Anno II
Febbraio 2002 
n. 2

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Sindaco non per caso
Intervista a Leopoldo Spedaliere
primo cittadino di Portici
La concezione della politica, l’impegno sociale e lo spirito di servizio, i progetti e le battaglie
amministrative: un ritratto inedito dell’avvocatissimo
                   
di Giuseppe Della Monica


 
Avvocato Leopoldo Spedaliere,
             Sindaco di Portici

 

cole illegalità che ogni giorno ciascuno di noi commette, tipo comprare sigarette di contrabbando o guidare controsenso. E’ una battaglia che bisogna combattere pragmaticamente e senza demagogia. Fortunatamente a Portici l’incidenza della grande criminalità organizzata è relativamente marginale.

Più in generale: cosa significa amministrare una delle città con la più alta densità abitativa del Pianeta?

Significa purtroppo sacrificare molto della propria persona. Ci sono delle soddisfazioni, ma spesso il peso è eccessivo.

E la comunità, come vive questa realtà un po’ scissa fra il suo passato monumentale e l’attuale situazione di conurbazione con Napoli?

Questo è appunto il lavoro che facciamo noi, tenere insieme i pezzi vari della città. L’Università, l’Istituto Zooprofilattico, la Reggia, l’Enea, il Criai, le ville vesuviane, la città commerciale: cerchiamo di fare in modo che tutto questo si muova assieme. E’ un lavoro di cultura e di puntuali interventi amministrativi.

E che ci può dire di questo progetto di supermunicipalità del Miglio d’Oro con le città viciniori?

Non credo che esista un vero e proprio progetto di supermunicipalità, quanto piuttosto l’esigenza di momenti comuni di sviluppo, di avere per molte cose una visione unitaria: a che serve avere le strade pulite a Portici se poi magari non lo sono ad Ercolano o San Giorgio, o viceversa?

Un’ultima domanda: cosa sogna Leopoldo Spedaliere per sé e per la sua città?

I miei sogni personali, se permette, me li tengo per me. Quello che sogno per la mia città è che diventi davvero una civitas...

Avvocato Spedaliere, parliamo innanzi tutto un po’ di lei. Come ha contratto la malattia della politica?

"Non sono proprio convinto che sia una malattia. Ad ogni buon conto ho cominciato ad interessarmi di politica durante i primi anni di università. Era il sessantotto, e se si può parlare di politica come malattia, a quei tempi era un’epidemia. Da allora ho fatto politica negli organismi universitari, nelle associazioni, nel partito, in consiglio comunale, ed ora eccomi qua".

Leopoldo Spedaliere ci riceve di buon mattino nel suo luminoso ufficio al quarto piano del Municipio. Polo di cachemire beige e giacca in tinta, capelli un po’ spettinati, a prima vista non si distingue poi molto dai suoi impiegati. Ma quando comincia a parlare al nostro microfono la differenza si sente, in ogni senso: un D’Alema in scala, se ci è consentito.

A proposito di Politica, ci dica della sua lettera all’ambasciatore della Nigeria in Italia sul caso di Safya, la donna condannata alla lapidazione in quel paese con l’accusa di adulterio...

Fatti come questi ci danno il senso dello scollamento fra le nostre piccole beghe quotidiane e le grandi questioni dell’umanità. Ci sono paesi in cui i diritti dell’individuo, e della donna in particolare sono clamorosamente negati, ci sono paesi in cui le donne non possono lavorare, vestire, cantare, amare. Ed è impensabile occuparsi solo delle questioni misere della quotidianità, rinchiudersi nel nostro sperduto cantuccio di Pianeta di fronte a questioni altissime quali i principi della libertà e dell’uguaglianza fra le persone.

A proposito di beghe e simili, pare che il suo partito non trovi pace in questo periodo.

Dopo una grande sconfitta la riflessione è sempre molto complicata. Per il resto penso che sia anche una questione generale, tutti i partiti sono in grande e rapida trasformazione, è un momento di grande transizione, i confini ideologici sono sempre più labili. E, certamente, una semplificazione del quadro politico non sarebbe del tutto deprecabile; sa l’ansia di distinguersi.

Veniamo al suo specifico. Nell’ambito del suo impegno progressista, cosa fa la sua amministrazione per le fasce più deboli della popolazione: giovani, disabili, anziani, emarginati?

Rispetto alle necessità fa quello che può. Rispetto al costume complessivo delle nostre parti fa moltissimo. Dedichiamo molte risorse, sia nostre sia della 285 al recupero giovanile. Per quel che riguarda i disabili, sono stati sottratti alle nostre competenze, ma seguiamo comunque casi singoli. Poi c’è il piano zonale, in cui Portici è capofila. Ed ancora il telesoccorso e il "Turista fuori porta" per gli anziani; per i bambini i progetti "Da zero a tre anni, "La cicala e la formica" o l’apprendistato ad artigiani in orario extrascolastico. In generale crediamo molto a questo tipo di impegno, si tratta di renderlo un unicum, un sistema.

Parliamo di qualche tema politico- amministrativo specifico della città: mercato coperto, telesor- veglianza, emergenza camorra.

Quella del mercato coperto è una storiaccia antica, che grazie a Dio siamo in procinto di chiudere, questione di giorni. Per la telesorveglianza ci vorrebbe più collaborazione da parte delle forze dell’ordine, che allo stato attuale manca, ma è comunque un progetto di assoluta avanguardia. La questione della camorra è importante, deve entrare nella coscienza della gente. L’illegalità si combatte a partire dai comportamenti quotidiani, dalle pic-

 



Palazzo di vetro e acciaio,
nuova sede del Municipio di Portici,
Via Campitelli, 2