Dal
buio alla luce
di Filippo Di Carluccio
|
Specchi
rotti
e lanterne magiche
Il mondo della follia
a cinema ed in televisione
di Giuseppe d’Aquino
Con questo numero del nostro giornale, apriamo
questa nuova rubrica sul modo con cui viene rappresentata dai media
la sofferenza mentale. Molti brani, spunti teorici e schede filmiche
sono tratti dal libro dallo stesso titolo di cui siamo coautori.
La
follia
dell’immagine
ovvero
"Fino alla fine del mondo"
Nel film "Fino
alla fine del mondo" Wim Wenders fantastica sull’evoluzione
del nostro rapporto con le immagini. Una fantasia ‘vicina’, dato
che l’anno di produzione del film è il 1990 e la vicenda si
svolge nell’arco di tempo che va dal 1999 al 2002.
Fantasia nemmeno tanto improbabile data la sovrabbondanza di
immagini che ci accompagna e ci avvolge durante la giornata,
impensabile solo dieci anni fa.
Film d’amore, di fantasia e road movie "Fino alla fine del
mondo" racconta del nostro possibile futuro con le immagini,
sospeso tra utopia e narcisismo, creatività e follia.
La prima parte, infatti, propone la realizzazione di un sogno antico
dell’’uomo: ridare sensazioni visive ai ciechi; ciò avverrebbe
mediante l’uso di un computer capace di trasformare le immagini in
flussi cerebrali riproducibili poi nella mente di non vedenti.
La seconda parte prefigura invece la pericolosa intrusione delle
immagini nella mente per un procedimento opposto a quello descritto
nella prima parte: creare immagini dai flussi cerebrali. In questo
modo è possibile registrare i sogni, i ricordi e poi guardarli su
un monitor: i protagonisti si perdono nelle proprie "immagini
interiori" e diventano assolutamente incapaci di mantenere un
benché minimo contatto con la realtà.
Essi rimangono imbrigliati nella rete narcisistica dei propri sogni,
fantasie, ricordi e desideri in un processo psicotico di
auto-contemplazione: è la follia.
Le vie di uscita, le terapie possibili sono due: fare un’esperienza
"correttiva" oppure costruire, ricostruire la propria
storia.
E’ quanto faranno i due protagonisti del film, salvandosi. Lui,
andando a vivere con aborigeni australiani, completamente immuni
dalle suggestioni delle proprie immagini interiori, adorate come
sacre. Lei, leggendo la propria vita così come viene narrata dal
marito scrittore.
In altri termini si può guarire o sostituendo, correggendo,
rimuovendo le ‘immagini’ con una esperienza ‘altra’ oppure
traducendole in linguaggio verbale/digitale.
Questo film ci è parso una perfetta esemplificazione del rapporto
tra mondo dell’immagine e malattia mentale.
(continua) |
Correva l’anno
di grazia 2000, l’anno del Giubileo ed in Italia ed in tutto il
mondo si festeggiava quest’avvenimento che per l’usanza
religiosa si compie ogni venticinque anni. Il mio cuore era colmo d’amarezza,
perché il 17 giugno del corrente anno persi mia madre, la quale era
sofferente da ben sei anni, colpita nel 1994 da enfisema polmonare,
cecità e negli ultimi mesi da demenza senile. Avrei voluto darle la
mia vita, come me l’aveva data lei mettendomi al mondo e mi
sentivo impotente di fronte al male che inesorabilmente la
devastava. Piangevo molto frequentemente, ma a lei nascondevo il mio
dolore e le lacrime, e cercavo di starle vicino quanto più potevo,
usando anche un po’ toni forti per spronarla ad accettare la
cecità e le altre infermità, che il Signore le aveva dato per
metterla alla prova. Come avrei voluta abbracciarla e piangere sulla
sua spalla, ma non potevo, perché dovevo essere forte per lei.
Quando è spirata parte del mio cuore è andato via con lei. Ricordo
che |
da bambino l’ho
fatta disperare, ma lei aveva sempre una buona parola per me e
sapeva rendermi felice con un sorriso. Ora sono rimasto con mia
sorella Anna e mio nipote Fabio, che non sono delle perle di
persone. Mia sorella ha detto a tutto il vicinato che io ero in fase
terminale di AIDS e mi ha cacciato da casa. pianerottolo e
cercavo l’aiuto di qualcuno. La meschina di mia sorella aveva
detto a tutti di lasciarmi morire da solo, ma alcuni vicini mi hanno
rifocillato e la sera stessa mi sono ricoverato all’ospedale
Maresca di Torre ho trovato tanta competenza nei medici dell’ospedale
e tanto affetto da parte loro nei miei confronti. Mi hanno
sottoposto a diverse analisi tra cui quella della ricerca dell’HIV
della quale risulto negativo. Tutti i medici sono stati felici e mi
hanno abbracciato di cuore ed hanno festeggiato con me la bella
notizia. Fin quando avrò vita non dimenticherò mai la controversia
dei miei anche se li ho perdonati, ma i volti dei medici e degli
infermieri dell’ospedale Maresca, resteranno stampati nel mio
cuore per tutta la vita. |
La
mia
vita
.
Sono un ragazzo molto
sfortunato, perché ho perso un fratello che si chiamava Giuseppe.
Ringrazio i medici della Salute Mentale di Torre del Greco, che mi
vogliono molto bene. Spero che prenderò questa pensione e che mi
farò una famiglia.
Sento molto la mancanza di babbo: mio padre è pensionato, invalido
civile ed è di Ercolano. Ho una zia invalida. Voglio molto bene a
mio fratello Giovanni, che viene a Natale e mi
porterà un sacco di cose belle. Vorrei che mio fratello Michele mi
venisse a trovare.
Io soffro da quando sono piccolo con il sistema nervoso, perché mia
madre quando era giovane fu chiusa in manicomio.
Saluti a Padre Samuele ed un saluto a tutti voi. Bacioni, perché vi
amo tutti. Ciao!
Ciro Cefariello |
|