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Ovvero (libera traduzione): «... Gli ultimi scampati a Torre del Greco, sebbene Sua Maestà Siciliana, con la solita clemenza, abbia offerto loro la possibilità di ricostruire la città in un luogo più sicuro, sono ostinatamente impiegati nella ricostruzione della città sull’ultima lava eruttata ancora fumante che copre le loro precedenti abitazioni; non c’è situazione più esposta al pericolo, che incombe sui dintorni di un vulcano attivo, come a Torre del Greco. Essa fu totalmente distrutta dall’eruzione del 1631, dalle lave del 1737, che scorsero poco distanti dalle porte della città, e da queste ultime che sono scorse in mezzo ad essa. Tuttavia, tale è l’attaccamento degli abitanti al loro luogo natio, sebbene esposto ad un tale imminente pericolo, che dei 18.000 abitanti nessuno darebbe il suo consenso ad abbandonare la città ...>>.

Lo stesso autore da questo fatto concluse la sua opera, ed ancor più appropriatamente si potrebbe concludere la nostra, con il seguente brano da cui traspare chiaramente la sua sincera preoccupazione circa il rischio vulcanico che incombeva, già all’epoca (1794), su tutta l’area
vesuviana:

                       

Fig. 26 –
Immagine di Torre del Greco distrutta dalla lava il 16 giugno 1794 (da un incisione anonima dell’epoca; per gentile concessione del Prof. C. Di Cristo). Si osservi la ripresa delle attività sociali rappresentata dall’apertura di una strada (forse Via Roma) attraverso il corpo lavico ancora fumante e col Vesuvio mostrante ancora chiari segni di attività eruttiva.

«... having read every account of theformer eruptions of Mount Vesuvius. I am well convinced that this eruption was by far the most violent that has been recorded after the two great eruptions of 79 and 1631, which were undoubdtedly still more violent and destructive ... From wbat we have seen lately here, and from what we read offormer eruptions of Vesuvius, and of other active volcanoes, their neighbourhood must always be attended with danger; with this consideration, the very numerouspopulation at the foot of Vesuvius is remarkable. From Naples to Castellammare, about 15 miles, is so thickly spread with houses as to be nearly one continued street, and on the Somma side of the volcano, the towns and villages are scarcely a mile from one another; so that for tbirty miles, which is the extendt of the basis of21fount Vesuvius and Somma, the population may be perhaps more numerous than that of any spot of a like extent in Europe, in spite of the variety of dangers attending such a situation ...».

Ovvero (libera traduzione): <<... avendo letto tutte le precedenti cronache sulle eruzioni del Vesuvio. Io mi sono ben convinto che quest’ultima eruzione è ben lontana in termini di violenza rispetto alle grandi eruzioni del 1631 e del 79 d.C. le quali furono molto più distruttive ... Da quello che abbiamo visto qui (a Torre del Greco; N.d.R.) e da quello che noi abbiamo letto sulle precedenti eruzioni e di altri vulcani attivi, sui loro dintorni incombe sempre il pericolo vulcanico, e questa considerazione vale per la numerosa popolazione che vive ai piedi del Vesuvio. Da Napoli a Castellammare, circa 15 miglia, sono così numerose, vicine ed estese le abitazioni da sembrare un solo paese, e sulla parte sommana del vulcano le città ed i villaggi sono tra loro distanti scarsamente un miglio; cosicché per 30 miglia, tale è l’estensione del perimetro basale del Vesuvio e del Somma, la popolazione può essere forse più numerosa rispetto a qualsiasi altro luogo della stessa estensione in Europa, a dispetto della varietà dei pericoli che accompagnano una tale situazione...". .