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La
Poiana del parco
Con una decina di sottospecie, la poiana è distribuita in quasi tutta l'Europa
e nell'Asia centrale e settentrionale. Le popolazioni nordiche sono migratrici e
trascorrono l'inverno nei quartieri meridionali, la sottospecie italiana invece
è stazionaria e frequenta colline, montagne, vallate, regioni boscose e
coltivate, coste poco accessibili del continente e delle isole, piccole e
grandi. La poiana è un grosso rapace bruno, con grandi ali sfrangiate e coda
corta spesso aperta a ventaglio, molto simile nell'aspetto all'aquila, sebbene
non abbia le sue stesse dimensioni e il suo regale portamento. Gli adulti hanno
una colorazione molto variabile, generalmente bruno scuro nella parte superiore
e bruno macchiettato di bianco in quella inferiore. Sono in grado di volteggiare
per ore sulle larghe ali immobili, con le punte piegate all'insù e la coda ben
aperta, mentre esplorano il territorio in cerca di piccoli roditori che
individuano con l'ausilio di una vista acutissima. La dieta della poiana è
composta per circa due terzi da topi di campagna (ma anche da altri piccoli
mammiferi, anfibi, rettili, grossi insetti e perfino resti di animali morti),
sulle cui popolazioni opera un'importante azione di controllo numerico. Per
costruire il nido la poiana preferisce le zone boscose di collina o bassa
montagna, fra i 1000 e i 1200 metri, mentre evita la pianura ormai spesso priva
di boschi e resa inospitale dall'uso massiccio di pesticidi in agricoltura.
Talvolta si trova anche in montagna - fra i 1800 e i 2000 metri - dove nidifica
sulle ultime conifere che crescono a quelle quote o addirittura sui cespugli e
sulla roccia nuda. Il nido viene spesso rioccupato anno dopo anno e può perciò
raggiungere notevoli dimensioni (fino a 180 cm di diametro e oltre un metro di
altezza). Gli individui che hanno raggiunto il terzo anno di vita (più
raramente il secondo), cominciano a costruire o a sistemare il nido verso il
mese di marzo. Dopo circa un mese vengono deposte 2-3 uova che vengono incubate
da entrambi i genitori per un altro mese circa. Alla schiusa è la femmina ad
accudirli. Ai piccoli sono necessari poco meno di due mesi per essere in grado
di volare e altre 6/8 settimane per diventare completamente indipendenti.
Picchio rosso
maggiore
Gli ornitologi sanno riconoscere i diversi picchi ascoltandoli tamburellare sui
tronchi degli alberi. Il picchio rosso maggiore è quello che lo fa più
velocemente: dai sei ai dodici colpi al secondo. Tutta la vita del picchio si
sviluppa in relazione a questa attività. A cominciare dal corpo: il becco è
robusto e a crescita continua, i muscoli del collo sono sviluppatissimi, due
artigli delle zampe sono orientati in avanti e gli altri due indietro per
favorire la presa sui tronchi, e la coda è lunga e rigida per assorbire i
contraccolpi. Il picchio tamburella per richiamare un partner con il quale
accoppiarsi, per cercare larve di insetti da mangiare sotto le cortecce, ma
soprattutto per scavare il nido. E' un'attività molto faticosa, che a seconda
della durezza del legno può richiedere da cinque giorni a tre settimane.
Dall'esterno, il nido appare come un foro circolare, ma all'interno contiene una
comoda camera tappezzata di trucioli. Qui a maggio nascono i piccoli, che vi
rimarranno poco più di tre settimane, costantemente nutriti dal padre, che può
tornare al nido con il cibo anche 250 volte al giorno. Nella dieta del picchio
rosso maggiore rientrano soprattutto le larve degli insetti del legno, che la
lingua dell'uccello raggiunge nelle loro gallerie, ma anche formiche, semi, e
qualche volta uova e nidiate dei piccoli uccelli del bosco. Tutta la sua vita si
svolge sugli alberi, sui quali si arrampica agilmente, spostandosi con brevi
voli da un tronco all'altro. Il picchio rosso maggasso maggiore, presente nelle
regioni boscose dell'Europa, dell'Asia e dell'Africa nordoccidentale, vive in
Italia dal livello del mare ai 1500 metri di altitudine. Al contrario dei picchi
di paesi più settentrionali, quelli italiani non migrano.