Vocem Camille de Capitolio
clamantis altos ad patriae deos,
ne perditum culpa nepotum
Ausoniae iret honos vetustus:
neu militaris gloria sanguine
adepta pubis ludibrio foret
stulte neganti factioni
esse sacram patriam; labanti
nostrae rei neu seditio daret
mortem; doleret neve diutius
ignotus in spreto sepulcro
pro patria cecidisse miles;
audivit aequus Jupiter, et ducem
periclitanti navigio dedit
virtute maiorem Camillo,
indomitoque animo Catone.
Iusses gubernaclum occupat: horridus
pontus quiescit, diffugiunt nigrae
nubes ab aethra, splendidusque
sol super urbem oritur Quirini.
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La voce di Camillo che dal Campidoglio
invocava gli eccelsi dei della patria
affinché non andasse in rovina per colpa
dei discendenti l'antico onore d'Ausonia
e la gloria guerriera conquistata col sangue
dai giovani versato non fosse di ludibrio
alla fazione che stolta negava
sacra la patria, e alla vacillante
nazione nostra non desse morte
la sedizione, e non si dolesse troppo
a lungo il milite ignoto nel negletto sepolcro
d'esser caduto per la patria;
la voce di Camillo udì Giove giusto ed un duce
dette alla nave in pericolo,
superiore in valore a Camillo
e nell'animo indomito a Catone.
All'ordine, prende il timone: lo sconforto
mare si placa, fuggono le nere
nubi dal cielo, radioso
nasce il sole sull'urbe di Quirino.
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