Rivista Marittima - Flavio Russo - L'oro rosso di Torre - Pag. 32

   Alla pesca come alla guerra

              L'acquisito monopolio francese in nordafrica se da un lato non significò la cessazione della frequentazione italiana, e torrese in particolare, di quei banchi corallini dall'altro non rappresentò nemmeno una sostanziale riduzione dei rischi. La Compagnia, infatti, pur disponendo della piena autorità per la pesca, non disponeva di una aggiornata competenza, tant'è che: "...esercitavano la loro attività in Barberia con una trentina di barche (sattaux) che, però, data la loro incapacità nella pesca del corallo, dovevano essere equipaggiate di còrsi, catalani, italiani.
            Anche i pescatori torresi furono ingaggiati dalla Compagnia Francese, che imponeva regole disciplinari particolarmente rigide; se ad esempio, un pescatore vendeva ad altri il corallo pescato, era punito con dure pene corporali e con la costrizione di tutti i familiari ad effettuare la pesca per conto della Compagnia.             La flotta napoletana era indiscutibilmente la più numerosa ed esperta: in effetti, tutta la costa partenopea era divenuta il centro da cui si diramava la pesca del corallo. Ogni paese dava quanto aveva di meglio: marinai, capitali, specializzazione nella costruzione delle barche. Torre del Greco era l'unica zona dalla quale si potevano attingere tutti questi elementi. Da qui ogni anno, da febbraio a maggio, partivano 300-400 coralline dirette nei vari luoghi di pesca..." (94).  

 

58-Il porticciolo di Torre del Greco, oggi

 

59-Scorcio del centro storico di Torre del Greco:alcune case del XVI secolo

 

60 - Centro storico di Torre del Greco, case del XVIII secolo