non è possibile fissare un sicuro termine post quem per questa produzione).
Nelle Prime rime (128 poesie composte tra il 1896 e il 1900, tra i diciannove e i ventitre anni) si ritrova l'eclettismo di tanta poesia italiana di fine Ottocento: motivi tardoromantici convivono con qualche sorprendente anticipazione di toni e stilemi crepuscolari, il gusto per l'esotico con l'interesse per il "popolare", la retorica classicheggiante con la cantabilità un po' facile (da "aria" metastasiana), topoi simbolistico-decadenti o liberty con momenti di ironia e umorismo. E' avvertibile l'eco di autori italiani (Carducci, D'Annunzio, soprattutto Pascoli, Graf e i "carducciani", ma anche Zanella, gli "scapigliati" e Guerrini) ed europei (il libro comprende anche 27 traduzioni da poeti tedeschi, francesi, inglesi, spagnoli, giapponesi e dal greco di Anacreonte).
Dopo le Prime rime era lecito attendersi che Mazza fornisse ulteriori, più mature prove del suo versatile eclettismo, o che magari imboccasse con decisione una sola delle strade già sperimentate. E invece niente: silenzio, o quasi. Ci sono, è vero (ma dopo oltre dieci anni
), i sonetti sopra ricordati; può anche darsi che abbia scritto altre cose andate perdute, ma è certo comunque che dopo il 1902 non pubblica più nulla in italiano.

Perché la crisi? Premesso che non possono escludersi (tutt'altro!) private ragioni di ordine personale o familiare, tra le motivazioni potrebbero esserci:
  a) la crescente consapevolezza del logoramento e della inadeguatezza della koinè poetica italiana di fine Ottocento, cioè del suo strumento espressivo; consapevolezza in seguito rafforzata dall'insoddisfazione per i risultati delle sue ultime prove in lingua, che testimoniano - rispetto agli esordi - una mancanza di sviluppo, una minore freschezza e una maggiore difficoltà a salvarsi da cadute retoriche;
  b) il disagio di fronte alla dissoluzione delle forme letterarie ottocentesche operata nei primi decenni del secolo da crepuscolari, vociani e futuristi: per la sua formazione umanistica e classicistica, con avvertibili influenze simbolistico-decadenti, gli è difficile entrare in sintonia con tali movimenti, ma neppure sente di poter proseguire sulla vecchia strada.
Dalla crisi Mazza esce con la scelta del latino: nel 1927 compone due poemetti, Quattor anni tempora (Le quattro stagioni") e Retina seu Herculanei excidium (Resina o la distruzione di Ercolano), entrambi pubblicati nel 1928, che segnano l'inizio di un quindicennio di lavoro poetico intenso e appassionato.