La Torre di Bassano e le sue sorelle - Pag. 6


 

 

 

In rosa le zone non battibili
dall'artiglieria

,


Funzione offensiva

In merito alla prima intrinseca, come precedentemente delineato, alla istallazione dei cannoni ci limiteremo a ribadire, innanzitutto, la interdipendenza dimensionale fra calibro e piazza, desumibile ancora da un esplicito ordine del 1636, in cui si notifica:

"...al monitioniero del Castello nuovo de Napoli, (che J consegni al proc.re legittimo di dette torri due pezzi. Le due torri nominate l’una Dominella et l’altra de Capogrosso (loc. Casalicchio- Porto S.Matteo J cioè a Dominella che è de palmi 40 de larghezza un falcone et alla de Capogrosso de palmi 46 un mezzo sagro... con la solita monitione per guardia di dette torri...".

E’ l’ennesima conferma, di un fattore di correlazione fra le due variabili, offensiva e strutturale, ovvero tra calibro del pezzo e dimensione della torre, all’epoca ben noto. Al di la dei semplicistici criteri di orientamento già stigmatizzati in precedenza, va precisato che onde garantire all’armamento principale il massimo settore d’intervento balistico si assegnava ad ogni torre una precisa e rigidissima posizionatura.
L’orientamento, quindi, scaturiva dal criterio informatore imperniato sull’incremento delle potenzialità offensive delle torri e non di quelle meramente difensive. 

Dalla piazza quadrata, infatti, i pezzi potevano tirare perpendicolarmente ai lati, ma non in corrispondenza degli spigoli, dove il parapetto essendo più fragile strutturalmente e più ampio, non consentiva le cannoniere. Il fuoco di ogni torre pertanto non risultava omogeneo a 360’, ma presentava dei settori morti originantisi, appunto, dai prolungamenti degli spigoli, avvalendosi dei quali, in via teorica, un attaccante, da una certa distanza in poi, risultava imbattibile. Dal che si studiò di farli coincidere con i segmenti costieri meno idonei agli sbarchi od agli agguati. Di volta in volta, in conclusione, gli ingegneri stabilirono, alla luce di quanto esposto, l’orientamento precipuo di ciascuna torre in corrispondenza al suo particolare sito d’impianto. Pertanto dovendosi tenere sotto tiro i potenziali punti di atterraggio o di agguato, ed al contempo il mare antistante per proteggere la navigazione, ne derivava che l’impianto migliore lungo un litorale privo di insenature, sarebbe stato con un lato a mare e due normali alla costa. Analoga disposizione anche per le torri sui promontori. Diverso, invece, per quelle a guardia di insenature o porticcioli che, per i medesimi criteri, attingevano l’ottimizzazione interdittiva con lo spigolo verso il mare. Ultima implicanza strutturale della funzione offensiva era quella di una riservetta di munizioni nell’immediata adiacenza dei pezzi, soddisfatta con un piccolo magazzino, non dissimile da una garitta, costruito sullo spigolo verso terra della torre, onde contenerne i danni in caso di esplosione, al suo solo crollo.

 

 

 

 



Arcaica bombardella manesca
dell'inizio del XVI secolo.

 

Anche con queste armi pure i torresi si difendevano dai corsari,
dalle due torri:
di Bassano e di Scassata.

 

Vedi in questo sito pure:
L'oro rosso di Torre del Greco
di Flavio Russo



 

Rudimentale bombarda
su affusto della seconda metà
del XVI secolo
.

 

Anche con queste armi pure i torresi si difendevano dai corsari, dalle due torri:
di Bassano e di Scassata.

 

Vedi in questo sito pure:
L'oro rosso di Torre del Greco
di Flavio Russo