GROTTA DEL 
      DRAGONE    TdG  16
      Rischio 8
      (Vedi relazione 
      specifica nel capitolo di Calastro: la GROTTA DEL DRAGONE )
      LA GROTTA DEL FIUME DRAGONE A TORRE DEL GRECO
      La grotta 
      numero 192 Cp
       
  
 
      Così la 
      catalogò Davide Bruno uno dei più audaci speleologi dell'area vesuviana : 
      la numero 192.
      Mi 
      affascinava l'idea di poter ritrovare l'antico corso del fiume inghiottito 
      dalle lave del Vesuvio. Il solo pensiero che sotto la strada a pochi passi 
      da casa mia potesse esistere un fiume sotterraneo mi prendeva e mi 
      angosciava. Una sorta di altalenante sentimento di attrazione e di paura. 
      Un fiume che scorre al buio dagli albori dell'umanità. Mi ero interessato 
      al Dragone durante molti sopralluoghi nella zona delle 100 fontane . Avevo 
      chiesto a mio padre come era possibile accedere all'antro nascosto che 
      custodiva il segreto della antica Torre. Avevo chiesto a Bartolo il 
      guardiano del Castello. Mi aveva spiegato molto il Fontaniere un signore 
      che abitava al civico 21 di Via Fontana.  Tutti sapevano del fiume 
      sotterraneo ma nessuno voleva mostramelo. Nessuno voleva condurmi in 
      quella grotta.
      Le 100 
      fontane sono in realtà il luogo ,sulla fine della via Fontana, dove vi era 
      il maggiore affioramento idrico dell'antico corso. Qui dopo un percorso a 
      noi ignoto , affiorava e confondeva le sue acque con il mare. Francesco 
      Balzano nel 1688 ci scrive qualcosa a proposito del Dragone e racconta che 
      il fonte era posto alla base della collina del Castello . Prima 
      dell'eruzione del 1631 “ …il mare batteva con le sue onde alla ripa del 
      Castello senza però che offendesse il fonte che scaturisce sotto il 
      Castello “ . Il De Gaetano riporta in Antiche Denominazioni ( p. 67) , 
      citando il Caracciolo che il fiume Dragone era ben noto ad Alfonso II il 
      quale spesso in estate soleva divertirsi presso il fonte fresco ed 
      all'ombra.  L'Alfano  (1745)  e Di Donna ( nella 
      Università) si trovano in accordo con il fatto che il fiume venne deviato 
      e semisepolto dalla colata piroclastica del 1631.  Per Alfano il 
      fiume scorreva sul lato est della rupe del Castello a circa 23 metri di 
      profondità. L'eruzione del 1794 sconvolgendo e sovvertendo totalmente 
      l'orografia del luogo deviò l'antico corso spostandolo verso nord in 
      direzione dell'attuale via Fontana e generando bocche diverse di efflusso. 
      Questa ipotesi verrebbe confermata da molte ricerche successive che 
      andremo ad esaminare durante la nostra ricerca.  La strada che 
      costeggia il lato nord del Palazzo Baronale , l'odierno Barbacane veniva 
      comunemente denominata via del Fiumicello . Ma più oltre nei pressi 
      dell'attuale via XX settembre esistevano tracce di un antico corso 
      d'acqua. La zona oggi si chiama comunemente il Rio . Più oltre spostandoci 
      verso est in contrada Sora esistono le tracce evidenti di affioramenti 
      idrici . In passato qui come al Rio esisteva un corso d'acqua che in 
      bibliografia è noto come Rivum de Sora.  Alla Scala  nel piccolo 
      golfo tra gli scogli del 1631 ed il Fronte di Calastro esistono ancora 
      oggi evidenti affioramenti di acqua dolce. La lettura attenta del De 
      Gaetano che ricerca in bibliografia con attenzione maniacale ci porta a 
      considerare l'ipotesi ( gia formulata da Ignazio Sorrentino ) che  
      l'intera area del litorale che va dalla Scala a Sora era solcata da 
      antichi corsi d'acqua dolce che proveniva da sorgenti poste alle falde del 
      Vesuvio.
      Oggi 
      abbiamo certezze si affioramenti di acqua potabile in molte aree e quindi 
      la nostra ricerca si giova certamente degli indizi bibliografici ma vuole 
      puntare sullo studio dei fatti odierni , delle evidenze e non tanto delle 
      interessanti , ma a volte lunghe discussioni tra dotti.  Alla Scala 
      in località Sambiase esiste un posso artesiano sempre ricco di acqua. 
      Sulla spiaggia antistante basta scavare con le mani nei pressi della 
      battigia per trovare acqua dolce. Nei pressi dei cantieri del porto , 
      proprio nei pressi del Fronte sono evidenti gli affioramenti in acqua e 
      sulla battigia. Nei pressi della spianata del porto ,proprio  sul 
      finire della strada della Discesa del Fronte si osservano polle relative a 
      risorgine in acqua e sull'arenile. Lungo i bordi della banchina esiste una 
      condotta che da anni scarica in mare acqua dolce.
       
 
      
      Prima che si costruisse il molo degli anni 70 la 
      stessa acqua sgorgava libera tra l'arenile e la lava del 1794.  Lungo 
      la scogliera del Largo Gabella del Pesce , quasi al limite est della 
      colata del 1794 si ritrovano in acqua risorgive. Più oltre in contrada 
      Sora in zona Cavaliere esistono oggi numerose risorgive di cui una proprio 
      nel mare antistante la Terma Ginnasio. Tutti “figli” del Dragone ? 
      La mia 
      passione per lo studio dell'archeologia e della storia della città mi 
      spingeva a ricercare attraverso le fonti la  verità sulle antiche 
      origini di questo fiume.
      I fenomeni 
      geologici legati alle manifestazioni ed alla conformazione strutturale del 
      Vesuvio sono molteplici. Certamente le emissioni di gas al di sotto del 
      mare nello specchio d'acqua antistante la terma ginnasio e l'approdo della 
      scala ne sono una espressione. Le manifestazioni telluriche frequenti ( 
      anzi costanti ) nell'area perivesuviana rappresentano un'altra delle 
      manifestazioni della vita e della attività del vulcano. Ma le sorgenti di 
      acqua termale e non sono una costante delle espressioni del vulcanismo . 
      Tutta l'area del golfo da Miseno a Punta Campanella è caratterizzata da 
      fenomeni di termalismo. Risorgive di acqua sono presenti un po' dovunque 
      lungo la costa. Senza spostarci di molto basti dare un'occhiata alla 
      fascia costiera del Granatello a Portici. Ad Ercolano esiste uno 
      stabilimento per l'imbottigliamento di acqua minerale. E sul versante 
      costiero ancora oggi quantunque in quest'area siano transitate colate 
      laviche di proporzioni inimmaginabili, sono presenti risorgive. In area 
      Quattro venti tra Ercolano e Torre ancora risorgive . Nel piccolo golfo 
      dello Scalo ( LA SCALA) tra la spiaggia e gli scogli si notano 
      affioramenti sia in superficie che in profondità.
      La presenza dell' acqua  e del suo scorrere in 
      forma di rivolo, torrente o vero e proprio fiume affonda le sue radici 
      nella storia più antica della contrada, quando , in epoca romana, si narra 
      che la città di Herculaneum era delimitata sul versante nord e sud da due 
      fiumi. Il Sebeto è forse uno dei due fiumi ? Il Dragone potrebbe essere 
      l'altro ? 
       
 
      
      ( Particolare da una stampa del 1640 – Archivio 
      Langella )
      Il 
      Dragone  che per alcuni dotti era il Dragoncello e per gli spagnoli 
      di stanza a Torre era il Dragoncito era il fiume di della città. Esso 
      alimentava le fontane, i lavatoi e le macine dei mulini. Alle sue acque 
      accorrevano i torresi per dissetarsi e per curarsi in quanto 
      quest'acqua  ritenuta ricca di “ penicillium” un fungo microscopico 
      dalle capacità miracolose per le “malattie della pancia e dei bronchi”.
      Tutti gli 
      affioramenti idrici della zona ritengo fossero tutti più o meno collegati 
      alla “vita” del vulcano. Solo il Dragone doveva essere un solitario corso 
      d'acqua che bagnava ed attraversava da secoli la città . A differenza 
      degli altri corsi e degli altri affioramenti il Dragone doveva essere un 
      corso d'acqua a mio avviso costante.
      Ma quando 
      le prime tracce del fiume ? In quale epoca ritroviamo documenti in merito 
      ?
      Dobbiamo 
      per forza rivolgerci ai dotti della storia torrese , a coloro che hanno 
      posto le basi.
      In Antiche 
      testimonianze di De Gaetano si ritrovano diversi riferimenti al fiume ed 
      in particolare estrapolando l'essenziale ( e lasciando come sempre da 
      parte le assurde polemiche cui è avvezzo l'autore ) si può apprezzare 
      l'opinione di Di Donna e dell'Alfano che vuole il Dragone come fiume la 
      cui sorgente sarebbe stata prima del 1794 al centro della via Comizi. 
      L'eruzione del 1631 avrebbe alterato il corso , modificando il greto e la 
      foce e la successiva eruzione del 1794 avrebbe poi tombato definitivamente 
      il corso.
      Ritengo 
      questa opinione molto affascinante e credibile . Sempre il De 
      Fa'etano  ( stesso testo pag. 115 ) riferisce che nel 1500 esisteva 
      un “rivolo d'acqua” che lambiva il Castello. A tal riguardo cita una 
      vertenza giudiziaria dell'epoca intercorsa tra il rappresentante dell' 
      Università di Torre Sig Pietro Ascione ed il Capitano della Torre tal 
      Fabio lembo che aveva fatto demolire il muro di contenimento del fiume, 
      con il consenso di Don Fabrizio Carafa  primo duca d'Andria  e 
      padrone della Com'arca di Torre del Greco. All'epoca il Dragone veniva 
      anche denominato  il “fiumicello”  ossia “ u sciummariello 
      “.  Sempre dalla stessa fonte apprendiamo la notizia che nel 1795 
      probabilmente nei pressi del Castello mentre si eseguivano dei lavori per 
      lo scavo di un pozzo si assistì ad uno sprofondamento del suolo che 
      permise di porre in luce un vero torrente di acqua dolce. Si trattava 
      dello sprofondamento successivo al 1794 che si ebbe proprio nei pressi 
      dell'attuale scale delle 100 FONTANE ?. Quell'area era comunque instabile 
      geologicamente in quanto più fragile . Non a caso proprio in quell'area si 
      ebbe il crollo dell'edifico della fabbrica delle gallette. Ma andiamo 
      oltre nella nostra ricerca bibliografica , spulciando notizie tra i grandi 
      della storia di Torre. Salvatore Loffredo a pagina 185 di “ Turris 
      Octava…” ci annota delle considerazioni interessanti circa il 
      Dragone.  Siamo nel gennaio del 1531 : “…casa sita in lo Vicho de li 
      Porchianise de lo dicto loco del la Torre…in la strada nominata del lo 
      Vico de a mare….abitava a la casa soia sopra lo Castello…lo canale che sta 
      a la Ripa…” . E' chiaro qui il riferimento al Dragone come corso d'acqua 
      situato dal lato est del castello ossia dal lato della attuale via Comizi 
      e scale della Ripa.  Il riferimento alla fonte situata nel bel mezzo 
      della via Comizi appare ancor più affascinante. Il Loffredo parlando 
      ancora di documenti relativi al corso d'acqua afferma che il fiume in 
      epoca “passata” proveniva dai Cappuccini ( odierna chiesa dell'Annunziata 
      ) dove esisteva un alto geologico sul quale venne edificato il Convento 
      omonimo. Non si deve dimenticare che tale convento situato sulla sommità 
      della collinetta era cinto a ovest e ad est da un profondo vallo e che per 
      accedere alla struttura bisognava passare un ponticello. Il vallo ad ovest 
      venne colmato dalla colata del 1737 e del 1794. Il fiume quindi scendeva 
      dalle pendici del vulcano , forse si rendeva evidente a livello del 
      convento per poi procedere ingrottandosi , verso il mare in direzione 
      della via Comizi. Qui riappariva dividendosi in due rami di cui il primo 
      scendeva direttamente al mare della ripa e l'altro deviando verso ovest 
      circondava il lato monte del Castello.
      Nell'immagine che segue ho cercato di 
      ricostruire in maniera virtuale l'are del Castello situato su una altura 
      nei pressi del mare.
       
 
      Alla ripa 
      esisteva un approdo con una banchina così come alla scala . Ce ne da 
      notizia il Loffredo nella citata opera allorquando parlando dei pescatori 
      cita il viaggio che questi compivano nell'attraversare il braccio di mare 
      che divideva i due “porti”. ( pag 185 o.c.)
      Fu prima 
      il 1631 e successivamente il 1794 a cancellare ogni traccia del Dragone. 
      Il mare venne respinto per oltre 500 metri davanti al Castello. Le fonti 
      vennero obliterate parzialmente , ma la memoria non venne persa e dopo 
      l'eruzione disastrosa del 1794 si scavò e si incanalò la preziosa acqua . 
      Le 100 fontane ne sono l'esempio più evidente che oggi ci viene tramandato 
      dalla storia. Alla base della collina del Castello vennero edificati dei 
      lavatoi, delle fontane, un abbeveratoio . Un ricco sistema di canali 
      alimentò probabilmente il Mulino della Farina situato nei pressi delle 100 
      fontane .
      Nella 
      ricostruzione che segue ho elaborato , qui di seguito , si può osservare 
      l'area del Castello , della Via Fontana e dei lavatoi pubblici . Tra 
      questi, molto probabilmente quello che venne progettato da Gaetano De 
      Bottis e che aveva forma monumentale e celebrativa. Questa ricostruzione è 
      relativa al dopo 1631.
       
 
      Nella 
      immagine che segue una veduta più ampia dell'area con la zona portuale 
      ricostruita leggendo la pianta del Morghen e riproducendo in 3d  
      lavatoi fontane ed abbeveratoio .
       
 
      
      Con il 
      numero 39 viene identificato il Castello, 40 è la via Comizi al termine 
      della quale esisteva una scala . 46 era verosimilmente il sito di una 
      piccola azienda per la produzione di farina. 45 è quasi certamente il 
      luogo della fontana del De Bottis.
      L'immagine che segue è una ricostruzione 
      tridimensionale della stessa area. Ci troviamo in un'epoca successiva al 
      1631 e poco prima che l'area delle attuali 100 fontane sprofondasse . Ciò 
      avvenne probabilmente intorno al 1700 . 
       
 
      La prima 
      struttura alla base della collina del Castello da sinistra , era un 
      lavatoio con annesso abbeveratoio. La seconda struttura era la fontana De 
      Bottis. Il terzo un edificio con annessa fontana. La quarta struttura era 
      un abbeveratoio com fontana. Il quinto un edificio portuale . Più oltre a 
      destra dopo la scala della ripa una fontana con annesse macine per il 
      grano.
      Le carte 
      che seguono sono relative ai due dettagli della Mappa Morghen e La Vega , 
      che documentano l'area prima e dopo l'eruzione del 1794. Nella prima ( 
      Morghen ) vengono dettagliati i luoghi, gli edifici , le strade. Si noti 
      al numero 45 l'area della fontana De Bottis e al 42 la zona della scala 
      della Ripa a doppia rampa.
       
 
      Nella 
      carta La Vega possiamo cogliere solo una veduta d'insieme senza dettagli 
      sulle fontane. Forse nella carta l'area delle 100 fontane corrisponde 
      all'edificio quadrangolare situato a sinistra del Castello.
      
        
      
      
      
      
 
 
      La stampa che venne pubblicata dal Raimondo 
      nell'ultimo pregevole testo sulla storia di Torre riporta una delle 
      fontane\lavatoio . In alto alcuni fornici che probabilmente facevano da 
      contrafforti alla massicciata del Castello.
       
 
      
      Proseguendo il nostro studio sul dragone 
      abbiamo incontrato in “ Turris octavae…” di Loffredo una piantina 
      interessantissima relativa al corso delle acqua in prossimità del porto. 
      In vero la stessa piantina venne citata e pubblicata dal Di Donna nella 
      sua Università. Ma diamo un'occhiata e poi faremo le nostre 
      considerazioni. La piantina è la seguente:
       
 
      
      Nella carta sono identificati due rami del Dragone . 
      Quello in alto ( est ) è denominato “fiummariello dell'acqua da lavare “ . 
      Ovvia la destinazione del corso d'acqua. L'altro ramo è detto “ 
      fiummariello della fontana de cannoli”. Questo ramo era quello che portava 
      acqua alle 100 fontane. In base a questa piantina interessantissima anche 
      per la citazione delle appartenenze catastali rappresenta forse l'unico 
      dato di rilievo nella storia del Dragone. Nel disegno che segue ho 
      riportato il corso del fiume alla sua foce così come illustrato nella 
      piantina, in relazione alla attuale planimetria dell'area . Studiando le 
      varie fonti ed in particolare facendo riferimento al dato che voleva la 
      sorgente dal Dragone nei pressi della via Comizi ho aggiunto verso est il 
      possibile tracciato di altri due rami piccoli che alimentavano le aree 
      della ripa. La rupe del Castello quindi prima del 1631 e del 1794 era 
      circondata da un lato dal mare e dai lati a monte dai corsi d'acqua del 
      fiume .Nella piantina che segue con la lettera A viene segnato il mare e 
      con G il riferimento alla piantina del Di Donna.
       
 
      
      Il Dragone giungeva nei pressi del mare attraversando 
      un percorso sotterraneo . Forse La sua sorgente era nei pressi del 
      Monastero dei Cappuccini. Il fiume durante le varie epoche sarebbe stato 
      deviato, tombato ed interrotto dalle continue eruzioni e dei terremoti. 
      Nella cartina che segue ho riportato l'area delle 100 fontane in rosso e 
      l'area del Castello in blu. 
       
 
      
      Sul luogo 
      delle 100 fontane oggi si scorge, semisoffocato dalle costruzioni , 
      dall'immondizia e dalla incuria soprattutto della gente , un edificio a 
      base quadrata con i resti dei lavatoi degli abbeveratoi e delle cannelle 
      che tanta gioia e salute arrecarono nei secoli ai tesseri. Oggi uno 
      squallido edificio mal restaurato a memoria degli antichi fasti di un 
      MONUMENTO di grandissimo valore a Torre del Greco. Oggi ricettacolo di 
      immondizia e di pubblica discarica . Vergogna per la città e per tutti 
      coloro che amano ed hanno amato la storia di questa terra.
       
  
 
      
      Queste 
      alcune immagini della fontana dalle 100 cannelle nel 1982.
       
  
 
      Le 100 
      fontane nel 2003
       
 
      La discesa 
      alle 100 fontane era garantita da una scala in pietra lavica che 
      costeggiava il palazzo della FABBRICA DELLE GALLETTE . Del Palazzo 
      crollato per vetustà e per dissesto delle pareti non resta nulla . Qualche 
      brandello di muro. A destra l'accesso alla grotta del Dragone. Nelle due 
      foto successive del 2003 sono visibili la parte posteriore ( rivolta a 
      nord ) con le date 1879-1979. Qui si abbeveravano i cavalli, i greggi di 
      capre e le mucche . L'altra foto mostra la facciata principale ( rivolta 
      ad est ) con lo stemma della città e l'iscrizione latina che dice “ 
      Sitientes venite ad aquas “.
       
   
 
      
      Oggi sotto 
      quella costruzione scorre un vero fiume che con impeto attraversa tutta la 
      strada e sfocia nell'insenatura del porto.
      Nel 1977 ispezionai da solo la grotta del Dragone 
      avendo englio occhi e nel cuore la relazione di Davide Bruno che negli 
      anni '50 studiò il fenomeno geologico. Mi interessava conoscere la storia 
      del fiume da vicino , capire dove scorreva e quale fu il suo ultimo 
      destino prima di essere definitivamente coperto dal 1794. Ricordo di 
      quella prima escursione solo tanta paura per il possibile crollo e per la 
      presenza di ratti di fogna. 
      Ritornai 
      nel 2004 con l'ausilio della Protezione Civile di Torre del Greco cui va 
      il mio ringraziamento e la mia assoluta fiducia per il supporto 
      tecnologico e logistico.
      La 
      piantina che segue è relativa all'intero tracciato della grotta del 
      Dragone . Venne eseguita da Davide Bruno nel 1950. Ho rimaneggiato la 
      stessa carta apportando delle modifiche per poter meglio seguire la 
      descrizione della importantissima presenza speleo.
       
 
      
      Scendiamo 
      all'area ipogea da una ottima scala a pioli per circa 4 metri.
       
 
      
       
 
      1  Uno stretto vestibolo 
      conduce allo stretto e lungo corridoio d'entrata. Dopo circa 15 metri si 
      possono notare al suolo le opere moderne di incanalazione delle acque. In 
      alto il “soffitto” è il 1794.
      2  Vasca quadrata per 
      regolazione del flusso
      3  Vasca tonda per probabile 
      raccolta detriti piovani
      4  Dighe di 
      sbarramento
      5 Grotta dei “ reperti 
      fittili” . Qui rinvenni alcuni interessanti frammenti di vasellame forse 
      antico ma certamente re lativi a contenitori di acqua.
      6  Sito della “casa gialla” 
      questa piccola rientranza della grotta mostra  un muro inglobato nel 
      fango del 1631 . Si scorge ancora il colore della crosta intonacale e la 
      fattura della muratura a scheggiosi lavici.
      7  Antro dei topi.
      8 Qui appare evidente la 
      traccia del FIUME CHE SCORREVA IN UN ALVO SCAVATO NEL FANGO DEL 
      1631.  Più oltre la presenza del 1631 è evidentissima.
      9   Frammenti di muratura 
      antica. Le case di Torre nel 1600
      10 Frammenti di pareti di casa e di 
      vasellame
      11 Parete del 1631
      12 Qui si notano moltissimi elementi murari 
      antichi di difficile studio per la ristrettezza e la pericolosità 
      dell'ambiente.
      13   La grotta del Dragone mostra in questo punto 
      alcuni degli aspetti più suggestivi della speleo archeologia torrese. Si 
      lascia alle spalle il “greto” del fiume per entrare in una triplice camera 
      che reca evidenti i segni del passaggio dell'acqua , della erosione forte 
      come in un'ansa . Il monte di fango eroso appartiene verosimilmente alla 
      facies del 1631. In alto il “tetto” è sempre il 1794 . In questa prima 
      camera doveva esserci una sorta di stretta curva del fiume che abbandonata 
      la rapida discesa ( Barbacane ) si gettava nel mare attraversando un breve 
      pianoro. Nella linea di contatto tra il 1631 ed il 1794 si possono 
      scorgere le tracce vegetali di una flora palustre “carbonizzata” e 
      deteriorata fortemente da agenti microbici e chimici.
      14   Qui la grotta si abbassa nel “soffitto”. Ai 
      lati tra i due strati lavici si scorgono abbondanti le tracce di muratura 
      travolta dal passaggio dei possenti flussi piroclastici.
      15   In questo punto la parete si stringe a 
      clessidra e lo spazio di azione si restringe ancor di più ( circa 60 cm di 
      altezza ).
      16   Molti frammenti fittili e scheggiosi lavici 
      travolti dal passaggio delle lave
      17   La fine del cunicolo termina con una piccola 
      apertura sul fiume sotterraneo. Oltre non è possibile procedere per la 
      scarsa possibilità di movimento. L'altezza qui è 40 cm. Oltre tra gli 
      anfratti di roccia lavica si scorge il corso del fiume.
      
      La sezione 18 che abbiamo detto essere la più 
      interessante è anche la più profonda . La parte più avanzata ed 
      inaccessibile fisicamente è la numero 1. Con il numero 2 si identifica il 
      bacino di scorrimento del Dragone. Con il numero 3 si identifica il 
      “pilastro” fangoso del 1631 con le presenze vegetali. L'accesso alla 
      seconda galleria laterale è segnato con il 4. Da qui si procede carponi 
      fino al termine della grotta oppure si devia a destra per dirigersi in 
      alto verso lo stretto corridoio 6 dove rinvenni molti elementi 
fittili.
      Il 1631 
      forma la “base” del fiume ( numero 7 ) mentre il “tetto” della galleria 
      resta il 1794 ( numero 8).
      
      La sezione grafica qui proposta è relativo al tratto 
      intermedio del fiume sotterraneo. Il disegno è stato tratto e modificato 
      da Bruno Davide in “ Su una prima indagine speleologica nel complesso 
      vesuviano con particolare riferimento alla Grotta della fontana in Torre 
      del Greco  192 Cp”  edito nel 1957.
      Lo studio 
      stratigrafico è stato condotto dal basso verso l'alto prendendo come punto 
      più basso il livello G ossia del livello dell'acqua. Lo strato situato sul 
      fondo di G è costituito da un ammasso fangoso  di consistenza 
      poltacea formato da detriti vascolari, tegole pietre levigate . La 
      consistenza e l'odore attribuiscono a questo strato caratteristiche 
      organogene. Lo strato F è formato di un sabbione derivato dalla 
      dilatazione e del disgregamento di masse laviche. Lo strato è misto a 
      ciottoli appiattiti. Secondo Bruno questo strato è di chiara origine 
      alluvionale. Lo strato E di colore grigio ferroso contiene elementi 
      sabbiosi e frammenti di roccia vulcanica di piccole dimensioni. Di rado 
      frammenti di coccio. Lo strato D dello stesso colore e consistenza 
      conserva elementi fittili in maggior numero. Lo strato D è sicuramente il 
      più interessante . Rappresenta il vecchio piano della campagna. Una terra 
      fortemente compressa con tracce organiche vegetali, piccoli frammenti 
      ceramici. Lo strato A rappresenta infine il 1794.
      Analisi 
      della GROTTA DEL DRAGONE
      Il fiume 
      DRAGONE  è oggi ridotto ad un misero corso d'acqua che si disperde 
      tra i meandri del sottosuolo tra la VIA FONTANA  e la VIA 
      COMIZI.
      La grotta 
      è importante per la presenza di tre elementi di rilievo. Il primo è dato 
      dal fatto che al suo interno troviamo opere murarie antiche, il secondo 
      punto di grande interesse è dato dalla morfologia geologica del sito ed il 
      terzo per la particolare flora e fauna locale.
      Il Drago o 
      Dragoncello o Dragone o Dragoncito scorreva un tempo a cielo aperto e 
      quindi la grotta oggi altro non è che un fenomeno geologico di particolare 
      e rara formazione. Il fiume scorrendo all'aperto scavando il compatto 
      suolo vulcanico del 1631. Solo successivamente il 1794 coprì il sito e 
      quindi il corso divenne ipogeo.
      L'accesso 
      alla GROTTA DEL DRAGONE  da via Fontana è situato nei pressi delle 
      100 fontane, mentre l'altro accesso da Via Comizi è situato nei pressi 
      della scala che conduce a Via Fontana.
      
      Nel 
      disegno in alto è visibile la piantina in scala del centro storico di 
      Torre del Greco con il relativo accesso alla grotta. In basso è disegnata 
      la planimetria della enorme grotta che presenta caratteristiche geologiche 
      analoghe alla grotta delle 100 fontane, ma qui le altezze sono 
      completamente diverse a causa della massiccia azione erosiva del passaggio 
      del fiume.
      Nel 1958 e 
      nel 1962 proprio alla fine della via Comizi a causa di ingenti piogge si 
      creò una voragine di grandi proporzioni. I lavori di riassetto della 
      strada e della massicciata est del palazzo baronale fecero in modo che il 
      corso sotterraneo del fiume fosse tutto convogliato sul lato mare della 
      via Comizi. Qui il  fluire delle acque avvenne in maniera impetuosa 
      creando un vano di grandissime proporzioni. Esplorai questa frotta in due 
      ricognizioni. Non fu possibile effettuare adeguate misurazioni ed 
      opportuni rilievi a causa della elevata pericolosità del sito.
      La grotta 
      delle 100 fontane serba caratteristiche geo morfologiche particolari che 
      nulla hanno a che fare con il carsismo e con le grotte di natura eolica . 
      Questa grotta possiede caratteristiche uniche nel suo genere . Rappresenta 
      un fenomeno unico e raro nel suo genere . A detta degli esperti che nel 
      '50 visitarono il luogo si tratta di un fenomeno che ha dell'esclusivo, 
      non fosse altro che per possedere nel suo interno anche reperti 
      archeologici cinquecenteschi seicenteschi e settecenteschi della antica 
      città
      Le recenti 
      escursioni non hanno consentito di dare riscontro alle prime ricognizioni 
      ( effettuate dal Gruppo del Bruno e del Prof Parenzan ) , con le quali si 
      rinvennero all'interno della grotta forme vitali tipiche delle grotte 
      carsiche e consistenti in ISIOPODI, MOLLUSCHI, MIRIAPODI, ARANEIDI, 
      DITTERI, INSETTI quali il Centosphodrus. Ma all'interno della grotta del 
      Dragone nel 1950 venne rinvenuto anche un crostaceo raro ed inconsueto . 
      Si trattava di un crostaceo bianco , cieco del genere Niphargus 
      orcinus.
       
 
      
      
      Il presente lavoro è 
      stato tratto dal testo sulla CITTA' DEL VESUVIO : TORRE DEL GRECO di 
      Aniello Langella.net
      Voglio ringraziare 
      TOREOMNIA nella persona di Luigi Mari il quale ha creduto nel mio lavoro. 
      Un ringraziamento alle Suore del Monastero degli Zoccolanti. Un pensiero 
      ed una preghiera va a Don Nicola Ciavolino e Mons Maglione che 
      appoggiarono le attività del Gruppo. Voglio ringraziare infine tutti 
      coloro leggeranno queste pagine e potranno da esse attingere uno sprone 
      alla ricerca dell'uomo attraverso la storia è l'archeologia . 
      * Dedico questa ricerca a tutti gli Amici 
      del Gruppo Archeologico cui va tutta la mia stima, tutto il mio 
      affetto.
      Aliberti Vincenzo, Aliberti Pietro, Balzano 
      Silvio, Bottiglieri Ciro, Camardella Gennaro, Caporaso Giuseppina, 
      Ciavolino Eugenio, Ciavolino Nicola, D'Anzelmo Gennaro, Di Cristo Ciro, 
      Esposito Roberto, Formicola Francesco, Langella Michele, Marotta Giuseppe, 
      Monica Mario, Montagna Nunzio, Pinto Ernesto, Pomposo Rosario, Suarato 
      Giovanni,  Suarato Luigi.
      Dott Aniello 
      LANGELLA   
      Gennaio 
      2005