Le cappelle campestri

(Dalla prodigiosa matita del Prof. Carlo Ciavolino. Testi e disegni tratti dalla sua opera. Per sua gentile concessione).
Raccontare per immagini sensazioni e antiche contrade, correre per qualche istante sull'arcobaleno dei ricordi per vagheggiare di evanescenti e verdeggianti paesaggi agresti e vellutati orizzonti rosa-azzurri. Leggere ancora attraverso le piccole, essenziali volumetrie e le semplici, lineari facciate di dieci chiesine campestri, che mai nulla hanno avuto e niente hanno saputo delle mille e mille smaliziate raffinatezze e voluttuosità architettoniche d'ogni tempo e che hanno invece affidato solo a pochi segni il loro minimo tributo al modo estetico del momento, qualche frammento di secolari microcosmi contadini.
Sedici anni fa quando, scarpinando per stradine ancora polverose e cespugli incolti tra vitigni dorati e profumati agrumeti, affidai al tratto grafico essenziale e narrativo queste dieci "scenografie campestri", avvertivo già, sottile e lacerante, l'angoscioso sibilo della incuria, della insensibilità che le insidiava, sfiorandole inesorabile e distruttivo. Quelle contrade, ognuna con la sua cappellina, una volta incontaminate, mostrano infatti ora i graffi e le oltraggiose, profonde ferite del disamore e dell'incultura.
Questa pagina è perciò un album che raccoglie un ricordo nemmeno tanto lontano, ma che pare tanto più vecchio dei soli sedici anni trascorsi. S'è qui cercato di registrare sulla bobina della memoria dieci città, fra le tante oggi insidiate da mura e muraglie che soffocano con l'oltraggio dell'assedio, col freddo, inesorabile abbraccio del cemento, anche l'ultimo esile eco di quella primaria, pacata, splendida civiltà contadina, che attraverso questi disegni s'è anche tentato di far riecheggiare, insperato, fuggente momento magico.
Se non s'è ceduto alla tentazione della facile ma asettica descrizione architettonico-urbanistica, né s'è rincorsa più del necessario la pur rigorosa annotazione storica, realizzata nel 1992 - fornendo le essenziali coordinate identificative estetiche e cronologiche - è perché ci si è voluti invece soffermare a cogliere l'ingenuo candore di minute architetture, epicentri di umano calore, di quotidiane speranze, testimoni di dure fatiche contadine e un tempo immerse in un melodioso concerto agreste insieme con i piccoli borghi fatti di poche, povere case.
Era la chiesina, la cappella campestre col suo prete, il vero e solo rifugio e riferimento sociale; era la piazzuola che la accompagnava l'unico punto di incontro della umile gente dei campi, spesso non distante dal Palazzo, ma da esso pur sempre tanto lontano. Era la timida piccola campana l'unico flebile richiamo: ma scandito sul ritmo dell'eternità.

Questi dieci disegni, realizzati in "presa diretta" nel 1975-'76, sono un repertorio significativo delle molte cappelle e chiesine disseminate sul territorio di Torre del Greco, scelte fra quelle che piu marcatamente hanno conservato 1'originaria impronta campestre e che perciò mai sono assurte al "rango" di parrocchia, come invece è avvenuto per qualche altra, diventata nel frattempo "adulta" non solo in funzione del servizio religioso, ma anche come volumetria (S. Maria La Bruna, SS. Crocifisso, ecc.). Molte altre ve ne sono, ne citiamo solo alcune: Cappella Bianchini, ora adibita ad abitazione, S. Gennariello, S. Antonio Abate... che potrebbero essere oggetto di un ulteriore studio. Le dieci Cappelle sono presentate procedendo lungo un ideale percorso da ovest ad est di Torre del Greco.
Per alcune di esse e quando possibile (Cappella Ruggiero, Cappella Carotenuto, Cappella Criscuolo, Cappella De Curtis, Cappella Cimmino) s'e fatto riferimento, nel denominarle, al loro piu antico o originario proprietario. Per le altre, a come sono state o sono abitualmente conosciute.
Le note descrittive estetico-ambientali che le accompagnano fanno riferimento sia a come le dieci chiesine e il loro habitat erano fino a sedici anni fa, sia alle loro attuali situazioni. Comunque esse hanno bisogno tutte di sfuggire al fatale assedio del cemento, all'incuria, al degrado architettonico e ambientale: è percio auspicabile che si vadano ad attivare, per quanto possibile, opportuni meccanismi conservativi e di tutela.
Questo studio vede la luce al compimento del mio venticinquesimo anno di insegnamento. E' quindi mio particolare motivo di orgoglio avervi lavorato e di onore per il patrocinio dei Lyons e del Comune di Torre del Greco, che ringrazio nelle persone del Sindaco, avvocato Salvatore Polese, e del Dirigente del Dipartimento Informazione e Comunicazione dr. Giuseppe Sbarra.
Ringrazio la dott.ssa Antonietta Brescia Matachione, entusiasta promotrice di questa mia pubblicazione, che significativamente ha voluto con essa suggellare il suo mandato di Presidente del Lyons Club di Torre del Greco (ora chiamata a prestigiosi incarichi nazionali nell'emerito Sodalizio) nelle cui attivita di service la pubblicazione stessa rientra, con l'auspicio che essa serva a scuotere le coscienze, a ravvivare il mitico splendore della civilta di Torre del Greco.
Un commosso, deferente ringraziamento al Rev.mo Monsignor Domenico De Luca, Capo del Protocollo della Segreteria di Stato del Vaticano, per la dotta, lucida e bella prefazione a questo mio modesto lavoro che a Lui dedico, emerito figlio di Torre del Greco, con ammirazione e filiale devozione.         
                                                 Carlo Ciavolino