Da: Latina carmina 

Quattuor anni tempora
  Le quattro stagioni (1928)
   
 

Late spargit hiems sua dona nivalia: multa
  sub nive dormit ager,
interno Vesuvi flagrantis et igne coronat
  candida nix apicem.

Flant gelidi venti, rumpunt se e nubibus imbres;
  res animique dolent.
Alliciant alios ludique theatraque; habebit
  me mea cara domus.

Ardent salsa foco scissae vestigia navis:
  ignis olet pelagus.
Da lasso, coniux, veteris da pocula Bacchi,
  porrige Vergilium,

vel Flaccum; boreas dum saevit vespere tuque
  parca alimenta paras,
restituam vino vires, musaeque latinae
  flumina larga bibam.

Largamente sparge l'inverno i suoi doni nevosi: sotto molta neve dormono i campi,
e candida neve corona la vetta del Vesuvio
che arde d'interno fuoco.

Soffiano gelidi venti, scroscia dalle nubi la pioggia; soffrono uomini e cose.
Vadano altri a giochi e a teatri: io resterņ
nella mia cara casa.

Ardono al fuoco i resti salmastri di una nave
sfasciata: la fiamma ha odore di mare.
Oh, dammi, cara, dammi bicchieri di vecchio vino,
e porgimi Virgilio

oppure Orazio; mentre a sera infuria il vento e tu prepari una cena frugale,
riprenderņ le forze col vino e berrņ ai larghi fiumi della musa latina.