestiere di padre in figlio. Alcuni di questi giovani, in genere quelli più quotati, se hanno intenzioni serie, vanno all’Istituto d’Arte. Tra quelli bravi, poi, ci sono ragazzi di 26-27 anni, che sono già andati in Giappone due o tre volte, proprio mandati dai loro datori di lavoro, e che sono tornati con grandi soddisfazioni per i riconoscimenti ricevuti.
Là infatti li considerano alla stregua di artisti: vengono fotografati, addirittura aprono loro tutti i cassettini per vedere se fanno dei trucchi. Ora stanno provando ad imitarli, però non ci riescono, perché i giapponesi sono maestri di alta tecnologia, ma gli incisori sono maestri d’arte. Altri giovani invece svolgono quest’attività soltanto per arrotondare, per pagarsi, per esempio, una vacanza d’estate. Quelli ovviamente producono cammei di qualità più bassa. Comunque, volendo, c’è sempre da lavorare, qui è difficile che qualcuno non trovi lavoro. Il giro d’affari, per quel che riguarda cammei, coralli e oro, messi insieme, si aggira sui 1.000 miliardi delle vecchie lire, anche se le stime ufficiali parlano di 300 miliardi delle vecchie lire.
In tutte queste cifre in genere il rapporto è di 1 a 3. Un incisore può guadagnare anche 40 milioni al mese. (Dati del 1990. Oggi con la crisi del cammeo e la recessione le percentuali sono calate (N.d.r.). Certo, questo riguarda casi limite, comunque in generale gli incisori vivono abbastanza bene. Ci sono quelli che guadagnano perché fanno un prodotto di qualità, e allora un cammeo può portare anche 2 o 3 milioni da solo, altri invece lavorano sulla quantità riuscendo a produrre un pezzo in pochissimo tempo. Comunque a Torre del Greco non si vedono grandi segni esteriori di ricchezza, giusto qualche villa. Questo è un po’ il costume qui: la ricchezza, chi ce l’ha veramente non la ostenta, perché ha paura; paradossalmente la ostenta chi non ce l’ha. C’è chi va in giro in 127, in 500, e poi ha la Jaguar parcheggiata in via Montenapoleone a Milano, o chi ha il bunker o ancora il museo privato. Dove nasce questo rapporto privilegiato col Giappone? Quello giapponese è un mercato che si è imposto solo dopo la seconda guerra mondiale. Mentre il cammeo è un gioiello importante, famoso in Europa e in America già nell’Ottocento.
La successiva rivalutazione di questo oggetto risale alla presenza dei marines in Italia, durante la seconda guerra mondiale. Quando arrivano a Torre del Greco, vengono loro offerti i cammei dentro dei cartoni, gli incisori infatti cercano di riprendere a vivere vendendo questi cammei. I marines portano poi questi oggetti in America, dove i giapponesi incominciano a vederli e a richiederli. Però, come dicevo, quando i giapponesi entrano nel mercato, chiedono cammei più belli e più elaborati, costringendo gli incisori ad ingegnarsi, a cercare la conchiglia migliore...
Attualmente viene esportato in Giappone circa l’80%, ma questo accade già da 30-40 anni. Quando, negli anni Ottanta, il made in Italy ha registrato uno sviluppo esplosivo, Torre del Greco andava in Giappone già da 20 anni. Il Giappone, tra l’altro, è un mercato notoriamente ostico, difficile da penetrare, loro però sono riusciti a conquistarlo. Adesso, l’unica cosa che può invertire l’andamento è che il Giappone dica che non li vuole più. Ricordo che diversi anni fa, in seguito ad una scossa di terremoto, in Giappone gran parte dei cammei, essendo fatti di conchiglie, si ruppero. Torre del Greco festeggiò questo evento perché voleva dire che ci sarebbe stata un’impennata della domanda.

Maria Rosaria Aurisicchio
http://artisans.ombra.net/tecniche/varie/cammei.htm

 
 

ID: 5446  Intervento da: Giovanni Raiola  - Email: raiolagiovanni@virgilio.it  - Data: domenica 31 dicembre 2006 Ore: 15:42

Buon Anno a tutti,
in special modo a Vito D'Adamo che ci delizia con i suoi racconti di mezzo secolo.
Il messaggio della Ausicchio di questa discussione è datato. Eppure ad un lustro di distanza le cose sono peggiorate a Torre per svariati motivi.
Uno dei problemi più incresciosi di questa città è la sperequazione del reddito.
Città ricchissima. Proprio in questo sito ho letto che nel 2006 sono state immatrcolate 40 Testa Rossa. Senza contare barche e quant'altro.
Politici e privati non si sognano neppure di fare qualcosa per l'occupazione giovanile a costa di vedere assistiti dallo stato sociale domestico i propri stessi figli.
Nessuno vuole doni e assistenza, ma il denaro tesaurizzato potrebbe essere investito in strutture con posti di lavoro locali e dare dignità e fiducia ai nostri numerosi giovani.
Vi sono ingerenze varie? Non è possibile realizzare ciò?
Vedi Sorrento, allora. Ordine e benessere ed economia da fare invidia alle migliori città europee che vivono di turismo. Eppure dista da noi 20 kilometri.
Cosa abbiamo noi in meno a Sorrento a parte la costiera frastagliata?
L'emigrazione nel Nord Italia si rinforza sempre di più, malgrado l'instabilità economica in tutta Italia, ma almeno nel nord il giovane non si sente un numero sballottato tra collocamento e lavoro nero sottopagatissimo, negli ultimi tempi, in diversi casi, anche per mancanza di mezzi economici.
Vedere Torre giovane povera e sottomessa è un fatto voluto da menti completamente fuori da ogni concetto di campanilismo e di amore per le radici? O che altro?
La ricchezza è tale, forse, solo quando è immediata e vicina la povertà, altrimenti si riduce in un mucchio di carta straccia, in metallo inutile, o in un mezzo per favorire accanimenti terapeutici in caso di bisogno e allungare le sofferenze fino all'ultimo?
Giovanni



ID: 2604  Intervento da: messaggio libero  - Email: email@inesistente.00  - Data: domenica 25 settembre 2005 Ore: 01:26

Buona notte a tutti.
Non voglio fare il dissacratore, ma mi risulta che quando necessita di un vigile urbano a Torre non si trova mai. Quanti vigili sono in carica nella nostra città? E meno male che nell'85 nientemeno che il Papa fece loro questo discorso in opccasione di una loro visita in Vaticano.

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VIGILI URBANI DI TORRE DEL GRECO

Sabato, 19 gennaio 1985

Carissimi vigili urbani di Torre del Greco!

1. Mi è particolarmente caro accogliervi e salutarvi tutti; vi ringrazio per questa visita, tanto espressiva dei calorosi sentimenti umani e cristiani che distinguono la vostra generosa terra di Campania e, in particolare, quella di Torre del Greco, le cui bellezze naturali alle falde del Vesuvio hanno ispirato generazioni di artisti e il cui clima mite e salubre non cessa di attirare visitatori da ogni parte del mondo.

Mi compiaccio con voi per il senso di fede che ha ispirato questo vostro pellegrinaggio a Roma in occasione dell’annuale memoria liturgica di San Sebastiano, magnifica figura di soldato e di testimone della fede fino al martirio, che voi invocate come vostro celeste patrono.

2. San Sebastiano si distinse nell’antica Roma per il senso della fede e il senso del dovere; sul suo esempio e con la sua intercessione, non tralasciate di far sì che il vostro operato sia sempre ispirato alla costante fedeltà del dovere, per amore di Dio, e a un sincero impegno per l’utilità comune, che equivale al bene del prossimo. Siate orgogliosi di dare sempre il meglio di voi, sapendo di superare le difficoltà che potete incontrare durante la giornata nell’adempimento delle vostre responsabilità; e sebbene esse siano talora gravose, non perdetevi mai d’animo, animate con motivi spirituali e ideali ogni gesto, ogni operazione, ogni incontro, ogni dialogo con la gente, in modo da distinguervi per senso morale e per chiara coscienza delle vostre incombenze.

3. Non dimenticate che, oltre all’ordine esterno che voi tutelate sulle vie, sulle piazze e nei locali pubblici, vi è anche un ordine interno da guidare e da assicurare: quello cioè della vostra anima che è stata creata a immagine e somiglianza di Dio. Vivete sempre con questa consapevolezza e coerenza di credenti; distinguetevi per la genuina adesione al Vangelo, per la fedeltà ai Comandamenti e per una cosciente vita sacramentale, a costo anche di andare contro corrente.

In segno della mia benevolenza vi imparto la benedizione apostolica, che volentieri estendo ai vostri familiari e ai colleghi che sono rimasti sul posto di lavoro.

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/1985/january/documents/hf_jp-ii_spe_19850119_vigili-urbani_it.html



Puoi anche Tu intervenire a questo argomento o invia un post alle e-mail private

 Ogni risposta fa saltare la discussione al primo posto nella prima pagina indice del forum. L'ultima risposta inviata, inoltre, che è la seconda in alto a questa pagina "leggi", aggiorna sempre pure data e ora della discussione (cioè il messaggio principale),
pur se vecchio.

T O R R E S I T A'

Autore unico e web-master Luigi Mari

TORRESAGGINE