Anno III
Aprile-maggio 2003 
n. 4-5

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La villa
di
Poppea

di Sabatino Falanga

Oggi, chi vuole avere un’idea di cosa fosse Oplonti, può visitare gli scavi di Poppea che sorgono sul territorio dell’attuale Torre Annunziata. Si tratta di una lussuosa dimora, appartenuta probabilmente a Poppea Sabina, seconda moglie di Nerone, come si può dedurre da un’iscrizione dipinta sul collo di un’anfora essa dice: "Secundo Poppeae", cioè a Secondo, liberto di Poppea.
Quando la villa fu portata alla luce, il che accadde nel secolo scorso, stupì che al suo interno non fu rinvenuto nulla, né suppellettili, né mobili, né scheletri umani; essa doveva quindi essere disabitata al momento dell’eruzione o perché in restauro, dopo il terribile terremoto del 62 o perché i suoi occupanti riuscirono a mettersi in salvo. Che si trattasse di una seconda reggia, fu deducibile dal gran numero di ambienti di cui era composta: 94 locali, fra atri, peristili, cubicoli, terme, bagni,

tutti lussuosamente decorati e una piscina di 60 metri per 16, che poteva contenere in milione e mezzo di litri d’acqua, proveniente forse da una fonte posta più a Nord.
Gli arredi di marmo e le decorazioni pittoriche presentano soprattutto soggetti naturali, fiori, piante, uccelli, tra cui spiccano i quasi onnipresenti pavoni. La villa era dotata anche di terme, come si può notare dalla presenza del calidarium e del tepidarium e da un impianto che faceva passare l’aria calda attraverso i tubi delle pareti degli ambienti termali. Vista la bellezza e la


Vassoio di vetro con melagrane,                pittura parietale
lussuossità della dimora, si può pensare che qui si fermassero i romani più eminenti, che erano ospitati per le loro vacanze e potevano così godere del sole, dell’aria salubre e delle terme.


Scavi di Oplonti - La Villa di Poppea

Lo scoglio di Rovigliano
di Giacomo Trotta

Lo Scoglio di Rovigliano è un isolotto naturale prospiciente la foce del Sarno e le antiche Saline, detto Petra Herculis, di origine vulcanica per i detriti e le scorie di pregresse eruzioni. Fino al III secolo d.C. era distante dalla terraferma circa quattro miglia; i terremoti, i fenomeni vulcanici

e il lento ritiro delle acque del mare, hanno ridotto la distanza. Plinio il Vecchio morto nei pressi dello scoglio di Rovigliano nel 79 d.C., per asfissia da materie eruttive vulcaniche, chiama questa isoletta: Petra Herculis (Pietra d’Ercole). Il nome deriva probabilmente dalla presenza di un tempietto dedicato

ad Ercole dagli Oplontini. Successivamente assunse il nome di <<Scoglio di Plinio>>, in ricordo della morte di quel valoroso scienziato.
L’attuale denominazione è presente in una bolla del Papa Innocenzo III "usque ad insulam Rubellianum"(fino all’isola di Rovigliano) , quale confine tra la diocesi di Nola e quella di Napoli. Si crede che il nome derivi dal latino Rubens (fiammeggiante), forse a ricordo della sua origine vulcanica. Quest’isoletta ebbe funzioni importanti, fu approdo dei primi colonizzatori fenici e greci; punto di vedetta e difesa dalle incursioni barbariche. In seguito furono eretti dei conventi dei monaci Cistercensi. Abbandonati e distrutti i monasteri l’isoletta divenne una piccola fortezza e anche prigione durante l’occupazione francese. Dal 1860 divenne di proprietà demaniale.


Fortezza di
Rovigliano, foto d’epoca