Pittura sotto il Vesuvio

IL  NOVECENTO
E  ALDO
TERRACCIANO

da
Antologia  L’Infinito

di 

Franco Penza

In pittura l'Ottocento, va oltre il secolo, sino alla prima metà del Novecento, perché i maestri hanno operato nei due secoli, da Michele Cammarano (il pittore che visse la lezione degli Impressionisti) nel 1920 a Gemito, Achille D'Orsi, Vincenzo Volpe, F. P. Michetti nel '29; ad Antonio Mancini nel '30. Caprile, Migliaro e Rubens nel '36, '38, '42 e Attilio Pratella nel '49.
In pratica, l'Ottocento fino alla seconda guerra mondiale, anche se fra i due conflitti - dagli anni Venti ai Quaranta - da registrare il Futurismo (movimento artistico europeo dalla matrice italiana), e Emilio Notte Luigi Crisconio a cui va il merito di scuotere la pittura di tradizione a Napoli.
I futuristi (da Cangiullo a Cherardo Marone, a Roehrssen e a Francesco Meriano) non dettero un nuovo corso alla pittura intorno al Regio Istituto di Belle Arti (poi Accademia) e alla Promotrice Salvator Rosa. La pittura negli anni Venti, stagione di Michetti e di Mancini, Cammarano a Parigi e la scoperta di Courbet senza effetti.

                         
                             Aldo, Sarah e Franco

La pittura napoletana legata a Morelli, Secessione dei 23, nel 1909: Edgardo Curcio, Uccella, Pansini, Eugenio Viti, agganci all'Art Nouveau. Curcio senza l'influsso di Morelli fra Crepuscolarismo e Liberty.
Fortunato Depero, nel settembre del '17 a Capri, non trova consensi. Volpe, Balestrieri, Irolli, Mercadante, L G. Buono, De Verdi, Siviero, Ierace, Barillà, Caprile, De Corsi: maestri della "veduta", della natura morta, del bozzetto. Nel 1914, in clima di guerra, i Futuristi a Palazzo Spinelli, in via dei Mille, prima mostra, poi una manifestazione al Teatro Mercadante con il fondatore dei movimento, Filippo Tommaso Marinetti.
Dal palcoscenico del teatro Boccioni legge il manifesto della pittura futurista. I pittori e gli scultori napoletani, esclusi Gemito e Mancini, non capirono il movimento. Crisconio e Notte, due personalità lontane tra loro, furono tra le incisive del Secondo Novecento. Crisconio non solitario. Alla sua opera aggiunge i Circumvisionisti e l'UDA (Unione Distruttivisti Attivisti): due movimenti di rottura con la pittura di tradizione.
A Crisconio affiancati (oltre Edgardo Curcio, Uccella, Pansini e Viti) Eduardo Giordano, Salvatore Gatto, scultori Luigi De Angelis e Giovanni Tizzano. Trasformismo sull'arte e sulla cultura a Napoli negli anni fra le due guerre.
Nascita dei gruppi Flegreo e Ostinati a Napoli fra il '27 e il '29.
Il Gruppo Flegreo con Giuseppe e Guido Casciaro, Brancaccio, Buono, Fabricatore, Mercadante, Postiglione, Scorzelli, Ciardo.
Il gruppo viene fagocitato dagli Ostinati capeggia Ciardo, con Viti, Galante, Villani, Crisconio, Striccoli, Giordano, Bresciani e Russo.
Nel gruppo anche Brancaccio, Cirosi e Casciaro, e insieme alla Prima Sindacale del 1930.
Nel '28 Manifesto dei pittori Circumvisionisti, Cocchia, D'Ambrosio e Peirce. L'obiettivo il paesaggio nella pittura napoletana.
Nel '29, il soggettivismo dei Circumvisionisti respinto dal Manifesto di fondazione dell'Unione Distruttivisti Attivisti (Peirce, Ricci e lo scrittore Bernari).
In questo clima culturale la ricerca di Luigi Crisconio e, dal ‘29, di EmilioNotte.
La novità nel linguaggio popolare della sua opera, lontana dalle avanguardie e dal Novecento, per rappresentare i sentimenti risalendo attraverso Cezanne alla pittura napoletana del Seicento e a Micco Spadaro. Crisconio scopre la Napoli dolorosa dei quartieri operai, i paesaggi industriali dei Pascone o di San Giovanni a Teduccio, una pittura “impastata nelle terre, nei bruni, nei neri e negli azzurri”.
La ricerca di Crisconio riconducibile alla lezione di Cammarano e alla prima stagione di Mancini.
Emilio Notte, l'altro ribelle della pittura di tradizione, studia a Napoli con Vincenzo Volpe; dal '29 titolare di Decorazione e di Pittura all'Accademia di Belle Arti. Adesione al Futurismo e al partito Comunista nel '22, quando 'Marinetti era attaccato al Duce', fino, insieme a Lucio Venna, al Fondamento lineare Geometrico, un documento "correttivo boccioniano", un pittore con vocazione popolare in alternativa al neorealismo.
In quegli anni Brancaccio, Castelli, nel '27 al Quartiere Latino.
Di Ciardo (tra Ardengo Soffici, il Novecento, i francesi e Corot) opere di interesse e di maestria: sintesi fra la tradizione ottocentesca (Gigante e Scuola di Posillipo) e un moderno tonalismo.
L'isolamento, l'estraneità alla vita politica e sociale dei Paese, in Antonio Bresciani. "Una pittura di misura capace di concludere un momento dello spirito, di visualizzare a livello emotivo il rapporto tra soggetto e oggetto. Un'arte in grado di tradurre quel sentimento della vita di malinconia e di speranza, ma che si pone anche come un atto di fede nel destino dell'uomo. 

        
    1975 – Terracciano ( primo a sinistra) e i colleghi
              dell’Ist. “P. Ludovico da Caloria”,
                       Reparto di Riabilitazione


La tavolozza di Bresciani, fissa la luce, la componente essenziale della sua pittura, vicina ai veneti.

La pittura a Napoli fra le due guerre: il Quartiere Latino, dieci pittori sulla via Rosaroll, a Porta Capuana.
Nel 1927, l'idea di Peppino Uva, pittore di mestiere e di fantasia, e Bresciani, Schettini, Mercadante, Lalli, Striccoli, Ciardo, Rispoli, Prisciandaro e Buonoconto.
Scomparsa del Quartiere Latino le Sindacali fasciste bloccano ogni dissenso. Sovversivi in galera o in esilio, estranei alla politica e ai problemi sociali. Due eventi di rilievo, la nascita nel '44 della Libera Associazione degli Artisti e la creazione nel '47 del Gruppo Sud, collegato alla rivista Sud. Il Gruppo, fino al '50 si propone di 'costituire fronte unico degli intellettuali meridionali, più che una poetica. 

       
             A. Terracciano - Ritratto di Franco

 Punto d'incontro il Bar Moccia in Via dei Mille con iniziative del gruppo: dalla collettiva nel dicembre del '47 alla Sala degli Ingegneri e degli Architetti, alla mostra Blu di Prussia nel giugno del '48, presenti Adriana Artiaco, Ezio De Felice, Renato De Fusco, Armando De Stefano, Vera de Veroli, Alfredo Florio, Domenico Gargiulo (pseudonimo di Raffaello Causa), Raffaele Lippi,Vincenzo Montefusco, Federico Starnone, Mario Torchetti, Guido Tatafiore, gli scultori Giovanni Amoroso, Renato Barisani, Francesca Capasso, Pietro Guida e Antonio Venditti, Paolo Ricci e Eduardo Giordano aderenti al movimento.
Programma per la cultura, i riferimenti del Gruppo Sud vanno dalla tradizione di espressionismo figurativo di Corrente alle soluzioni postcubiste del Fronte Nuovo delle Arti, nato nello stesso 1947.
Nel 1950 figurazione fra postcubista e realismo (con Borrelli, De Stefano, Florio, Gargiulo, Lippi, Montefusco, Stamone, Torchetti e Ricci); e tendenza alla non figurazione (Barisani, De Fusco, Tatafiore e Colucci).
Uno dei passaggi fondamentali nella pittura napoletana dagli anni Cinquanta. Il figurativo e l'astratto - informale dividono il Gruppo Sud. In campo figurativo i giovani, con i fenomeni sociali e politici, d'ispirazione realistica De Stefano e Stamone, Lippi e Lezoche; e la generazione di mezzo legata a Giovanni Brancaccio e a Vincenzo Ciardo.

      

                            Aldo Terracciano

Alla scuola di Emilio Notte, nel decennio 40/50, Lucio De Pezzo, De Stefano, Pisani, Di Ruggiero, Persico. Anche Manlio Giarrizzo, da una figurazione postimpressiisonista degli anni Quaranta nel decennio successivo con soluzioni postcubiste con riferimenti astratti, vicine alla linea di ricerca per Lionello Venturi "astratto – concreta”.  Carlo Montarsolo dagli anni Sessanta.
Sul fronte opposto del Gruppo Sud l'astratto, scultori (Barisani e Venditti) e pittori (De Fusco e Tatafiore) e Mario Colucci. L'esordio del gruppo Movimento Arte Concreta a Roma nel 1951. Nel '52, al Blu di Prussia e nel '54 alla Galleria Medea, manifesto de “Il rappresentare” della tradizione mutato in “formare”.
Lavorando sulla materia e su oggetti, Barisani opera nell'informale dal 1957. Un approdo che non sorprende (informale a Napoli non univoco). A fianco a Barisani il Gruppo '58 che da Colucci si muove nell'area del Nucleare.
L'esperienza "nucleare”, aspetto originale dell'informale antropologico e mitico partenopeo. I giovani del Gruppo'58 hanno interesse per l'antropologico (l'uomo, le sue radici, le ragioni dell'esistere, le attese, le delusioni) e sulle possibilità di trasposizione in immagini. Il Nucleare vive dell'uomo e delle sue icone, limitate alla intenzionalità.
Mario Colucci e Guido Biasi (con il gruppo milanese di Enrico Baj) Mario Persico, , Sergio Fergola, Libero Galdo e Luigi (Luca) Castellano. Manifesto del gruppo, redatto da Biasi il 5 giugno del '58, 'ricercare" il Gesto spontaneo e puro, stabilire il rapporto fra civiltà e miti primordiali, che abitano ancora ì nostri tessuti. La ricerca dei nucleari trova la consacrazione nella mostra Gruppo '58 + Bai alla galleria San Carlo, nel gennaio dei '59. La rassegna ha in sé le avvisaglie del secondo momento del Nucleare, da un lato, un arricchimento dell'immagine, dall'altro l'intervento della parola, scritture-immagini di (Luca) Luigi Castellano, o poesia-collage di Mario Persico, destinata ad avere una visualizzazione poetica, lungo gli anni Sessanta. Anche Barisani e Venditti vicini ai nucleari e alla rivista Documento Sud, animata dall'impegno di Biasi, con l'avanguardia europea.
Dagli anni Sessanta nelle opere di Biasi, Del Pezzo e Persico, una forma di oggettualismo napoletana, non estranea al New Dada e alla Pop Art. A Bugli prove di fantasia: oggetti ludico-cinetici, segni e immagini, archetipi, situazioni sociologiche.


Da Antologia  L’infinito

L'oggettualismo registra una militanza con le differenze tra gli artisti. Lucio Del Pezzo inserisce nei suoi dipinti materici (mostra dell’ Aquila, nel '62) oggetti di fantasia, Franco Palumbo, pittura oggettuale accentuata da giochi ottici; Gianni Pisani, gli oggetti assumono una narrativa, dalla dinarnica del "consumo" alle situazioni di comportamento.
Al Nucleare e all'Oggettualismo si aggiunge una fase dell'informale a Napoli, in linea con il nazionale e l'europeo tra materia e gestualismo., Domenico Spinosa, lontano dal movimento con una sua pittura materica sensuale; di Carlo Alfano, le opere ispirate alla ricerca sull'uomo conquiste dell'informale; Enrico Bugli, Carmine Di Ruggiero, Elio Waschimps; Lippi e De Stefano, espressionismo estraneo alla ricerca.
La storia della pittura a Napoli da ricercarsi nelle pagine di Linea Sud, rivista diretta da Luigi Castellano, dal '63 al '67, un riferimento per l'avanguardia.

La ricerca oggettuale coinvolge anche Corrado Morelli, Rosaria Matarese, Baldo Diodato, Antonio Formez, Tony Stefanucci, Giuseppe Desiato.
La 'poesia visiva' vede Stelio Maria Martini, Persico, Castellano e Luciano Caruso.
Momento di partecipazione e di interesse per la visualizzazione poetica, per il rapporto intimo con la pittura.
A Linea Sud succede No, diretta la Luigi (Luca) Castellano, dal '69 al '71. La rivista 'mezzo operativo di comunicazioni di massa e cultura di classe" una dichiarazione politica. Intorno alla testata No un gruppo della generazione successiva: Giuseppe Maraniello, Antonio Davide, Quintino Scavolino, Aulo Pedicini, Gabriele e Livio Marino, Crescenzo Del Vecchio, Andrea Sparaco, Antonio Decore, Attilio Del Giudice, Giovanni Tariello. 


Aldo Terracciano

Al Gruppo Studio P. 66 aggregazioni poco conosciute a Napoli, un momento di rilevanza a Padova alla Galleria 1 + 1, nel dicembre del '67, l'obiettivo il superamento di ogni dimensione privata nell'arte. Al principio tennero fede distruggendo la mostra la sera della inaugurazione presso la Galleria Carolina di Portici, per contestare i limiti dello spazio privato dell'arte. All'happening

Brancaccio, Conzo, Davide, Del Vecchio, Desiato, Ferrigno, P. Marino, Maraniello, Papa e Vito Esposito.
In questa contestazione, le iniziative di Luigi Castellano alla Libreria Guida a Portalba, protagonisti i giovani della rivista No, il Gruppo di Studio P. 66 e Prop Art "artisti di propaganda politica per il comunismo'.


Aldo Terracciano

Una linea fra l'avanguardia del partito comunista e gli artisti della figurazione: Armando De Stefano impegnato nel recupero della pittura del Seicento napoletano, Elio Waschimps, Gianni Pisani.
Nella scultura distanza tra sinistra e tradizione meno marcata. Figurazione frammentata di Augusto Perez, poi Giuseppe Pirozzi, Salvatore Cotugno e Annibale Oste, fino alla sperimentazione di Gerardo Di Fiore e agli assemblages di Giuseppe De Vincenzo e di Rosa Panaro.
Nella scultura, novità degli anni Settanta, caduta dei generi tra le arti figurative e plastiche, fra pittura e scultura. Segmento di ricerca, Enrico Ruotolo e Carmine Rezzuti; Ugo Morano e Giuseppe Rescigno (del Gruppo Salerno 75), l'incisore Bruno Starita.
 Bruno Donzelli, la scrittura-pittura sui testi di Borchello, di De Crescenzo e di Ciro De Falco. Nel '68, alla Terza Rassegna di Amalfi, l'Arte Povera e l'analisi sulla solitudine di Carlo Alfano.
Dagli anni Settanta ricerca astratto-concreta di Barisani. Gruppo Nuovo Costruttivismo, con Domenico Palomara, Giuseppe Testa e Riccardo Trapani, opere vigorose sul piano creativo e manuale. Il Gruppo Geometria e Ricerca, nel '79 inserisce Barisani e Tatafiore, Testa e Trapani (aderenti al Nuovo Costruttivismo) e Carmine Di Ruggiero, Gianni De Tora e Riccardo Riccinni.
Nella ricerca gli artisti napoletani del partito comunista allontanano Armando De Stefano impegnato in una pittura ispirata al territorio e alla sua storia. La figurazione, il taglio cinematografico, il crollo della prospettiva tradizionale e l'utilizzo di un impianto rilanciano la pittura di tela, lontana da sperimentalismo.
Bresciani, Striccoli, Chiancone e i pittori Salvatore Ciaurro, Vincenzo Murano, Rosario Mazzella, Gennaro Del Tufo, Federico Alfano, Antonio Sole, Mario Cortiello sono legati all'immagine dissolta, frammentata o integrale nelle opere.

I solitari

Di Salvatore Flavio Raiola (classe 1935) la consapevolezza di artista nasce nel momento che egli, figlio d'arte, è nutrito dal l'arte e per l'arte.
Nelle sue opere la malinconia di greca, di romana, di italica memoria e la sublimazione dell'uomo, che sa bene i limiti dell'esistenza, ripara nel dedali della vanagloria con un’esplosione di umiltà.
... Gli approcci di Antonio Sola (classe 1944) e le conoscenze del primo periodo costituiscono il sommerso al quale si rifà per reinventarsi e proporre la propria lettura della realtà. (A. M. Giordano)
Su uno sfondo di lichtensteiana memoria e di recupero di immagine, Penza (classe '42) con opere di grafica e di acquerello, interpreta e legge le poesie di Totò. Per colore ed equilibrio formale 'Ludovico e Sarchiapone", i due cavalli che si confidano nella stalla le pene della giornata.

 
F. Penza - Ludovico e Sarchiapone

 L'anziano dice al giovane che l'uomo è ingrato: prima si serve degli altri e poi li getta. Il giorno appresso Sarchiapone è suicida.
'Dick' il cane innamorato confida le sue pene.
“Bianchina"la-gatta guardiana battibecca con il topo.
'Il cimitero della civiltà" dialogo tra rottami di automobili.
'Riconoscenza', un serpente attenta alla vita del salvatore. (Nunzia Marino)


1979 – Prof. Savarese – P. Gianmaria
Travaglino – Suor Rita – Prof. Aldo

Lino Cuciniello (1946). Prima opera era isolata espressione su tela; adesso è parte integrante dell'ambiente, aperto alle nuove tecnologie. 


Aldo Terracciano

Il pittore Aldo Terracciano

 Dal 1960 nel mondo, con la Pop arte e qui con il Gruppo '58 si disse giunta all'epilogo la pittura della tradizione.
I critici hanno difficoltà a definire la contemporaneità dell'opera d'arte, la necessità dei pennelli o la loro inutilità per i pittori.
A Napoli con l'avvento dei politici progressisti, gli operatori culturali proposero la montagna di sale con un costo di milioni di lire.
Adesso si dà mandato, ché Napoli,Città d'avanguardia nella delinquenza, nel traffico paralizzante, nello scippo, diventi faro di bruttura. Su un tessuto classico non si può incistare materiale di risulta come cartoni, scarpiere, idee superate per sciupare denaro pubblico. E noi stiamo a guardare come venga saccheggiato il territorio dai venditori di fumo.
In tutta la situazione caotica napoletana, il pittore fedele alla tradizione crisconiana, Aldo Terracciano, (Napoli 1939) opera a Portici, nella zona dove Crisconio creò i suoi capolavori.
Aldo il 'solitario`, con la sua tavolozza ricca di colore, malinconica, con 'pagliacci', 'fiori', "vecchiette'.
Negli anni '60 illustrò copertine di dischi di successo e libri scolastici. Laureato in Sociologia, è un formatore che si dedica al recupero della persona handicappata. Riportiamo recensioni degli anni'70-'80, nel periodo in cui Terracciano si affermò in molti premi di artefigurativa nazionali.
Da 'La Voce Ambulante' del maggio '75

Malgrado il progresso tecnologico abbia invaso ogni campo dello scibile e inquinato anche l'arte, c'è ancora chi si ribella alla spersonalizzazione massificante ed esterna il tormento interiore non con rassegnazione ma con serenità. Il problema sociale vivo e palpitante rivive in un'atmosfera di inquinamento mentale totale. Dai volti traspare la malinconia dell'uomo di oggi, ma è il momento per librare verso la esaltazione dello spirito mediante la catarsi universalizzante della materia.
Da 'La Voce Ambulante" del febbraio '87

Il pittore Aldo Terracciano primo alla Biennale Internazionale di Pittura e Scultura a S. Anastasia indetta e organizzata dal Centro Studi S. Francesco dopo il successo di jerzu in Sardegna. Non c'è dubbio che per imporsi continuamente, nell'opera dei Terracciano esiste una validità sorprendente: viene alla luce un discorso deciso e preciso, analisi profonda dell'Umanesimo di ieri in un testo contemporaneo. Il problema della miseria degli strati profondi è messo in evidenza nella cruda realtà. Il dramma esistenziale dell'uomo è vissuto nell'assoluta coerenza dell'identificazione uomo-artista, senza situazioni confusionali, ma con la consapevolezza di un messaggio per una società migliore.
Da 'L'infínito` del 1975

Fantasia e disegno. Disegno e fantasia. Due aspetti di ordine diverso, tesi ad accostarsi, a fondersi, amalgamandosi e amalgamando il risultato in un assieme di rispetto.
Ricordo le volte che Aldo Terracciano mi sottoponeva a giudizio un lavoro nuovo, che mi parlava di una nuova ricerca o mi illustrava un nuovo tentativo. Ricordo i lunghi conversari che l'appassionavano, quel suo spasmodico desiderio di sapere, di apprendere, di confrontarsi con altri.
Così si andavano maturando l'Uomo e l'Artista, con progressione inarrestabile.
Oggi fantasia e disegno rappresentano il substrato naturale, le doti di fondo. Ma oggi c'è anche l'acquisizione coloristica, l'indagine socio psicologica, la raggiunta capacità di una sintesi espressionistica, tutta una verità di temi e di interessi che testimoniano di un eclettismo moderatamente inteso e sviluppato nell'ampio respiro di una tavolozza ricca di umori, estroversa eppure intimamente sofferta, discorsiva eppure analizzatrice.
Questo dunque il Terracciano. Valido estroso, accoppiante alla naturale forza disegnatrice una sensibile appropriata locazione coloristica. Una colorazione che interpreta. Quasi la pennellata fosse un attore al quale, nella fantasmagoria dei colori e delle luci in un palcoscenico, si chieda di dare nella reviviscenza del personaggio l'essenza stessa di sé. (Enrico La Pesa)
Da 'L'Infinito'del 1976

Non è facile imbattersi nell'arte e se ciò accade il merito va ascritto ad Aldo Terracciano e alla sua pittura.
Napoletano, è ricco di inconfondibili doti di estrosità, intelligenza e versatilità. Egli offre la sintesi prospettica di un'impostazione del problema delle arti figurative «oggi»: la sintesi di una pittura spiccatamente personale, la cui tematica a sfondo sociale trae origine dal temperamento dell'artista, immaginoso, istintivamente rivolto a una realtà proletaria, che, per chiari segni, si identifica con quella partenopea. Atmosfera che il Nostro preferisce, trasmettendo il messaggio critico sociale che vi è connesso.
Terracciano ha però il pregio di non ostentare certi realismi manierati, contenendo anzi l'espressione in termini più che decorosi che nulla tolgono all'efficacia dei significati e al valore poetico di talune immagini, (Miriam, Volto, Silenzio, Angoscia, Presagio) che prendono vigore da una interiore sostanza, variamente strutturata e intonata. Aldo Terracciano ovvero: incontro con l'arte.
Aldo Terracciano, artista dai drammi interiori, esprime sulle sue tele i problemi sociali e politici.
La sua attenzione sensibile capta i vari moti dei l'umanità-sofferente, la miseria materiale e spirituale, come si può osservare nei suoi dipinti, che nel loro semplicismo, sono incisi d'angosciata solitudine e partecipazione alle vicende umane.
Egli deliberatamente personalizza i colori e distorce le forme per evidenziare maggiormente i soggetti rappresentati, nelle loro caratteristiche essenziali, emozionali e sentimentali. I colori ora pungenti e vellutati, ora molli e trasumati, hanno una loro propria vita, poichénon ignora che i colori sono parte integrante e sostanziale dell'arte espressionista.
(Giovanni Procino)