Giorgio Izzo

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Torre del Greco come amante
Non ho mai visto nessun torrese amare la propria città come Giorgio Izzo; egli l'ama in maniera viscerale, epidermico. Credo che non potrebbe respirare l'aria di Londra, o di New York, senza rimanerne soffocato. Il suo corpo si amalgama con le pietre vesuviane, col terreno del Lacrima Christi, con la sabbia della Scala; si nutre dei nostri profumi più eterogenei, dai i lievi vapori delle ginestre alla fragranza dei casatielli dei nostri mastri fornai.
Non è il caso di segnalare i dati anagrafici di Giorgio Izzo, egli rappresenta l'emblema del torrese nostalgico, legato al cordone ombellicale delle nostre più autentiche tradizioni di fine secolo, quasi estinte col nuovo millennio. Foto è versi bastano a rivelare il substrato del suo grande amore per la nostra terra, per la nostra gente.
Persino il suo terrore per il vulcano è umanistico, quasi i boati vulcanici abbiano un suono antropomorfico.  
Riporto alcuni suoi versi forse scritti all'acqua di rose,   con esplicita retorica, ma di sicuro impatto, di deciso significato, già sorprendenti e rivelatori per un non addetto ai lavori, nell'assenza di avanzati studi regolari. Non sempre la cultura consolidata, con gli artifici di penna, riesce ad esprimere immagini, visioni, sentimenti così casarecci, autentici, col candore appunto dell'antidottrina.
L'ho visto nascere, Giorgio, starei per dire, e so quale vulcano di sentimenti e risentimenti gli ribolle dentro. E' passato attraverso vissuti ora esaltanti, ora drammatici, fino alla perdita straziante della sua compagna, come si evince da alcune sue poesie che seguono.
Attratto da sempre da cose di cultura locale. Non c'è il sia pur minuscolo libercolo su Torre che egli non possieda, o che, comunque, agogna di possedere. Non dico altro. Si dice che bisognerebbe quasi sempre tacere, o dire cose migliori del silenzio. Giorgio Izzo è uno dei personaggi con cui le parole sono superflue per esprimere i sentimenti più profondi per i cari, per gli amici, per la città. 
                                                       Luigi Mari

LA MIA TERRA
Rovente terra mia,
generosa di sanguigni coralli,
un olezzo di ginestre ti avvolge tutta,
i tuoi fianchi, bagnati dal pianto di Cristo,
sono pregni di vinosi umori;
porti le ferite di uomini empi,
ma il tuo forte cuore palpita ancora,
tu musa dei tuoi figli in mare,
martoriata fosti dal tuo vulcano...
risorgendo sempre come araba fenice;
citta della Torre di arcaica memoria,
toccata da santi calzari, languida sirena,
travolgi col tuo canto ammaliatore
L’ignaro passante, che crederà 
di poterti cancellare dalla rnente,
ma non sa che non potrà mai levarti dal cuore.

L’ultima ginestra
Dormi,dopo aver seminato morte e terrore 
e distrutta la mia terra, 
non bruciare anche l’ultima ginestra.
Lascia che il suo profumo
vaghi nell’aria di Torre e copra questo monte,
con il suo colore
senza mai cancellarlo.

VESUVIO
Faville nel cielo, trema la terra
una nebbia si dissolve nell’aria ma è cenere,
l’ululato dei cani si ode da lontano,
tremante un lamento di gente che perde la sua terra sotto una montagna che mai dormì;

A torr o griec
A luntan vedevo na cullina, domandai a nu passant, sentite.. ma vui site e chistu paese…..? 
dicite: pe arrivà ncopp a sta cullina…….
scusate..ma chill è o colle e Sant’Alfonso…? Rispunnevo o vicchiariell.. ma o sapit a ro stat… 
Vuj stat a torr u griec.. e mi incamminai pe nu viche
stritt e luong..e senza affannà e senza fatiche.
Che aria e che profumo, se respirava….
e me truvai vicin a nu canciell..
cu na sagliuta doce me truvai ncopp a nu luggione..
e che panurama.. che paravis…sta torr u griec…

NEL SILENZIO
A volte nel silenzio di una stanza si sta rilassati 
per riposare, ma nel silenzio di una chiesa 
si cerca e si trova Dio, si parla..e si chiede.. 
e lui ti ascolta. 
E ti dà.. ti dà tanto da farti sentire un altro.
Ma nel silenzio del cuore si cerca l’amore 
quello presente, o quello perduto! 
Ma non rimane niente..solo il silenzio.

A DORA
Gelidamente riflette al sole ma il suo calore 
non la riscalda, di sotto..un fiore appassito.. 
già da tempo…. hai lasciato solo tristezza 
e lacrime..non sarai mai dimenticata.

RITROVARSI
Ritrovarsi come la luna nel buio ritrova le stelle 
ed insieme passano le ore.

Scrutando il mondo di chi si ama 
e non vuol soffrire ma spunta l’alba e
tutto svanisce.

IL DESTINO DELL’AMORE

Vivere in un deserto ed essere assetati 
del tuo amore aspettando una goccia
di te, ma no, che dire è un’allucinazione,
un miraggio che si perde all’orizzonte
della vita.

CUORE
Dire al cuore non tormentarmi,
batti e non far rumore, non far mutar
quegli attimi di tregua a questo corpo 
che ha vissuto attimi intesi.
Ricordi quando battevi ancora per lui ma va ormai sono cose dimenticate.

Ma tu non mi ascolti, batti più forte 
ricordandomi il suo amore.

UN ANGELO
È bello avere un angelo,
quando sei con lui ti senti 
al di sopra di ogni cosa,
è un incanto è all’infinito 
e appagarsi, il cuore, la mente e l’anima.

A DORA
Venivo al cimitero, 
ti portavo le più belle rose bianche, che tristezza,
una solitudine mi prendeva 
mi prendeva mi mancava tutto, era inutile vivere.
Ma mentre i pensieri mi offuscavano 
la mente,gli occhi si riempivano di
lacrime.
Ti sentivo appoggiata sulla mia spalla,
che mi accarezzavi.
Che pace, ti vedevo con la tua veste bianca e
 i tuoi meravigliosi capelli
che ti cadevano sulle spalle,
com’eri bella; portami con te 
non voglio restare solo
.
È indescrivibile questo amore,
non lasciarmi questo posto non è per me,
solo con te sono felice.

ALLA MORTE

Vestita di oscure tenebre orribili nel tuo aspetto,
appagatrice degli inquieti,
quale anima cerca, torna nell’oscurità,
lascia che sia la luce, essa è viva ed è vita e amore.

IL VENTO
Il vento all’alba scuote le foglie del vecchio platano, insicuro sono, paura di perdere un veleno 
dolce ma violento, mi percuote il fianco.
No, ti vedo, sei lontana ma il vento mi è amico 
che trasporta nell’aria.
Il tuo profumo e ti sento vicina,
per un attimo, sto sognando, sono felice.

Ma rimango solo col vento.

ROSA

Allo spuntar del giorno, bella rigogliosa, 
bagnata dalla rugiada che ti
percorre 
schiudi quei petali e rallegri chi ti ammira 
con il tuo profumo,
chi ha bisogno della bellezza della vita.



Giorgio a 5 mesi



Il padre



A 5 anni all'asilo



Giorgio (a destra) col fratello Salvatore



1966 La mamma di Giorgio: "Matalena"



Giorgio (ultimo a destra a 12 anni



In marina militare


I primi tempi della sua carriera