Argenziano e i dizionari torresi di Luigi Mari

Tator', giusto per stare in tema. Salvatore di nome e di fatto. Per carità, anni luce da noi l'idea dell'accostamento con il "Salvatore" propriamente detto, ma egli, Salvatore l'argenziano, qui lo conio: silver, per il suo animo chiaro disponibile, sottoponendolo, però a Nostro Signore: Gold alias God.
Tator' è per Torreomnia il Vate, il Virgilio delle contrade coralline, l'Omero dell'odissea del mostro ignivomo, turrito come la stessa Torre, e letale come l'ostinazione dei torresi che da sempre vogliono l'insidia a cavalcioni o cavaceci che dir si voglia.
Tator', dunque, l'Omero delle nostre parti, non solo, è altresì l'òmero destro del sottoscritto. Chè, Torreomnia, sarebbe sensibilmente impoverita senza i suoi prestigiosi lavori.. Ho già parlato di lui ampiamente nell'intro che scorta tutte le sue fatiche su Torre pubblicate in Torreomnia. Inevitabilmente nasce qualche piccolo screzio polemico in rapporto con gli addetti ai lavori specie locali, e Tator' lì a raccomandarmi: Marittie' quattro righi, se vuoi, ma che apprezzano il lavoro, non me.
Candido, come tutti i torresi extra moenia, purificati e redenti in fatto di provincialismo, falso pudore, lobbismo e molti vizi caratteriali che il nostro retaggio di marittimi ci ha lasciato contaminare nel pianeta, insieme, per fortuna alla scaltrezza difensiva, alla maestria professionale, all'ingegnosità, avviluppati, però, nell'autarchia domestica, per il timore atavico della detronizzazione, retaggio di un popolo eternamente dominato lungo la storia.
Candido, il nostro Salvatore, che sembra ignorare l'autobiografismo che si ravvisa, discernendolo, in ogni lavoro letterario se pur tecnico. Parlare bene di un'opera è comunque valutare chi la partorisce (sic). Mi dispiace, Tato', la tua modestia non può essere appagata. Il maschio scrittore, sappi, eccelle perché i suoi prodotti rappresentano una sorta di maternità accomodata, proprio come la freudiana invidia femminile del pene.
E poi... io sfido a trovare un torrese che non ti voglia bene, dopo tutto quello che fai per questa nostra enciclipedia fuori lucro. L'ho già detto mille volte il successo a Torre del Greco si misura col silenzio. Le critiche, invece, arrivano subito e numerose. I complimenti vanno estraggono dalle corde vocali dei torresi con la pinza del dentista. Per noi i complimenti, la gratitudine, equivalgono ad una confessione segreta, un esibizionismo erotico da celare sotto l'impermeabile; un tabù che si scioglie in catarsi solo in punto di morte A Torre, come si dice, non gìà i figli, ma i compaesani si baciano nel sonno.

I dizionari di Salvatore Argenziano sono univoci. La molla che spinge Tator' a queste ricerche, talvolta affannose, è l'amore per le radici. L'amarcord torrese intorno alla sua età evolutiva, a cavallo del secondo conflitto mondiale, spinge dai precordi a mo' di materiale igneo. Grazie pure alla distanza che lo divide da Torre sin dal dopoguerra. Che stupido chi ha coniato il detto "lontano dagli occhi, lontano dal cuore". Io credo che la contronaturalità del matrimonio con le sue odierne, devastanti conseguenze, sarebbe sconfitta modificandolo in matrimonio per corrispondenza. E' il gomito a gomito che devasta e deteriora.
Tator' vuole essere sì l'antesignano di queste fatiche, non l'autore assoluto; agogna una sorta di collettività procreativa, anche se, con riferimento a più sopra, è lui, infine, a partorire e ad imporre il nome alla creatura. Le vorrebbe opere scritte a mille mani, una sorta di orgia letteraria, perché, infondo, più menti sono e più ampio sarà il panorama lemmistico. A parte alcuni collaboratori, il resto giacciono sotto il giogo dello voyeurismo e del feticismo, annaspando, rispettivamente, capillarmente, in silenzio nei meandri di Torreomnia, nei dedali ed anfratti della sua ampia architetura, magari in fretta, senza seguire il metodo suggerito per navigare, la ricerca interna, l'indice analitico, giudicando l'opera un ambage zibaldonica; in secondo luogo immaturamente tengono stretti sul petto i feticci: foto, scritti, documenti, versi, spesso interessanti e originali, che, con l'irreversibile nostro destino di mortali, se non finiscono nell'avello, sono destinati alle pattumiere domestiche dietro il commento ironico dei congiunti: erano i suoi vrachieri!
Le fatiche di Salvatore Argenziano, perché, credete, tali sono, rappresentano delle gemme incastonate nel colliere culturale di Torre del Greco. Purtroppo l'avvento Internet pur essendo una delle più grandi espressioni democratiche planetarie, ha finito con divenire dispersivo a causa della megagalattica offerta, ponendo tutto il valente in oceani di zavorra, finendo col saturare l'utente, quindi, contestualmente offusca elementi comunicativi ed artistici che, scandagliati col cartaceo, sprigionavano e diffondevano tutto il loro valore, tutta la loro utilità, tutta la loro bellezza propriamente detta.
Tato' speriamo solo che l'ecclissi della rete superi questa fase stagnante e che le tue gemme risplendano nella giusta luce sotto gli occhi di tutti, torresi e non. Consolati con i diversi linguisti nazionali professionisti, che, senza torresaggine, ti hanno già tanto gratificato.